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giovedì 3 gennaio 2013

Terapia ad urto progressivo


Esercizio numero uno: ricordare sempre che la strada è maestra di vita.
Piove e non c'ho cazzi d'andare in bottega, piove e giro in macchina come un derelitto, piove e fuori fa schifo, ma anche se piove c'è la luce del giorno e svolto a destra per andare a vedere una cosa e vedo sul ciglio la tizia, mi fermo che la voglio vedere, abbasso e da sotto l'ombrello emerge solo una faccia abbronzata senza trucco, lampadata arancione, sui più che cinquanta come anni, ma sui cinquanta esatti come fee per un lavoretto automobilistico e le dico sali che c'ho voglia e lei sale e mi commuove, poraccia, con la pelliccia di sintesi blu cobalto e sotto la tuta e ai piedi un paio di fornarine che non ne vedevo da vent'anni e allora accosto in quel posto che siam tranquilli che nessuno ci scassa e lei toglie l'orsetto, abbassa la zip e zac due belle mammellette flosce, mature, capezzolutissime e mi chiede se voglio di bocca o di mano e io voglio di bocca e di mano e la palpo mentre mi strozza la canna le osservo le rughe sensuali e mi tira, mi tira come un carro trainato da sedici avelignesi ingrifati e lei emette dei mugolii sensuali, discreti, femminili, maturi, c'ha una bella manina, le lecco la pelle, mi strizza le palle, mi accarezza il carro di cazzo, le bacio la spalla, le accarezzo la pancia grinzosa, morbidissima, calda, liscia e sborro e lei sorride e mi strozza veloce, si aspetta lo schizzo e invece esce solo una goccetta timida, perchè ho le palle vuote, asciutte, aride e secche e poi mi passa una salviettina e mi pulisco e lei si pulisce le mani senza ricomporsi e mi piace e poi metto via il cazzo e lei chiude e la riporto e ciao e grazie, buon lavoro.

Esercizio numero due: mens sana in corpore sano.
Non si può passare da venti chiavate al giorno a zero, mi dico guidando, guidando verso non so dove, ma continuo ad articolare il concetto che per far fronte al disagio cerebrale devo aggiustare il fisico che sono tutto rotto e voglio un massaggio coi controcoglioni, un massaggio di quelli dove la masseuse non si fa scrupolo a farti venire alla fine, ma solo alla fine, dopo averti sistemato tutti i muscoli possibili ed anche inimmaginabili e così, dalla macchina, do un colpettino al Ruggi e mi faccio consigliare e lui non ha dubbi, mi manda là in fondo mi passa un numero, mi detta un nome, mi dice di esigere la Tina e io la esigerò, quant'è veroddio.
Prendo l'autostrada e viaggio e poi mi fermo a fare gasolio a Razzo Cambrillo, perchè voglio andare a fondo a 'sta storia e prendo un caffè e scendo a pisciare, ma come tutte le cose che escono dal Costa, anche questa è una bufala storica, perchè la Professoressa di Igiene è una cingalese di vent'anni che stazza come un peschereccio di Mazara del Vallo e quindi mi limito a pisciare e ripartire.
Salone massaggi di grande modernità e design insopportabile, denso di profumi sintetici e illuminazioni violette che fanno l'incarnato meno cadaverico a tutti e la tizia mi accompagna e mi dice che in venti minuti mi arriva la Tina, di far pure una doccia e di stendermi sul lettino ed io eseguo e poi arriva la Tina, sui trenta, palestrata, fisicata da racing, ma con la faccia da massaia che massaggia e le dico la keyphrase che apre le porte: "ti porto i saluti del Ruggi che m'ha consigliato il tuo massaggio speciale" e lei mi sorride, mi chiede di salutarlo, mi dice che c'è un cento d'extra per lei, si toglie i sabot e attacca a massacrarmi i piedi che ho visto diverse costellazioni. Brava la Tina cazzomerda, mi ha sciolto lo scioglibile e poi, vuoi che c'avevo già la minchia in decollo, vuoi che il massaggio speciale andava giù per di là, con un pacco d'olio e delle mani che dio la benedica, mi ha fatto un massaggio all'uccello culminante con dito nel culo che sono venuto che a momenti svengo. Le calo la cento, mi faccio la doccia e mi dirigo a mangiare da qualche parte.

Esercizio numero tre: tu sei quello che mangi.
Individuo un bar vegetariano e mi faccio un'insalata depurativa che queste festività natalizie sono state un delirio del fegato, la mangio, che crocca e scricchiola ed è fresca e ci bevo quasi un litro d'acqua di sopra e mi dico che per essere solo l'ora di pranzo mi sento assai meglio di come mi sono svegliato e ingoio e guardo la pancia nuda della camerierina, che di faccia non è niente di che, ma di telaio sarebbe trapanabile senza sforzo e mi rendo conto che ho bisogno di sotto, ma un bisogno meno cannibale, o forse no, forse ancora cannibale, pago ed esco, non piove, mi sento leggero, mi scappa una pisciata da rinoceronte e mi fermo a destra, sul ciglio, mentre faccio la stradina che mi riporta all'autostrada e tiro fuori l'uccello e piscio rumoroso, sotto la pioggerellina fine che ricomincia a cadere e mi piacciono le goccine sulla cappella rossa, infiammata dalla Tina, che donna, santa donna, finisco di pisciare e mi appoggio alla fiancata della macchina, ogni tanto passa un'auto veloce, penseran che sto pisciando, non faran certo caso a me che me lo meno sotto la pioggerellina fine fine, mentre con la memoria fotografica monto le immagini delle grinze abbronzate, dei capezzoli cilindrici, delle mani della Tina e della pancia della camerierina e considero che venire senza spruzzare, che non ce n'ho proprio più, è una gran comodità, che non sporchi e non macchi e sei pronto a partire e il cazzo mi brucia davvero, ma la cosa mi piace un bel po'.

Esercizio numero quattro: dormire necesse est.
Ritorno nel mio budello dimmerda, mi spoglio ignudo e mi infilo tra le coltri odorose di Femmina di Tazio e mi gusto il giorno che se ne va lasciando spazio alle tenebre e saranno state nemmeno le sedici e zero tre che credo d'aver perso contatto con la realtà, contatto ripreso alle diciannove e undici. Vago per casa in accappattoio corallo, scalzo e sensuale come solo un cerbiatto par mio sa essere, preparo un caffettino americano e mi chiedo mollemente dove desinerò alla sera. Il riposo è tutto, aiuta a sistemare moltissimo e mi rendo conto che questa giornata di wellness terapico taziale sta dando i suoi frutti. Azzanno una mela, che si è quasi fatta quell'ora che la Chiara mi chiama, mi addresso, succhio la mia sigaretta elettronica Ego Phantom e attendo.

Esercizio numero cinque: comunicare aiuta l'umore.
Morbide chiacchiere d'oltre manica mi riportano fuori dal baratro, ascolto i racconti, le cose, la voce, le dico che l'amo, mi dice che m'ama, vuole che le racconti la mia giornata e io lo faccio per filo e per segno e lei mi confessa di essere bagnata e di non potersi masturbare perchè la sua compagna di appartamentino è di là e le chiedo se lo farà sotto la doccia e mi dice di sì, che il pensiero di me che me lo meno per strada la attizza da scrofa, ma mi dice anche che vuole che andiamo assieme dalla Tina perchè vuole imparare il massaggio al cazzo e le chiedo se vuole anche che tiriamo su quella puttana stagionata e mi dice di no, che quella non le interessa, ma che se a troie si andrà assieme, lei vorrebbe provare una Regina d'Africa e questo fa scattare in me un campanello sublime e poi ci salutiamo e si son fatte le ventidue e sedici ed io ho cenato solo con una mela, ma va bene così.

Esercizio numero sei: confrontarsi con culture diverse aiuta ad aprire la mente.
Mi sento fresco e mi rivesto comodo, tuta, Adidas, nient'altro sotto, infilo il piumone, scendo e salgo e guido e la cerco e mi affascina vedere che si è fatta fare lunghissime treccine che adoro e mi illumina l'auto di denti stupendi e sale, con la sua voce gutturale e delicata, col suo inglese in punta di labbra e poi finalmente nudi nel suo letto, ha cambiato appartamento, questo è carino, questo è suo, bianco come il latte sono steso con la Statua d'Ebano nigeriano stupenda che mi cavalca con sensualissimi ed irraggiungibili movimenti, liscia, calda, colorata direttamente da dio, facciamo una specie d'amore, il nostro, la annuso, la lecco, sorride placida con gli occhi socchiusi mentre le esploro delicatamente con le dita i buchi che si schiudono rosati e luccicanti e il suo odore mi inebria, stupendo, Femmina che racconta di vite lontane e diverse e mi impegno, come sempre con lei, che oramai la conosco e so cosa le piace e mi impegno da sudare e la guardo negli occhi mentre, seria, apre la bocca stupenda ed emette una nota graziosa e viene tremando, stringendomi gli avambracci con le mani e il collo con le gambe e anche io vengo, con lei, che ieri sera mi ha baciato, calda, sensuale, stringendomi, figlia dell'alma mater, Regina dell'Oggi, creatura stupenda.

"Come ti vanno le cose?" mi chiede mentre ci ripigliamo lentamente e recuperiamo i nostri pezzi tessili.
Col dono della sintesi che non mi contraddistingue, le faccio il punto della situazione.
"Ma poi, alla fine tornerà, no?" mi chiede al termine della mia litania.
"Sì, certo" le rispondo.
"Beh, allora è facile. Basta aspettare" e mi sorride.
Ed è vero, è così. Basta aspettare. E' facile.

E ritorno a casa rilassato, soddisfatto sessualmente, con la muscolatura in ordine, lo stomaco rinfrancato.
Mi aiuto con un certo Mr.X e dormo e mi sveglio e scrivo questo lungo post.
Ecco, è tutto qua.
Bonjour.

2 commenti:

  1. Aspettare vuol dire anche "invecchiare" insieme, non è una prospettiva magica?

    k

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  2. Non è un pò costosa come terapia? ah è vero, però, hai risparmiato a cena. Buon 3 gennaio GQ

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