Sediamo al tavolino io, la Skizza, la Raffa, tale Sergio amico della
Raffa e della Skizza, poi arriva una certa Silvia, sempre loro amica, poi suona
il telefono, è il Ruggi, gli dico di raggiungermi, arriva, presentazioni, si
chiacchiera, si trattiene giusto per un bicchiere perché deve andare a dormire
presto che oggi è una giornata campale, poi entrano il Max e il Costa freschi
di doccia, prendiamo un tavolino, attaccalo, il Costa bacia e saluta la Skizza,
il passato è passato e lui è un Goodfella, raccontano la situazione come
reporter di guerra, il Ruggi interviene con altri dettagli, altro giro dai, va
bene, ma uno, occhei.
Serata solidale contro la paura, la preoccupazione e il dispiacere.
Fanno bene queste serate.
Poi abbandoniamo il campo, tutti.
Passeggio con la Skizza avvolta in una lunga gonna fantasia ecru ed
arancio scuro su fondo nero che la costringe a piccoli passi, un golfino nero
con i bottoncini e le ballerine color oro. Ha i capelli raccolti in una codona
e mi confessa di quanto sia stanca di sua madre e la capisco.
Attraversiamo la piazza, io c’ho la macchina davanti all’ufficio, ti
accompagno che facciamo due passi Taz?, ma certo, poi ti porto alla macchina,
va bene.
Ma io non ho voglia di mandarti a casa e così tiro dritto fino al
parcheggio del Dix, che è fuori mano e poi non c’è nessuno a quest’ora e tu
capisci e mi fermo e non occorre che ti dica niente che ti inarchi a ponte e te
le togli e me le strofini calde e odorose sul naso e senza rendertene conto fai
quello che si fa coi cani, a cui si fa sentire l’odore della preda o dell’ostaggio
e loro cominciano a cercare ed in men che non si dica hai la gonnona arrotolata
sui fianchi e sei seduta impalata che godi, cavalcando sensuale ed io ti
impasto le natiche belle che mi fanno impazzire e tu respiri spettinandomi la
nuca, sbattendo a fondo il bacino per sentirlo tutto di dentro e ti sbottono il
golfino e sotto c’hai solo le tette ed i fari delle macchine tingono di luce i
tuoi capezzoli e non t’importa se chi passa può vederti chiavare, anzi, ti
piace quel rischio e mi dici con voce incerta che se non ci fosse l’arresto ti
faresti chiavare anche in piazza e io sento le vene del cazzo che scoppiano perché
mi piaci da pazzi, a culo nudo, a tette di fuori, in un parcheggio alla portata
di tutti, mi piaci sfrontata, arrapata, allupata, svergognata e tu aggiungi “e puttana” ed io dico di sì, che mi
piaci puttana da matti e tu impazzisci e cominci a sbattere forte e vieni
cantando, la fronte piantata sulla mia spalla e io sento il tuo odore, l’odore
del calore animale che l’abitacolo trattiene come un prezioso tesoro ed appena
hai smesso di venire scivoli al posto e cominci a succhiarmi l'uccello, impartendomi
un inutile ordine di venirti in bocca, che mi basta sentire il calore della tua
lingua per riempirti la gola di schizzi che ingoi senza sprecarne una goccia.
Torniamo alla tua macchina.
C’è la gente di fuori, in strada.
E’ successo di nuovo.
Magnitudo 4.3 alle 23:40.
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