Giornata epica ed epocale.
Ci siamo carbonizzati al sole, un tour de force da veri eroi. Alle
dieci e trenta eravamo già lungo la falesia, alla ricerca di un posto
tranquillo, che abbiamo trovato. Abbiamo scarpinato come degli sherpa, ma ne è
valsa la pena. Giù i materassini, giù gli asciugamani, giù le mutande e giù una
bella porra in onore del dio sole.
Che meraviglia. Che mare. Che benessere.
Acqua fredda, ma irresistibile.
Fica salata, una delizia da leccare dopo il bagno.
Non un essere umano, che sensazione di paradiso.
All’una, belli incrostati di sale e sudore, ci siamo rimessi in
cammino, direzione una bettolaccia già nota dall’estate scorsa. Fritturona
adriatica, vino bianco gelato e diversissime Sambuche a seguire, in memoria dei
bei tempi andati.
E poi giù, di nuovo, altra scarpinata, altra sudata, altra spiaggiata, questa
volta ancora più in là.
Dal nuovo punto, solo gente in barca, attraccata, che si godeva il
nulla come noi.
Acqua salata, sudore, sperma e schizzi abbondanti. Una delizia.
Poi quando cominciava ad andare in ombra siamo risaliti.
Abbiamo recuperato la macchina e siamo tornati qui.
Incrostati, puzzolenti, sporchi, freakettoni.
E ci siamo messi a tagliare l’erba (quella del prato), come da
programma.
Poi ci siamo sistemati sotto il portico, nudi, cotti, sudati,
incrostati e puzzolenti come capre bagnate.
E ci siamo fatti due birre gelate.
E mi sono toccato l’uccello guardandola e lei sorrideva e poi, quando m’è
diventato duro, l’ho fatta sedere in grembo, scivolandole dentro fino a
premerglielo contro alle ovaie.
E abbiamo scopato fumando una canna.
Si sciolgono alcuni nodi, se ne stringono molti altri.
Dolci nodi.
Nessun commento:
Posta un commento