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martedì 14 febbraio 2017

Lasagne al ragù di carne umana.


E li ho chiamati tutti io, li ho chiamati. Come direbbe il Saa-arti.
Sì, nel sabato taziale, al Centrale, seduto a tracannare americani come una fogna alcolizzata.
Prima il Max, poi Virus, poi Sarti, poi Umbe, poi Zac.
Titolo dell’sms: Tazio vuole gli sputi in faccia, alla Solita, ore 13:00, offre lui.
E l’Umbe mi risponde a scatto con un faccino emoticon che sorride e mi chiede se deve avvisare anche il Costa.

Il Costa??
Questa è troppo e allora lo chiamo, sì il Costa è qui, si fa una settimana ogni tre all’incirca, ma non lo sapevi? E come cazzo faccio a saperlo se nessuno mi caga, o Umbe della Malora, c’hai ragione è che è un casino, ma hai fatto bene sai a convocarci tutti, davvero sai?

Davvero, so?
E come cazzo faccio a saperlo che nessuno mi caga?

Speravo in un clima da OK corral, ma invece i guasconi erano grigi, né neri, né rossi.
Erano tesi, impauriti, silenti, quasi rassegnati. Però, mi son detto, se non c’avevano voglia, potevano non venire.

E ci sediamo.

Attacco la pappardella, che tanto c’ho in corpo sei americani, un prosecco e una canna e tutto mi viene fluido, fluido e scorrevole come il pus. O il catarro.  Parlo, parlo, parlo, racconto, specifico, evito di parlare delle fregne che NON dovrei conoscere e parlo e parlo. Poi taccio e mi bevo un bicchierozzo di rosso. E aspetto. Perché ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Sempre.

E così, a turno, come fossimo all’ONU, ciascuno fa il punto.
E mentre tutti parlano, guardo il Costa, pieno di tatuaggi, la barba lunga da hipster, i capelli ciuffanti di sopra e rasati ai lati. Incrociamo gli sguardi, ma son sguardi miti, tranquilli.

E mi rincuora che non solo il Tazio vive le sfighe, ma anche il resto del mondo: il Max invischiato in un matrimonio terribile sull’orlo della separazione. Il Saaa-arti mollato da quella psicopatica che ha addirittura cambiato residenza, correndo dietro ai coioni di un mantovano (non volante) che non si capisce chicazzè. Zac che ha mollato la tipa e adesso sta con una russa figa ultraterrena, probabilmente mignotta da soldi anche dico io, che fa la bartender all Gar[b]age. Si salva l’Umbe che pare che tutto vada bene sentimentalmente, ma di merda lavorativamente, mentre il Costa.

Il Costa è un enigma.
Che fai a Praga Costantì?
Bah, nzomm, c’ho na società che gestisce cose, robe di spettacolo sai, poi facciamo ang i video seccapita, showbizn nzomm.

E come te la passi? E faccio il segno dei soldi, ma è ovvio che se la passa interessantemente, visto che viaggia con un Lincoln Navigator nero lungo 30 metri, che manco Trump.
Bah, nzomm, potrepp anch andare meglio.

Cioè? Arrivare alla Solita con un traghetto della Tirrenia? E si ride. E non si capisce che cazzo fa, si capisce solo che parla correttamente in ceco e in inglese (correttamente come l’italiano o veramente correttamente, sì che l’ominide sia passato da nessuna a lingua parlata a una balcanica? Bah) e misteriosamente pare che una settimana ogni tre torni in Italia con l’astronave e bazzichi Bologna e anche Milano, oltre che qui.

Non chiedo per pietà della Cuggina, anche perché non me ne fotte un totale cazzo, ma l’Umbe per prenderlo pel culo fa emergere che con quella vetturetta ecologica raggiunge anche la Calabria Saudita, a volte.

Non indago.
Mangio, sapori antichi, la Marghe non c’è, ma anche lì non indago,  una roba alla volta.

Già sin qui non è stato poco.
No.


No, no.

1 commento:

  1. Bel gesto 'Zio, ti fa onore.
    Come va il cuore?
    Facciamo il tifo per te.

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