D’altra parte, se la Ade parlava naturalmente con l’eloquio di Nell nella magistrale interpretazione di Jodie Foster, mica è colpa mia.
E allora ci arrivo già in costume, con l’asciugamano e la tracolla in mano, trovo una coppia agè e proletaria, accampata con sdraio e ombrellone e frigo e giornali, lei di pancia che dorme nuda al sole, lui all’ombra dell’ombrello, di schiena che fa da vedetta, nudo.
E allora stendo, per niente convinto, mi scostumo, mi scappello e approccio a passi disturbati dai sassi, verso l’acqua. No, non ce n’è più.
In dieci minuti di ghiaia nel culo, dopo aver imparato a memoria il floscio pacco imbiancato di lui e le emorroidi polpose dell’abbronzatissimo sederone di lei, mi ricostumo e lascio.
Finita anche questa.
Il senso di rimorso per solo aver pensato di gabbare di nascosto la morale inossidabile in cui sono immerso anche da remoto, mi mette a disagio.
Mangio un gelato in quel bar dove nessuno ti dà del tu, sentendo redento l’atto di parziale immoralità compiuto prima.
Ecco creata la verità.
“Cos’hai fatto oggi pomeriggio?” – “Sono andato a mangiare un gelato, ma non confezionato, che c'ha i conservanti” - "Bravo".
Peccato di omissione e verità: assoluzione per assenza di prove, spendibile, risolto.
Disturbo bipolare controllato. Da un canto il terrore di rimanere solo con i miei guai, dall’altra la necessità di esplodere assieme alla bomba di istinti che sento ticchettare dentro me.
Come sempre un bivio.
Come sempre sceglierò la cosa sbagliata.
Come sempre mi ritroverò in prigione senza passare dal via e senza aver ritirato le ventimila lire.
Ah che bello, mi riattivo dopo un mese di black-out bloggeristico (pur continuando quello mentale), e ritrovo un sacco di scritti del mio preferito.
RispondiEliminaMi sembra che proprio questa ripresa nel postare denoti una prima e significativa crepa nella boccia di Natale nella quale ti sei/sei stato rinchiuso.
Credo sia inevitabile l'implosione, questo non mi pare un plausibile equilibrio taziale ;)