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venerdì 17 febbraio 2012

Astinentazio


Sembra, pare, si mormora, che questa cazzo di settimana del cazzo vada volgendo al termine.
Gli impegni lavorativi stanno pesantemente penalizzando la mia vita sociale, la quale, unitamente ad un’impertinente influenza dilagante, si traduce in un’esigua quantità di figa indossata dal mio Sublime Cazzo Martello Rampazzo nel recente periodo. Tale austerity lo induce a inscenare proteste democratiche e civili, anche moderne se si vuole, poiché questa sorta di flash mob in cui lui si intosta marmoreo nelle più impensabili situazioni fa molto Cazzo 2.0, molto Ingrifados, molto I am the 999% (riferendosi alle dimensioni di quello degli altri meschini).
In altre parole, più dirette e meno celate, più pragmatiche e meno ermetiche, più mercantilistiche e meno keynesiane, più laiche e meno clericali (anche se, parliamone) devo assolutamente chiavare.
Ma assolutamente eh.
E se posso dire, devo anche chiavare parecchio.

Orbene, ferma la dotta premessa, la manieristica prolusione, la poetica entrée, la romantica introduzione (in senso esclusivamente letterario, dato il tema) rimane da risolvere l’annosa questione già posta dalla mai dimenticata, parlandone da viva, Nadia Cassini: a chi lo do stasera?
Allora vediamo, vediamo, vediamo.
La Ale è bloccata a letto e, per una volta, non da due manzi zeppi di Viagra, ma dall’influenza.
Così dicasi anche della Ines, come la povera Ale stessa, nel letto del dolore, mi ha comunicato.
La Betta sarebbe veramente my first best, ma è off limits, quindi no deal. Fuck you.
La Ade, che sarebbe una chiavata che coccolo con la mente, l’uccello e ambedue i palmi delle mani da che l’ho sentita al parlàfono martedì sera, è in quell’ospitale paese ricco di cultura e storia millenaria, capitale del Turismo con la T maiuscola, meta incessante di viaggi di nozze, che è il Lussemburgo.
Va ben fame, ma prendere l’aereo per andare là, che c’è anche Ruggi Sederinocurioso, mi par da fessi.

Una rivisitazione delle carni meretrice della Giulia?
Ma anche no.

Una triangolazione topografico-toponomastica col Loca e la Luridabarista?
No, assolutamente, devo avere la mia vacca, la mia, quella che la si possiede con l’orgoglio contadino del dopoguerra di miseria, la vacca sulla quale e nella quale si ripongono tutte le speranze che culmineranno dopo anni di sacrifizi nella seicento e nella domenica ai Lidi Feraresi senza doppie.
La voglio mia, tutta mia, vacca mia, monto io, bricolage, bricoleur, bricolè. Olè.

Resta quindi la Nica, la moldava di sempre, l’assassina seriale, la donna dal torbido passato e dall’oscuro presente, la donna che ama strangolare lo stallone che sta cavalcando, nella consapevolezza scientifica che, anche se si è appena morti, il cazzo continua a tirare per un bel po’. E allora vai, mia bella Mantidazza, strangolami dicendomi porcate oscene in russo che ti sborro nel culo anche il cuore.
Lei.
Messalina.
La donna dal piede odoroso, dall’ano appiccicoso e dalla figa pelosa.
Lei.
La Mamma pisciona.
Sì.
La voglio intensissimamentissimamente voglio.
Naica, get ready, Tazio is back.
Ha!

Se ha un impegno mi inietto in vena del Punt e Mes.

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