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sabato 8 giugno 2013

Perché

Chiappette bianche con una tonalità verdastra e in mezzo un triangolino grigio di sottili peli biondi che le incorniciano il piccolo e grazioso buchino del culo. Cavalca rovescia godendo, con la fica ingozzata del mio ipercazzo impermeablizzato senza alternative discutibili.
E io che volevo solamente mangiare qualcosa e far prua verso il letto, ma da solo.

A pranzo avevo fatto un progetto sensato: una domenica delle prossime parto e salgo a Parigi, saluto Hammed, ritiro il mio pacco di roba, lo srotolo e lo caccio in valigia, mi faccio fare i massaggi con la lingua da qualcuna di veramente porca e poi decollo verso sud e ritorno a Dakar.
Mi mette allegria questo pensiero, anche adesso.

Il venerdì sera quel posto è una bolgia infernale, gente dentro e gente fuori, ma è comodo che è vicino al luogo di tortura e allora ho pensato: mi rapisco un panozzo e mi schianto a letto a dormire che sono distrutto, ma poi quella bionda topo mi ha piantato addosso gli occhi azzurri da quando sono arrivato e mi ha tampinato stretto che era in evidente emergenza ficale.

Sto lavorando come forse non ho mai lavorato in vita mia, ma in compenso mi pagano veramente bene e questa è l'occasione sensata di rabboccare l'emorragia, quella che arriva sino ai margini consentiti perchè, sembrerà incredibile, ho stabilito le fasce A e B, cioè quelle che si toccano e si rabboccano e quelle che non si toccano per niente al mondo.

Piacere Antonella, piacere Tazio, la bionda topo ha i capelli corti corti e gli occhi azzurri azzurri, è priva di seni ed è piccolina, per nulla alla moda, per nulla una sbarbata che c'avrà la mia età se non qualcosa di più.

Pensare che, pur essendo ritornato, non riesco a vedere nessuno, nessuna cena alla Solita, nessun pranzo all'Osteriaquellanuova, che basterebbe una mezzorata di macchina per arrivare a Taziopoli, ma niente, non ho il tempo e poi nessuno mi reclama, in onesta verità.

Beviamo una birra che me la offre Antonella, poi mangiucchio un tostone, di che cosa ti occupi?, e tu?, mi guarda con l'aria sognante di chi ha una voglia cannibale tra le cosce ed è una terribile sfigata da vedere, ma una sfigata decisa, determinata e io c'ho voglia quanto lei, che non riesco nemmeno ad andare a puttanazze coi ritmi che reggo.

Non credo sia sostenibile una vita come quella che disegno di notte nei miei sogni, cioè con salite repentine in Europa a prender dei soldi quando capita e poi giù in Africa a spenderli e viverli, però il pensiero mi fa ringiovanire e quindi lo seguo.

Antonella si depila solo le gambe e poi ha: i piedi mal curati con le unghie gialle, i peli grigi sotto le ascelle e una bella marmottina sul pube, i capezzoli ipertrofici e i seni ipotrofici, un rotolino di grasso sulla pancia e un bel culo ben fatto.
E' single poichè mandata affanculo un paio di volte, per cui quando la fica le tira da far male si lancia, ma interpreta la trapanata forestiera in chiave terapeutica: prima si fa, prima si viene, prima ci si saluta, prima si ritorna alla normalità.

Ha la tecnica di un maniscalco in pensione, tira seghe ai limiti dello strappo del frenulo, veloci, dolorose, senza passione, quasi fosse una tappa a cronometro, poi non lo prende in bocca, sorrisino, scusami ma no, figurati Antonella, vorrei solo capire cosa ci facciamo a letto, poi sfila risoluta il goldone rosato dal cassettino vicino e vualà, ecco trasformato il cazzo taziale in una bella bologna di quelle da banco del supermercato e poi sale, dandomi la schiena, si lubrifica la ficazza a manate di saliva e si impala e si immola nella serata mensile del sesso straniero.

D'incanto avverto un'esigenza impellente le guardo quel buchino del culo nell'assoluta certezza che non lo perforerò mai e le dico "scusa un attimo Anto", perchè mi ha detto che la posso chiamare Anto, lei si spala dal palo, io mi sposto un momento e mi sgommo, lei mi guarda attonita ed incomprendente, mentre mi rimetto i vestiti e lei si fa coraggio e mi chiede "te ne vai?" che è una domanda un po' del cazzo, diciamocelo, così le faccio segno di sì con la testa e lei mi chiede perchè.

Perchè.
La domanda apre un mondo di miti risposte che spaziano dalla nonna malata, al malessere, alla cosa improvvisa che mi è venuta in mente, al sentimento rivissuto, alla serata no, insomma di balle da dire ce ne sarebbero state tremilaseicentosette, ma io vengo dall'Africa e sono pure un po' stanco e col cazzo rottino di puttanate a dirotto e le rispondo la sincera verità senza perifrasi e parafrasi e le dico "Perchè scopi di merda e mentre ti chiavo penso a quando devo fare il tagliando alla macchina".

Ecco perchè.

5 commenti:

  1. Non c'e' niente di piu' bello che essere sinceri!

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  2. Non è vero la sincerità fa male....quasi sempre. GQ. Però se una scopa di merda che ci puoi fare? Nulla....se non alzarti e andartene o non vederla mai più. GQ 2

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  3. però mi meraviglio di te, un po' si vede prima come una può scopare... e con il tuo occhio poi... mi meraviglio l.

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  4. quarantasei minuti di applausi. non novantadue, perché prevenire è meglio che curare, ed effettivamente si poteva capire da subito che la tipa scopava da sfigata quale sembrava. se le avessi detto *prima* "con te non ci vengo perché sicuramente scopi di merda", allora te ne avrei fatti novantadue.

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  5. E chevvelodicoaffare.... è andata così

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