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domenica 20 agosto 2017
Costatotò Squinternaci
“Nihend Thaz, hallor, c’è quest siduhazion…” e il soggetto somigliante a un Totò Schillaci post parrucchino e post figlio nero, mi sciorina la sua vision del concept, agitando le tozze manine inanellate a cazzo, coi RayBan Aviator a specchio a fermargli la chioma ciuffea, garantendogli così a pieno titolo visivo l’aura da puttanier-spacciator-mafioso che, in un certo qual modo, gli appartiene di diritto.
Location: la Solita, come si conviene alle tappe della vita più importanti, tavolino per due defilato, come una coppia gay pre out coming, il Costa fuma, fottendosene dei borbottii, perché lui “manco ithaliano sono, cazzo rompetaminc”, sentenza giustissima che pone inevitabilmente l’attenzione su quando cazzo mai lo sarebbe stato, italiano.
Un progetto ambizioso, assolutamente pericoloso ed illegale al punto che chiunque dotato di un briciolo di buonsenso ne avrebbe rifiutato qualsiasi coinvolgimento ed io, pur essendo dotato di men di un briciolo di buonsenso, non ho esitato ad accettare con curiosità e malcelato entusiasmo.
E dopo sette sambuche ed un clima assai più rilassato di quello iniziale, il calabrone ha ripreso il suo traghetto della Tirrenia mascherato da SUV ed ha proseguito il suo tour Soverato – Praga con tappa a Taziopoli giusto per due chiacchiere col Maestro, come giustamente mi definisce.
Nessuna fretta, nessuna pressione, quando ho tempo salgo a Praga e da lì, in “acque amiche” come sinistramente le definisce il Costa, si comincia a fare un’analisi di fattibilità.
Bella lì Costafrate Frà Costa.
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