Partiamo dall'hotel e sono parecchio orgoglioso della mia africana stupenda, che veste vertiginosi hotpants di ciniglia turchesi, un top bianco, le infradito fucsia e i capelli treccinati raccolti in una codona e la cosa che mi rappacifica con l'umanità é che sotto non ha nulla, di sua sponte, senza che il vecchio satrapo le chiedesse alcunchè.
E allora, ringalluzzito a livello di glande, decido che oggi si va ad espertire e prendo il camion, guido un po', passo il ponte, ma non quello grande, ma quello piccolo che mi porta su quella sterminata lingua di sabbia in riva all'Oceano, che a nord è tagliata dal confine con la Mauritania, ma io voglio andare a sud, costeggiando il fiume, per vedere il villaggio dei pescatori, per vedere quel miliardo di piroghe e capire.
Capire.
Non si può capire. Ci si può solo angosciare.
Tanfo di putrefazione, pozzanghere di sangue fresco che stazionano su immense macchie di sangue secco, interiora di pesci, montagne di spazzatura, nuvole di mosche, fusti di carburante, odore di nafta, di pesce, di merda, le donne scalze nelle interiora sanguinanti di pesci grossi, uomini che scendono dalle piroghe con in testa ceste di pesce vivo che viene ribaltato così comè in cassoni di camion arrugginiti che poi partono ringhiando in una nube di nafta incombusta e olio bruciato.
L'inferno è un resort in confronto a questo posto.
Mi fermo e scendiamo e Ninà, appena scesa tira una vomitata immediata per il tanfo disgustoso e io, vedendola vomitare e annusando il tanfo, faccio lo stesso.
Risaliamo rapidi in macchina e mi metto a correre per chilometri, costeggiando quella latrina tossica ed infetta sinchè, finalmente, il paesaggio cambia, si impoverisce, si destruttura e a un certo punto la strada finisce, a ridosso dell'Hotel Mermoz.
Ma io continuo, lungo una strada bianca, che poi diventa pista di terra, poi diventa terra senza nemmeno la pista, poi diventa desolazione e poi sabbia, arbusti, acqua e vento e luce e sole e argento.
Siamo nel nulla.
Spengo il camion.
Le tocco i seni.
Mi bacia.
La spoglio.
La lecco e la amo con travolgente foga e godiamo l'uno dell'altra senza dire una parola.
***
Non c'è nulla, nulla al mondo che possa fermare il cuore più di lei nuda, in piedi sulla sabbia chiara che la fa ancora più nera e ancor più di seta pregiata, che inarca la schiena spingendo in fuori il sedere perfetto mentre solleva la codona di treccine guardando l'orizzonte, meditabonda.
Arte allo stato puro.
Arte.
Pura.
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