Tu ti rendi conto che potrei essere tuo padre, che sono povero in canna, alcolizzato, drogato e maniaco sessuale?”
“Boh, sì.”
“E’ tutto quello che hai da dirmi al riguardo?”
“Boh, sì, credo di sì.” – e ride molle come un marshmallow da abbrustolire.
“Ma a te piace più la speed o la bambolina da sola o la bianca da sola?” – chiede trasognata.
E io adoro queste occasioni di distinzione semantica tra i significanti.
“La bamba è facile, modulare, gestibile anche in chiesa. La speed mi fa scopare come un cazzuto dio medievale che il Trono di Spade lo usava come bidè, la thai da sola tirarla è uno spreco, magari fumarla sì, quello è da posh, ci sta.”
“Giusto, giusto. A me piace fumare la gialla. O farmi le pistine sul tuo uccello. Molto train spotting.”
E chiaviamo.
Moltissimo.
“Tea, lo faresti un film porno?”
“Boh, se son strafatta come adesso, può essere che mi faccia anche un corso di ricamo”
“No, dai, seriamente.”
“Seriamente. Io e te un porno? Ci può stare. Hai le ‘attitudini’…” – e ride scimunita.
“Ma no, io faccio regia, fotografia, luci, sceneggiatura. Tu lo fai con un attore.”
“CON UNO SOLO? Nah, morta lì, poca roba.” – e si ride.
Poi si mette a sedere, nuda, alla luce della lampada gialla, arrotola, inala rumorosa, si massaggia le narici, si stende di fianco a me e mormora baciandomi “Faccio tutto quello che vuoi che faccia, scemo.”
E chiaviamo.
Moltissimo.
***
La Tea è come un’auto di grossa cilindrata, magari una di quelle definite da zingari, ma con un motore da panico. Uno come Max si accontenta d’andarci al bar facendola appena brontolare al minimo. Io voglio premere a fondo fino a farla urlare a settemilagiri in tutte le marce.
Forse fonde, ma non fonde.
Ma al bar non mi ci fermo.
No.
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