Pagine

sabato 6 aprile 2013

Prospettive anomale

Una modella di nudo, parecchio famosa, una volta mi confessò che gli scatti migliori li faceva con i fotografi che la facevano bagnare. Mi disse anche che ci aveva scopato solo con pochissimi, tra tutti quelli che la ingaggiavano, perchè se avesse scopato con tutti non sarebbe poi più riuscita a bagnarsi durante il set. Curioso. Verità fredde come l'acciaio chirurgico.

Il rapporto modella fotografo è così, non era puttana lei mentre me lo raccontava.
E' un rapporto molto complicato.
Dietro la macchina c'è uno che soffre di desiderio di materializzazione di una realtà, di un istante, di una frazione di istante e sa di poterla bloccare per sempre, come fosse dio. Dall'altra c'è una che ha capito quell'istante o quella frazione e si immedesima per diventare eterna. Eccitandosi davanti a dio.
La visione, la realtà, l'immortalità.

Penso a tutto questo mentre una ragazza ispanica, dall'irresistibile volgarissima bellezza, mi succhia il cazzo mormorandomi porcate a labbra bagnate e voce sussurrata, intervallando l'esasperato suono del risucchio con le volgarità preconfezionate che sa di dover dispensare come bonus al cliente. E' una bocchinara di grandissimo talento e mi corre subito il paragone alla modella e al fotografo.
Anche qui la visione e la realtà. Nessuna traccia dell'immortalità dell'istante.
E questa fa una grande differenza, sì.

Uno dei più raffinati ed articolati pompini cabrio degli ultimi tempi. Mi piace usare la terminologia dei puttanieri più biechi, forse perchè anche io sono un bieco puttaniere.
La puttana ha tatuata su una spalla un'enorme gardenia realizzata con grande perizia. Fa un gran caldo nel retrobottega dell'infame bar dimmerda in cui lei mi ha rimorchiato. E' deliziosa la trattativa su tempi, danaro e prestazioni. E' quanto di più becero possa esistere al mondo e, per questo, ha un fascino imbattibile.

Ci sono italiani frustrati e sfigati che vanno a puttane per fare i machi, per una rivalsa verso un mondo femminile che non dà loro né spazio né credito. Sono degli uomini dimmerda assoluta, spazzatura, rifiuti tossici, pisciate di cane. A me piace voler bene alla puttana che mi fa godere. A me piace coccolarla, accarezzarla, rispettarla. Perchè mai dovrei trattare male la donna che mi dà ciò di cui ho bisogno? Dio la benedica, invece. Dio la conservi e le riservi il meglio.

Osservo le sue guance depresse, lucide di sudore e umidità e le trovo stupende. Le accarezzo i capelli corvini e le dico, in uno spagnolo malfermo, che è bellissima e lei ride con la lingua di fuori, solleticandomi il frenulo. Le piaccio. Perchè la tratto bene, la tratto con rispetto, con dolcezza, con tenerezza. E perchè mai dovrei fare diversamente? Se disprezzassi una puttana me ne terrei alla larga. Basterebbe quello, mica  occorre fare gli sceriffi.

Mentre le lecco devotamente la fica liscia e scurissima, penso che l'idea del pomeriggio, seppure sotto l'effetto di un'erba davvero speciale, probabilmente "arricchita" con chissà quale merda chimica, non è da gettare via. E' da coltivare. E' una prospettiva nuova, che mi spiazza. E' una prospettiva che prevede l'impegno del mio tempo, attualmente libero da impegni, per metterci dentro qualcosa di diverso, qualcosa di non certo, qualcosa di ignoto. Di nuovo. Di arricchente.

Ha una fica deliziosa e mi piace come si contorce mentre gliela lecco. Ha un pube depilato alla perfezione, ma nonostante tanta cura, l'alone scuro della zona in cui le crescerebbero gli abbondantissimi peli è ben visibile e questo mi piace da impazzire. Le succhio il culo, girandola, mentre sento che si rilassa grazie alla mia calma assoluta. Non è una questione di danaro. Il danaro è una prospettiva sbagliata, se si va a puttane. Lei mi ha chiesto una cifra per un tempo e un'offerta di prestazioni da catalogo e io l'ho triplicata, dicendole che il fattore tempo avrebbe dovuto eliminarlo e lei c'è stata.

Ha le natiche striate da lievissime smagliature più chiare ed esteticamente questo "difetto" mi esalta, così pieno di comune umanità. Le lecco il culo con passione perchè avverto che la lingua nel culo la fa godere.

Sono padrone del mio tempo. Devo entrare in quest'ordine di idee. Potrei, domattina, saldare il conto dell'alberghino piccino picciò e salutare distintamente il reparto lunga degenza del geriatrico e andare a prendere un aereo, destinazione ovunque. E da lì vedere cosa succede. Cosa succede altrove mentre io non ci sono.

La puttana mi propone di scoparla senza preservativo, garantendomi al 100% che senza non lo fa con nessuno. Sfrego il cazzo sulle sue labbra scure e bagnate e vengo tentato, ha una carne così tenera. Per convincermi aggiunge, sofferente di desiderio in maniera latina, che le posso anche venire dentro, se voglio. Le chiedo se lei lo vorrebbe e lei mi stringe e mi dice di sì.
Tutto questo è molto, molto, molto bello.

Declino ringraziandola e scusandomi e lei sorride e mi mette il preservativo con la bocca, dopo avermi detto sorridente che non c'è problema.
E io le entro lentamente dentro, mentre lei mormora che sono davvero grosso.
Lo dirà a tutti, ma questa volta dice la verità. Ho un cazzo mostruoso.

Ho smanettato al Mac sino all'ora di cena e ho capito che l'Africa, da qui, ha un punto di partenza ineludibile: Casablanca. In un senso di avventura romanzata mi piace pensare a Casablanca come la porta dell'Africa. Da lì si può prendere qualsiasi volo, per qualsiasi posto, Dakar inclusa.
Dakar.

Perchè sono pazzo? Perchè cambio così rapidamente idea, perchè ieri vedevo nelle Canarie l'unica medicina che mi potesse rimettermi in sesto e dopo nemmeno una settimana passo ore a capire dove andare a vaccinarmi per la febbre gialla e dove andare a fare la profilassi antimalarica per andare in Africa, continente che non ha mai sfiorato la mia corteccia cerebrale in vita? Soffro di mal d'Africa prima di esserci stato? Sono un coglione pazzo.

Che belle gambe lisce. Lisce e calde. Non ha dei bei piedi, ma adoro ugualmente leccarglieli. Pulitissimi, inodori, asciutti. Scopo lento, affondando più che posso, con lei che mi sussurra che la faccio godere e io sento che non mente. No, non mente. Mi guarda negli occhi, la bocca semichiusa, il respiro affannoso, senza smettere di tormentarsi le tette piccole e sgonfie. Quanti anni hai, le chiedo. Ventidue, mi risponde. Hai un figlio, vero? Sì, col capo. Premo in fondo, più che posso, perchè so che le piace quel dolorino elettrico là in fondo.

Casablanca. Mistero e Africa settentrionale. Crocevia di mille cose di cui forse solo dieci lecite. Ma magari nemmeno quelle. Due ore di volo e posso essere nel Magreb. Senza dirlo a nessuno al mondo, a nessuno. Lasciando tutti lì a credere che io sia in Francia, uno a credere che io sia alle Canarie, mentre io invece sono a Casablanca.
In un albergo, a fumare hashish, cercando di lucidare la vista e capire dove andare.
Ma io sono fissato.
Io voglio andare a Dakar. Senegal.
Senza nessun motivo.
Non ho nemmeno un motivo valido al mondo per andarci e non resisto.

La piccola anatroccola ha il culo rotto e sfondato. La inculo con molta crema e moltissima calma, perchè voglio farle solo del bene. Mi sento bene dentro al suo culo, è caldo, tenero, elastico. Lecco la gardenia mormorandole cose dolci nel mio spagnolo che non si può sentire e lei ride molle, facendosi abbracciare. Cerca le mie mani e spinge indietro col culo, lenta, tenera, sensuale.

"Sei mai stata a Casablanca?" le chiedo mentre faccio aderire i coglioni alla sua fica.
"Una volta" mormora affannata.
"E' bella?" e lei mi fa sì col capo, sudando e mordendosi le labbra.
Casablanca è bella. Ed è la porta dell'Africa. E quest'anatroccola tenerissima c'è stata.

Per ore. Abbiamo scopato per ore intere, godendo, amandoci, coccolandoci. E' venuta stringendomi forte, senza gemiti, solo sussultando epilettica. E poi mi ha scappucciato e ha iniziato a succhiarmi vorace, desiderosa di farmi godere, non di finire alla svelta. Devota, bravissima, abilissima. Ho ansimato per avvertirla che stavo venendo, perchè non reputo un mio diritto il venirle in bocca, mentre reputo un suo diritto scegliere come e dove farmi venire. E lei ha accelerato. Lasciando che le schizzassi in bocca, mentre lo sperma colava lungo la mia asta, spinto fuori dalla sua lingua. E' stato bellissimo.

Al termine l'ho baciata, profondamente, assaporando il mio gusto e la sua saliva, stringendola, accarezzandola.
Avevo bisogno di calore umano e di odore di femmina. Ho avuto tutto.

***

Mattinata seria all'alberghetto piccino picciò. Un'orda di mitteleuropei vestiti da viaggio affolla la hall. In piscina pochi. E' il cambio. Ciao ciao signora olandese, ciao ciao Margareth, ciao ciao catetere, ciao ciao girello.

Giornata di meditazione, ma senza dune.

Nessun commento:

Posta un commento