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domenica 29 gennaio 2017

Sorpresona graditona



Capatina casuale nel capoluogo di provincia taziale e * tac * mi salta fuori dall’androne del palazzone nobilone la bella zingarella, ve la ricordate la Gipsyqueen Mietta amica della PutTanya spezzatrice di cuore taziale? Cosa fai, cosa non fai, l’avvocata ricordi?, e tu, lo spaccino, che bello, si ride, ma sì dai non c’è male, piazziamo lì l'implicito oblio sulla sepoltura di un tempo e scorriamo vaselinati passeggiando, "te la fai una cannetta sportiva?" - "ma magari Taziopusher, ma magari, che c’ho da andare allo studio Magabelli Spirlicchi Frazzi Canestrelli Buttafogo Sbrazzadella Franti Cuore Garrone Penna Rossa" - "ma che peccato che so che te l’erba ti piace" - " e mi piace sì Taziusher, ma alla mattina nisba" - "mo senti allora, sempre che non ti faccia schifo e ove nulla osti, ma perché stasera non ci cacciamo una pizza ignorante con una pacca di origano che ce lo porto io quello buono?" - " hahahahaha Tazioosher non cambi mai" - "no invece, sbagli, peggioro che non ti dico" - "allora va bene ci vediamo alla Pizzoteca Bella Portici da Nestore e Gildo alle ore venti punto zero zero zulu", va bene ricciolona cannaiola Mietta Zingarona, fatta, bacio, bacio, risata di simpatia per il mattacchione e si fa.

Giochiamo solo che c’ho il marchese” – mi dice nuda, segnata di abbronzatura perizomica, con le ricrescite ispide e ampissime sul triangolone del divertimento e sulle ascelle carnose, che sesso quel cordino bianco, ma poi tu figurati se me il marchese mi blocca, toh, accendi Gipsy, che mentre te ti spacchi io ti succhio le dita dei piedi, annuso, me lo meno, nessun odore, non puzzo vè, ma sento maledetta, ma mi vuoi che puzzo e ride e io tiro il cordino, nooooo Taziuuuuus, ma sé, nden nden e in men che non si dica fuori uno e dentro l’altro, madonnasantissima, ti ho fatto male? ma sé male, granbene mi fai, maiale, passa la canna che ci do un tirone, ah Taziovich che benessere, erba spaziale, cazzo alieno, ripasso la porra e le lecco le ispide ascelle e lei mugola, tironando da far luce e io pompo e lei gode, ah Gipsy da quanto tempo non mi impalavo una bella ruspantina e la porra muore nel portacenere Aperol inculato in un bar e io comincio la fresatura di iperfino di quella bernardona labbrosa bisognosa di affetto e affettato, “carne di porco crudo? Quanto faccio? Un chilo e due? E’ due chili e nove, lascio?”, l’erba sale gentile col suo cazzottone al cervello, occhietti piccoli, lingue bovine si sdrumano di saliva bavosa, spaccamela tesoro, ma certo bambina, vengo, vengo, vengo, vieni, vieni, vieni, lasciati andare, molla tutto, piscia se vuoi e questa raffinatezza acutizza, infiamma, arrapa, insuinisce, abbatte l’autocontrollo, “mi sborri sulle ascelle?”, ma certo tesora e sguscio la minchia appiccicosa e me lo strozzo con lei che si tormenta il bottone e schizzo come una seppia mentre lei tiene alto il braccio e si lecca le labbra, spalmando l’unguento miracoloso sulla tetta dura di pelle d’oca e scuri capezzoli increspati come il mare d’inverno, succhiandosi le dita, per poi sparare un’altra venuta digitale e la giro, cristocazzo non ti diventa mai mollo a te?, no santachiarachecoscia, mai se la vacca che monto è in calore come te e allora dai, toro, montami diocane, sbattimelo dentro e via così per mille avventure sugose di sudore suino, condite di sensuali bestemmie che da quella bocca minchiaiola sgorgano laide e soavi come squillanti chiarine del lurido.

Camminerò a gambe larghe oggi, diocantante” mi dice ridendo, ancora dura come un copertone, vestendosi ultrafigattorney, pencilskirt, camicia bianca, calze nere e tacco dodici classicissimo, capelli aconciati, mentre io a letto nudo mi rollo un cannino del buongiorno Taziofallito, “non metterti le calze” suggerisco roco, col cazzo barzotto sotto il piumone, mentre lei ride e dice che in studio non si scaldano cazzi, che già è difficile così, “basta che ti tiri dietro la porta se devi andare, il caffè sai tutto” e scompare dopo un bacio linguale laringoiatrico e un tiretto al cannavacciuolo e io mi sciolgo tra le sue lenzuola col suo profumo di carne addosso e mi riprometto di frugare ovunque per scovare i suoi luridi segreti, ma poi spengo e mi mollo alla nanna, la prima serena, con la finestra aperta e i tetti del capoluogo di provincia taziale gelati, ma che bello, sembra Natale, son sereno, che bel profumo di carne umana e marijuana, vorrei essere nel suo perizoma bianco e pensando a quella figona insanguinata così saporita e odorosa, dormo.
Finalmente.

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