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lunedì 11 maggio 2015

E se io partissi tu me lo ‘offrissi’?

Domenica sera, dopocena

Una domenica campale, passata a smobilitare il mobilio approssimativamente giunto in casa, componendo angoli tv, collegando cavi, avvitando letti, pulendo libri, armadi, comodini, cazzi e, soprattutto, mazzi vari.
Ore 20:00 paninetto misto aria giù al Centrale, che la Raffa è frocia e me lo ha anche confermato qualcun altro, mentre altri ancora dicono che è mezza e mezza, cosa che mi metterebbe in overbooking volentieri, perché la tecno-cougar è assai appetitosa ed inquietante, anche se tutti concordano che è tempo perso.

Poi su a casa, preparare il letto fresco, doccia depolverizzante e, alla volta delle ventidue e zerotre mi scappa un uozzappo, ma non alla Skizza, ma alla Anto.
Uozzappo da amicommerda, ben cosciente che il Sa-aaarti (che fa l’autista di quei furgononi col tetto alto e le ruote doppie dietro) a quell’ora della domenica è in fase di riposo/preparazione perché parte alla volta delle ventitre e qualcosa.

“Dormi?” esordisco in punta di tasti della graziosa applicazione.
“No! Stavo guardando Report” e segue un faccino sorridente.

La Anto, dovete sapere, è una trentacinquenne che vive ancora con la mamma e il babbo, è tristemente disoccupata causa licenziamento dalla fabbricona dove lavorava come amministrativa e ora trascorre le sue giornate a far da badante ai suoi (simpaticissimi, peraltro) genitori, sperando che Gesù Bambino le porti anticipatamente un lavoro.

“Report. Da ammazzarsi dall’ottimismo” ricamo con garbo.
“Infatti!” risponde con faccina sorridente con bocca aperta.
“Te la butto lì” chioso con simpatia fratellonza “ma se io venissi lì tu me lo offrissi un caffè? O sei troppo stanca? Guarda che si può rimandare eh, ci mancherebbe.”
Pausa, pausa, scribble, scribble.
“Se non ti fa schifo che sono in pigiama volentierissimo!”

***

I grilli.
Non li ascoltavo da una vita, sono bellissimi. Seduti su tre scalini di pietra di una vecchia casa con cortile rurale, un uomo e una ragazza chiacchierano sottovoce, dopo aver bevuto un caffè di sopra ed aver reso onore ai simpatici vegliardi.
La ragazza indossa un pigiamino a fiori rosa su fondo azzurro, leggero, i cui pantaloni arrivano sino a metà polpaccio, calza delle infradito di gomma color azzurro cielo con suola color azzurro cielo e bianca e si copre le spalle con una felpa grigia col cappuccio.

La ragazza non è bella, non lungo i parametri della figheria riconosciuta a livello europeo. Lei rappresenta l’assoluta gradevole normalità, tinta di una somiglianza non vaga con Debora Villa prima che diventasse anoressica e marcatamente figa aggressive, up-to-date. megakewl.
I due siedono, chiacchierano, lei tenta di affrontare l’argomento “amica deficiente” ma lui non ha cazzi, lui invece si gira una cannina chiedendone il permesso e resta stupito di come lei ne richieda un tiro con totale naturalezza, “Ma tu non eri una non fumatrice?” – “Di sigarette sì, ma a una cannetta tranquilla non dico mai di no, è che il Sa-aaarti mi rompe i coglioni”.

Eccerto. Il puttaniere inverecondo rompe i coglioni alla santa donna per un cannino.
Mi sembra equo ed equilibrato. E’ moralmente giusto.
E i due chiacchierano, chiacchierano, chiacchierano, anche un po’ lubrificati dall’erbetta pazzescapazzeschissima, ma anche perché ce n’avevano da dirsi, negli effetti, a livello generale.

E i grilli grillano che è un piacere autentico e la ragazza chiede all’uomo se ce n’ha ancora da girare che era buonissima e l’uomo, pacatamente, risponde incominciando a preparare, mentre la donna si abbraccia le ginocchia e lo guarda di traverso col capo appoggiato alle ginocchia stesse.

“Stai bene coi capelli raccolti” - egli dice rollando esperto lo spinuzzo – “sì, sto bene come mia nonna Abelarda, ma son troppo comodi” – replica l’insoddisfatta ragazza.
E i grilli grillano, gli spini spinano, le chiacchiere chiacchierano e l’uomo, ben sciolto dalle fumigazioni si spinge a dire ciò che pensava sin lì ma non aveva il coraggio di dire, ovvero “Che bei piedi che hai, non te li avevo mai visti”, affermazione che scivola molle e che porta come risultato una verticalizzazione con spread delle dita e nessun commento di ritorno.

Fumagione, passagione e poi l’uomo richiede un parere all’amica: “Secondo te” – egli inizia con aria impegnata – “è da considerarsi un gesto intimo se un uomo ti tocca le dita dei piedi?”
 “In che senso ‘intimo’?” – chiede lei accingendosi al tirino – “nel senso di valenza erotica e/o sessuale” – risponde lui riprendendo il cannino – “boh, non credo” – dice lei appena pensierosa – “sei un feticista?” – chiede intelligentemente – “Sì, molto” – risponde egli affogato di verità – “E allora me lo devi dire tu che valenza erotica ha per te toccare le dita dei piedi di una donna” – incalza lei ben lucida relativamente alla logica della discussione di spessore – “Per me ha un’alta valenza erotica” – risponde lui passando il cadaverino ormai morente – “Ecco” – dice lei aspirando con un occhio semichiuso, mentre lui approfondisce – “Quindi se io te le toccassi, sapendo tu che per me il gesto ha una valenza erotica, ti infastidirebbe?” – “Credo proprio di no” - e poi squilla in una risata – “D’altra parte, dopo aver visto il tuo pisello duro ieri, credo di non sapere di cosa stiamo parlando”

E l’uomo ride e poi si fa serio e poi tocca, sotto lo sguardo molle e sorridente di lei che continua a guardarlo di traverso con la testa sulle ginocchia abbracciate.

Null’altro.
Nient’altro.
Un rilievo sull’ora tarda dopo un silenzioso periodo di carezze fetish a quelle lisce dita calde, un bacio della buona notte ed un ritorno a casa voglioso e necessitante di abbondantissima masturbazione e di iperattività notturna che aiutasse a porre un filo conduttore a sensazioni imprecise ed agitanti, miste al terrore di essere a un passo dal baratro devastante, miste alla magia dei grilli e di un’intimità dolce, inattesa ed intensissima.

Ditemi che non mi sto ficcando nei guai.

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