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mercoledì 5 settembre 2012

Notti equatoriali

Nel luglio bestiale la chiamo. Parlottiamo e mi viene voglia di vederla.
"Senti, cosa dici, vengo lì da te e ti faccio da mangiare che secondo me non mangi niente con 'sto caldo."
Sorride. "Amore, ho paura che non c'ho niente nel frigo, al massimo puoi farmi da mangiare del Gatorade."
Sorrido. "Ma che c'entra, vengo lì e facciamo la spesa e poi ti faccio da mangiare"
Sorride. "Ce l'hai sempre la piscina, vero?" mi sussurra in un desiderio carnale di freschezza.
Sorrido. "Se non l'hanno demolita dovrebbe essere là, stamattina c'era."
"Dai vengo io da te che mi fai da mangiare e poi ci mettiamo in ammollo."

Impossibile non notarla. Impossibile. Anche nel supermercato degli automi alienati, che si muovono come se fossero soli in mezzo alla moltitudine, non si può non notarla. A metà tra la pubblicità della Coca Cola degli anni cinquanta e la migliore Serena Grandi degli anni ottanta, mi precede spingendo il carrello, arrampicata sui vertiginosi sabot di legno, il culo compresso negli short tinta panna, la schiena nuda e abbronzata interrotta dal groppo della camicetta turchese annodata sulla spina dorsale e dietro al collo, i capelli annidati in una figura geometrica impossibile, le mammelle impacchettate e protese verso il trionfo di un Canale di Suez plastico e sudato.

Inusuale.
Inusuale normalità quotidiana. Inusuale fare la spesa con quella Femmina Mammifera di cui tutto si può sospettare tranne che sia a conoscenza dell'esistenza di un supermercato composto da scaffali e cibi ed ancor più inusuale è scoprire che la Femmina Mammifera è a conoscenza di marche, prodotti, ortaggi e ricette.
La cassiera scorre i prodotti sullo scanner senza toglierle gli occhi da dosso, perché vi sono esseri umani talmente intrisi di sensualità e bellezza che rendono secondaria l'appartenenza alle file degli eterosessuali, dei bisessuali o degli omosessuali, divenendo desiderabili da tutti e da tutte, quasi fossero idoli pansessuali e lei è così.

Insalata greca, gamberi dell'Atlantico marinati con sale, olio evo e limone, formaggio e olive, pizza pugliese e Chardonnay ghiacciato che, pure se fa un caldo infernale, non può mancare. Niente luce sotto la veranda, basta l'illuminazione della piscina, ci si vede bene in faccia appena gli occhi si abituano, ma lo sai che sei uguale a Ava Gardner, sé Ava Gardner, ma ti giuro e mi guarda con quegli occhi scuri e torbidi che divengono elemento separato da quel sorriso bollente e contagioso, perché gli occhi da soli farebbero un'affascinante paura e la bocca sorridente un rassicurante calore.

Parliamo poco, ci guardiamo molto e sorridiamo come due liceali rincoglioniti, ciascuno con il proprio bel ragionamento in testa, un bel ragionamento che stupirebbe assai quell'altro, ma ciascuno ben abbarbicato alla certezza che è meglio non dire, per non complicare, per non guastare, per non mutare il precario equilibrio naturale.
Mangia i gamberi con le mani e io la stimo, mentre mi guarda e poi guarda il gambero e con piglio maschile e mi dice che son da sposare e io le dico che pure lei è da sposare con il pacco di quattrini che ha in banca e lei ride di splendidi denti e occhi strizzati, appoggiandosi all'indietro con il gambero elegantemente retto dalle eleganti dita dell'elegante mano. E sudiamo, proletariamente, sudiamo a fontana.

Sudiamo calore e Chardonnay micidiale, lucidi, con una giornata infinita appiccicata addosso e poi, a un tratto inatteso, lei si alza e mi dice che bisogna farlo subito il bagno, prima che inizi la digestione e mette mano ai groppi e si sgroppa la camicia, scendendo dall'Olimpo dei sabot, sbucciandosi gli short di dosso e sfoderandosi il perizoma nero che rivela la fica animale pelosa e poi si avvia mammifera lungo il vialetto, mentre io verso due vodke ghiacciate tenendo d'occhio quel nudo capolavoro erotico che entra nell'acqua guardandomi con un sorriso ammiccante.

Poso le vodke sul bordo mentre lei incrocia le braccia sullo stesso bordo e vi posa il viso bagnato d'acqua e capelli e io mi spoglio, osservato, gradito, desiderato ed entro anche io nel refrigerio agognato, galleggiando sul bordo accanto a lei e i riflessi la rendono sublime come la dea che, nei fatti indiscussi ed indiscutibili, è. La tocco e mi bacia, ci baciamo alla vodka gelata, carezzandoci lievi e poi lei sorride e scatta avvitandosi in su, sedendosi sul bordo, ed apre le gambe e io assaggio il suo sapore del giovedì, tra peli bagnati e labbra sudate, godendo di profumo e sapore di femmina mentre lei sussurra roca e sorridente, accarezzandomi la testa, che la lecco meglio di una donna e nel surreale  mondo in cui siamo prigionieri, quello è un riconoscimento di assoluto prestigio.

Scopiamo nell'acqua mischiando piaceri termici a piaceri sessuali, mugolando ciascuno in bocca a quell'altro, gocciolando, interrotti solamente dai gorgoglii gastrici della piscina che ingoia se stessa e la tengo stretta a cavallo, impalandola fonda mentre si aggrappa al mio collo e mi guarda nell'anima con quegli occhi assassini che sono assassini anche quando tentano di dire cose che assassine non sono. E poi usciamo e fumiamo, stesi sul bordo come se fossimo ad Acapulco e la trovo di una bellezza destabilizzante e sento che le convinzioni viscerali della mattina vacillano e, forse, è bello anche quello, è bello far vacillare la struttura come una casa col terremoto e poi rallegrarsi che anche con quella scossa, anche con quella forte scossa, nulla è crollato.

"Ti fermi stanotte?" chiedo conoscendo perfettamente la risposta.
"No tesoro, vado a casa" mi dice con un sorriso, risalendo sui sabot.
Poi mi bacia e mi ringrazia dicendomi che è stato bellissimo ed è un gran vero, è stato proprio bellissimo.
La accompagno alla macchina, aprendo la porta di quella deliziosa Mercedes Roadster del 1984 color champagne e lei sale facendo ronfare gli otto cilindri quattromilanovecento a benzina, mettendosi le cinture e prendendomi la mano.

"Tazio"
"Dimmi"
"Non fartela scappare. Sali a trovarla."

E poi, sorridente e radiosa, mette la retro e scompare nella notte rovente.
"Dammi uno squillo quando sei in casa" urlo come una massaia apprensiva e lei mi sfanala per dirmi di sì.

Straordinaria, stupefacente, destabilizzante ed irraggiungibile.
Milly.

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