Siedo al banco del pub mentre accanto a me uno sfigato da panico, imbevuto di acqua di colonia dozzinale (forse un dopobarba Mennen) e tirato come una scorreggia di campagna, chiacchiera con la sua troia maialazza ruspante e stagionata, altrettanto tirata come una scorreggia, ma evidentemente senza specchi a casa e sicuramente senza la consapevolezza della data di nascita stampata sulla carta di identità che ha in borsa.
Bevo un Jack Daniel's doppio mangiando una crêpe Nutella burro e banana e, mio malgrado, nonostante una domenica passata a tagliare e rimontare e a tagliare e rimontare sino alle 23:30, odo forzatamente i loro vacui e nauseabondi discorsi intrisi di diarrea purulenta.
I rumeni sono delle merde, gli albanesi dei ladri assassini, i "negri" tutti spacciatori, gli indiani e i pakistani delle bestie e lo dice anche la Lina che è "afferrata nel campo" perchè lavora in ospedale.
Afferrata nel campo.
La più afferrata a quel banco sembra lei, la letamaia ruspante con la cellulite che traborda da una gonna troppo corta anche per sua figlia, sempre auspicando con forza che la sozza ragade anale non si sia riprodotta.
Lo scroto che l'accompagna sorride beato e rincara la dose spiegando alla troia merdosa cosa farebbe ben lui a questa massa di scarti umani, snocciolando originalissime idee mai sentite prima, che vanno dal rimpatrio a bordo di carri bestiame, sino alla pena di morte, ma in questo caso con una variante fantasiosa, data dal rammarico che possano morire una volta sola.
E penso alla Lina afferrata nel campo e mi auguro che sia stata afferrata da quattro psicopatici di stirpe millenaria distribuita tra Brisighella e Faenza, che le facessero prendere un cagone della Madonna, ma senza farle del male, solo facendola cagare addosso anche il ponte provvisorio, tanto perchè questi razzisti di merda possano avere un punto di vista un po' più largo del loro (già assai largo, d'accordo) buco del culo, rallentando così la pressione sul cervello che pare, nel loro caso, risiedere negli immediati paraggi.