E poi c’era questa tizia, sulla quarantacinquina, abbondantemente
lampadata, ex gran figa, attuale bella figa, che ha evidentemente capito che
quando c’è uno straniero che ha bisogno della traduzione simultanea, chi
traduce può assumere ruolo paritetico allo straniero medesimo e, quindi,
parlando un buon inglese, si è infrattata tra noi e lui prendendosi la libertà
di ornare concetti, ricamare sfumature e accentuare pieghe, nonché raddrizzarne
altre. E va bene. E stiamo tutti zitti.
D’altra parte l’avvocato inglese ha voluto la traduttrice, noi siamo
caccole, lasciamola tradurre.
Poi, però, arriva il momento in cui io, che vengo dalla bassa, che mi
piace il gnocco ingrassato, che ho stima del maiale sia come animale di bassa
corte che come atteggiamento umano, incomincio a provare una torsione del
testicolo quando vedo che il mio stimabilissimo compagno d’avventura dice una
cosa e che questa scrofa di merda non la traduce esattamente così, al punto che
l’avvocato reagisce spesso in maniera vivace, generando un po’ di disagio sia
nel mio stimabilissimo compagno d’avventura, che in me.
Poi arriva il coffee break e il Mills de noantri si applica all’orecchio
il telefono e parla con Zorro a Madrid, che c’aveva degli scazzi col tenente
Garcia ed allora io avvicino la ex gran figa, ora bella figa, con uno dei
migliori sorrisi del repertorio taziale dell’ultimo ventiquattrennio. La
avvicino come se fossi annichilito dalla timidezza indotta dalla sua superba
figaggine e le dico, piano, con garbo, che o si mette a tradurre come dio comanda
o la prendo a calci nella figa finchè non mi fratturo le dita dei piedi.
Lei si imbizzarrisce, si stranisce, mi arrossisce, tenta di
furibondarsi, ma io la placo, la calmo, le spiego, le narro, le dico che l’inglese
qui qualcuno lo sa, indovina se sono io o il mio stimabilissimo compagno,
indovina amore, ma mentre tenti di indovinare, ficcati nella testa di cazzo del cazzo, che se
scazzi di nuovo da furba mignotta consunta, sorpresa!, qualcuno si mette a parlare in inglese,
spiega due cosette basilari all'avucat e tu vai a pulire i cessi all’autogrill, dove io mi pregerò di venire a pisciare sulle tue ciabatte.
Che donna intelligente, che prontezza, come ha colto al volo, che
rapidità, che intelligenza, che verve.
E da lì in poi abbiamo iniziato a ragionare meglio, ma tu guarda, delle
volte, ma si sa, le barriere linguistiche non agevolano, le troie dimmerda
nemmeno.
E abbiamo proceduto senza intoppi lungo il tragico Calvario che ci
aspetterà (forse) se questo affidamento va in porto. E i suoi bellissimi occhi
verdi, incorniciati di qualche ruga valorizzatrice che narra di migliaia di cazzi presi ovunque, fissavano i miei durante la
traduzione lenta, precisa, corretta, quasi a cercar conforto dalla Bestia che sedeva a quel tavolo.
Brava, zoccola. Sopravviverai altri cinquant'anni.
Secondo me se la rasa.
E sempre secondo me le piace anche parecchio nel culo.
Ho il suo numero, lei è il tramite, è giusto che ce l'abbia.
Mi pungerebbe vaghezza di vedere se mi sbaglio su figa e culo.
Adoro le sorprese.
E adoro vincere.
great
RispondiEliminaB