Bene.
Ieri sera, che alla volta delle ventipuntozeroquattrozulutaim, essendo che nessun essere umano era presente nel fortino sovietico (compreso Momi che dopo la doccia s'è defilato a spacciare), ho aperto il Mac e mi sono trovato un localino accogliente in cui mangiare un bisteccone. Perchè quando la crisi dei sentimenti si ammanta di solitudine, ecco lo zio Sam accorrere in aiuto e dirti, con la voce di John Wayne: "Hey, ragazzo, non temere, c'è sempre the american steak, che dove c'è american steak c'è casa.".
Concetto da lavorare con energia, ma ieri sera era ok.
Mi doccio, mi apparecchio, mi talco e mi profumo, vaffanculo Costacrosta, voglio solo spaccarti il grugno di merda e lo farò, ma stasera, cazzomerda, T-Bone & fried, fottiti e muori, se non t'hanno già (auspicabilmente) ammazzato.
Scendo le scale molto dandy e, al livello del secondo, sul ballatoio, sbatto contro la Iza. La Iza-teasing, vorrei dire. Leggins grigio meningite infraculee (e che culee), magliettona a spalla nuda con chiodi sottottissutali di riferimento spaziale, ciabatta sovietica fucsiatumoredipeluche, calza non pervenuta.
"Ceni?" mi chiede velenosa.
E io medito in cinquantasette decimi netti.
"Sì, vatti a mettere qualcosa, usciamo a mangiarci della carne seria" dico io col piglio di Richard Gere.
"Whaaaaat?" risponde lei, vomitevolmente disgustata, come se le avessi proposto un bagno ristoratore nel liquame.
"Ok" - dico io, dinoccolato, scendendo l'ultima rampa - "buona brodaglia" e esco in strada a respirare l'aria fredda come un carcerato rilasciato dopo dieci anni.
Taxi, taxi.
Luci forti sul tavolo, calde e chiare, carne sanguinolenta, fried ben cotte, un paradiso.
Bottiglia giusta di Reislig Renano (non è giusta nemmanco per il cazzo, ma quella c'avevano) e Taziovich Dimitrovich Zarovich Fanculovich Coglionovich è satollo, estasiato ed appagato, solo non fosse per quel pregresso e reiterato esibir di chiappe, unghie, piedi e pelle e carnee punte, condito di offerte e opportunità rifiutate (perchè, disgiamolo, ANDAVANO rifiutate) che rivendicava insolente il suo sovrano diritto e dovere d'essere affogato nella sborra.
Mancia? Oui? Che plaisir, ma ascoltemquà, madamen, c'ho un brutt mal de schien, do you conosh qualcunà brav a far le massasgh?
Ma sgert, monsù, aspett un minut che feau na telefonè.
Che popolo, che cultura, che storia.
Brava la putta, abbronzata, occhi azzurri, testanera Schwartzkopf, liscia, profumata, anonima, gentile e premurosa, educata e materna, sorridente, che bello, manco mi ricordo come si chiama e che faccia ha, ma godere ho goduto come un facocero e poi via, alla palazzina del soviet, presto, cannetta, sedici whisky e la nanna.
Son svaccato, ebbro, nudo sotto, mazza randazza vagabonda, quando, nel torpore alcolalcaloidico della nebbia boema, nella luce gialla dell'abat-jour, compare una figura culea, braccia incrociate, ciabatte carcinomiche, faccia fecale: "Ok. What's about 1.500?" secca e disgustata.
A voi non vi mancano i soldi, amiche ceche.
A voi vi manca il cervello.
Togliti dai coglioni troia dimmerda, vaffanculo, muori.
E Morfeo mi coccola, dicendomi "sst sst sst, tranquillo…."
Del Costa nessuna traccia.
Meglio per lui.
Credetemi.
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