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martedì 22 gennaio 2013

Lunedì: Acciaio chirurgico

Lunedì mattina, puntuale come un esattore di Equitalia, alle ore zeroottotrezero ho varcato la soglia della bottega. Ho salutato la Betta triste che non ha dato parola all'espressione di stupore nel vedermi e mi sono diretto alla mia Nespresso, che un ristrettino capsula nera era esattamente la cura necessaria a caricarmi.

Ho poi infilato la porta del mio ufficio, chiudendola dietro di me, contando i minuti che mi separavano dall'arrivo del Ruggi. Che alle zeronovezerozero, puntuale come ogni galantuomo d'affari che si rispetti, ha varcato la soglia principale della bottega, annunciato successivamente da BettaLaTriste.

Abbiamo discusso ore circaquattro ore di dettagli. Abbiamo spulciato, per ore circaquattro, carte e cartine, file e filini, ho risposto ad ogni domanda, richiesta, quesito. Abbiamo telefonato in banca, al commercialista, all'avvocato ed anche al Mago Otelma. Abbiamo scritto in bella scrittura pagine di punti, note, dettagli, commi, paragrafi, somme, deroghe, balzi e balzelli, codici e codicilli, integrazioni ed estensioni, divieti e concessioni, facoltà ed inabilitazioni e poi, finalmente, siamo andati a pranzo assieme.

E a pranzo, subito dopo aver ordinato, il Ruggi ha sfoderato un sorriso e mi ha detto ok. "Si fa Taz", proprio così mi ha detto. Ed abbiamo pranzato lenti, consci che nella bottega i fagiuoli bollivano, consci che la convocazione della riunione d'urgenza, al nostro rientro, così inaspettata non sarebbe risultata.

E siamo rientrati.
E ho convocato mezzo BettaLaTriste, affinché ella conferisse ancor più un'ufficialità seria, in luogo del classico urlo da Tarzan con cui convoco usualmente le riunioni.
Location: mio ufficio, tavolo lungo. Partecipanti: Betta, Loca, Costa, Zack, Umbe. Al capo del tavolo io, imperante imperatore. Leggermente arretrato rispetto a me, il Ruggi.
Clima da Ok Corral.

Attacco la spiega. 
Spiego lento, ma persuasivo, senza alcuna ansia, senza alcuna fretta, scrivo su un foglio la cifra in euro delle fatture non incassate, faccio un passaggio alla colombella sui cazzi miei all'estero, ricordo che la banca non è un bancomat e che in un mese, salvo saldo fatture, abbiamo asciugato l'affidamento, ergo niente stipendi, niente risorse, niente bollette, niente startup per lavori nuovi, niente di niente e quindi, io cedo quote societarie a chi me le chiede, nonostante si sia messi male.

Silenzio.

Proseguo, presentando il Ruggi, che tanto era inutile perchè lo conoscono sino a Timbuctu, spiego chi è, altra spiegazione inutile e poi vengo al dunque: lui compra l'80 a me resta il 20.
Fine.
E gli cedo la parola.
E l'imperatore imperante arretra, lasciando che l'Eminenza avanzi di posizione. Il gioco degli scacchi della vita.

Il Ruggi è rotto, come si dice qui senza riferimenti al culo, parte dall'inizio, monocorde e asettico, montiano, androide, semina rassicurazioni, semina garanzie, semina tranquillità, progetti, crescita, sviluppo, organizzazione, investimenti, coperture, scenari, semina embrioni di squadra, irrora di lodi, cosparge di stima e poi scopre l'asso nella manica: dice che ci crede così tanto che il 30 del suo 80 è opzionabile, parole note, opportunità, il futuro è nelle vostre mani, poi mixa, sfuma il brano, si cheta e gli scansiona le retine memorizzandole in file separati.

Silenzio.

Chiedo se vi sono domande e nessuno proferisce parola.
Sento la rabbia di dentro, manco so perchè, e dico che se è tutto perfettamente chiaro e a posto, possono tornare a ciò che stavano facendo e mi scuso per il tempo sottratto.
Una transumanza lascia i mio ufficio tra lo strascinamento di sedie e i rumori dei corpi che fendono l'aria.

Una volta vuota la stanza, il Ruggi mi suggerisce di andarcene a bere un caffè in piazza.
E io accetto.
Una volta lì mi sorride con l'aria di chi ha già visto il film e mi dice che ora si innescheranno tre fasi: la prima è la furia. La seconda, notturna, la preoccupazione. La terza, selezionatrice, filtrerà i fessi caparbi non disponibili a compromessi, da quelli saggi, che ispezioneranno l'opportunità di allearsi col "nemico" per salvaguardare le proprie rendite di posizione. Ed io devo essere fuori scena, per tutte e due le prime fasi, ma non per la terza, dove dovrò diffondere opportunità e disponibilità.

Son fatti così gli affari a un certo livello?
Non ci sono tagliato, ma mi lascio guidare.

E, con una inattesa correttezza, mi ripete per la tera volta in due giorni la storyboard di questa operazione: lui compera, delega il Loca a managing director, lascia inalterate le cose per quei cinque-sei mesi che gli consentiranno di raccogliere elementi per operare decisioni e poi: 1. sposta la sede in un capoluogo di provincia che non sia un paesotto quasi terremotato della bassa, 2. cede il suo 30 a una società che non importa che ne parliamo, 3. investe, allarga, capitalizza, espande e poi incomincia a cercare di venderla. Morti sul campo: tutti. D'altra parte, mi dice, con questa gestione, quanti morti sul campo rimarranno? Tutti.

"Tiraci fuori una bella casa tua, di famiglia, ultrafiga, da quell'ufficio" mi dice sorseggiando un goccio d'acqua. "Là c'è un progetto di ristrutturazione totale, Taz e quello lo fa, te lo garantisco".
E perchè me lo garantisce?
Perchè pur di pisciare sul fiammifero a Caparezza e alla Lidia, il capitale al proprietario ce lo ha messo lui.

Scelta, momento cruciale.
Io odio i momenti cruciali, lo sapete.
Dire la frase "Senti il notaio quando ha un buco" significa mandare a morte la Betta, il Loca, il Costa, l'Umbe e lo Zack.
Del Loca non me ne frega un cazzo, lo dico senza peli sulla lingua, anche perchè la sua donna ce l'ha liscia come la Barbie.
Zack: non riesco a metterlo nella fila dei pensieri, non lo conosco, non mi dà preoccupazione.
Il Costa è un fratello, con quello che prendo posso anche mantenerlo.
L'Umbe è un bravo ragazzo, posso provare ad aiutarlo.
La Betta è triste, ma putrtroppo, sono stati e sono cazzi suoi.

"Senti il notaio quando ha un buco, facciamo in fretta" dico.
E il Ruggi telefona e contratta altezzoso.
Venerdì mattina. Ok.
"Posso darti qualcosa in contanti di mio, se hai bisogno, me li restituisci appena incassi gli assegni."
"Non occorre, grazie, qualcosa a cui dar fondo ce l'ho."

Stretta di mano.

Si gira pagina.

5 commenti:

  1. Qualcosa mi sfugge e va oltre la mia comprensione. A te cosa rimane? La casa? E dal notaio vai per la Società? Sìì prudente, al Ruggi gli scopavi la moglie e anche se non eri il solo, a un marito questa cosa brucia sempre, poi dopo aver visto il tuo biscione ancor di più.
    Con affetto e preoccupazione. GQ

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  2. Il 20% della società e degli eventuali utili, uno stipendio ridotto, al momento l'affitto, l'auto e un'interessante liquidità immediata. Mi rimane questo, arrapante Gennarì.

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  3. Attenzione che la liquidità tu sei bravo a prosciugarla....e in fretta. Ciao e grazie dell'arrapante. Qualcuna in crisi mistica me lo dice ogni tanto...GQ

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  4. Mi conosci bene Gen. Ma stavolta farò il bravo. Ricordati che ti devo un pompino.

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