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sabato 4 aprile 2015

Vedi un po'

Bonsuar.
Sabato santissimo iniziato all’insegna della wellness scatenata: ore 1,5 di tappiarrullanz, 50 vasche, sauna finlandese.
Son lì bello che rilassato come un polipo appena sbattuto per ore su uno scoglio, asciugamano bianco che mi fa da materassino, nudo da estasi, piazzato sulla panca di legno ad assaporarmi i miei  bei trecentosettantasette gradi di temperatura quando, all’improvviso, si apre la porta della cabina ed entra lei, una mora sui trentacinque sanisani, dalla pelle ambratissima, capelli raccolti, asciugamano sovrazinnale, che accenna ad un saluto distaccato col capo e poi cala la spugna e si siede totalmente nuda, donandomi lo spettacolo entusiasmante del corpo sapientemente tornito di una MILF d’assalto striker che il signore l’abbia in gloria.

Minchia, mi dico scansionando la MILFona superba da capo a piedi, non riuscendo ad individuare qualcosa che NON mi piacesse a partire dai begli alluci perlati per terminare al fermacapelli a foggia di farfalla che serrava i corvini capelli plastificati nel gel.
Apro le gambe con incuranza, esibendo il tarellone nella cerimonia di scappellamento pre imbarzottimento, ma la bella suina pare non curarsene ed osserva la parete del box come si fa noi, di norma, quando si sale in ascensore con altri.

E sudiamo.
E sbuffiamo.
E grondiamo.
Ed è difficile che in quella temperatura infernale la fava si rizzi magnifica nella sua insolente strapotenza, però ad osservarle quel pube liscio come quello della Barbie (seppur mantenuto serrato con eleganza) mi si materializzava cubista il pensiero di galopparla come una vacca meccanica al Coyote Ugly e la cosa mi strumpallava la mazzapazza che cominciava a gonfiare la vena monster sul dorso della splendida creatura maschia.

Ma lei nulla.
Non uno striscio di cagamento per errore, zero assoluto, o barrato, niet, nisba, ciccia.
E poi, amisgi che mi seguite da casa ricoprendomi di tifo come se fossi un ratto da laboratorio, la temperatura mi ha fatto capitolare.
Ho raccolto le mie strazze a un passo dalla morte certa, salutando in ceco, raccogliendo un mormorato saluto in russo.
Bella russona che ti inchiappetterei come faceva il nonno di Heidi con Heidi nelle sere di gelo.

Poi presto, sega decomprimente sotto la doccia gelata in camera e via come niente fosse.
Ma che fisicata, guaglioni.
Tantarrobba.
Bella Praga cazzomerda.

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