Bonjour. Anche se di bon non c'è uno straccio di minchia.
Il lavoro? Precipita come un TIR carico di merda di Carrara in un dirupo, sbattendo di qua e di là, al punto che venerdì ho richiesto l'intercessione dell'Uomo che mi ha riportato a casa un sintetico e laconico "Dice che se vuoi mollare è ok, anzi, ma non vedi un euro."
Bene no?
Quindi delle due l'una: o mi sbatto giù dal ponte di Calatrava, che farebbe anche tanto radicalchic, oppure tento di raddrizzare ciò che non si raddrizzerà mai, lavorando inutilmente sedici ore al giorno sette su sette.
E sin qui il pezzo sarebbe completo, non fosse che c'è del peggio.
Venerdì sera finisco alle undici e vado a prendermi un panozzo da portarmi nell'inutilmente fichissimo appartamentino e mentre attraverso il parterre de rois dei fichetti locali, una mano mi afferra il braccio e una voce nota pronuncia il mio nome, che è Tazio.
Mi giro e davanti a me trovo la rivisitazione in chiave 2013 di Audrey Hepburn, capelli rossi molto strutturati, abitino giallo smanicato, scarpine sling back chanel blu, deliziose vene che impreziosiscono il collo del piede, insomma, una figa da lavanda gastrica.
"Ohi Domi, come stai?"
"Io bene Taz e tu?"
"Una merda, grazie"
E succede tutto in timelapse. In un susseguirsi di rapidissime scene vedo lei che silura gli amici, vedo me che trangugio un panino di merda, sento lei che mi chiede, sento io che rispondo fondendomi nei suoi laghi oculari, sento lei che mi dice "Cazzo in Africa…" e sento il mio, di cazzo, che si scappella quando la sente pronunciare la parola "cazzo".
Poi la scena cambia.
Cambia e sono nudo su di lei che è nuda. E le sto leccando i piedi odorosi di cuoio sudato e respiriamo rumorosamente entrambi.
Piedi da sega continua, smalto rosso brillante, unghie leggermente cresciute, fica rasata al paradosso, capezzoli irti come i colli a cui la nebbia piovigginando sale, poche le parole, molte le azioni. Ci leccchiamo come due Calippi Mannari, ci ingurgitiamo, ci trangugiamo e le allungo la Fava Transgenica nella fica morbida, fottendola e guardando nei suoi occhi il calore della femmina animale che va formandosi e lei grugnisce torturandosi i bei seni,m abbandonando Audrey fuori dal letto e mantenedovi all'interno Domi la Troia, che mi piace quanto Audrey.
Fammi mangiare La Cula, Grantroia Stileimpero, perchè la tua è LA Cula, sublime e arrazzante e ficco nel buchino la lingua e la Domiculea si allarga le chiappe spaziali, premendo la faccia sul letto, scomponendo la tensostruttura chiamata capelli, grugnendo assertiva una vasta seria di "sì" gutturali e poi a un tratto, mentre mi nutrivo di buco del culo dilatato, la Zoccolamascheratadaragazzaperbene grugnisce sotto voce un "mettimelo nel culo" degno di sei nobel, tre master, un telegatto e undici grammy del porno.
E io eseguo.
Ficco la superminchia nel buco odoroso tra urletti di dolore e pugni sul letto, "Mi fermo?", "NO!!!!" e allora ok, ti farcisco il culo di cazzo e tu godi mica per finta, cazzomerda, che spingi all'indietro ogni volta che io pistono in avanti e non smetti di strafugnarti la sorca che alla fine della monta ce l'avevi stupendamente arrossata.
Minchia Domi, ma c'avevi una famona brutale che te lo sei fatto infilare persino nelle orecchie, stupenda regista di quest'orgia a due terminata con una sega coi piedi che definirei a dir poco sacra, con sborrata generale e autoleccata di dita per non sprecar nulla che in tempi di crisi guai.
***
Ore cinque del mattino. Giaciamo osservando il muto soffitto, sudati come due maiali.
Era da tanto che non chiavavo così tanto e per così tanto e, soprattutto, godendo così tanto.
Che figa, cazzomerda. La Domi.
"Dormi qui?"
"Va bene"
Ecco.
Curve di inviluppo, nuovi guai all'orizzonte, sprofondo ancora, sognando l'Africa.