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lunedì 30 marzo 2015

La Troja e la Bara

E allora arriva ‘sta orda di russi che invadono il mio bell’alberghetto perché son lì per affari e il Costa gli procura cena, dopocena, camera e copertine umane, indaffarato come un lacchè a correr dietro a questi esseri infami, chiudendo l’Humble Brothel solo per loro, catering italiano e leccate di culo e a me vien da sboccare, tant’è che faccio su due cose nello zaino e decido di dormire in un altro albergo a cazzo, possibilmente confortevole e silenzioso.

Schiodo approssimativamente alla volta delle diciassette e tredici, momento in cui anche Venka, la concierge del turno diurno lascia il lavoro e allora la accompagno per un pezzo di strada. Va detto subito che tra Venka e il concetto di figa c’è lo spazio che separa me da un chirurgo ortopedico, ma è una persona molto cordiale, sulla quarantina, che parla perfettamente inglese e due chiacchiere non mi guastavano affatto.

Al che io la butto lì, così, senza secondi fini, sciallo, isometrico e un po’ piezometrico e le chiedo se le va di mangiare un boccone e lei mi dice di sì senza sforzo (ah che belle le donne dell’est! No fa no e sì fa sì senza tante moine) e allo scopo di compiacermi mi porta in una pizzeria italiana che lei reputa il top, che italiana lo è come io sono ceco, ma apprezzo sperticandomi in lodi e ringraziamenti di farmi sentire a casa e mangiamo ‘sta strana cosa che chiamano pizza.

Si discorre, la Venka è divorziata, c’ha una figlia di ventidue anni sposata e bella che mamma, mi racconta, poi mi chiede, le racconto due frottole e poi una cosa vera: mi piacerebbe trovare un adeguato luogo in cui pensare di poter aprire una galleria d’arte, magari nella quale dipingere anche e ma che bello, ma sì, ma vero? ma ti giuro e allora lei mi fila la dritta: quando voglio, una mattina, devo raggiungere piazza Troja nella città vecchia (giuro, morissi qui, c’è una piazza Troja in cui devo ASSOLUTAMENTE trovare casa) e in una certa galleria d’arte contemporanea pubblica cercare una guida turistica sua amica, tale Bara (il nome non promette niente di allegro, ma amen) che pare potermi aiutare che è del settore.

Così domattina vado in Piazza Troja a incontrare la Bara, che stamattina c’ho avuto i miei cazzi da risolvere con noiose questioni di banca.
Bella serata, comunque, onesta e serena, terminata alle ventidue e trentuno, ora in cui ho fatto il check in in un albergone del centro dove riposare silenziosamente le mie stanche membra.

Nessun uozzappo mi ha chiesto se dormivo ed in cuor mio non me ne poteva sbattere di meno di sapere se qualcuno dormiva via uozzappo.
Ho solo pensato alla Venka e a come deve chiavare, me la sono immaginata che mi cavalcava tutta nuda ed eroticamente imperfetta e mi sono tirato una sega di non disprezzabile fattura.

Oh ma sapete che ‘sta Praga funziona?
Rimane il nodo Pasqua da sciogliere, ma ne parleremo diffusamente in un altro momento, che mica è roba che si liquida in due e due quattro.
Basgi, amisgi e amighe.

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