Lugano, meravigliosa città affascinante che di suo rievoca sfarzi borghesi e danari e, quindi, ben si associa all'antiquariato ed alla decadente passione degli oggetti antichi e René è là che se ne è andato per due giorni, è là "per affari" ed anche questa locuzione è così intrisa di antica borghesia e richiama frasi arcaiche "Dove andate babbo? - In viaggio d'affari, figliuolo".
René è a Lugano e la cannibale Silvana rimane qui, bramosa di infedeltà esclusa e vietata dal contratto verbale tra le parti matrimoniali, perché la natura umana non é nient'altro che questo, non è null'altro che la ricerca spasmodica del proibito e dell'invalicabile, perché il piacere deriva da ciò che è vietato e nulla vale se è concessa un'infinità di altre piacevoli cose, poiché nei nostri sensi si consolida l'incontrovertibile convinzione che nulla potrà darci un piacere pari a quello derivante dall'unica cosa che ci è vietata. E così, ieri mattina, mentre anche io ero fuori "per affari", un messaggio fa godere l'ano del mio parlafòno che radioso lampeggia un "R fuori stanotte ti aspetto 20:30?".
Sull'uscio, appoggiata allo stipite come una vecchia bagascia, con addosso un liso accappatoio rosa confetto corto, lasciato aperto, scalza, mi attendi così, mormorandomi in un bacio che ti stavi masturbando nell'attesa e si fa prua sul lettone, sul sacro talamo, attaccando a chiavare come bestie senza proferire parola, succhiando, toccando, strizzando, profanando la zona franca con quella bavosa infrazione all'agreement che pare arraparti assai più dello Stecco Ducale che ti ficco senza posa nella sorca perché a me, invece, mi arrapa fotterti e annusarti i piedi, sbattendo come una lamiera nella bora, ficcando fino a premerti la cervice uterina e, sinceramente, delle tue sfumature psichiatriche non me ne frega un cazzo, perché io a letto sono bestia e le bestie non hanno tempo, né capacità cerebrale, di valutare le sfumature circostanziali che paiono ingolosirti a quel modo.
Ti agguanto le chiappe femmine molli e le divarico osservando il buco del culo che non vedo l'ora di infiammare a colpi di Straminchia Mannara e tu capisci, capisci che la sorca va fatta riposare un pochino ed intanto si va avanti con la ricetta sborraiola lavorando il culo e ti giri appoggiandomi elegante la mano sull'avambraccio e mi sussurri una frase da romanzo di Liala, da collezione Harmony, mi dici in un soffio, chiamandomi tesoro, che non ti sei fatta la douche.
Non ti sei fatta la douche.
La douche.
Ti guardo, estasiato dalla scelta del termine gentile, la douche, che suona assai più morbido di pera o clistere, sin quasi ad assumere tinte di seduzione, rendendo mite il fatto di fondo, il fatto animale che puoi avere il culo pieno di merda ed io, sinceramente, io che vengo dal quartiere popolare preferirei che mi si dicesse direttamente la cruda verità senza colorare di rosa i tuoi stronzi con francesismi libertini, ma a prescindere dall'analisi linguistica, mi chiedo incessantemente come mai non ti sei fatta la douche sapendo che avremmo avuto questa monta in serata, come mai non ti sei fatta la douche sapendo che scoparti quel buco di merda, polposo ed estroflesso mi induce la perdita del controllo e non trovo che una, solo una, nient'altro che una spiegazione, torbida, lurida, perché non vi è altra spiegazione al di fuori di quella che vede il tuo sozzo piacere di pormi nella condizione di aver a che fare con la tua più intima intimità, cioè la tua merda, e questo potrebbe persino piacermi nella misura in cui sono io colui che lo decide, ma pormi di fronte ad un'assenza di douche per giustificare con aria falsamente imbarazzata il desiderio di farmi scopare la tua merda è, in un certo qual modo, scorretto.
Dopo la pausa di tempo necessaria ad elaborare quanto esposto sopra, irrompo nella classe francese con un quesito molto franco, "Hai cagato oggi?", assai meno d'effetto di una metafora ricercata, ma assai utile a capire che tipo di mostro si celi nel tuo budello maturo e rispondi strizzando le labbra e annuendo imbarazzata col capo e, quindi, senza ulteriori aggiunte, ti inculo. Ti inculo con forza, godendo del tuo ano che succhia, senza però smettere di provare fastidio per quella messinscena apparentemente sbadata, ma sostanzialmente calcolata, che implica in fase di progetto la assoluta non considerazione delle mie reazioni in nome di una tua pulsione animale e, seppur ragionando con lentezza, distratto dal fatto che mentre affondo tu spingi all'indietro grugnendo maiala, decido che è necessaria una pari opportunità, un livellamento del privilegio borghese ed allora improvviso, fantasista irriducibile, improvviso e decido, mentre sento salire la sborra e tu vieni torturandoti la pisella con le eleganti mani antiquarie, decido che ho voglia di venirti in bocca e quindi ti sguscio dal culo, impreziosendo l'aria di una tua calda scorreggia odorosa e ti giro e ti metto la minchia in bocca e tu mugoli e io ti scopo la gola, e tu tenti di divincolarti tra qualche sforzo di vomito ed io, guarda un po', quasi quasi ci tengo che mi vomiti sui coglioni, a riprova che no, non importa se non ti sei fatta la douche, sbadatella, tu mi piaci e tra noi non ci sono riguardi e ti sborso diretto nello stomaco mentre tu ti contorci e forse pensi che sì, che forse era meglio parlarmene di quella voglietta, anziché mettermi di fronte alle cose fatte e sono certo che per un momento ti sei anche detta che con me mai più senza douche, mai più, mai più.
In tempi di crisi non vi è spazio per il privilegio borghese.
Proverbio saggio che leggevo nei bagni della scuola al Liceo: "Chi col dito il cul si netta, presto in bocca se lo metta e così avrà pulito mani, bocca, culo e dito...ora basta cambiare e mettere il cazzo al posto del dito e come si dice invertendo l'ordine degli addendi il prodotto non cambia...e qui gli addendi sono belli notevoli.. JiF. Buon viaggio a Londra!!!
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