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venerdì 19 aprile 2013

Pigna nel culo

Decido di cenare in albergo e scendo. Il signore è da solo? Sì son da solo, prego di qua e mi sistema vicino ad un tavolo buffet dove c'era scoppiata sopra la cornucopia dell'abbandonaza. A fianco al mio tavolo un altro tavolo con un altro tizio da solo.
Ed io ero lì che tremavo perchè tutti, sottolineo tutti, i dettagli in lui gridavano che era italiano. Un incrocio tra quel farabutto di Massimo Ponzellini e quel grande attore che fu Adolfo Celi. Insomma il genere e l'età ce li avete.

E l'inevitabile, troppo presto, arriva.
"Prima volta a Dakar?" mi chiede così, diretto, fottendosene della mia voglia di fare conversazione, fottendosene di tutto, come se ci conoscessimo da sempre.
"Sì" rispondo da pirla, che avrei potuto sciogliermi in qualche sorry, ma il rischio che magari lui l'inglese lo sapesse era alto e così mi sarei ritrovato a farmi farcire le palle comunque  e per giunta in inglese. Non c'era scampo.
L'italiano all'estero non dà scampo.

"Appena posso vengo qui per rilassarmi, per me Dakar è il massimo" mi comunica, sfidando la sorte di un checcazzomenefregateloseichiesto improvviso.
"Sei qui per lavoro?" incalza portandomi quasi alla frattura del cazzo e io rispondo di no e lui fa un sorriso complice e, tagliando la carne, mi dice che sono nel posto giusto, io chiedo per cosa, lui mi dice per le femmine, ovviamente e mastica.

E mi dispensa una non richiesta lezione sulle femmine africane.
La lezione si articola in alcuni moduli, base e avanzati:
a) le africane ci stanno tutte
b) le africane hanno sempre voglia
c) le africane si fanno fare di tutto
d) mai pagare un'africana professionista più di 35.000 franchi, cioè cinquanta euro.
Ma che meraviglia, ma ora so tutto, mi dico, domani parto e me ne vado a Gravellona Toce, che Adolfo Ponzellini Celi mi ha rivelato tutti i segreti delle africane in quattro mosse. Che senso ha rimanere ancora in Senegal?

"Certo" continua "se ti piace roba tosta, roba selvaggia, roba senza limiti, devi farti un'angolana, nello specifico eh" mi dice con serietà del tipo "ci siamo tutti su 'sto cosa no?". Non chiedo spiegazioni sui concetti di selvaggia, senza limiti e tosta, perchè dei suoi parametri non me ne fotte un cazzo di meno e, anzi, mi infastidiscono come una pigna nel culo.
E poi non voglio sapere.
E sarei anche ingolosito da smettere di sentirlo, ma niente.

"Qui le femmine migliori le trovi al Casino du Port, al Cafè Rome e al Casino du Cap Vert, ma al Cap Vert ogni tanto ci son casini, così ti consiglio o il du Port o il Cafè Rome."
Che fortuna trovare un connazionale disposto ad insegnarmi l'abc della vita. Sarà stato parente di K.
Ma io, se non me lo diceva lui, come avrei mai potuto venire a conoscenza di questi posti fantastici? Ad un coglione come me sarebbe bastato notare le tredicimila pubblicità che ricoprono ogni cantone della hall dell'albergo? Non credo. Avrei mai capito che la barista ammiccante nelle foto sottintendeva che ci potesse essere qualcosa in più del poker? Ma mai e poi mai da solo ce l'avrei fatta. Mai.
Per fortuna che ho incontranto Massimo Adolfo Celi in Ponzellini.

"Quanto ti fermi?" gli chiedo.
"Almeno otto giorni, tu?" mi risponde.
"Non so ancora" rispondo.
"Dai domani ci vediamo al bar della piscina e ci organizziamo una seratona" mi dice.
"Ok" dico.

Quindi, stamattina, nell'ordine: cambiare albergo subito, lavorare sul plan del viaggio, conoscere un po' Dakar.
Tiro su la borsa e faccio il check-out.
A dopo.

9 commenti:

  1. "È questo il senso dell'amicizia: condividere i pregiudizi nati dall'esperienza.
    Charles Bukowski, Taccuino di un vecchio sporcaccione, 1969"

    k

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    1. E qui mi sei piaciuto. Eh sì, eh sì.
      E quando mi piaci io te lo dico eh.
      Eh beh eh beh.

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  2. Ecco perchè ho dei giudizi pesantissimi sui fruitori delle prostitute! A me paiono tutti come quel tipaccio!
    Però parlo per sentito dire, quindi pregiudizio pregiudizio pregiudizio.

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    1. Iomsono un puttaniere Art, lo avevi notato 'stufatt? :)

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    2. Avevo notato, ma tu non parli secondo il modello bauscia milanese, intrallazzatore, in trasferta in Africa per magnificare le puttane locali, parlandone in modo abbastanza squallido.
      Tu quando ne parli, metti sempre in primo piano che in quello scambio economico c'è anche altro, a quell'altro io sono interessata. :)
      Un altro generico ovviamente, di cui però tu scrivi molto bene, sarà per questo che non adotto giudizi nei tuoi confronti. ;)
      O forse mi sta sul cazzo giusto il personaggio della Milano da bere di cui prima. Non so!

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    3. Ocio che se ti legge K, che è il bauscia ora silente, si inalbera e ti commisera come povera provincialotta che non capisce un cazzo. :D

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    4. I live in the suburbs! ;)
      http://www.youtube.com/watch?v=HZ5TRMutAn0

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  3. Non ci sono più i bauscia milanesi, l'ultimo era il Cumenda ovvero Guido Nicheli che ci ha lasciato un incolmabile vuoto. Il resto è fuffa, ovvero provincialotti che si spacciano per milanesi. We living in the jungle. See You later.
    GQ

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