Nella pensioncina umida, ma onesta, una carnosa ragazza coi
capelli schiariti dal sole piscia seduta sulla tazza, i bei piedi di femmina
nudi sulle piastrelle turchesi e violacciaccia anni settanta, i triangoli candidi di pelle nuda
sull’ambra del sole.
Piscia a tratteggio, goccin goccino, mentre il Maschio
Superbo la guarda sull’uscio, con la Mentula Maestra che pende, ancor
intarsiata di vene sensuali.
S’era detto chiavagione no, ma poi s’era proprio detto? Tale
sentenza prevedeva che la ragazza carnosa indossasse quelle scarpe blu a punta,
con quelle cinghiette sottili a perimetrarne il nudo piede e quel mezzo
tacchetto da stregabachecafottimichemiscoppiaunovaia? Non mi risulta.
E che accettasse, per giuoco, durante la pizzagione
clandestina, di pronunciare lenta la parola “cazzo” trentadue volte per il
sollazzo del Maschio Superbo, s’era detto? Non mi risulta.
E che in macchina, dopo il Jagermeister, si facesse
trapanare le tonsille di lingua e smanazzar le mammelle turgide nel parcheggio
s’era detto? Non ricordo affatto.
E s’era previsto che accettasse la copula nella pensioncina
umida, ma onesta, già che la frase completa non era? Non pervenuto.
E che fosse così morbidamente e fittamente pelosa, seppur
perimetrata da geometra, s’era supposto? Negativo. E che le ovali areole dei
bei capezzoloni si increspassero a quel modo?
Ma mai. E che il pathos fosse sì intenso da non richiedere
la recitazione di alcuna liturgia pornograficosozza, ma solo abbracciata e animale
ficcagione profonda, che del profondo ella parea non averne mai abbastaza? E
che venisse così tanto per così tante volte ad opera di un solo monumentale
Grancazzo che di smettere d’essere granitico non intendeva ragioni neppure dopo
le tre sborrate liberatorie? Magari quello sì, onestamente.
E che godesse stranita sin da leccarsi le labbra mentre la
bocca mia ingoiava le inodori e appena salate dita dei piedi suoi, che di
randellar la mazza, incessante, nella sua svangata ficona pelosa e fradicia non
riuscivo a stancarmi mai? Supponibile.
“E domani è venerdì” dico malinconico stendendomi a letto al
fianco suo.
“E’ già venerdì da quattro ore” aggiunge lei in uno sbadiglio, con
ragionieristica precisione.
“Giusto. E stasera non ci vedremo, che per voi scocca il
uichend” sancisco solerte e puttanello.
“Ma sai che non ti capisco? Perché non vuoi farti vedere dai
ragazzi? Di cosa hai paura? Semmai dovrebbero temere loro, che si son
comportati da stronzi.”
Saggia, la talpetta castano chiara, anche se mi sfugge il perché
sarebbero stati stronzi, ma indagherò.
“Senti qui” – mi dice parzialmente erigendosi dalla
posizione supina, scoprendo le bellissime mammelle sferiche – “noi stasera ci
vediamo, se non siamo morti e tu sabato vai a pranzo e ti ci fai portare dall’Umbe.
Poi da cosa nasce cosa e vedrai che sabato sera siamo tutti a cena e poi io e
te ci rivediamo nel dopo serata.”
Non male l’idea, effettivamente.
“Anto, ma tu mi ci accompagneresti a Londra alla visita di
controllo?” chiedo non so neanche perché.
“Dici sul serio? E quando sarebbe?” – “Certo che dico sul
serio, è quando voglio.”
Pausa e si allaccia le scarpe, ma poi alza il viso stanco e
in un sorriso mi dice “Sì”.
Io rido e dico “E come fai? Devo stare su qualche giorno.”
“Lasciami il tempo di organizzarmi”.
Già. Donna Organizzata.
Ma sapete che anche se si era detto chiavagione no, sono
contento lo stesso?