Donne assatanate mi attendono alla porta di casa nel cuore della notte, impedendomi di rientrare e imponendomi notti forestiere in alberghi limitrofi, segni approfonditi di chiave ornano le fiancate delle mia vettura di basso impatto ambientale, mezza elettrica e mezza non, con cui in tempi andati viaggiavo per le vie del comune che mi accoglie e mi accetta, ma solo sulla carta, perché poi negli effetti mi accetterebbe con la menarina.
E allora via, cazzo, mi dico senza pena, cominciando ad affastellare i miei panni sul letto non utilizzato, sognando località erotiche in cui le femmine per pochi danari mi daranno abbronzatissimi culi a cui cancellare l’ano a sapienti pennellate di lingua, via, via, via, via, Brasile, Argentina, dove fa caldo, dove non mi si conosce, via, via, via, Brasile, sì, Rio de Culheiro, quando tuttutuntratto squilla la messaggistica classica del parlafono e, tra insulti e bestemmie, lampeggia un messaggio umano che dice: “Ma te uazzap picche adesso? Ti ho scritto una sett fa e nn mi hai risposto”.
La Chiara.
Sblocco, controllo, cerco, guardo, sorvolo e finalmente ecco.
“Credo sia tardi, in tt i sensi, ma come mai ti ha preso sto pivone?”
Già, come mai, che va tutto a gonfie vele?
Come mai?
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