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martedì 7 maggio 2013

Toeletta

La serenità dell'agglomerato umano, di tinta epidermica differente ed in sensuale contrasto, si snoda tra ciocchi di marocco così, rasserenante aria condizionata e cura della persona, di cui Ninà è una maniaca compulsiva. Musiche serene vengono diffuse dai sereni altoparlanti della serena televisione ed io mi dedico minuziosamente alla rasatura a velluto di pelle infantile della passera di cioccolato della mia concubina, così come lei ha fatto con il mio cazzo, coglioni e buco del culo.

Ah, che meraviglia gli agi dell'hotel coloniale in cui ti servono la cena in chambre mentre nelle orecchie mi ronza in francese un'incessante proposta di taglio di capelli e sfoltimento della barba e così, bevendo del vino di qualità giusto al limite della decenza, cedo.
Perchè le africane non ammettono rifiuti e si fanno aggressive, eh.
"Come li vuoi?" mi chiede con tanti di quei denti bianchi sorridenti che mi fa paura.
"Come ti fanno bagnare la gatta" e lei ride e dice ok e così, taci che ero duro come un coppertone, mi ritrovo con la stessa capigliatura di Bruce Willis, con la differenza che sono nero carbonizzato ovunque, tranne sulla sommità del cranio dove sono bianco verdino.
Il problema ulteriore è che, dopo aver subito il taglio Auschwitz primavera estate 2013, la barba mi faceva assomigliare a un talebano e così me la sono dovuta cospicuamente ridurre.

Le ho giurato che le avrei tagliato i capezzoli nel sonno e lei mi ha percosso sonoramente il culo con una sua infradito di titanio, chiedendomi aggressiva come avrei fatto, senza, dopo.
Giusto, sveglia la bambola.

Puliti, profumati, alcuni di noi scalpati, cotti e duri come il legno con cui fanno le bocce, abbiamo passato buona parte della notte a chiavare di gran lena e la cosa non mi basterebbe mai, ma mi rendo conto di non essere il solo.
"Domani devi metterti la crema" mi dice riuscendo a essere seria quasi sino alla fine della frase, la maledetta puttana di carbone.
Tento di strangolarla, ma poi una vocina gutturale mi supplica di desistere e mi sussurra che, quando il sole mi avrà ispessito la pelle, non mi pentirò di quel taglio, ma non vuole dirmi niente.
Ma figurati, Imperatrice delle Troie Puttane, ci mancherebbe che insistessi, sarebbe una scortesia impertinente, dopo sto popò di signor lavoretto che mi hai fatto.
Però mi piace passarmi la mano sulla pelatona.
E poi oggi abbiamo fatto mare selvaggio, in fondo alla lingua (quella di terra intendo, quella di ieri) dove non passa nessuno e mi sono abbronzato il cazzo e la testa di cazzo.

"Ma tu diventi più nera col sole" osservo con l'acume del bambino ritardato.
Si mette la mano sulla bocca, sparando in fuori le uova sode degli occhi sbarrati e mi dice "Veramente? Oddio…" e poi ride rotolandosi sul fianco e a me piace essere lo sterminato coglione che sono e come ride Ninà.

La crania è molto più rosso scuro, stasera. Ma la mia mistress dice uhm.
E vabbè, tanto domani torniamo a cuocerci la pelle col sole e il cervello con 'sto cazzo di fumo incredibile.

***

Le accarezzo molle la coscia mentre perdiamo i sensi sotto il cespuglione, meravigliosamente nudi. Mi sento totalmente sperduto nel nulla e la cosa mi piace, mi appaga, mi suggerisce degli spunti complessivi e globali, mai mentalmente percorsi, ancora fumosi, ma su cui non intendo lavorare perchè ho la certezza che verranno loro a trovarmi. Magari ritornando a Dakar, tra il nulla e i baobab.
Ma io, ci tornerò veramente a Dakar?

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