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lunedì 21 agosto 2017

Intimità da festina




Beh sai com’è, io al Flamingo ci vado da un bel po’, ok che frequento di sopra a caccia della milf/gilf dei miei sogni cessaioli smanettoni, ma una rampetta di scale per scendere giù nella sala lenti anni ’80, così buia e così “festina”, riesco ancora a farla.

“Oh ma vè chi c’è” dice una voce femminile nota, alle mie spalle, al che mi ruoto e visiono una milfona da urlo, bionda, capello corto a boccoloni, tettona che diograzie, abito lungo nero, sandalo fottimicomesenoncifosseundomani, vualà chi c’è?

La Nadia, moglie pro tempore del Max l’alcolizzato rinconglionito.

Che stupore, amisgi, non credevo che la Nadia mi cagasse, specialmente in assenza del Max, specialmente se in compagnia di alieni amici cciovani.
Puzza di raccolta informazioni, ovviamente. Ed ovviamente io ci sto.

Baci, abbracci, sorrisi, cortesia, come stai e come non stai, ma cosa bevi bella bionda, quello che bevi tu Tazio (che sexy, mi ha sempre messo di buon turgore questa risposta) e allora vieni, la stacco dal gruppone, la piallo al bar, due bourbon lisci, acqua e ghiaccio a parte, cin, cin, ma tu pensa, è da una vita, già, ma dimmi come stai Nadietta.

Tristi racconti di disagio esistenziale appena accennato, perché i dettagli li devo dare io, mica lei, che comunque ‘sto disagio appena accennato mal coniuga con la mise, il locale e gli amici cciovani.
Faccio quello che comprende discreto, ordino un altro giro di burboni birboni, poi mi arriva Rufus e Chaka Khan e cosa vuoi fare? non la inviti a ballare? e si balla ragazzini, canticchiando e ridendo e cristogesùsanto che due tette, io così vicine e nude sotto un capino di stoffa micrometrica non avevo mai avuto il piacere.

E mi fissa sorridente come una ragazzina alla festa che viene raccattata dal bello della scuola e io sorrido di rimando e balliamo soavi, con quelle tettone carneadi che mi premono sullo stomaco attonito e la stringo e la abbraccio, che Chaka Khan era bella che a letto e le carezzo la schiena in questo cheek-to-cheek inaudito, la sua testa sulla mia spalla, la manina nella mia, appoggiata al petto e la mia altra mano che mi sottolinea via radio a canale riservato che è suo dovere preciso indagare se la femmina è perizomata, mutandata o priva e così dò luce verde alla mano che assesta una signora carezza sulla chiappa da giovane rizdora culea, sortendo un “Tazio!” divertito e gioioso (e che comunque la risposta era “perizoma/tanga”) ed allora mi accoccolo a baciarle il collo e a sussurrarle groomer all’orecchio che mi è sempre piaciuta, ma che era irraggiungibile, lontana, schermata, recintata e lei strabuzza, mi prendi in giro? Mo nò che non ti prendo, Nadia, te lo dico che siam qui intimi e si balla stringendoci di più e io mitraglio antichi dettagli irrisori che fanno un effetto stragista (cogliere sempre i dettagli irrisori, memorizzarli e spenderli) e ci appiccichiamo così tanto che era pressoché impossibile non farle avvertire un’erezione estroversa e di carattere, ma la Nadia fa la stupida, ma stupida non è.

E flirtiamo.
E ci strusciamo.
E dopo molto la riammollo al gruppone e lei fruga nella borsa, tira fuori il parlafono e distrattamente mi chiede “Max lo vedi?” a cui io rispondo uno scontato “E’ dà un bel po’ che non lo vedo”

“So che gli è spuntata la passione pedofila” – “La cosa? Ma dai, scema!”
Dai che sai benissimo a cosa mi riferisco, o non sai niente niente?” e mi pianta gli occhi negli occhi ridendo crudele e poi aggiunge rapidamente “Dammi uno squillo che così ho il tuo numero: 347…”.

“Magari mi porti a cena, una sera” aggiunge troia e ammiccante ed io rispondo affermativo, un piacere, magari, sentiamoci presto, baci, ciao Nadia, ciao cciovani, ciao, ciaone.

Puttana falsa, ipocrita e pericolosissima.
Io ci sto, quasi quasi.

E perchè no?








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