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domenica 30 settembre 2012

Saturday

Ho imparato una convenzione londinese.
La convenzione dice: se c'è la stazione della Tube, è Londra. Non importa se nella realtà sei a High Barnet, in culo alla luna a 20 miglia da Piccadilly Circus. Tu sei a Londra, perché in 40 minuti la Tube ti porta a Piccadilly.
Fortunatamente, la Casa dei Puffi non è a High Barnet, seppur sempre servita dalla Northern Line, la Black line.

E' in una stradina tranquilla, a senso unico, stretta, piena di alberi e casette tutte uguali con i mattoni faccia a vista. E' stretta e alta, su due piani e ha un seminterrato accessibile solo dall'interno.
Ha una scaletta di cinque scalini che conduce alla porta, che è un portoncino di legno che necessiterebbe di manutenzione. I muretti di contenimento della scala sono bianchi candidi, probabilmente tinteggiati di recente.
Se la si guarda dalla strada, la scaletta e il portoncino stanno a sinistra, mentre a destra c'è la finestra del soggiorno, anch'essa bordata di un profilo di muratura bianco candido, come le altre due finestre del piano superiore.
E' un po' un modo di dire "hey sembro vecchia e sporca, i mattoncini della facciata lo sono, ma sono in ordine, ben tenuta".
Accanto alla scalinatina principale, sulla destra, in basso, c'è un pozzetto di 4 metri per 2, fondo tre, che è il volume su cui affaccia la finestrina del seminterrato.
Alla sinistra della casa, che è la prima di una schiera di sei ininterrotte, un vicoletto angusto coi bidoni della spazzatura.
Non c'è posto auto, ma chi se ne frega, non ce l'abbiamo l'auto.

Una volta entrati si ha sulla sinistra la scala di legno che porta al piano superiore e, sul fianco destro, un corridoietto stretto che porta dritto alla cucina. Sul muro di destra del corridoietto, poco prima di arrivare alla cucina, ci sono due porte: la prima dà accesso al soggiorno e la seconda, pressochè attaccata, dà accesso alla scala che conduce al seminterrato, che dovrebbe fungere da lavanderia, ripostiglio, saletta da tortura bdsm, le solite cose inglesi.
La cucina è ampia. Ha un suo ripostiglio collocato sulla sinistra, con la sua bella porta, che si spinge sino al sottoscala. Quando si entra si ha davanti una finestra a scorrimento con sotto il lavandino incassato in un mobilio anni '60 giallo budino al limone. Dalla finestra si vede la pezza d'erba di cinque  metri per quattro, circondata di ammuffiti muri alti tre metri, fatti di mattoncini faccia a vista muschiati.
Il mobile che contiene il lavandino, girando lo sguardo verso destra, si interrompe per lasciare spazio alla porta che dà sul giardino.
Giardino, parola grossa.
Poi continua lungo il muro con colonna coi forni, palesemente aggiunta di recenti, i piani dei fuochi, pensili, pentole, piano di lavoro e poi, all'angolo, il frigo e poi un altro mobile verticale e poi all'angolo della porta, tac, un bancone "all'americana", come si diceva nel bieco ventennio, che fa da tavola. Piastrelline color ocra con improbabili fiorami a terra e piastrelle gialline non in tonalità col mobilio sui muri, una bel lampadario semplice.

Poi vediamo il soggiorno.
Ampia finestra che dà sulla strada, caminetto finto Tudor che ospita un televisore LCD di marca Philips. "Funziona?" chiedo alla giunonica agente immobiliare, che si intacchinisce dicendomi piccata con gli occhi a uovo sodo "Certo!!" e prende il telecomando accendendo a manetta il primo canale, al che io dico, no madam, intendevo il camino e lei arrossisce dicendo che non sa, che forse va pulito.
Moquette color panna, pareti bianco ghiaccio, imponente divano spagnolesco, orrendo, di pelle color cacca, tavolo da quattro con sedie in stile, il loro, lampadario liberty orrido, nessun quadro, un ventaglio giapponese sul muro vicino alla tavola e, davanti alla TV, un tea table passabile per piantarci sopra i nostri erotici piedi fetidi, una volta tumulati di sotto gli oggetti gozzaniani che lo ricoprono.
Nessun bagno a piano terra.

Saliamo.
Sul ballatoio tre opzioni: andare dritti per andare a pisciare. Cessetto piccolo, con vasca/doccia, zero bidet e lavandino doppio. Piastrelle losangate blu scuro appaiate ad altre di un marmetto verde da macelleria del Testaccio anni cinquanta, davvero da panico.
Opzione due: porta della camera da letto matrimoniale, grandina, con vista sul giardino. Giardino per dire.
Armadi di palissandro neri che fanno molto morgue, moquettina beige a pelo un po' più lungo, quella da acari, sapete?, carta da parati rosa ton-sur-ton con righe e altri deliri grafici, letto con testiera rivestita di raso color cipria, grande, king size grazie a Dio.
Opzione tre: porta della camera da letto singola, con vista sulla strada.
Stesse cose ma con carta da parati e letto in tonalità dell'azzurro. Il figlio doveva essere maschio, si vede.

Scendiamo e scendiamo nell'interrato.
Lavatrice, congelatore, asse da stiro, scaffali, ben organizzato.
"Qui è dove ti legherò piantandoti aghi nel clitoride" dico alla Skiz in italiano e lei ghigna e l'agente ci guarda spaesata con un sorriso d'imbarazzo ed allora traduco, scusandomi, dicendole che le ho detto che se non fa la brava la metto qui giù in castigo ed allora tutti che si ride e alla fine la Skiz, mentre la seguiamo su per la scala l'agentona, mi mormora "coglione…" e io mi inorguogliuisco.

"Ti piace?" le chiedo in cucina.
"E' fighissimamente kitsch-trash" mi dice sorridente, sputandomi involontariamente.
"E' a cinque minuti a piedi dalla stazione del Tubo" dico e lei annuisce.
"E dalla stazione del Tubo quanto ci si mette, diciamo per Canary Wharf?" le chiedo.
"Non più di un quarto d'ora, penso" poi lo chiede all'agentona e pare che sì, 10-15 minuti.  

Mi giro, guardo l'agentona, le dico che la prendo e iniziamo una trattativa noiosissima da suk de Marrakesh che ci succhia via un bel due ore di moduli e mi succhia anche due banconote viola di impegno che ratificherò lunedì mattina tra banca, bonifici telex, cambio in sterline, taxi per andare da lei e firmare e farmi fare l'espianto di rene per avere le chiavi e i cazzi e i mazzi dell'universo che 'ste robe le odio dal profondo dell'intestino tenue e anche un po' di quello crasso.
Poi esco e mi avvio a piedi con al fianco una che guarda dritta e sorride, sotto una cascata di ricci ballonzolanti.
Non diciamo niente per un bel dieci minuti e poi, arrivati alla stazione del tubo, mi salta al collo e mi dice che è felice da impazzire.
E che bello.
E anche io lo sono, eh.
Minchia sì, c'abbiamo la casa assieme a Londra, minghiaoh.
E in zona due, minghia.

"Skiz, c'ho fame" - "Anche io"
"Fish and chips?" - "Oki"
"Me lo fai un pompino col culo dopo?" - "Solo se poi mi pisci in bocca"
"Ti amo Chià" - "Ti amo anche io Tà"

Com'è tutto romantico, tra di noe.
Tradi, tradi, tradi, noe c'é.... ammmore.

2 commenti:

  1. http://25.media.tumblr.com/tumblr_mb5b502CEA1r19d22o1_1280.jpg

    così... mi sei venuto in mente...

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  2. Dio che sturbo.
    Grazie Simo un bacio sotto le dita dei piedi sudate.

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