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domenica 26 aprile 2015

Punti fermi

Scrivo in diretta dal bar Centrale, nell’illusione disillusa che tutto potesse essere com’era.
Vado con ordine, sorseggiando il Campari triplo della colazione.

Punto uno
Il bar Centrale ha subito un cambio di gestione. Ciao poppe esotiche dell’Olivia, ciao. Adesso ce l’ha una certa Raffaella, detta Raffa (che nomignolo originale, ma pensa) che viene da Domiziopoli e ha rilevato tutto. Cinquantenne ben tenuta, non bella, altissima, atletica, sportiva, bionda, mascolina con muscoloso charme lesbico e seni abbozzati, sposata con un babbeo improbabile che rimane avvitato allo sgabello della cassa emettendo rari segni di vita. Magari, rispetto all’Olivia, qualcosa ci si guadagnerà, perché la Raffa c’ha l’occhietto spermodromico e la cosa andrà approfondita.
E’ mio preciso dovere indagare, è il mio lavoro, me lo sono scelto io e lo amo.

Punto due
L’Osteria quella Nuova impera alla grande, al punto di essersi snaturata con un triste ampliamento della gamma d’offerta: serate di musica dal vivo. Niente jazz, ovviamente, solo cover e karaoke. Mi si elonga lo scroto che va assumendo la forma di una mongolfiera in caduta accidentale da seimila metri. Bisognerà studiare orari e programmi, perché io di musica dal vivo, a meno che non sia jazz (e pure buono e non mi pare il caso), non ne voglio sapere. Poi c’è la tristezza della seratona paella, quindi meglio informarsi bene, sì.

Punto tre
Il winebar è irrimediabilmente chiuso. Tristissime vetrine sporche dalle quali si intravede ancora l’arredamento interno polveroso ed un cartello dà le indicazioni su chi chiamare in caso qualcuno fosse interessato a rilevare il mobilio. Per questo l’Osteria quella Nuova si è allargata, perché non ha più competitors di classe.
Quanto costerà rilevare il winebar? Boh.

Punto quattro
Da seicentosette metri di distanza ho visto la Giulia parcheggiare una Punto per andare dal fornaio. Una Punto, capite? Ingrassata non poco (la Giulia, non la Punto), sciatta e dimessa, povera Giulia. Non una cellula epiteliale del mio ano chiacchierato ha avvertito l’esigenza di alzarsi per raggiungerla e salutarla. Sé la vì.

Punto cinque
Sulla leggera ebbrezza dell’ennesimo Campari ho chiamato il bel Renè (coppia bestia ndr) per sentire come era e come non era ed egli, affannato ed eccitato come uno schiavetto voglioso di attenzioni sederiniche, mi ha fatto mille feste, aggiungendo che ora sa sì! dove abita la Milly, che abita a Piacenza, ma non ha ancora reperito il numero di cellulare e che ci sta lavorando.
Stasera ove nulla osti, pizzata con lui e Silvana. Speriamo in un dopocena laido dei nostri, che sbatterlo nel culo con vigore a tutti e due mi farebbe un gran piacerone.

Punto sei
Rimango appeso ad un uozzappico  “Intanto arriva, poi ci si sente, ciao” e medito.
Oscillo in onore di Foucault da un sonoro, spesso, solido e vibrante “vaffanculo, ma chi cazzo credi di essere” ad una liceale emozione speranzosa di ricevere un uozzappo meno glaciale.
Sintesi taziea: sospensione delle attività, nessun uozzappo, finestra, vediamo, vedremo, vedrò.  

Punto sette
La giornata è caldina, mi sembra che tenga il pallido solicello. Quasi quasi, a pomeriggio, in attesa di raggiungere gli amici carissimi a Domiziopoli, mi faccio una strusciata sull’argine porcone del fiume lontano lontano a far mostra del bel cazzone che c’ho in tutta la sua scultorea durezza scappellata a festa.
E perché no? Magari trovo degli amichetti con cui giocare al dottore, chissà.

Alzo gli occhi in alto a sinistra e sorrido sorseggiando l’ennesimo Campari.
Casa.
Bello.

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