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mercoledì 13 novembre 2013

Le varianti del Tazio



E allora salve.
Niente, nella realtà, ha seguito il progetto e allora ecco che da Stoccarda, anzichè far prua per la ridente Repubblica Ceca, tic tac si gira e vai a Norimberga, Ratisbona, Linz, Vienna, Bratislavia, Brno e Praga, non senza essermi frustrato mortalmente con una figa da panico in un bordello di Vienna, tale Belline, una ungherese di 35 coi capelli corti biondi e un fisico da premio nobel per la fisica, con la quale ci siamo divertiti un bel po', imbriachelli e fumatelli. Tornando indietro la vado a trovare che mi ha così frustrato con la sua vorace anestesia al piacere che, guarda, un lavoro che non ti dico.

Insomma tiratona per niente sgradevole, passato di fianco a tantissime cose meritevolissime di visita, ma io sono privo di qualsiasi interesse verso cose che non odorino di piscia e umori vaginali, per cui mi sono limitato a dire tra me e me "ah, pensa!" sfrecciando a centosessanta sani sani.

Due giorni di viaggio e vualà, nella serata di ieri ero nella città del peccato dove un megalbergone ultrafigo prenotato mi attendeva a cosce aperte quando, vuoi per stanchezza, vuoi per distrazione, anzichè andare all'albergone che non vedevo che il lettone, telefono  prima al Costafrate.
L'ominide per l'emozione mi ha fratturato l'auricolare di sinistra, generando subito dopo un mulinello i cui effetti si vedevano pure sulle cose che mi attorniavano nel bagnato parcheggio del supermercato da cui chiamavo e bagliori di fuochi fatui si alzavano al cielo e in dieci minuti esatti, a bordo di una BMW X5 il mio calabrosaudita preferito scendeva per abbracciarmi e farmi presente, senza remissione della pena e senza patteggiamenti, quanto segue:

1. NON ESISTE l'albergo, perché finchè sarò a Praga sarò suo ospite
2. NON ESISTE che io paghi alcunchè, perchè finchè sarò a Praga sarò suo ospite
3. NON ESISTE che me ne vado a troie a cazzo, perchè finchè sarò a Praga sarò suo ospite

Detto questo mi fa strada in un meandro del centro storico dove approcciamo una discesa verso un buio budello infernale detto garage, che viene richiuso con spranghe e catene.
"Cazzo te la passi alla grande" dico indicando l'X5 "nah miga emmio è del Vosco che me lo ha imprestato per quacche ggiorno che l'Ulizz se nè ito" e mi fa il gesto di Ulisse sgozzato dai porciproci.

"Guà Tazz gi siamo zolo noi, nezzun eshtraneo che rombe i goglioni, zò tre piani e c'è ppost per tutt" e ride agitando la mano "eghemminghia, stu castello l'ho accattato io e mando mio frate in alpecc, ma shtiamo schezzand?"

Una comune.
Una stretta palazzina di tre piani, con tre appartamenti, nei quali vanno a disporsi random: il Costa, il Vosco, Iza, una sciatta zoccoletta bionda giovanissima, la mamma di Iza, Evinka detta Eva, che cura l'approvvigionamento e fa da mangiare e pulisce (…) e pare che si faccia dare anche delle fresate casuali dal Vosco che, se appassionato come me al genere Cougartrash ha un bel pezzo tra le mani, ma il Costa mi spiegherà meglio un giorno, Momi, un magrebino amico del Vosco che fa chiaramente lo spaccino, considerato anche che la Repubblica Ceca, pur considerando la droga un problema serio, al momento non lo vede come una pressante priorità, poi Gabriela e Anka, due "ragazze di vita" che erano a lavorare quando sono arrivato, insomma un suntuoso spezzatino di troie, spaccini, pappa e pornografi, davvero un ambiente stimolante, specie quando mi hanno fatto accomodare di peso a mangiare la mia "cena" riscaldata da Eva e la giovane Iza si è piazzata davanti a me seduta al contrario su una sedia, mangiando una banana che mi ha fatto indurire la minchia.

"Ma come cazzo comunicate?" chiedo al Costa mentre ingollo delle patate che diosacosa, ed il Costa mi dice che è facilissimo. Allora: la zoccoletta capisce e parlicchia l'inglese, la Eva capisce la zoccoletta, tutte e due capiscono il Vosco che parla un po' di ceco e l'inglese, Momi parla in francese, in arabo e in italiano che non gli servono a un cazzo evidentemente, ma pare che la Anka parli con lui il linguaggio universale della minchia, ma però quelle non ci sono mai, che è un peccato perchè la Gabriela parla un po' di italiano e poi è una mora figa da segno della croce e alla fine convengo con lui, è davvero facilissimo comunicare qui al Residence Vibrione.

Mentre la Iza con faccia da puttana ostile mi studia nel dettaglio accoccolata sulla sedia davanti a me, chiedo al Costa come vada il lavoro e lui mi risponde che sono pieni fin qui: film porno, siti porno, siti per scambisti, locali, bordelli, ce n'è a fottere e tutto in dollari e tutto in contanti in mano, sputa, affare fatto.
"Ottimo" dico io e lui annuisce concludendo "se solo riuscissimo a farci pagare in Marchi", al che io scoppio a ridere e gli faccio presente che il Marco non c'è più da mo', ma lui mi fa il segno con la mano corrispondente al gesto "cazzo dici frate" e mi impalca una storia surreale di una seconda moneta clandestina e parallela che vale più di Dollaro e Euro e io a quel punto perdo la connessione, che mi scatta la valvola anti-cazzata, e adagio con cura alcune immagini porno sul culo della Eva che spadellava e sciacquettava nell'antro delle pentole, pensandola a novanta, rasata e slabbrata, piena di voglia di cazzo e mi ri-tira la minchia e dico che l'aria di Praga comincia a farmi un gran bene.

Questa mattina mi sono svegliato nella mia camera dell'appartamento all'ultimo piano e non c'era nessuno in tutta la palazzina.
Aleggiava solo un tanfino di cavolo, pollo e patate, che mi sa che sarà uno degli elementi dominanti di questo posto.
Tutti fuori.
E allora mi sono smerigliato una lenta sega pensando alla Eva Cougartrash, così sorridente e così trasudante troianesimo da ogni poro.

Vosco, fattene una ragione.
Taz is in da haus.
No pasa nada.

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