Maiale inglesi allietano. |
Triclinio emiliano nella notte infuocata nel retro della Solita.
Gestione familiare, menu turistico, consumo autistico, vesto pantaloni della tuta senza mutande per dar sfoggio di forma, calzo infradito sensuali, ecco il maschio bisex che vive col suo tempo e con la performàns.
La piccola Troiatea scoscia vogliosa in braccio al Maxmanzo che la palpa ovunque, ma tanto sono assieme e io mi introito ripensando sognante alle grandi tette a campana della maialainglese molto attempata, ma non per questo smorzata, certamente non annacquata, sicuramente alcolizzata, sempre ubriaca, ingorda di cazzo e sborra, troia tritatutto, culo aperto come un garage col telecomando, ah che nostalgia delle belle monte animali notturne nel capanno di Manlio, che corpo quel maschio, Manlio Bagni Marittimi, che vorrei vedere che fossero Bagni Montani, in spiaggia a Zirvia, che bella la breve Vacanza Taziale all’insegna del trash sgocciolante come scolo di marinai busoni, alcool a fiumi, marocco e maria a ruscelli, tanfo di ascelle e piedi sudati nell’angusto anfratto di legno marcio, groppi di corpi viscidi e mugolanti nel buio bollente, che nostalgia, che saudade, quand’ecco che nello scorrere vacuo ed identico delle parole inutili trionfa un concetto, secco, pregno, spiazzante, acuto, degno di pausa riflessiva.
“Oh, ragazua, guardate che comunque tornano i peli, mi spiace”.
“Cioè?” – risponde malauguratamente lo Zack gazzettaro ancora immerso nella Rosa.
“Cioè la passerina rasata non va più, adesso va la pelosa” – sentenzia, malfermo sui suoi neuroni, il Saaaarti.
Sono anziano, non ci sto più dietro.
"Ohè bambolo, ma checcazzo stai dicendo? ‘Va – non va’, non è mica una cravatta la figa, veh!”
“Epure…” – conclude il modenese dall’aria scheggiata come un parabrezza sotto un cavalcavia.
Che meraviglia.
Seduti al caldo torrido di una pseudofrasca notturna, una coppia lercia si struscia come incestuosi cuccioli di pechinese e a me si imbarzottisce la Minchia Randazza e Rampazza, guardando il collo del piede della sozzetta, così intarsiato di vene, così celato (seppur a me molto noto) dalle fetide ‘spadrille’ arancione uovo.
Ma se invece di favellar di fica, mi chiedo pragmaticamente suino, la si andasse tutti a montare da qualche parte, ma magari anche qui, sul tavolino, in mezzo ai bicchieri, aspirandola come una ciotola di patatine rancide condivise in gruppo assieme all’ennesimo Negroni che tanto giova al cor e ai naviganti non intenerisce nulla, tantomeno la Minchia Zampogna?
E invece no, si favella di peli, di porno e di figa, raccogliendo persino un non richiesto "a me fa schifo pelosa" della giovine virgulta di cazzo randello, come se avesse iniziato a rasarsi alle elementari, rimanendo per questo ignara del fatto che la donna viva in mezzo alle gambe è pelosa, talvolta pelosissima, talaltra meno, e che il pelo non fa “schifo”, è pelo, è sesso, è odore è sugna genitale.
E sento l’esigenza intima di richiederle un pompino, ma é assieme al Maxotango e non oserei mai, ma mai mai, sicchè aspetto che La Leggenda Del Manzo Bevitore vada all’appuntamento con la sua rumorosa pisciata, per sussurrarle all’orecchio sceneggiatura, coreografia e pornografia che ho scritto a pugno scorsoio per noi e lei si morde un labbro (boccale), sorridendomi febbricitante di voglie da cloaca mefitica come i suoi luridi piedi deliziosi.
La madam inglese sarà ritornata all’ovile brexit? Nel capanno di Manlio regnerà il silenzio?
E la Tea schifosamente arrapante ammicca in mia direzione, pur essendo nuovamente sulle ginocchia di Maxcalì dalle mille mani che sembra distinguere solo tettine inesistenti e birre medie.
Come se quelle tettine di pietra necessitassero di massaggi rassodanti.
Come se quel Maxetilico necessitasse di fica.
Persino se fuori moda, come l’altro Etiluomo ha saggiamente e coltamente sottolineato.
D’altronde, se non sono i Sarti a saper di tendenze, no?
Dio che cazzo di voglia troia.
Andrò a puttane, pelose o depilate, non importa.
Quel che importa è la salute.
Un Negroni per tutti, please.
Alla Salute.
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