Mi stendo sul letto, medito a lungo e poi faccio una cosa.
Agguanto il parlàfono di classe e mi introduco nella famosa applicazione WhatsApp a tutti voi arcinota. Mi introduco, premo il più, seleziono un nome, vedo che è uazzappata e digito breve, ma significativo:
“Dormi?”
Attendo, perchè pare che l’ultimo accesso di quella persona risalisse a parecchio prima e, mentre attendo ciò che il destino m’avrebbe riservato nella forcella del nulla al “vaffanculo” provo una sensazione liceale di friccicorino sospeso, un’emozione, un’attesa di chissà cosa.
Poi, dopo qualche minuto, vedo che è online e sta scrivendo.
E scrive, scrive, scrive.
“No e tu?”
“No, come stai?”
“Aspetta mi sposto”
Si sposta. Ciò significa che c’è qualcuno accanto e se quel qualcuno accanto è lì accanto a quell’ora signiica che e basta.
“Sto bene, tu?”
“Beh dai bene sì”
Poi pausa.
Frenetici 'online' si mescolano a 'sta scrivendo' e poi va tutto a monte. Io non rincalzo. Io aspetto. E appoggio il telefono sul letto, tentando di rilassarmi.
Poi un trillino.
“Mi spieghi da dove mi sbuchi nel cuore della notte dopo una vita che non ti fai vivo? :) “ con emoticons sorridente, a suggello che non vi è acredine nè desiderio di battaglia nella domanda, ma piacere divertito.
“Ti sbuco da Praga” rispondo mantenendo basso il profilo della spia che gira il mondo per la Spectre.
“Da Praga” ripete in sospeso studio della domanda successiva.
“Sì da Praga” ripeto garantendo tempo e spazio.
“Lavoro?” scrive con sintesi acrilica dopo qualche secondo.
“Non lo so se lavori” rispondo io facendo il simpa della cumpa, nel tentativo di draggare i toni verso qualcosa di ancor più rilassato.
“Io sì che lavoro, ma ti chiedevo se eri a Praga per lavoro” e qui si era reso evidente che la battuta, seppur passata nella semantica, fosse stata dichiarata non ammissibile a repertorio per tutti gli utilizzi legali ad essa legati.
“Sì sono qui per lavoro, già da un po’. Tu come te la passi?”
“Io lavoro in ******** a Modena, declassata a designer Junior” e aggiunge faccina con mascherina chirurgica.
“Fai su è giù?” chiedo per indagare e comporre la cazzeria sua.
“No, sto con altre due ragazze in un appartamento, una lavora con me in ******** l’altra no”
Pausa.
E allora sparo.
“Stai con qualcuno?”
Segue silenzio eterno. Talmente eterno che credo che la uozzappata sia finita, ma inverce all’ultimo momento della speranza, trillo.
“Mi chiedo perchè ti interessi, ma ti rispondo per educazione: sì, mi vedo con qualcuno. E tu?”
“Io? No io solo puttane a pagamento.”
“Ah,ok. Beh bene no?”
“Sì sì”
Pausa.
“Senti Taz, è tardissimo e io domattina devo essere un grillo alle sette. Mi ha fatto piacere, ti mando un bacione. Buonanotte.”
“Buonanotte a te, a presto spero.”
E a questo mio ultimo uozzappo relativo alla reiterazione della uozzapperia non è seguito nessun altro commento.
E buonanotte allora e bella che finita, stop, pietra.
Anche se qualcosa mi turba.
Massì, buonanotte.
Proviamoci almeno.
a volte ritornano....quelle idee un pò balzane....non trovi? Buona Praga GQ
RispondiEliminaHai ragione vecchio mio
EliminaPura curiosità (le pensavo tempo fa chiedendomi che fine avesse fatto): era la Skizza?
RispondiEliminaB
sì c'è nelle tag
RispondiEliminaEcco. Grazie.
RispondiEliminaB
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