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lunedì 11 maggio 2015

Sabato sera grigliale alla cauntri aus maxiale



Sabato tardo pomeriggio / sera

Partecipo con vigore sin dal pomeriggio, portando con l’Umbe e il camioncino del Max il carico della legna da ardere. Perché le sabatiadi maxee, al momento, prescindono dalla presenza dei due futuri spozzi, già in tutt’altre faccende affacendati.
E così lo scettro del comando viene impugnato dall’Antonella, executive chef, che comanda i materiali al Sa-aaarti, spacciatore ufficiale di carne e verdure e vini e, questo sabato, schiavizza anche due commis de rang addetti alla legna: me e l’Umbe.

E, appena guadagnata una distanza lontana da orecchie indiscrete la Anto, molto diretta e già abbondantemente informata, mi chiede sottovoce “Ma che cazzo è successo ieri sera?”.
Spiego molle, dapprima svagato, scazzato, disturbato, poi innervosito, poi vengo interrotto con quesiti pertinenti che mi appaiono impertinenti e insisto con vigore, poi inizio a sentire l’incazzatura, poi libero lo sfogo, poi mi incazzo veramente e, come spesso avviene, incazzandomi veramente mi diventa duro l’uccello e, ebbene sì, lì, davanti all’Antonella, Mastro Tarello si è imbufalito con me, premendo visibilmente attraverso i pantaloni da jogging grigi senza lasciare nulla, ma proprio nulla all’immaginazione, agevolando enormemente l’Antonella sulla comprensione precisa delle mie inusuali misure che non l’hanno lasciata totalmente indifferente, considerando che ha sì retto la conversazione con coerenza, ma con l’occhio che scappava continuamente sul pezzo, sinché mi sono sentito obbligato a scusarmi spiegando il fenomeno e lei, con un malcelato sorriso, mi ha pregato di non scusarmi affatto che se mi succede mi succede, e sì che mi succede, e se ti succede ebeh, ebeh sì mi succede e poi d’un tratto comincia a sventolarsi col grembiule ridendo, rossa in viso, dicendo “che caldo che m’è venuto!”.

E’ la primavera, suggerisco io e lei ne conviene, non senza gettare un’ultima occhiata al mio femore di dinosauro sempre più duro a causa dell’esibizionistica situazione che ha indotto il viraggio dell’erezione da tecnica (mi tira perché incazzandomi stringo le chiappe) a motivazional-erotica.
E ho provato una fortissima voglia di chiavarmela alla pecora sulla tavola, abbassandole quei pinocchietti elasticizzati di tristissimo colore isabellino, denudandole le terga tonde e generose e probabilmente candide, per farle assaggiare nella fica bagnata, gonfia, schiusa e calda la qualità superiore della Carne di Cazzo Crudo di Gran Porco IGP, allevato solo a seghe e succo di fica, culo, ascelle e piedi sudati di femmina in ovulazione.

Cristo Santo.
Meglio che me ne vada all’estero, sì.
Alla svelta.

Qui sta diventando ingestibile e pericolosissimo tutto.

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