Pagine

martedì 12 maggio 2015

La solitudine solitaria dell'Uomo solo

Alla fine delle fini, l’Uomo diviene solo.
Solo, alieno dal gruppone ruttaiolo che si sbrega di numeri lesbo, travoni, mignotte in sala, alcol, sudore e canne di basso livello qualitativo.
Solo senza dare un avviso, un segnale, garantendo subdolamente la sua presenza come assolutamente certa sino alla fine, evaporando sin dall’inizio.
Egli scompare. Nel nulla.
Irrintracciabile al cellulare, introvabile a casa sulla piazza maestra, introvabile a casa nel capoluogo di provincia, dissolto, scomparso, smaterializzato, magnete attrattivo di vaffanculotestadicazzostronzo e di bestemmie e maledizioni, ma nonostante ciò, egli non è e non sarà.

Perché l’Uomo deve essere solo.

L’Uomo cura i dettagli, cambia persino auto all’autonoleggio nella tarda mattinata (era dovuto, ma nella scena complessiva mi appariva bello e calzante usare il dettaglio), prendendo il possesso di una prestigiosa, elegante e lussuosissima FIAT Punto bianca, auto americana blasonatissima, degna del suo rango di Uomo in Dissolvenza.
Nessun indizio, nessuna traccia, nulla. Solo.

Anche la Donna Altrui che lo redarguisce con un “Ma dai, vacci, guarda che io stasera esco con le ragazze eh” come a dire “non pensare che ci sarò per te” non immagina della smolecolarizzazione dell’Uomo che si dissolverà in iperfantastiliardi di particelle subatomiche che si dissolveranno e saranno qui, in nessun dove ed in ogni dove. La Donna Altrui che lo redarguisce lo fa infantilmente, sperando in cuor suo che, a un tratto della prima notte, un messaggio dica “vediamoci” essendo sin d'ora pronta a dire sì, ma non stasera, no, non questa notte di antimateria.

Stanotte l’Uomo scompare. Da solo.

E l’Uomo scompare annidandosi in buchi neri di profondità incommensurabili, dove spazio e tempo assumono significati relativi che travalicano la scienza, persino quella di Antonino Zichichi. L’Uomo scompare affidandosi ala maestria di una famosissima Maga che sa far scomparire moltissime cose, anche di grandissime dimensioni.
Egli le telefona a pomeriggio ottenendo il suo benevolo appoggio alla smaterializzazione antimaterica.

“Ade devo nascondermi, mi ospiti solo per stanotte?”
“Cazzo Cicci, sei nellammerda?”
“Più o meno”
“Dammi qualche ora cicciamore, che ci pensa la sia Ade al suo cicciammore”


E, amisgi, la sia Ade ci ha pensato lei. Sì. Perché Ella tutto può.
E l’Uomo alle ventuno esatte scompare sotto l’incantesimo adeliano dell'antimateria.
Pfffffsssgggghhhhhhhhhppffffff…
Ha!

9 commenti:

  1. Ehi, ma che succede?
    Questo addio al celibato che cosa ha richiamato?

    RispondiElimina
  2. Il nostro tormentato Tazio, che se non avesse qualche parte di umanità nascosta in qualche piegolina non sarebbe altrettanto divino.

    RispondiElimina
  3. Ma no, ma no. Ho festeggiato anche io, magari in modo inconsueto, un gran bell'addio al celibato. E l'ho fatto con un'amica. Ok, una che non c'entrava nulla col matrimonio, ma gli altri, quelli della festa, secondo voi c'entravano?
    Piss and love.

    RispondiElimina
  4. Che bell'amica la Ade...
    presenza costante fin dall'inizio, e l'unica che non perde mai un colpo (anche senza doppi sensi).

    Gran fortuna averla.

    RispondiElimina
  5. Quanto mi piacciono le smaterializzazioni.

    B

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh lo so. I famosi "scampoli di assenza" di bisiana memoria...

      Elimina
  6. ...anche senza isole greche ;)

    B

    RispondiElimina