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giovedì 24 maggio 2012

Serata


Sediamo al tavolino io, la Skizza, la Raffa, tale Sergio amico della Raffa e della Skizza, poi arriva una certa Silvia, sempre loro amica, poi suona il telefono, è il Ruggi, gli dico di raggiungermi, arriva, presentazioni, si chiacchiera, si trattiene giusto per un bicchiere perché deve andare a dormire presto che oggi è una giornata campale, poi entrano il Max e il Costa freschi di doccia, prendiamo un tavolino, attaccalo, il Costa bacia e saluta la Skizza, il passato è passato e lui è un Goodfella, raccontano la situazione come reporter di guerra, il Ruggi interviene con altri dettagli, altro giro dai, va bene, ma uno, occhei.
Serata solidale contro la paura, la preoccupazione e il dispiacere. Fanno bene queste serate.

Poi abbandoniamo il campo, tutti.
Passeggio con la Skizza avvolta in una lunga gonna fantasia ecru ed arancio scuro su fondo nero che la costringe a piccoli passi, un golfino nero con i bottoncini e le ballerine color oro. Ha i capelli raccolti in una codona e mi confessa di quanto sia stanca di sua madre e la capisco.
Attraversiamo la piazza, io c’ho la macchina davanti all’ufficio, ti accompagno che facciamo due passi Taz?, ma certo, poi ti porto alla macchina, va bene.

Ma io non ho voglia di mandarti a casa e così tiro dritto fino al parcheggio del Dix, che è fuori mano e poi non c’è nessuno a quest’ora e tu capisci e mi fermo e non occorre che ti dica niente che ti inarchi a ponte e te le togli e me le strofini calde e odorose sul naso e senza rendertene conto fai quello che si fa coi cani, a cui si fa sentire l’odore della preda o dell’ostaggio e loro cominciano a cercare ed in men che non si dica hai la gonnona arrotolata sui fianchi e sei seduta impalata che godi, cavalcando sensuale ed io ti impasto le natiche belle che mi fanno impazzire e tu respiri spettinandomi la nuca, sbattendo a fondo il bacino per sentirlo tutto di dentro e ti sbottono il golfino e sotto c’hai solo le tette ed i fari delle macchine tingono di luce i tuoi capezzoli e non t’importa se chi passa può vederti chiavare, anzi, ti piace quel rischio e mi dici con voce incerta che se non ci fosse l’arresto ti faresti chiavare anche in piazza e io sento le vene del cazzo che scoppiano perché mi piaci da pazzi, a culo nudo, a tette di fuori, in un parcheggio alla portata di tutti, mi piaci sfrontata, arrapata, allupata, svergognata e tu aggiungi “e puttana” ed io dico di sì, che mi piaci puttana da matti e tu impazzisci e cominci a sbattere forte e vieni cantando, la fronte piantata sulla mia spalla e io sento il tuo odore, l’odore del calore animale che l’abitacolo trattiene come un prezioso tesoro ed appena hai smesso di venire scivoli al posto e cominci a succhiarmi l'uccello, impartendomi un inutile ordine di venirti in bocca, che mi basta sentire il calore della tua lingua per riempirti la gola di schizzi che ingoi senza sprecarne una goccia.

Torniamo alla tua macchina.
C’è la gente di fuori, in strada.
E’ successo di nuovo.
Magnitudo 4.3 alle 23:40.

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