Occhei, mi dice da dietro alla cassa del luridissimo bar di Rho, sono sette e cinquanta e io, con gli occhi nel portafogli, le sibilo che mi serve lo scontrino e lei squittisce un tantino isterica che me l'ha fatto e io dico no, zia, non mi hai fatto un cazzo e io ho bisogno dello scontrino per scaricare, anche se non è un cazzo vero, ma a me sta poltiglia di umanità dimmerda m'ha rotto il cazzo e allora alzo gli occhi e le dico negativo zia, provaci con un altro e arriva il coglione che fa le pizze, grosso, uno di quelli che "cinque" lo pronunciano "sciiiiingue" e mi chiede cosa cazzo c'è che non mi cimbra e io gli rispondo la tua faccia da cazzo zio e lei strilla, lui minaccia di uscire e io gli sbatto al volo dieci euri dicendogli che sono dei pezzenti con la mamma chiacchierata e me ne vado.
Ma me ne vado vado intendo.
Da Milano e dall'Italia.
Milano mi ha soffocato il cervello con la sua grettezza intellettuale e la sua inutilità economica. Ho sentito dire che questi fenomeni si stanno fottendo l'Expo e, se non fosse che Milano è in Italia, ne godrei a mille. Una figura dimmerda simile, da palloni gonfi di scorregge che dicono a ME che dovrei ringraziare l'entità milano (la minuscola è voluta) per avere la mia scodella di riso, è davvero epocale. Salutatemi il Formigoni, zii.
GQ sai che non parlo a te. K, pensaci.
E allora prendo un aereo e atterro a Parigi.
Frequento piccole gallerie che espongono opere impossibili ed improbabili, mangio da solo in bistrot abborracciati, dormo in pensioncine e mi scopo una spagnola dalle tette inesistenti, ma dalle doti oratorie assolutamente di rilievo.
La vuotezza impera, il torpore anche. Assumo droghe sintetiche in una sorta di soap house dove una vietnamita che si spaccia per giapponese mi allunga la qualunque, cazzo incluso.
Vuotezza, esaurimento, aridità.
Ecco dov'è finito il T.
A pulire le turche con lo spazzolino da denti.
I ♥ MilAno.
Grazie amici, ve lo dovevo.
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mercoledì 7 maggio 2014
martedì 18 marzo 2014
La nebbia is the keystone
Lunedì sera.
Nell'ovattato silenzio dell'ammiraglia intergalattica odorosa di cuoio di speci viventi non ancora classificate, una chioma nera lucidissima, curatissima, profumatissima, liscissima e drittissima si muove con andamento alternato emettendo suoni impetuosi di appassionata suzione salivosa ed ansimante.
E' la Aledellapale che, dopo cena, nel parcheggio, mi ripaga della mia decisione di non salire a Milano con uno dei più sofisticati ed elaborati pompini della storia della mia vita.
La Ale è estremamente dotata ed esperta e, forse, possiede l'apparato boccale succhiante leccante più all'avanguardia tecnologica del dipartimento femminile attualmente presente sulla superficie del globo terracqueo.
Le sue dita si fanno strada ovunque, senza sacrificare un moto per un altro, mantenendo un'indipendenza pari a quella delle mani del più virtuoso dei pianisti, generando uno spiazzamento emotivo e sensoriale che, in un tempo ragionevolmente breve, si materializza in un'odorosa sborra bollente che lei non si esime dall'ingoiare sino all'ultima stilla.
"Hai goduto?" ella sussurra mietendo gli attesi e ipotizzti elogi alla sua abilità.
"Mostruosamente" le confermo tra mille spasmi reali.
La notte avvolge tutto, rotta solo dalle lame di luce gelida dei lampioni del parcheggio che, però, mi consentono di gioire della perfezione delle sue mammellette aggraziate, coronate da ciliegine di capezzoli scuri che scompaiono rapidamente nella camicia mentre le sue soavi mani, odorose di cazzo, si affrettano a chiudere.
"La Ade si rifarà le tette" mi dice con gli occhi puntati ad asole e bottoni.
"Se lo fai anche tu ti recido le orecchie" le dico un tantino stanco, non sortendo risposte.
Uno sbadiglio di umanità non scontata suggella la sua immagine impenetrabile.
"Ale?"
"Eh"
"Ti manca tuo figlio?"
Pausa lenta, con stropiccìo di palpebre.
"Dammi una siga, amore"
"Non fumo più, tesora."
E partiamo, lenti, silenziosi, abbracciati dalla perfetta tecnologia anonima intergalatticammiragliale.
"Dormi da me stanotte Taz?"
"No bimba, domattina parto alle cinque. Venerdì sera dormiamo assieme."
Silenzio.
E una notte nebbiosa.
D'altra parte, come poteva essere?
Nell'ovattato silenzio dell'ammiraglia intergalattica odorosa di cuoio di speci viventi non ancora classificate, una chioma nera lucidissima, curatissima, profumatissima, liscissima e drittissima si muove con andamento alternato emettendo suoni impetuosi di appassionata suzione salivosa ed ansimante.
E' la Aledellapale che, dopo cena, nel parcheggio, mi ripaga della mia decisione di non salire a Milano con uno dei più sofisticati ed elaborati pompini della storia della mia vita.
La Ale è estremamente dotata ed esperta e, forse, possiede l'apparato boccale succhiante leccante più all'avanguardia tecnologica del dipartimento femminile attualmente presente sulla superficie del globo terracqueo.
Le sue dita si fanno strada ovunque, senza sacrificare un moto per un altro, mantenendo un'indipendenza pari a quella delle mani del più virtuoso dei pianisti, generando uno spiazzamento emotivo e sensoriale che, in un tempo ragionevolmente breve, si materializza in un'odorosa sborra bollente che lei non si esime dall'ingoiare sino all'ultima stilla.
"Hai goduto?" ella sussurra mietendo gli attesi e ipotizzti elogi alla sua abilità.
"Mostruosamente" le confermo tra mille spasmi reali.
La notte avvolge tutto, rotta solo dalle lame di luce gelida dei lampioni del parcheggio che, però, mi consentono di gioire della perfezione delle sue mammellette aggraziate, coronate da ciliegine di capezzoli scuri che scompaiono rapidamente nella camicia mentre le sue soavi mani, odorose di cazzo, si affrettano a chiudere.
"La Ade si rifarà le tette" mi dice con gli occhi puntati ad asole e bottoni.
"Se lo fai anche tu ti recido le orecchie" le dico un tantino stanco, non sortendo risposte.
Uno sbadiglio di umanità non scontata suggella la sua immagine impenetrabile.
"Ale?"
"Eh"
"Ti manca tuo figlio?"
Pausa lenta, con stropiccìo di palpebre.
"Dammi una siga, amore"
"Non fumo più, tesora."
E partiamo, lenti, silenziosi, abbracciati dalla perfetta tecnologia anonima intergalatticammiragliale.
"Dormi da me stanotte Taz?"
"No bimba, domattina parto alle cinque. Venerdì sera dormiamo assieme."
Silenzio.
E una notte nebbiosa.
D'altra parte, come poteva essere?
giovedì 27 febbraio 2014
Io, il Giargiana
Ieri.
"Ellamadonna, ma che cazzo ti è successo??" mi chiede appena ci incontriamo. Spiego fumosamente, un'aggressione da parte di alcuni balordi, blahblah.
"Figa, serio?" mi risponde il cerebroffeso.
No, scherzavo, mi sono truccato così per carnevale Grantestacciadicazzo.
Poi discutiamo di lavoro nel suo ufficio e mi dice che sono stato "una spada" nel sistemare alcune cose, poi tira fuori "la piotta" e mi dà un altro acconto e poi mi chiede "Uè allora ti spari il weekend lungo? Torni giù? Figa fai bene, tu che puoi, io c'ho degli sbattoni qua che non puoi capire. Seeeeenti, bisogna che mi lasci giù il B [la Mercedes classe B, ndr] che il Fritz mi torna a casa sabato, ma non ti mando mica indietro col treno come i barboni, ti do' il Thema del Sergio che tanto lui va in montagna col Range."
E dammi che cazzo vuoi, basta che vada avanti quando serve, indietro quando serve e si fermi quando serve. E mi dico: certo che 'sti ganassa dimmerda fanno tanto i fighi e poi per Milano girano in Thema che neanche i rumeni se la filano e poi vanno in montagna con la Range Rover.
"Figa, s'è fatta una certa, te lo mangi un boccone al volo con me? Ti porto in un posto dove fanno i migliori panini di Milano, nonchè del mondo" e la mia risposta è risultata inutile e allora andiamo.
"Andiamo dal De Santis in Magenta, ti verrà un orgasmo", ma anche no, per quello ho già la struttura a casa.
E andiamo in questo posto intasato da settemilacinquecento persone, carino, ovviamente sopra le righe (un paninaro col il dipartimento ricerca e sviluppo mi fa ridere il culo), panini buoni davvero, compagnia pessima.
"E alloooooora? Cosa ti aveva detto lo zio? Sono o non sono da segno della croce i panozzi? Figa guarda quella lì che culo che c'ha, una statua. Perchè vedi, Tazio, qui aMilaaano esistono solo due cose: la figa e il fatturato, tutto il resto son giargianate."
Giargianate. Atto compiuto dal Giargiana che è lo spregevole sfigato che non si fa l'aperitivo in Corso Como.
Una merda.
Io, insomma.
Poi schizziamo velocissimi perchè lui c'ha degli sbattoni in office e io vado al solito garage a ritirare 'sta cazzo di Thema, passando prima per l'albergo a raccogliere i miei poveri stracci.
E, una volta giunto nel garage, imparo una cosa nuova.
La Thema non è più quella del 1986 che manco i rumeni. No.
E' la macchina del Presidente della Galassia. Io la chiamavo Flavia, ma mi spiega il garagista che adesso chiamano Flavia la cabrio e Thema la berla.
Mi appropinquo alla guida e lascio questa città meravigliosa, questa gente meravigliosa, questo clima sublime e, grazie a questa Thema berla nera con gli interni di epidermide di scroto di caribù (la parte più liscia), nessuno si accorgerà che il Giargiana sta tornando nella sua lurida sfiga dimmerda.
Tutto ciò è stupendo e io sono davvero fortunato.
"Ellamadonna, ma che cazzo ti è successo??" mi chiede appena ci incontriamo. Spiego fumosamente, un'aggressione da parte di alcuni balordi, blahblah.
"Figa, serio?" mi risponde il cerebroffeso.
No, scherzavo, mi sono truccato così per carnevale Grantestacciadicazzo.
Poi discutiamo di lavoro nel suo ufficio e mi dice che sono stato "una spada" nel sistemare alcune cose, poi tira fuori "la piotta" e mi dà un altro acconto e poi mi chiede "Uè allora ti spari il weekend lungo? Torni giù? Figa fai bene, tu che puoi, io c'ho degli sbattoni qua che non puoi capire. Seeeeenti, bisogna che mi lasci giù il B [la Mercedes classe B, ndr] che il Fritz mi torna a casa sabato, ma non ti mando mica indietro col treno come i barboni, ti do' il Thema del Sergio che tanto lui va in montagna col Range."
E dammi che cazzo vuoi, basta che vada avanti quando serve, indietro quando serve e si fermi quando serve. E mi dico: certo che 'sti ganassa dimmerda fanno tanto i fighi e poi per Milano girano in Thema che neanche i rumeni se la filano e poi vanno in montagna con la Range Rover.
"Figa, s'è fatta una certa, te lo mangi un boccone al volo con me? Ti porto in un posto dove fanno i migliori panini di Milano, nonchè del mondo" e la mia risposta è risultata inutile e allora andiamo.
"Andiamo dal De Santis in Magenta, ti verrà un orgasmo", ma anche no, per quello ho già la struttura a casa.
E andiamo in questo posto intasato da settemilacinquecento persone, carino, ovviamente sopra le righe (un paninaro col il dipartimento ricerca e sviluppo mi fa ridere il culo), panini buoni davvero, compagnia pessima.
"E alloooooora? Cosa ti aveva detto lo zio? Sono o non sono da segno della croce i panozzi? Figa guarda quella lì che culo che c'ha, una statua. Perchè vedi, Tazio, qui aMilaaano esistono solo due cose: la figa e il fatturato, tutto il resto son giargianate."
Giargianate. Atto compiuto dal Giargiana che è lo spregevole sfigato che non si fa l'aperitivo in Corso Como.
Una merda.
Io, insomma.
Poi schizziamo velocissimi perchè lui c'ha degli sbattoni in office e io vado al solito garage a ritirare 'sta cazzo di Thema, passando prima per l'albergo a raccogliere i miei poveri stracci.
E, una volta giunto nel garage, imparo una cosa nuova.
La Thema non è più quella del 1986 che manco i rumeni. No.
E' la macchina del Presidente della Galassia. Io la chiamavo Flavia, ma mi spiega il garagista che adesso chiamano Flavia la cabrio e Thema la berla.
Mi appropinquo alla guida e lascio questa città meravigliosa, questa gente meravigliosa, questo clima sublime e, grazie a questa Thema berla nera con gli interni di epidermide di scroto di caribù (la parte più liscia), nessuno si accorgerà che il Giargiana sta tornando nella sua lurida sfiga dimmerda.
Tutto ciò è stupendo e io sono davvero fortunato.
![]() |
La Thema in uso dal Giargiana |
lunedì 24 febbraio 2014
Back to my Shit
Bonsgiur.
Vi scrivo dalla mia Milano dalla quale, stamattina, non potevo proprio essere assente.
Ho lasciato a Taziopoli i miei affetti più cari e anche molte perle di saggezza.
La mia ragazza, la Aledellapale, ieri pomeriggio mi ha rivelato una grande verità. Mi ha detto che il cazzo è cazzo sino dove lo si sente duro, quindi sino alla periferia del buco del culo. Mi ha spiegato che i coglioni non delimitano alcunchè, ma sono appesi a un certo punto del cazzo. E mentre mi rendeva edotto di questi dettagli morfofunzionali, con la mano destra mi segava l'asta rampazza e con la sinistra, in controtempo, quella parte dura del cazzo che arriva sino alla periferia suburbana del buco del culo.
La classe, amici, non è affatto acqua.
Il viola intenso del mio incarnato dolente sta virando verso un giallo itterico e la faccia si sta riappropriando dei lineamenti di sempre. Che fortuna che mi abbiano fracassato la faccia e anche molte altre parti del corpo: ho avuto l'opportunità di cadere in piedi e di essere accudito, cosa posso volere di più, specie in cambio di una stupida massacrata?
Questa merda di città la odio con il cuore, la milza, il fegato e anche l'appendicite. E' un budello do merda privo di stimoli, assolutamente non all'altezza di capitali europee in evoluzione, vedi Berlino. E' la passarella dei rincoglioniti che continuano a comportarsi come se fossero nella Milanodabere e invece sono nella Milanodatumulare, con quartieri disastrati manco fossimo a Beirut, con un'economia inesistente e un pacco di vuoti spacconi farabutti. Invecchiando divento sentimentale, lo so.
Se le cose vanno per il verso giusto, stasera torno a casa.
Credo, obiettivamente, di avere al massimo altri due giorni di lavoro effettivo e poi posso riportare le mie regali terga là, dove una sozza ancella sa riservar loro luridi piaceri.
Mi sono proprio rotto i coglioni, amisgi. Proprio.
Buona settimana a todos.
Vi scrivo dalla mia Milano dalla quale, stamattina, non potevo proprio essere assente.
Ho lasciato a Taziopoli i miei affetti più cari e anche molte perle di saggezza.
La mia ragazza, la Aledellapale, ieri pomeriggio mi ha rivelato una grande verità. Mi ha detto che il cazzo è cazzo sino dove lo si sente duro, quindi sino alla periferia del buco del culo. Mi ha spiegato che i coglioni non delimitano alcunchè, ma sono appesi a un certo punto del cazzo. E mentre mi rendeva edotto di questi dettagli morfofunzionali, con la mano destra mi segava l'asta rampazza e con la sinistra, in controtempo, quella parte dura del cazzo che arriva sino alla periferia suburbana del buco del culo.
La classe, amici, non è affatto acqua.
Il viola intenso del mio incarnato dolente sta virando verso un giallo itterico e la faccia si sta riappropriando dei lineamenti di sempre. Che fortuna che mi abbiano fracassato la faccia e anche molte altre parti del corpo: ho avuto l'opportunità di cadere in piedi e di essere accudito, cosa posso volere di più, specie in cambio di una stupida massacrata?
Questa merda di città la odio con il cuore, la milza, il fegato e anche l'appendicite. E' un budello do merda privo di stimoli, assolutamente non all'altezza di capitali europee in evoluzione, vedi Berlino. E' la passarella dei rincoglioniti che continuano a comportarsi come se fossero nella Milanodabere e invece sono nella Milanodatumulare, con quartieri disastrati manco fossimo a Beirut, con un'economia inesistente e un pacco di vuoti spacconi farabutti. Invecchiando divento sentimentale, lo so.
Se le cose vanno per il verso giusto, stasera torno a casa.
Credo, obiettivamente, di avere al massimo altri due giorni di lavoro effettivo e poi posso riportare le mie regali terga là, dove una sozza ancella sa riservar loro luridi piaceri.
Mi sono proprio rotto i coglioni, amisgi. Proprio.
Buona settimana a todos.
martedì 4 febbraio 2014
Della pioggia, gli imbecilli e le baldracche.
Qui a PanetÜnia è un attimo che ti ritrovi davanti un ganassa che ti dà consigli e, rimpiangendo l'agio con cui ho smerdato K fanculandolo e sputtanandolo, questo me lo sono dovuto puppare, perchè il lavoro é il lavoro, si sa.
"Uè, ma tè mica puoi star qui così eh? Che la figa mica ti bussa alla porta eh. Tè devi far come ti dico io!" e mi abbassa l'avambraccio che vorrei spezzargli il collo "tè o ti iscrivi in palestra o a dei corsi di ballo. La là figa pullula, scolta mè, pullula. Altrimenti ti riduci a andar a annunci, che quelle ti mangian la piotta, no, no, scolta me. O palestra o ballo. Vedrai che lucido che te lo fanno, lo spingardino."
Io non lo so cos'è uno spingardino. Però già il fatto che finisca in "ino" mi lascia presagire che io non ce l'abbia, ma taccio, perchè il lavoro é lavoro, si sa.
"Uè, comunque, in ogni caso il Renato pone rimedi eh. Voglio dire" e fa la voce cospiratrice riabbassandomi l'avambraccio che voglio mangiargli il cuore "se 'na sera ti prende mmmmhheeee, capè?, il Renato c'ha sempre una destriera pronta ad essere montata dal suo cavaliere" e ride assestandomi una gran pacca sulla spalla che il cuore, prima di mangiarglielo, vorrei estrarglielo dalla cassa toracica con l'ausilio di una sola matita, per di più una volgare e merdosa Fila B2.
Perchè esistono questi?
Cui prodest?
Il Ruggi mi avvisa che la settimana prossima è a Milano per sistemare una certa cosa e che se sono su si cena assieme. Ma volentieri, perchè no?
Chiudo la telefonata al bar dove sto mangiando delle verdure artificiali e mi cade l'occhio sui piedi della mora stagionata che abita alle Lampados ed è a Milano per lo shopping.
Calzeless. Bella manza, sento un gonfiore e mi rendo consapevole di avere voglia di culo.
La voglia di culo è radicalmente diversa dalla voglia di fica.
La voglia di fica è fluida, scorre bene, rilassata, vorrei dire che certe volte passa sotto, come un brano di Al Jarreau.
La voglia di culo no.
Quando hai voglia di culo senti le budelle che si attorcigliano, che si annodano, senti dentro di te la voragine da cui esce la bestia dagli occhi rossi che ti ringhia di agire e tu hai l'esigenza VITALE di sentire un buco del culo che ti strizza il cazzo e te lo ciuccia e guardare quella stagionata carcassa di donna, puntellata di cosmesi che la rende ancora trapanabile, mi spinge ad immaginare i muggiti che potrebbe emettere se le picchiassi il mio randello d'alabastro nel culo e mi ritrovo la minchia pietrificata, mentre ho in bocca un pezzo di radicchio di plastica, due semi di mais non biodegradabili e tre fili di carota transgenica.
Potrei chiamare il Renato.
E incularmelo a bestia.
Perchè l'ha detto lui che il Renato pone rimedi, mica io.
Eh.
"Uè, ma tè mica puoi star qui così eh? Che la figa mica ti bussa alla porta eh. Tè devi far come ti dico io!" e mi abbassa l'avambraccio che vorrei spezzargli il collo "tè o ti iscrivi in palestra o a dei corsi di ballo. La là figa pullula, scolta mè, pullula. Altrimenti ti riduci a andar a annunci, che quelle ti mangian la piotta, no, no, scolta me. O palestra o ballo. Vedrai che lucido che te lo fanno, lo spingardino."
Io non lo so cos'è uno spingardino. Però già il fatto che finisca in "ino" mi lascia presagire che io non ce l'abbia, ma taccio, perchè il lavoro é lavoro, si sa.
"Uè, comunque, in ogni caso il Renato pone rimedi eh. Voglio dire" e fa la voce cospiratrice riabbassandomi l'avambraccio che voglio mangiargli il cuore "se 'na sera ti prende mmmmhheeee, capè?, il Renato c'ha sempre una destriera pronta ad essere montata dal suo cavaliere" e ride assestandomi una gran pacca sulla spalla che il cuore, prima di mangiarglielo, vorrei estrarglielo dalla cassa toracica con l'ausilio di una sola matita, per di più una volgare e merdosa Fila B2.
Perchè esistono questi?
Cui prodest?
Il Ruggi mi avvisa che la settimana prossima è a Milano per sistemare una certa cosa e che se sono su si cena assieme. Ma volentieri, perchè no?
Chiudo la telefonata al bar dove sto mangiando delle verdure artificiali e mi cade l'occhio sui piedi della mora stagionata che abita alle Lampados ed è a Milano per lo shopping.
Calzeless. Bella manza, sento un gonfiore e mi rendo consapevole di avere voglia di culo.
La voglia di culo è radicalmente diversa dalla voglia di fica.
La voglia di fica è fluida, scorre bene, rilassata, vorrei dire che certe volte passa sotto, come un brano di Al Jarreau.
La voglia di culo no.
Quando hai voglia di culo senti le budelle che si attorcigliano, che si annodano, senti dentro di te la voragine da cui esce la bestia dagli occhi rossi che ti ringhia di agire e tu hai l'esigenza VITALE di sentire un buco del culo che ti strizza il cazzo e te lo ciuccia e guardare quella stagionata carcassa di donna, puntellata di cosmesi che la rende ancora trapanabile, mi spinge ad immaginare i muggiti che potrebbe emettere se le picchiassi il mio randello d'alabastro nel culo e mi ritrovo la minchia pietrificata, mentre ho in bocca un pezzo di radicchio di plastica, due semi di mais non biodegradabili e tre fili di carota transgenica.
Potrei chiamare il Renato.
E incularmelo a bestia.
Perchè l'ha detto lui che il Renato pone rimedi, mica io.
Eh.
domenica 2 febbraio 2014
Peperoni
Certo che oh, incredibile eh. Il passato mi torna su, come i peperoni ripieni di carne.
Prima la Milly, poi venerdì sera la Ale, poi ieri sera.
Sono al winebar a dragar fica frolla che mi sento due occhi di bragia nella nuca e mi giro a vedere le sembianze di Caron dimonio, trovandomi di fronte un paio di calze coprenti a righe orizzontali viola e nere, bebè scamosciate, mini svasata, piumino corto e stretto, capelli rosso malpelo e un bicchiere di rosso in mano.
"Ciao Tazio, come stai?" chiede seria la lolita un po' invecchiata, ma parecchio migliorata, transitata verso una fattezza più compiuta, nettamente non sfigata, seppur sempre un po' intristita, generalmente più aggraziata.
"Ciao SquawMarina, io bene e tu?"
Sono epoche.
C'è il giorno in cui vuoi essere sottomessa ed umiliata ed il giorno in cui ti sei cagata il cazzo di queste stronzate e dici a todo el mundo: son così se mi vuoi, se no va a straffanculo, che io 'sta fase e 'sta frase le stimo anche di più, per tutta una somma di svariate ed avariate ragioni, ma nel complesso esistenziale del letto chiavaiuolo, l'essere cavalcato nella luce fioca di un'abat-jour molto calda da questa rifiorita Marina non mi spiace per nulla, così come mi aggrada in modo insospettato palpare la sua ciccetta, trovando che lo stato di "grassottella" (nome che non rende giustizia al sublime), nella luce fioca di un'abat-jour molto calda, le conferisca una vena di seducente erotismo che ripercuote le sue vibrazioni bollenti sul mio epididimo ingrossato e, nel momento in cui la giovane Werther maneggia nel punto di giunzione dei nostri sessi, gemendo, inarcandosi deliziosa, dichiarando sintetica alla fine "questo è il culo Taz… ", avverto con palpitante ed entusiasmante sentimento puro che qualcosa cambia, là dove nulla sembra cambiare mai.
Bella bambola di carne burrosa, bianca, non grassa, ma formosa, carnosa, dal pube polposo, depilato alla perfezione, "da quando mi hai rasata tu non me li sono fatti crescere più", dai piedini bambini con le unghiette smaltate di nero, la palpo, la strizzo, lei geme, i duri capezzoli rosa increspati e le tettine sodissime, mi svetta la fava e la donzella si arrotola sensuale i capelli rossi sulla sommità del capo e mi sbocchina divinamente, mormoro sozzure, ipotizzo scenari a tre e lei mi segue, dicendo che non è impossibile infilare nel mio letto anche una sua amica a cui piacciono i cazzi grossi e maturi e le chiedo se assieme se la sono mai leccata e lei mi guarda e mi dice certo, un po' stupita del mio bizzarro quesito e le vengo in gola, provando un amore infinito verso la sua bollente accoglienza e intimità amorevolmente concessa.
E' l'alba quando lei si riveste ed io servo caffè odorosi, quando mi preme scusarmi per l'incontro precedente e lei mi guarda severa dicendo: "Con questo hai quasi rovinato tutto. Di cosa cazzo ti scusi? Ero qui per essere brutalizzata e tu lo hai fatto."
Beviamo il caffè nel diluvio universale che ci spaventa tutti.
"Baciami"
"No"
"Perchè no, Marina?"
"Perchè non ci amiamo."
Mi manca già.
Prima la Milly, poi venerdì sera la Ale, poi ieri sera.
Sono al winebar a dragar fica frolla che mi sento due occhi di bragia nella nuca e mi giro a vedere le sembianze di Caron dimonio, trovandomi di fronte un paio di calze coprenti a righe orizzontali viola e nere, bebè scamosciate, mini svasata, piumino corto e stretto, capelli rosso malpelo e un bicchiere di rosso in mano.
"Ciao Tazio, come stai?" chiede seria la lolita un po' invecchiata, ma parecchio migliorata, transitata verso una fattezza più compiuta, nettamente non sfigata, seppur sempre un po' intristita, generalmente più aggraziata.
"Ciao SquawMarina, io bene e tu?"
Sono epoche.
C'è il giorno in cui vuoi essere sottomessa ed umiliata ed il giorno in cui ti sei cagata il cazzo di queste stronzate e dici a todo el mundo: son così se mi vuoi, se no va a straffanculo, che io 'sta fase e 'sta frase le stimo anche di più, per tutta una somma di svariate ed avariate ragioni, ma nel complesso esistenziale del letto chiavaiuolo, l'essere cavalcato nella luce fioca di un'abat-jour molto calda da questa rifiorita Marina non mi spiace per nulla, così come mi aggrada in modo insospettato palpare la sua ciccetta, trovando che lo stato di "grassottella" (nome che non rende giustizia al sublime), nella luce fioca di un'abat-jour molto calda, le conferisca una vena di seducente erotismo che ripercuote le sue vibrazioni bollenti sul mio epididimo ingrossato e, nel momento in cui la giovane Werther maneggia nel punto di giunzione dei nostri sessi, gemendo, inarcandosi deliziosa, dichiarando sintetica alla fine "questo è il culo Taz… ", avverto con palpitante ed entusiasmante sentimento puro che qualcosa cambia, là dove nulla sembra cambiare mai.
Bella bambola di carne burrosa, bianca, non grassa, ma formosa, carnosa, dal pube polposo, depilato alla perfezione, "da quando mi hai rasata tu non me li sono fatti crescere più", dai piedini bambini con le unghiette smaltate di nero, la palpo, la strizzo, lei geme, i duri capezzoli rosa increspati e le tettine sodissime, mi svetta la fava e la donzella si arrotola sensuale i capelli rossi sulla sommità del capo e mi sbocchina divinamente, mormoro sozzure, ipotizzo scenari a tre e lei mi segue, dicendo che non è impossibile infilare nel mio letto anche una sua amica a cui piacciono i cazzi grossi e maturi e le chiedo se assieme se la sono mai leccata e lei mi guarda e mi dice certo, un po' stupita del mio bizzarro quesito e le vengo in gola, provando un amore infinito verso la sua bollente accoglienza e intimità amorevolmente concessa.
E' l'alba quando lei si riveste ed io servo caffè odorosi, quando mi preme scusarmi per l'incontro precedente e lei mi guarda severa dicendo: "Con questo hai quasi rovinato tutto. Di cosa cazzo ti scusi? Ero qui per essere brutalizzata e tu lo hai fatto."
Beviamo il caffè nel diluvio universale che ci spaventa tutti.
"Baciami"
"No"
"Perchè no, Marina?"
"Perchè non ci amiamo."
Mi manca già.
mercoledì 29 gennaio 2014
Risorse
L'aver risentito la Milly ha riacceso in me esigenze articolate, suddivise in categorie precise, categorie a loro volta strutturate in sottocategorie dettagliate, con dettagli catalogabili con criteri uno a uno o uno a molti e mentre ieri sera sotto la doccia consideravo questo ordine di perfezione surreale, la minchia mi si è scappellata, pensando alla sua fagianona pelosa, ai suoi piedi, ai suoi occhi e così, a minchia randazza parallela al pavimento, ho rollato la rubri (a Milano si deve tagliare la parte finale delle paro) ho schiacciato il verdone e l'ho chiamata al cellu.
"Ciao Tazione!"
"Ciao Millona!"
E la rendo edotta delle condizioni del mio Supercazzofavazzorandazzo e lei mugola sorridente e mi strozzo la cappella pensando di allungarle il mio Femoredidinosauro nel culo e glielo dico pure e la sento respirare sozza, al che lei mi chiede Milano dove, Milano Milano Milano, rispondo solerte e poi dico e tu dove e lei mi dice Piacenza, al momento.
"Piacenza?" - "Eh sì, purtroppo"
"Ma cazzo, ma senti, stasera lavori? Hai clienti?" - "Uno alle dieci, un'ora."
"E uno alle undici esatte, che sono io!" - "Ma che te cliente, cazzooooo, ma davvero vieni?"
E da lì le battute si sono liquefatte luride, con tinte portuali e bestemmie e mi piace la Milly. Perchè la Milly è una risorsa, una potente risorsa. Si piega, ma non si spezza mai. Si cheta, ma poi riparte ruggendo. E' puttana da marciapiedi e signora del libertinaggio. E' tenera amante e spietata carnefice. Lurida topa di fogna e profumata orchidea del peccato.
***
Due e venti del mattino di oggi.
Nudi, in piedi, uno davanti all'altra, io con le mani legate dietro la schiena e la minchia dura come la kriptonite.
"Vuoi provarla una cosina 'forte'?" mi chiede con le occhiaie sudicie, bella come un delirio.
"Sì" rispondo senza chiedere.
"Allarga le gambe e non muoverti"
"Sì"
E lei porta indietro la tornita gamba di destra, sollevandola velocissima in un calcio a piede nudo sui miei coglioni.
Cado in ginocchio dal dolore.
Mi prende i capelli e mi sussurra "Piaciuto?" e non posso che rispondere un "Sì" sofferto, perchè era vero.
"Tocca a te adesso… prendimi a calci la figa" con un sorriso malato.
E mentre mi rialzo, barcollante, mentre lei è pronta davanti a me a gambe larghe, sibila: "Più forte che puoi".
E io la accontento, facendola accasciare sul pavimento in un rantolo di dolore.
La Milly è una risorsa.
Di sopravvivenza.
Assoluta.
"Ciao Tazione!"
"Ciao Millona!"
E la rendo edotta delle condizioni del mio Supercazzofavazzorandazzo e lei mugola sorridente e mi strozzo la cappella pensando di allungarle il mio Femoredidinosauro nel culo e glielo dico pure e la sento respirare sozza, al che lei mi chiede Milano dove, Milano Milano Milano, rispondo solerte e poi dico e tu dove e lei mi dice Piacenza, al momento.
"Piacenza?" - "Eh sì, purtroppo"
"Ma cazzo, ma senti, stasera lavori? Hai clienti?" - "Uno alle dieci, un'ora."
"E uno alle undici esatte, che sono io!" - "Ma che te cliente, cazzooooo, ma davvero vieni?"
E da lì le battute si sono liquefatte luride, con tinte portuali e bestemmie e mi piace la Milly. Perchè la Milly è una risorsa, una potente risorsa. Si piega, ma non si spezza mai. Si cheta, ma poi riparte ruggendo. E' puttana da marciapiedi e signora del libertinaggio. E' tenera amante e spietata carnefice. Lurida topa di fogna e profumata orchidea del peccato.
***
Due e venti del mattino di oggi.
Nudi, in piedi, uno davanti all'altra, io con le mani legate dietro la schiena e la minchia dura come la kriptonite.
"Vuoi provarla una cosina 'forte'?" mi chiede con le occhiaie sudicie, bella come un delirio.
"Sì" rispondo senza chiedere.
"Allarga le gambe e non muoverti"
"Sì"
E lei porta indietro la tornita gamba di destra, sollevandola velocissima in un calcio a piede nudo sui miei coglioni.
Cado in ginocchio dal dolore.
Mi prende i capelli e mi sussurra "Piaciuto?" e non posso che rispondere un "Sì" sofferto, perchè era vero.
"Tocca a te adesso… prendimi a calci la figa" con un sorriso malato.
E mentre mi rialzo, barcollante, mentre lei è pronta davanti a me a gambe larghe, sibila: "Più forte che puoi".
E io la accontento, facendola accasciare sul pavimento in un rantolo di dolore.
La Milly è una risorsa.
Di sopravvivenza.
Assoluta.
domenica 19 gennaio 2014
Sfümatüre di gran classe
Eccomi qui, nella MIA Milano. Nel MIO albergo. Che figata raga. Sono al massimo, sono a Milano, sono realizzato, che figata, finalmente. Un bel weekend da provinciale alle spalle, ma che soddisfazione, veramente: un venerdì sera di classe, intellettualmente stimolante, bella gente, bel locale, bella musica, veramente top. E poi sabato. Cazzo sabato veramente toppissimo.
Alla mattina ho ronfato un pochetto, poi mi sono svegliato, cannetta, scritto il post, mangiato al Centrale, quiche e tre Campari orange, cannetta ricca con la Aledellapale alle due in macchina in piazza che poi lei tornava alla pale, che sesso che mi fa con quelle leggins, poi via, in macchina, argine, pioggia, pedale a canna, vai, fittizio del boschizio arginizio pre alluvione, eccola lì, FIAT Stilo berlina rossa, gente intorno, distanti, c'è movement, c'è movida, c'è sozzida, che la notte arriva alle tre nella bassa e allora vai, Tazietti, ispeziona, toccati il cazzo dalla tasca dei jeans che così si imbarzottisce, plic-plic sul cappuccio di plastica, ciaf-ciaf sotto le suole di gomma, eccola lì la maiala, mezza nuda che se la mena lato passeggero e il cornuto è in mezzo a sta orda di merde e non si sa chi è, che bella troiona, occhiali da sole, abbondante, tra i cinquantacinque e i sessanta, la fica rasata, le autoreggie, lo stivale, bionda tinta o parruccata, che meloni fracassati sulle pieghe di lardo della panza, la lingua guizzante, ma aprilo quel cazzo di finestrino che il tuo cornuto è qua che sbava per vederti succhiare le minchie straniere, flash-flash-flash, i maiali fotografano, io riprendo con l'aIfon e la minchia che tira, sega di gruppo, ma che culo c'ha sto cornuto?, bei cazzi, guarda lì il maruchen che bel cazzo che c'ha, dai Tazietti, sfodera la sciabola che quella apre, giù di polso a sei centimetri dal finestrino, dai troia apri, grugnisco maniaco e lei apre, cazzomerda e succhia a pelle me, il maruchen, il pallidone, palladilardo e palladipelo, ma io voglio chiavarla e faccio il prepotente, "scopare no" sbava la scrofa stizzita, ci mancherebbe madame, certamente, "sborrami sulle tette", mavaffanculo sacco di merda putrefatta, fatti pisciare dal tuo cornuto e, per dispetto, sborro da solo dandole le spalle, sulle foglie marce.
Toh maiala, questo è per il tuo "scopare no".
Piscio dove mi trovo, incrociando il suo sguardo e mi spiace che non mi scappi da cagare.
---
Righe, righe, righe, righe, righe, il tavolino sembra un gessato, Ale amore, ma che storia sta bamba, ma taci Tazione che c'ho preso un gustone che non te lo immaginone.
Me lo dai il culino?, amore lo sai che mi sanguina facile, ma ti piace amorella?, mi piacerebbe come sensazione se poi non mi bruciasse infiammato sei mesi, ma amorella, ma fuori piove? ma guarda te fuori, che io mi pippo sta polistil un attimino.
E allora galoppami, Ale diverrima, che voglio urtarti la cervice senza ritegno, ma certo Tazione, questo sì, è un male bellissimo che me lo fai solo tu, mi ami Alina?, ma certo Tazino, quella stronza bagascia sull'argine non può capire quanto c'ha perso a non darti la figa amorone, ma senti Alina, ma i tuoi piedi puzzerebbero se non te li lavassi con quelle sette industrie chimiche che usi?, movè sì amore, a chi non puzzano i piedi?
Ai falsi, Ale.
Solo ai falsi farabutti.
Sborrami dentro Tazio.
Sì, amore.
---
E da domani, tutta vita. Non vedo l'ora. Che bel momento della mia vita dimmerda.
Alla mattina ho ronfato un pochetto, poi mi sono svegliato, cannetta, scritto il post, mangiato al Centrale, quiche e tre Campari orange, cannetta ricca con la Aledellapale alle due in macchina in piazza che poi lei tornava alla pale, che sesso che mi fa con quelle leggins, poi via, in macchina, argine, pioggia, pedale a canna, vai, fittizio del boschizio arginizio pre alluvione, eccola lì, FIAT Stilo berlina rossa, gente intorno, distanti, c'è movement, c'è movida, c'è sozzida, che la notte arriva alle tre nella bassa e allora vai, Tazietti, ispeziona, toccati il cazzo dalla tasca dei jeans che così si imbarzottisce, plic-plic sul cappuccio di plastica, ciaf-ciaf sotto le suole di gomma, eccola lì la maiala, mezza nuda che se la mena lato passeggero e il cornuto è in mezzo a sta orda di merde e non si sa chi è, che bella troiona, occhiali da sole, abbondante, tra i cinquantacinque e i sessanta, la fica rasata, le autoreggie, lo stivale, bionda tinta o parruccata, che meloni fracassati sulle pieghe di lardo della panza, la lingua guizzante, ma aprilo quel cazzo di finestrino che il tuo cornuto è qua che sbava per vederti succhiare le minchie straniere, flash-flash-flash, i maiali fotografano, io riprendo con l'aIfon e la minchia che tira, sega di gruppo, ma che culo c'ha sto cornuto?, bei cazzi, guarda lì il maruchen che bel cazzo che c'ha, dai Tazietti, sfodera la sciabola che quella apre, giù di polso a sei centimetri dal finestrino, dai troia apri, grugnisco maniaco e lei apre, cazzomerda e succhia a pelle me, il maruchen, il pallidone, palladilardo e palladipelo, ma io voglio chiavarla e faccio il prepotente, "scopare no" sbava la scrofa stizzita, ci mancherebbe madame, certamente, "sborrami sulle tette", mavaffanculo sacco di merda putrefatta, fatti pisciare dal tuo cornuto e, per dispetto, sborro da solo dandole le spalle, sulle foglie marce.
Toh maiala, questo è per il tuo "scopare no".
Piscio dove mi trovo, incrociando il suo sguardo e mi spiace che non mi scappi da cagare.
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Righe, righe, righe, righe, righe, il tavolino sembra un gessato, Ale amore, ma che storia sta bamba, ma taci Tazione che c'ho preso un gustone che non te lo immaginone.
Me lo dai il culino?, amore lo sai che mi sanguina facile, ma ti piace amorella?, mi piacerebbe come sensazione se poi non mi bruciasse infiammato sei mesi, ma amorella, ma fuori piove? ma guarda te fuori, che io mi pippo sta polistil un attimino.
E allora galoppami, Ale diverrima, che voglio urtarti la cervice senza ritegno, ma certo Tazione, questo sì, è un male bellissimo che me lo fai solo tu, mi ami Alina?, ma certo Tazino, quella stronza bagascia sull'argine non può capire quanto c'ha perso a non darti la figa amorone, ma senti Alina, ma i tuoi piedi puzzerebbero se non te li lavassi con quelle sette industrie chimiche che usi?, movè sì amore, a chi non puzzano i piedi?
Ai falsi, Ale.
Solo ai falsi farabutti.
Sborrami dentro Tazio.
Sì, amore.
---
E da domani, tutta vita. Non vedo l'ora. Che bel momento della mia vita dimmerda.
giovedì 16 gennaio 2014
Perdere l'amore
Che dueccoglioni, speravo di schiodare oggi pomeriggio e invece no, mi tocca stare qui anche domani. Vorrà dire che più tardi sfoglierò ancora quel grazioso forum e mi farò raggiungere da una professionista anche stasera.
Ieri sera la CamPol (camerierina polacca) mi arriva in camera, che lei si fa ascensori di servizio e scale perchè dice che se la tanano la licenziano, insomma mi arriva in camera di soppiatto, entra, la invito ad accomodarsi, mi dice che resta in piedi e poi, con un italiano più che dignitoso, mi spiega che tra noi tutto è finito e ciao.
E ciao, cazzo devo fare?
La Squinzy mi esseemmeessa chiedendomi se sono a Milano nel weekend e io rispondo di no, ma chiedo anche il perchè e lei mi risponde che una sua amica "vernicia" una galleria d'arte e voleva ci andassimo assieme e io penso "diobono se siamo figazzi e ultrakewl", ma no grazie, torno a casa nella bassa a mangiare la salamella in mutande e calzini, che sotto la tavola mi voglio sgrullare anche il campanazzo mentre rutto le patate fritte guardando La Soldatessa alle Grandi Manovre.
Ma poi, 'sta Squinzy, chi cazzo è? Boh.
La settimana prossima, se il Ruggi sale a Parigi, quasi quasi lo raggiungo. Farà un freddo siderale, ma almeno si va a troie assieme, oltre a toglierci qualche fraterno sfizietto quando saremo ben carburati.
Chedueccoglioni. C'ho Miss Flamingo da soddisfare e poi anche l'Aledellapale, insomma, non posso essere troppo enucleato dai miei affetti solidi e certi. Eh.
Specie adesso che la mia fidanzata pol(v)acca mi ha dato il benservito.
Adesso mi cerco una spalla su cui sbavare stasera.
Ieri sera la CamPol (camerierina polacca) mi arriva in camera, che lei si fa ascensori di servizio e scale perchè dice che se la tanano la licenziano, insomma mi arriva in camera di soppiatto, entra, la invito ad accomodarsi, mi dice che resta in piedi e poi, con un italiano più che dignitoso, mi spiega che tra noi tutto è finito e ciao.
E ciao, cazzo devo fare?
La Squinzy mi esseemmeessa chiedendomi se sono a Milano nel weekend e io rispondo di no, ma chiedo anche il perchè e lei mi risponde che una sua amica "vernicia" una galleria d'arte e voleva ci andassimo assieme e io penso "diobono se siamo figazzi e ultrakewl", ma no grazie, torno a casa nella bassa a mangiare la salamella in mutande e calzini, che sotto la tavola mi voglio sgrullare anche il campanazzo mentre rutto le patate fritte guardando La Soldatessa alle Grandi Manovre.
Ma poi, 'sta Squinzy, chi cazzo è? Boh.
La settimana prossima, se il Ruggi sale a Parigi, quasi quasi lo raggiungo. Farà un freddo siderale, ma almeno si va a troie assieme, oltre a toglierci qualche fraterno sfizietto quando saremo ben carburati.
Chedueccoglioni. C'ho Miss Flamingo da soddisfare e poi anche l'Aledellapale, insomma, non posso essere troppo enucleato dai miei affetti solidi e certi. Eh.
Specie adesso che la mia fidanzata pol(v)acca mi ha dato il benservito.
Adesso mi cerco una spalla su cui sbavare stasera.
martedì 14 gennaio 2014
Scorci della MIA Milano
Piove. Ahhh che meraviglia, io adoro la MIA Milano con la pioggia. Anche
perchè la pioggia valorizza e enfatizza la già gioiosa ed estroversa
simpatia dei MIEI milanesi in una maniera che non vi dico. Ahhh la MIA
Milano mi dà sempre tantissime soddisfazioni.
Oh, per rimanere in tema come di consueto, ma quanto cazzo costano le pareti attrezzate? Ma di che cosa le fanno? Oro e fumo? Platino e coca? 'Sti grancazzi, ci sono rimasto dimmerda. Sono proprio un provincialotto fuori dal mondo, speriamo che la MIA Milano mi evolva un po'.
Ieri sera mi ha raggiunto nella mia camera d'albergo, ultralusso anni settanta, una professionista del sesso che avevo contattato nel meriggio grazie ad un forum specializzato. I servizi che offre la MIA Milano sono superbi. Provate a scrivere in Gugol "Escort Milano" e godetevi le settemila pagine di vetrine del sesso. Poi provate a scrivere "Escort Eboli" e godetevi il primo annuncio di uno sfigato come il male che tenta di vendere la sua Ford.
Un gran bel mignottone di quarantatre anni, capelli biondi corti, due chiappe monumentali, belle gambe, piedi da sindrome di Stendhal, due zinne così e poi, sopra ogni cosa, italiana.
Mica è facile eh. Il vento dell'est spira anche qui nella MIA Milano, ma non ha senso che io paghi carne dell'est quando posso attingere tra il personale del grill qua sotto e materassarmi la camerierina polacca, turni permettendo.
Beh, insomma, la mammifera si spoglia ed è ricca di barocche bardature ippiche: calze con la riga e reggicalze, scarpe pump tacco 39, guepiere, bustier, brassiere, jeanpierre e parterre.
"Senti" le dico garbato "Ti pregherei di non offenderti, ma se tu fossi totalmente nuda io ne gioirei a mille" e lei ha acconsentito ed io ho aiutato, come si addice a gentiluomini del mio lignaggio.
Bella manza da tutta nuda eh. Tira dei pompini scoperti di discreta fattura, è gioviale, simpatica, sorridente, si fa mangiare la brogna ornata da un ciuffetto di peli, si fa mangiare anche il bocciuolo di rosa, ma non lo dà a nessuno e per nessuna cifra.
Sa usare i piedi in maniera eccellente. Dopo essere stato vestito di gomma, gliel'ho allungato tutto dentro e ci ho messo tanto di quel mio che non ve lo so dire e lei pareva godere, pareva venire, poi a un tratto m'è parso di cominciare a venire e lei (propositiva e servizievole) m'ha proposto di "terminarmi" coi suoi piedi, cosa che è riuscita gran gran bene.
"Sei bravo sai?" mi dice giunoicamente adagiata su un carnoso e sensuale fianco.
"Lo dirai a tutti" smignotteggio smorfioso.
"A tutti quelli che mi fanno venire" e questa versione mi è piaciuta, vera o falsa che fosse, non ha nessuna importanza.
Dopo un'ora esatta nella mia camera regnava la pace aromatizzata di un dolce profumo femminile che non saprei dir qual'è.
Mi stendo ignudo sul letto sorseggiando un wodkone famiglia e chiamo la Gianna Miss Flamingo per renderla edotta di questa suarè e da dettaglio nasce dettaglio, la Miss è curiosa, io sono una troia e s'è finiti a far sesso al telefono come due suini di razza Durock.
La MIA Milano mi coccola.
Cosa potrei desiderare di più dalla vita?
A parte un muscoloso e peloso agricoltore lucano con le voglie sporcaccione nel sederino, direi niente.
*****
Foto tratte dal suo sito.
Oh, per rimanere in tema come di consueto, ma quanto cazzo costano le pareti attrezzate? Ma di che cosa le fanno? Oro e fumo? Platino e coca? 'Sti grancazzi, ci sono rimasto dimmerda. Sono proprio un provincialotto fuori dal mondo, speriamo che la MIA Milano mi evolva un po'.
Ieri sera mi ha raggiunto nella mia camera d'albergo, ultralusso anni settanta, una professionista del sesso che avevo contattato nel meriggio grazie ad un forum specializzato. I servizi che offre la MIA Milano sono superbi. Provate a scrivere in Gugol "Escort Milano" e godetevi le settemila pagine di vetrine del sesso. Poi provate a scrivere "Escort Eboli" e godetevi il primo annuncio di uno sfigato come il male che tenta di vendere la sua Ford.
Un gran bel mignottone di quarantatre anni, capelli biondi corti, due chiappe monumentali, belle gambe, piedi da sindrome di Stendhal, due zinne così e poi, sopra ogni cosa, italiana.
Mica è facile eh. Il vento dell'est spira anche qui nella MIA Milano, ma non ha senso che io paghi carne dell'est quando posso attingere tra il personale del grill qua sotto e materassarmi la camerierina polacca, turni permettendo.
Beh, insomma, la mammifera si spoglia ed è ricca di barocche bardature ippiche: calze con la riga e reggicalze, scarpe pump tacco 39, guepiere, bustier, brassiere, jeanpierre e parterre.
"Senti" le dico garbato "Ti pregherei di non offenderti, ma se tu fossi totalmente nuda io ne gioirei a mille" e lei ha acconsentito ed io ho aiutato, come si addice a gentiluomini del mio lignaggio.
Bella manza da tutta nuda eh. Tira dei pompini scoperti di discreta fattura, è gioviale, simpatica, sorridente, si fa mangiare la brogna ornata da un ciuffetto di peli, si fa mangiare anche il bocciuolo di rosa, ma non lo dà a nessuno e per nessuna cifra.
Sa usare i piedi in maniera eccellente. Dopo essere stato vestito di gomma, gliel'ho allungato tutto dentro e ci ho messo tanto di quel mio che non ve lo so dire e lei pareva godere, pareva venire, poi a un tratto m'è parso di cominciare a venire e lei (propositiva e servizievole) m'ha proposto di "terminarmi" coi suoi piedi, cosa che è riuscita gran gran bene.
"Sei bravo sai?" mi dice giunoicamente adagiata su un carnoso e sensuale fianco.
"Lo dirai a tutti" smignotteggio smorfioso.
"A tutti quelli che mi fanno venire" e questa versione mi è piaciuta, vera o falsa che fosse, non ha nessuna importanza.
Dopo un'ora esatta nella mia camera regnava la pace aromatizzata di un dolce profumo femminile che non saprei dir qual'è.
Mi stendo ignudo sul letto sorseggiando un wodkone famiglia e chiamo la Gianna Miss Flamingo per renderla edotta di questa suarè e da dettaglio nasce dettaglio, la Miss è curiosa, io sono una troia e s'è finiti a far sesso al telefono come due suini di razza Durock.
La MIA Milano mi coccola.
Cosa potrei desiderare di più dalla vita?
A parte un muscoloso e peloso agricoltore lucano con le voglie sporcaccione nel sederino, direi niente.
*****
Foto tratte dal suo sito.
domenica 12 gennaio 2014
Aggiornamenti ed auguri
Per me la Gianna è Miss Flamingo, un po' perchè l'ho rimorchiata lì, al geriatrico danzerino della bassa, un po' perchè non cerca l'amore, ma il cazzo. Certo, non è una diva di Hollywood, ma ha dei bei lineamenti del viso e un corpo carnoso, con la cellulite, le smagliature, la pancetta da vodka, due tette rimaste intatte nonostante i suoi sessantanni e poi è brava di bocca e di mano. E' abbronzatissima, ha i capelli tagliati corti e bianchi per "sputare in faccia alle troie che rifiutano la vecchiaia", è vedova, ha dei bei piedi e si spenna la passerona. Una porca sublime.
L'ho visitata a fondo anche ieri sera. Mi piace, mi arrapa a bisonte, mi fa godere quel suo respiro ansimante e la voce roca di cinquanta Marlboro rosse al giorno.
Appena posso ritornare la visito.
"Dottore mi dica, ho un bruciorino qui" e mi mostra la passerona pelata. La adoro.
Ritornare.
Il più bel ritorno, per me, sarebbe a Dakar. Tolto quello, un posto vale l'altro. Cazzo me ne frega, persino Milano va bene ed infatti va bene, poichè mi sparo giornate su giornate a Milano. K avrà una blanda ed illusoria erezione, GQ sorriderà sotto i baffi di plastica, massì amici, non ho più principi, sono una puttana totale, lavoro a Milano.
Poi c'è quella camerierina polacca nel grill lì sotto che mi piace un casino: seno piatto, capezzoli scuri, capelli neri, magrissima, piedi ossuti e odorosi, fica rasata a rasoio che mi piace sentire le punte dei peli che mi graffiano. Anche lei amante grossi calibri e, in questo, il Taziotroia può esprimere un pubblico parere.
La Gianna mi dice che con un'altra donna non c'è mai stata e io le dico "ma se ti organizzo ti andrebbe?" - "ho tempo a dir di no la seconda volta se c'ho i motivi" e la trovo saggerrima, ma poi mi punge la curiosità di sapere se in tre è mai successo "ero giovane, molto giovane, ma non ti credere chissà cosa eh?, gli ho fatto una sega per uno mentre facevo la carne nel panino…" e ride sguaiata, la adoro.
Lei sì che sarebbe una compagna adeguata da Canarie.
Gliene parlerò.
Qui è tutto successo in frettissima, non mi va di darvi i dettagli. Sappiate solo che sto aprendo un ufficio per qualcuno, una cosa pesante, costosa. Io ci guadagno dei bei soldi, una camera fissa in un albergo da cui vedo quello Stonehenge disgustoso di Unicredit, tutte le spese, sono pieno di bouns e mi è pure toccata una Mercedes B 220 cdi con ogni cazzo di diavoleria e targa Monaco, che oggi fa sempre la sua vacca figura.
E col Costa?
Il Costa mi ha chiesto scusa, ovviamente. Egli è un calamaro acefalo che attende che qualcuno gli fornisca le risposte che, non essendogli brillate, egli ritiene più intelligenti. Ciao Costantino, saluta Appraga.
Martedì scorso ho cenato con la Squinzy. Mi ha portato lei. Non mi ricordo manco il nome del posto. Mi piacerebbe vederla a letto con la camerierina polacca. Anche se non so se la camerierina è bisex. Ma quando sono giovani provano tutto, sì. Era senza calze, quella troia della Squinzy. Ho gradito al punto da segarmi in privato, in albergo.
Diciassette e ventitre e sono nella mia camera d'albergo di ultralusso anni settanta, con la felpa black block e nudo sotto, a scrivervi, perchè ve lo dovevo. Potevo venire su domattina, lo so, ma il traffico mi fa perdere il mio proverbiale equilibrio emotivo e io non voglio che nulla scalfisca l'immagine equilibrata che ciascuno di voi ha di me.
Più tardi andrò a mangiare da solo al grill e poi ciuccerò quei capezzoli di ferro su quelle tette inesistenti e proverò a ingravidarla un'altra volta, ma mi sa che prende la pillola, la camerierina polacca del grill.
Credo di avervi aggiornato in linea di massima.
Buon anno a tutti.
L'ho visitata a fondo anche ieri sera. Mi piace, mi arrapa a bisonte, mi fa godere quel suo respiro ansimante e la voce roca di cinquanta Marlboro rosse al giorno.
Appena posso ritornare la visito.
"Dottore mi dica, ho un bruciorino qui" e mi mostra la passerona pelata. La adoro.
Ritornare.
Il più bel ritorno, per me, sarebbe a Dakar. Tolto quello, un posto vale l'altro. Cazzo me ne frega, persino Milano va bene ed infatti va bene, poichè mi sparo giornate su giornate a Milano. K avrà una blanda ed illusoria erezione, GQ sorriderà sotto i baffi di plastica, massì amici, non ho più principi, sono una puttana totale, lavoro a Milano.
Poi c'è quella camerierina polacca nel grill lì sotto che mi piace un casino: seno piatto, capezzoli scuri, capelli neri, magrissima, piedi ossuti e odorosi, fica rasata a rasoio che mi piace sentire le punte dei peli che mi graffiano. Anche lei amante grossi calibri e, in questo, il Taziotroia può esprimere un pubblico parere.
La Gianna mi dice che con un'altra donna non c'è mai stata e io le dico "ma se ti organizzo ti andrebbe?" - "ho tempo a dir di no la seconda volta se c'ho i motivi" e la trovo saggerrima, ma poi mi punge la curiosità di sapere se in tre è mai successo "ero giovane, molto giovane, ma non ti credere chissà cosa eh?, gli ho fatto una sega per uno mentre facevo la carne nel panino…" e ride sguaiata, la adoro.
Lei sì che sarebbe una compagna adeguata da Canarie.
Gliene parlerò.
Qui è tutto successo in frettissima, non mi va di darvi i dettagli. Sappiate solo che sto aprendo un ufficio per qualcuno, una cosa pesante, costosa. Io ci guadagno dei bei soldi, una camera fissa in un albergo da cui vedo quello Stonehenge disgustoso di Unicredit, tutte le spese, sono pieno di bouns e mi è pure toccata una Mercedes B 220 cdi con ogni cazzo di diavoleria e targa Monaco, che oggi fa sempre la sua vacca figura.
E col Costa?
Il Costa mi ha chiesto scusa, ovviamente. Egli è un calamaro acefalo che attende che qualcuno gli fornisca le risposte che, non essendogli brillate, egli ritiene più intelligenti. Ciao Costantino, saluta Appraga.
Martedì scorso ho cenato con la Squinzy. Mi ha portato lei. Non mi ricordo manco il nome del posto. Mi piacerebbe vederla a letto con la camerierina polacca. Anche se non so se la camerierina è bisex. Ma quando sono giovani provano tutto, sì. Era senza calze, quella troia della Squinzy. Ho gradito al punto da segarmi in privato, in albergo.
Diciassette e ventitre e sono nella mia camera d'albergo di ultralusso anni settanta, con la felpa black block e nudo sotto, a scrivervi, perchè ve lo dovevo. Potevo venire su domattina, lo so, ma il traffico mi fa perdere il mio proverbiale equilibrio emotivo e io non voglio che nulla scalfisca l'immagine equilibrata che ciascuno di voi ha di me.
Più tardi andrò a mangiare da solo al grill e poi ciuccerò quei capezzoli di ferro su quelle tette inesistenti e proverò a ingravidarla un'altra volta, ma mi sa che prende la pillola, la camerierina polacca del grill.
Credo di avervi aggiornato in linea di massima.
Buon anno a tutti.
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