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lunedì 24 ottobre 2016

Manifesto della Maiala - appunti di filosofia srtrapazzata del cazzo

Rinnovare, rivalorizzare, porre sensi relativi in cui l’espressione vocata diviene massima e sublime ricerca della perfezione assoluta, cartesiana, oggettiva, ed è interessante come l’oggettività inserita nel relativismo divenga persino arte e, se un coglione semi analfabeta e sottoculturato come Bob Dylan accede al Nobel, il dolente, ma aperto, buco del culo della Siusy può meritare la copertina di Abitare, buio cunicolo dall’arrossata entrata, perfetta icona dell’architettura rupestre ora in crescente voga tra le persone scic e aptudeit.

Dekiergegaardizziamoci, come esortava Gadda, caliamoci nel piacere dell’esplorazione delle sozze viscere femminili, persino laggiù dove i miasmi possono raggiungere toni insopportabili, sopportiamoli come pegno dovuto al godere ed al piacere, sotterriamo gli imperativi assoluti, travolgiamo il pensiero kantiano e affondiamo la verga come fosse la spada dell’angelo dell’assoluto, riconoscenti ed in debito con colei che tanto gratuito godere ci concede, esaltiamola, non curiamoci di ciò che dice, ma veneriamo ciò che ci concede, amica di pari attitudini compresa, aggrovigliamoci, estendiamoci, purifichiamoci sfregando il glande ipertrofizzato contro le carni molli e odorose delle Muse del Sozzo, Sozzo che non deve depurarsi e divenire candore, ma deve essere isolato e ostentato come un diadema raro, raro come la Vocazione al Puttanesimo che rende la Virtù frigida essenza dei non talentuosi, che annullano e parificano minimizzando i massimi ed esaltando l’astensione ed il premio dell’aldilà, pur di non cimentarsi e confrontarsi col virtuosismo del talento vaginale che porta il premio in terra, tra le cosce di una Sunzona arrapata che dona l’assenza della coscienza meglio di una droga, droga che, peraltro, lei consuma a volontà ed a rischio.

Ancelle del Sozzo, Vestali della Sunzonia, dee immortali che tramandate il vostro verbo affascinando nuove adepte pronte ad immolare un’anonima fica privata al pubblico che, per più versi d’osservazione, ne gode decantandone doti di piacere assoluto, Dee dell’Immortalità dell’uomo cosciente e consapevole, voi, voi dee meritate schizzi di succo d’uomo e venerazione incontrastata.

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«Puttana sacrata alla notte, notte tu stessa; in te il creatore risplende di luce propria. Puttana, sei la salvezza. Dixi et salvavi animam meam»

Italo Tavolato

lunedì 11 maggio 2015

La bagascia termica

Venerdì notte / Sabato mattina

Che bell’oggetto, l’iPhone. Mi ha consentito di bloccare l’utente Maggie e di percorrere in assoluta tranquillità la misera tratta stradale di meno di quaranta chilometri che separano il restorant de clas dalle Terme.
In fin dei conti, essendo terminata la cena della preconoscenza alle precoci ore ventidue e trentasette minuti, rimaneva del tempo per concedersi una piccola distrazione medicamentosa dalla seccatura dianzi vissuta.

E allora alle Terme, deciso, si va.
Le Terme, sublime luogo di mens sana in corpore sano per qualsiasi categoria di umano le frequenti: dall’ottuagenario alla ricerca di benefici alla prostata, all’appena più che quarantenne alla ricerca di benefici alla prostata, magari più immediati e magari anche parecchio dissociati dal complesso tema della termalità collinare oggi.

***

Al banco d’acciaio e pelle scamosciata marrone, mentre le lucine disco sfarfallano e Sylvester cinguetta You make me feel mighty real,  si siede accanto a me la Femmina SeSuale, piaZere SCimona, piacere Tazio, ma che bell’accento italiano, amica bagascia ultra cinquantenne abbronzata come un Ringo al cioccolato e plissettata come un ippopotamo, col taglio frisè biondo platino tardi anni ottanta. Ah! sei di Lugo, ma accidenti che meraviglia! e dimmi, bagascia ultra cinquantenne di Lugo, come fai a sopravvivere con la concorrenza sovietica quasi prepuberale che riempie ogni spazio intermolecolare del circondario? Mo perché io sono italiana e ci so fare anche del gran bene e allora mi hai convinto, amica bagasciona, parliamo di soldi senza vergogna che non vedo l’ora di infilarti il naso nel buco del culo ricco di ghiandole ferormoniche e così ne parliamo, pattuiamo durata, richiesta, performance, no amica bagascia, non c’arrivo manco se rompo il maialino e allora dimmi tu Tazio e il Tazio dice: tutto scoperto, clistere, faccia, ingoio, piedi, primo e secondo canale, sport acquatici, overnight tranquillo in alberghetto a mio carico, mille pezzi secchi e poi procurami della botta che voglio che ci divertiamo abbestia e lei aggiunge due pezzi e accetta dicendomi che la botta ce l’ha già seco e allora via verso l’alberghetto lurido e disonesto.

Che bella suineria senza fronzoli, cazzommerda.
Dritti al dunque, ben infarinati e ben disinibiti, così mi piace, così mi voleva, amica bagascia di Lugo senza freni d’alcun genere, che delizioso risveglio familiare con te, vacca nuda che sembri morta spiaggiata di pancia e la filippina in camera che ci prega di rimuovere velocemente i culi dalla stanza.
Ore dieci.
Sgommare, amica bagascia, che ho un pranzo importante a cui non rinuncerei mai.
Sì, certo, lasciami il numero, certo.
Che tanto non ti richiamerò mai.

domenica 5 aprile 2015

Miss Mandorlina

Sabato Santo, interno notte.

“Lick” mi intima la bellicosa mistress asiatica indicandomi col frustino le sue stupende dita dei piedi dalle lunghe unghie laccate di nero, leggermente ricurve, sbordanti dal paradossale zatteroneplatformfuckmyassholeshoes.
E io lecco, devoto, nudo, sudato, puzzolente, arrapato, ventre a terra, col cazzo di ferro che sfrega sulla pornografica gomma rossa del pavimento del suo budoir allestito per pervertiti come me.
Lecco e lei si siede sui talloni, spatasciandomi la sorca lucida di lubrificante davanti al naso, insultandomi in inglese con voce forte, ferma, acuta.
Il suo clitoride è grosso come una nocciolina, scappellato e turgido, una poesia visiva.
E lecco mentre lei mi passa il frustino tra le natiche, chiamandomi “fuckin’ bitch”.

Godo.
Godo di sottomissione, anche se questa dominazione ha commerciali tinte teatrali, ma io godo lo stesso, mi sento Tazia, mi sento porca, ho voglia.
Godo quando mi fa alzare la testa tirandomela in alto per i capelli e mi inonda improvvisamente la faccia con una pisciata rovente nel corso della quale, causa posizione, il suo ano si estroflette seducente, sibilando uno sgraziato peto erotico. Ingoio, annuso, muovo il bacino sul pavimento e godo, godo, godo.

Ogni tanto ci vuole, amici.
E’ educativo essere riposizionati, resettati, aggiornati nel sistema operativo, ricondizionati per poi essere riconsegnati alle proprie (dis)funzioni con rinnovato vigore.
 
“Spread your ass faggott” ordina, mentre senza tante cerimonie quel grosso strapon lubrificatissimo mi pompa il budello a fondo, con ritmo battente, abilmente manovrato dalla sensuale asiatichina. Certo che lo spalanco padrona, voglio che tu veda quanto troia sono, pompami che non ne ho mai abbastanza nel culo, sodomizzami, umiliami, sottomettimi che sbavo di piacere. Fottimi, fottimi, fottimi di brutto e senza pietà, inculami a sangue.

E mentre le sue anche ondeggiano per incularmi, la sua mano guantata di PVC strozza il mio grancazzo anellato, viola dal desiderio e lei mugola soddisfatta segandomi sgraziata.

Delizie.

Piacevoli delizie anche se non così sofisticate come le vorrei, come quelle che ho avuto da Maestre Sublimi che mi hanno chiavato il cervello prima che il culo e che ora più che mai, mentre sborro urlando col cazzo dolorosamente piegato all’indietro sapienteente strapazzato da Madame Mandorla, ricordo con un dolore nel cuore.

Ogni gesto della Mandorlina ha avuto un paragone blasonato che l’ha relegata al ruolo di prostituta, di classe ok, ma pur sempre una qualsiasi prostituta che anziché vestirsi da scolaretta troia, ha scelto di mettere autoreggenti di latex e di destreggiarsi (con diginitosissima abilità) lungo gli irti crinali del bdsm.

Chissà Miss Milly dove sarà.
Chissà.
E mentre torno al mio albergone di ultralusso, lasciando il bordello di ultralusso che non è l’Humble Brothel and Hotel For Italians Sfigat, penso che oggi, allo stato attuale, con le potenzialità attuali, potrei, potrei e potrei questo e quello e disegno col gessetto grigio nel cielo nero di mamma Praga scenari che mi agitano e sento il bisogno di ritrovarla, la mia adorata Miss Milly, ma non so da che parte cominciare.
Anche se…


martedì 31 marzo 2015

Easter eggs

Domattina alle ore zeroquattropuntozerozero il Costa parte a bordo della sua economicissima GMC Yukon 32.000 a benzina per raggiungere il paesello natio. Appena 1900 chilometri in macchina, una sciocchezza, ma volete mettere la soddisfazione di varcare la soglia del villaggio sotto gli sguardi adoranti di tutta la tribù che lo osanna a bordo di quella monumentale GMC? Non ha prezzo, né in termini di fatica, né in termini di danaro. Penso lo faranno sindaco, anche.

Ieri sera una seria di uazzappi non partiti da me hanno dolentemente sintetizzato una situazione pasquale imperniata verso Roma a trovare mammà che si è trasferita colà da che papychina è morto a settembre, sentitissime condoglianze, un vuoto incolmabile per la Cina tutta.

Argomento complesso quello pasquale, lo so.
Sono nel regno del troianesimo ultraprofessionistico esercitato dalle donne caucasiche più belle del pianeta, talvolta così belle che mi si spegne il dizionario nel cerebro e mi va in blocco una valvola cardiaca, ma questo mica al cabaret o nella platea di Miss Repubblica Ceca, basta già un semplice supermercato per farmi trasudare sperma da dietro alle orecchie, perché le ceche sono le Turbostrafighe Turboassolute e anche piuttosto disinvoltelle nei costumi, ma io sono Mastrominchione e sogno una Pasqua in famiglia, come se avessi mai speso un piconanoerg per tendere ad averne una, nemmeno ora che PARE io ne abbia in cantiere una nell’algida Mosca, ma nonostante ciò mi struggo e mi intristisco di solitudine, pur guardandomi bene dall’andare lassù a verificare la mia paternità, anche se tale decisione non appare così assoluta da pormi al riparo dal desiderare di averne una, limitandomi persino a pensare (come stamattina) di prendermene una già fatta, di famiglia, come quella di Bara, che si è rivelata una MILF da Ascensione di Nostro Signore degli Anelli al Nirvana del Tuca Tuca, purtroppamente sposatissima e madrissima, ma la sua milfaggine indurente mi farebbe risultare accettabile anche la presenza del maritozzo (un culo di maschio non guasta mai) e delle figliozze che da cotanta madre potrebbero essere delle Lolite da crisi ecumenica.

Che fare, dunque?
Strambare e tentare di insinuarsi nelle mutande a vita alta con le cappette sui bordi di Venka, che ce la deve avere pelosa come una nutria e già il pensiero mi ingrifa come una Xalopendra Istrionata, oppure sciogliermi nell’inferno dell’Humble Brothel popolato da odiosi italiani sfigati e urlanti che per Pasqua vengono a disossidarsi la minchia triste oltre cortina, girando nudo e col cazzo costantemente dritto umiliandoli, infilando gratuitamente camere su camere fino a sborrare uno schizzo di sangue, oppure cosa?
Cosa eh?
Cosa?
Aiutatemi, maledetti  voi.

***
Ma il  Costa, la cuggina strabottana, se la trapanerà al paesello?
Pensiero sudicio e desiderio osceno di cose incestuose.
Vado a farmi una sega, và.

venerdì 20 marzo 2015

L'erede

E’ così, sono così, non cambierò mai.
Ora che ho ritrovato la signorile accoglienza della Signora Susy mi sento ringalluzzito ed energico, pensando sognatore alla serata di stasera, al pomeriggio e alla serata di domani e di tutta la domenica. Perché la Susy Telefonica mi dà certezze al 120%, mi garantisce presenza attiva e appassionata, mi gorgoglia succosi liquami sorridenti, ci sta, mi vuole, è assertiva, pronta all’uso, arrapata, ingrifata, infoiata e allupata, che “i maschietti qui intorno mi fanno sboccare” e la capisco, poichè dopo la premiazione anche il più sborone qui intorno può andare a farsi seppellire alla discarica.

Concetto che traslo con facilità anche sul mio fronte, considerando che nessuna delle mignotte maiale a mia disposizione, pay o free, può avere la sensibilità, la grazia eccelsa, l’empatia, la complicità e la connessione verificatasi tra noi nel momento in cui la Somma Vacca Premiata mi ha indotto a giacere sulle ginocchia per succhiarmi il perineo prossimo all’esplosione, giocando senza remore col mio buco del culo, con la lingua, le dita, succhiando liquidi, dita, esplorando, frugando blasfema, insultando domineddio e la madonna vergine, sputando e insignendomi del pregevole titolo di Frocio Busone Dimmerda, portandomi a vibrare come un V8 Chevy, dilatando, aprendo, incitandomi a spingere forte, incurante dei miei peti, vogliosa di succhiare il rossore del mio intestino pieghettato e gioiosamente prolassante al pari del suo poco prima, dopo le mie violente cerimonie di premiazione.

Bella.
Puttanamente bella quando si tira da guerra, volgarmente destabilizzante, oscena generatrice di crisi oscillanti tra il disgusto di disapprovazione e il desiderio selvaggio da consumare all’istante, un capolavoro irripetibile, la nuova Ade dei tempi d’oro, sublime Troia dell’Impero della Sborra Fumante, la amo.

Stasera ceniamo assieme, sì.
E poi ci rintaniamo nella sua porcilaia a superare il tetto dell’osceno.
Minchiammerda, va a finire che a Praga non ci torno più!
Scherzo, ovviamente.
Scherzo.

Scherzo?
Sì dai, scherzo.

Premiazioni

Ti premio.
Ci sei stata come se non fosse passato un giorno e io ti premio, mia Vacca.
Ti premio indossando i Paramenti Sacri della Premiazione, mentre ti tormenti allupata e sbavante la Gran Sorca Sozzissima, osservando e mormorando “oddio”: indosso l’anello sotto la cappella, poi indosso il triplo anello che mi strozza la base del cazzo e mi gonfia i coglioni, mi ungo d’olio il Bastone Imperiale mentre esso comincia a divenire scurissimo, viola e intarsiato di vene sublimi, perché il premio prevede che tu sia battezzata dalla mia bestia in veste devastatrice e disumanamente devastante.
Ti premio, quindi, ficcandoti quell’arma letale di carne da sesso nei tuoi buchi slabbrati.
Assegnandoti il premio a prescindere dalle tue urla di dolore, perché vai premiata ovunque.
E il premio ti va assegnato selvaggiamente, come se fossi sordo e cieco, esattamente come lo hai sognato tu, Regina della Stalla e io, Gran Fattore Imperiale delle Vacche Sozze.
Ti premio per ore, orgoglioso di glassarti la faccia di sborra urlando blasfemo, rimanendo comunque mostruosamente  duro e sensualmente deforme, pronto per rientrarti nel culo ferito e assegnarti premi minori, inzaccherandomi di liquide feci del piacere.
Ti premio sudando, godendo della tua fetida sporcizia animale.
Ti premio sino ad esalare l’ultimo rantolo di piacere, a quel punto, abbracciato al tuo untuoso corpo lurido, lasciando che lentamente il fenomeno ultratererreno riassuma fogge umane.
E a conclusione della premiazione brindiamo, dapprima urinandoti in bocca io, gioendo di come ingoi il Millesimato di Gran Vescica Imperiale che ho riservato per te, Vacca delle Vacche, Regina della Fiera della Bovina della Sborra, secondariamente bevendo avido i diversi schizzi di piscia rovente che mi spari in gola tenendo aperta la tua carnosa farfalla odorosa.

***
Torni dal cesso, mentre io giaccio sublime sulle tue coltri, fumando.
“Mi fa sangue il buco del culo” mormori assestandoti due pieghe di carta igienica tra le chiappe.
“Vieni qui” dico io, Padre e Padrone, Toro Loco e Montone, accogliendoti sotto il mio braccio, consentendoti di accoccolarti.
“Come mai niente smalto?” chiedo placido osservando quelle dita dei piedi sublimi da cui sorgono cresciute unghie giallastre, non per questo senza il loro fascino sensuale da favelas merdosa, anzi.
Fra poco Taz, fra poco che arriva la primavera. Ma se te resti anche domani!...” e ridi.

Resto?
Non lo so se resto Siusibestia, è complicato, ma sii certa che se resto tu lo saprai.
Sei la Regina, la Premiata, la Bovina Campionessa, per cui sì, mettiti lo smalto.
E mi rilasso inalando l’acre profumo di ascelle, sessi, piscia, sborra e merda, beato di beatitudine, commosso di accoglienza.
E un po’ in colpa di aver, nel passato, tanto bistrattato quella Donna che, alla fine, si è dimostrata l’unica persona che tiene a me.
E io non posso che ricambiarla con tanto, tanto, tanto amore.
La Susy.
Ha!

domenica 15 marzo 2015

Considerando

Che io ormai l’ho capita ben che bene la fazenda con le mie due fidanzate eh, che una “c’ha da fare” tutto il giorno e anche tutte le sere con la sua “organizzazione eventi” che “cicci è il mio lavoro, ma ti presto la macchina se vuoi che me non mi serve” e quell’altra invece che ogni sera c’ha ‘na favola nuova da raccontarmi, ma che invece se di giorno mi presentassi alla palestra dell’ardimento in qualsiasi momento, si troverebbe ben che sempre quella mezz’oretta in cui farsi scanalare la cerbiatta pornopelosa nell’ufficetto chiuso a chiave.

C’è ben il suo bel poco da fare: il passato passa e solo gli stolti ignari presuntuosi come me pensano che, se lasciano e se ne vanno, quando tornano trovano la fila a leccargli i coglioni, perchè la vita è questa qui: il Max che si sposa mandandomi le partecipazioni, il Lumbe che c’ha un filarino fresco fresco su cui lavora solerte a piene mani inesperte, quello che se ne è andato, quella che cazzo ne so, facce nuove, bar rifatti, facce che non conosco che mi salutano, facce che conosco che non mi salutano, la vita è un fiume che si muove e tu o sei pesce di quel fiume oppure, se esci a fare il figo nel fiume di là, quando torni è un “vemò chi ghè, ciao ciao, come stai, è da una vita” e vaffanculo.

Tratto e negozio nella lurida notte con la puttana slovacca che batte laggiù e dò sfoggio di ceco che lei ride che s’ammazza, un po’ perchè essendo slovacca sarebbe la fighetta che parla un po’ diverso di suo che attizza i cechi, un po’ perchè le quattro cagate che dico devono averci la cadenza di Stanlio e, in un negoziato, Stanlio non è mica il più autorevole conduttore, ma alla fine lei ride, le sono simpatico e le piaccio e così ci troviamo la quadra e entriamo nel sedile di dietro, fameliche bestie, a ficcare tutti nudi come animali, senza preservativo, sulla bella pelle preziosa della macchina della Ade e ti devo dire, cara la mia SloVacca, che io son un gran bell’esperto di troie, e te mi puoi raccontare tutti i muggiti della vecchia fattoria per prendermi per il culo, ma se sbatti sul mio grembo rumorosa, cercandomi con le mani le mie mani e d’improvviso ti muovi sinuosa che sei uno spettacolo e mi bagni i coglioni beh, mia SloVacca, vuol dire che stai godendo maiala al midollo e se mentre ti sento godere ti slappo in bocca la lingua e mi vai in apnea con la tua serpentella che guizza nella mia, facendo blasfema e sacrilega eccezione al mandato sovrano della troia che dice “mai slinguare col cliente!”, vuol proprio dire che ‘sta tronca di minchia ti piace da pazzi così come il suo possessore e portatore sano e allora sudiamo e grugniamo, bella troia stradale, che ti faccio vibrare il bel corpicino pulitissimo liscio e inodore, inodore anche quando sudi lucida sui fianchi e bagnata sotto le braccia e dopo un’oretta che mi dedico e ti curo che di più non sono capace, ti sento che parti e dimeni il bacino sguaiata ed ipnotica, venendo in un urlo ansimato e io ti ci sborro di dentro a torrenti schizzanti, componendo con te un coretto animale che ci infoia abbestia selvaggia e mi sento ingrifato come un dio bestia cannibale e poi ci puliamo i liquidi sozzi e chiacchieriamo leggeri e ci baciamo dolcissimi da adolescenti al fioretto di maggio e poi me ne torno a casa a schiantarmi nudo sul futon, docciato e profumato e penso.

Penso che lunedì il commercialista e l’avvocato mi danno risposte e che se c’ho i documenti che aspetto monto al più presto sull’aeroplano e volo a Praga, che cazzo me ne frega. Torno a perfezionare il ceco e a rimirare sculettanti chiappe nude usufruibili senza permesso che mi deambulano a una spanna dal cazzo, nel piccolo bordello situato nella vecchia e romantica Praga infernale, bordelletto romantico popolato di troie rumene, moldave e ungheresi che fan finta di essere ceche per i polli italiani che, alla fine delle loro tristi monte, si proiettano rumorosi nel ristorante incorporato a mangiare i rigatoni al ragù e a dormire a grappolini nelle apposite camerette e la domenica sera ripartono felici per tornare a casa tronfi dell’aver annusato sorche esotiche, che così il lunedì mattina possono far la teatrinata al collega maritato, nell’ufficetto meschino, facendo i gran trombeur e la vita, vualà, chiude il cerchio del fiume anche per loro e a me resta solo l’amore del Costafrate, col quale ancora divido avventure d’affari sballate e col quale, ancora, è sensuale strusciarci puttane pornografiche,  leccandoci avidi i genitali rasati e l’intenso sudore da uomo, penetrandoci da veri maschi i corpi eccitati, in gran segreto, in una delle stanzetta del bordelletto umido ma onesto.

Va ammesso, amisgi che un tempo numerossi mi seguivate da cassa, che a tutto c’è una fine e un inizio nuovo e va detto, Viaggiatore, che vorrei anche io aver da scrivere (e forse ancor prima da vivere) stralci della provincia inzaccherata di marchese, piscia, sborra, merda e tortellini, ma temo che da quando l’ho lasciata, questa maiala di merda della provincia busona mi abbia cancellato, evolvendo (?) senza di me, offesa e stizzita dal mio osare di abbandonarla e allora mi accontento dei soldi che c’ho (e son tanti stavolta, ma tanti tanti e non resisto dal farci lo sborone dopo tanta miseria vigliacca) e col rimpianto di pelle negra africana sudata che difficilissimamente riuscirò a tornare a leccare (anche se quello è il mio sogno di vita) mi stabilirò per un pochino a est, dove il sesso consumabile la fa da padrone e mi consente di ficcare la minchia d'amblè in corpi anonimi, sfregando in mucose straniere la mia voglia patologica di fica e di orgasmo, perchè è così che va, non c’è niente da fare, mio bel Viaggiatore piemontese raffinato che mi mandi in delirio culattone solo a guardarti il solco della schiena.

Per un po’ sarò un pendolare d’affari con l’affare che pendola, che in bizclass si sposta da là a qua e da qua a là, grufolando suino tra i perizomi macchiati di erotica suga bianca sgocciolata dalle fiche di vacca delle giovani odalische campagnole che si danno per soldi in città, ma si danno anche anche per amor del cazzo e del chiavare (va detto per onestà, amisgi) e poi mi concentrerò ad approfondire se val proprio la pena di indagare su Alina e la mia pseudo paternità moscovita, che se ho proprio voglia di mettere al mondo dei piccoli Tazi o delle piccole Tazie c’ho la fila rumenomoldavaucrainarussacecaslovacca
 che non aspetta altro, perchè qui nel paese dei Farlocchi di tutto quello che non c’ho bisogno ce n’è da riempire i fossi e di quel che, invece, c’avrei bisogno non se ne vede traccia da mò e così io, Tazio Tazietti della famiglia Randelli Manganellati della Cappella, ho decretato solenne, stanotte, che la bottega è chiusa, stop, fine, cessata attività di ricerca del sentimento e dell’amore perchè mi sono sfracellato i coglioni dei miei sentimenti e delle mie attese che, amisgi, vengono regolarmente avvolti nel sacchettino e mollati civilmente nell’apposito cestino, perchè si prega la gentile clientela di non gettare nel cesso niente che non sia piscia o merda.

E così nei prossimi prendo appena posso e parto, vado nel clima più freddino, ma tanto nel bordelletto paradisiaco è caldo e le giovani puttanazze sculano nude e posso stare nudo anche io, che noi la primavera e l’estate ce la comperiamo o ce la facciamo in casa, così come l’amore, la pasta al ragù, le fidanzate e i fidanzati, che noi nel bordello non ci manca niente, nemmeno l’erbetta spinelluccia o robette più sofisticate, che di quel che voglio le sculanti schiavette non esitano a prodigarsi per darmi e vado a vivere nel limbo dei dannati, dannati e felici, capendo sempre più intensamente la Milly e mangiandomi il fegato ed il pancreas di non riuscire più a rintracciarla, perchè di tutto questo vomito assurdo quel che rimpiango di non aver approfondito di più (e per cui oggi mi ci mangerei il capitale che ammucchio come un criceto cocainomane) è lo stile, l’eleganza, la spietata crudeltà erotica di quella Donna Sublime che chissà dov’è e chissà che fa.

E scrivo e mi tira il cazzo, mi tira da far male, pensando alla Milly e ai suoi fetidi piedi divini, ai culi nudi che ondeggiano anche adesso a Praghemilia, all’odore di pelle nuda, al sapore del cazzo del Costa, al bruciore nel culo dopo essermi fatto sbattere da gruppi di anonimi maschi in una notte di meravigliosa orgia culattona sfogandomi come la troiona in calore che sono e mi chiedo, porcoddio, quanto cazzo vivrò ancora in questo mondo dimmerda, quanto tempo ancora dovrò sopravvivere a questa continua sollecitazione dell’incompiuto e dell’insoddisfatto, mischiando l’ansimare di godimento a quello della fatica di esistere senza dare nulla al mondo e senza variare di un millimetro il suo scorrere lento, che tanto scorrerebbe lento lo stesso e penso alla mia sempre amatissima ex moglie Vale e a quel suo modo troiesco di rientrare a casa togliendosi le mutande, accendendo una Marlboro e asciugandosi rapida un bourbon mentre si preparava la doccia, che chissà di quante sborrate secche era coperta, quella ninfomane maligna puttana e troia e divinamente crudele madonna dei cazzi, e a pensarla mi scappello e rincappello furioso, scrivendovi, con le mani bagnate di gocce limpide, voglioso di scoparvi tutti e tutte, ficcando, sbattendo, inculandovi fino a farvi schizzare piscia dalla pressione, immaginando poi le vostre mani che servono la cena e voi con quel dolorino nel retto che vi inarca appena la bocca in un sozzo sorriso al ricordo della Bestia Sovrana che vi ha montato con furia satanica, che non ne ha mai abbastanza, che non è mai appagato, che non è mai felice e che non è mai sazio, ma che rimane suo malgrado immutatamente Tazio.

Vi amo.   

venerdì 17 gennaio 2014

Back home

Certo che mi sento proprio milanese ormai eh. Non riesco a resistere dal dirvi che sono partito da Piazza Gae Aulenti alle undici punto zerosette e sono uscito al casello di Reggio a mezzogiorno e diciannove, cioè, dico, michelin e maps mi dicono che sono ancora per strada e invece il Tazietti c'ha già le gambe sotto la tavola ed è li che ghigna, mai mollato il pedale, sempre a tappeto, quattro colpi di freno in tutto, m'avran fatto il book fotografico secondo voi? ma chissenefrega, dico io, la macchina non è mia e c'ha la targa crucca, ma allora vai, vai, vai.

Fine del delirio.
Ritorno all'umanità.

Ho dato una veste molto minimal al blog. Spero vi piaccia. Se non vi piace ditemelo. Certamente questo non produrrà alcun cambiamento, ma è giusto poterle dire le cose.
Siamo in democrazia, no? No? Mi sa anche a me.

Comunque sono contento, molto contento.
Sono finalmente realizzato al zentparzent, faccio da galoppino-vigilante-tuttofare per della gente che mi paga molto bene, lavoro (finalmente!!!, finalmente!!!!) a Milano, la MIA Milano, ho inforcato una zoccolona meravigliosa, la Valentina (ma tu guarda che le troiazze si chiamano tutte Valentina eh?) con la quale mi sono cacciato una gran ficcata anche ieri sera, poi nel uichend me ne torno al paesello della salamella, dove il maschissimo Max ha organizzato una seratona ruspante di quelle che nella telefonata cominciano con "stasera si ammazza il maiale a casa mia".

Grande Max.
Ho un brivido di terrore pensando a quel che succederà stasera. Non chiedo info, dico solo sì, qualsiasi cosa mi va bene.

Ho telefonato alla Aledellapale, ci facciamo un americano o nove assieme, stasera alle otto e poi ciascuno al suo destino, anche se le ho chiesto un po' di quel Vicks Sinex che usa lei che stasera vorrei essere al top e lei ha riso, dicendomi sì amore, che chissà che cazzo s'era già presa.

Comunque sono contento, molto contento.
La Lola mi chiede cosa vuole la Squinzy e io non ne ho idea, ma il fatto è che ho proprio un'idiosincrasia al pensiero di approfondire le sue motivazioni, ma nel contempo, avrei una voglia matta di incularla. Ma sono un uomo maturo, pieno di buonsenso e così mi limito a infarinarmi e a smaialare con Max, l'amico di sempre.

Comunque una precisazione doverosa va fatta.
Non tutte quelle che si chiamano Valentina sono troie. Ma un sacco di troie si chiamano Valentina.
Ecco.

Baci, miei tauri e mie taure.

lunedì 29 luglio 2013

Sabato sera, cena anatomica

Dove le raccatta, il mio amico Costa che è come un fratello per me, le signore a cui si accompagna? E' un mistero gaudioso, ma d'altra parte debbo dire, con grata onestà, che le sue istrioniche scelte vanno sovente edulcorando l'amarotico sapore di merda di queste giornate.
Bene.
Sabato sera, ore ventuno punto zero zero, appuntamento a casa del Costa per cena da egli stesso preparata, ospiti "due tizie". Accetto solo perchè sono giù d'allenamento con le balle Polaroid istantanee, che tanto protessero il mio regale deratano in passato, e ci vado.

"Due tizie".
Un eufemismo burlone.

Entro in casa ed in cucina, già sorseggianti del vino bianco frizzante, mi si presentano due bestie tornite di muscoli come una tavola del Grey, compresse di anabolizzanti come scatolette di carne Simmenthal, tirate da guerra, lucide di crema e cotte di abbronzatura. Due bodybuilder, pompate come non vedevo più nessuno dai tempi di Hulk Hogan e dell'indimenticabile Joe Weiders. Vestite succintamente poichè il febbrile lavorare su actina e miosina deve trovare il suo fottuto momento di gloria e quella sera per loro era quel fottuto momento di gloria.

"Piacere Franca" mi sorride di avorio candido, gli occhi azzurri come il mare e i capelli corvini rasati come un Marines, ma senza fare tanto lo spiritoso, come ero io fino a qualche tempo fa.
"Piacere Luciana" fa eco la bionda platinata coi capelli rasati da una parte, lunghini dall'altra e ciuffati alla rockabilly di sopra.

Due culturiste. In piedi. E un Costafrate in canottiera e bermuda mimetiche che spadella  tessendo le lodi di ciò che avremo mangiato. E io. Attonito. Con una degenerata necessità di oppio, alcol, cannabis, metedrina e non necessariamente costretto ad una scelt singola.

Bevo bicchierate di bianchetto frizzante e tento un'esperienza extracorporea che possa portare il mio cervello a Honolulu, lasciando qui il mio corpo ad annuire con un sorriso intermittente. Esperienza che non riesce.

E poi si cena.
Linguine in buzzara di scampi. Incredibilmente commestibili. Armoniosa conversazione in contrasto paradossale a quanto mi si parava davanti agli occhi.
La Franca fa la magazziniera in un supermercato, la Luciana la parrucchiera. Tutte e due sui trentadue trentare, a spanna. Tranquille, nemmeno tanto sboccate, un peccato.
E si beve.
Si beve.
Si beve.

"Tu cosa fai Tazio" mi chiede la Franca che, col passar del tempo e l'igollar del vino, comincia blandamente a condurmi alla mente pensieri anali.
"Mi occupo di produzione video" rispondo solleticato dalla tentazione.
"Figata! Ma tipo réclame?". Réclame. Era dai tempi della mia povera nonna che non la sentivo chiamare così.
"Anche, sì".
"E adesso a cosa stai lavorando?"
"Bah adesso c'ho un progetto in Repubblica Ceca, un piccolo porno con attrici locali, una cosa semplice, una vacanzina diciamo."


Silenzio e sei occhi che mi guardano mentre mi scolo il ventiseiesimo bicchiere di bianco.
E poi una flashata d'avorio tesa a sorriso, una risata e un "Ma daaaaaai non mi prendere in girooooo!!!" e il Costa che suda come una bottiglia di Carpenè Malvolti tirata fuori dal frigo fissandomi vitreo e sbarrato e la Luciana, con le mani inzaccherate di sugo che fa l'open mind dicendo all'amica "Beh e se anche fosse? Mica c'è niente di male…" che mi lancia l'assist utile a fare scivolare nel lercio la conversazione ed allora verso, stappo, riverso e ristappo indagando sulla disponibilità di Luciana/o a far del porno e sì, se la pagassero bene perchè no? è da ipocriti dire che non piace il porno e poi a lei piace il sesso da morire quindi le verrebbe pure bene e così, sudati come dei maiali causa  assuzione di ettolitri di bianco in una casa raffreddamentopriva, svacchiamo e giuochiamo con le due madame e il Costa sotto il tavolo o faceva un origami con la pelle del cazzo o era evidente che esplorava le fibre muscolari della pornostar wannabe.

E vai che ti rivai, ma fate gare? chiedo, cazzosì mi dice la Luciana a bocca lucida di scampi, quest'anno facciamo le regionali, sticazzi dico io, tira, molla, fa e briga, ve la fate una cannetta oppure divieto assoluto?, chiedo, ma no dai una cannetta si può, vai Ciccio tira fuori l'origano e Ciccio rolla una specie di missile Tomahawk che ci slabbra il poco di cervello che c'era rimasto e così il quadro è mutato in: io con la camicia aperta e scalzo, il Costa a torso nudo e scalzo, la Luciana in piedi che ci racconta delle cose che nessuno capiva, ma che la facevano ridere a crepapelle, mentre sotto il tavolo il piede della Franca, denudato dal paradossale sabot, strusciava le sudaticce dita sul collo del mio piede già nudo lanciandomi sguardi sesuali e asasini.

Che meraviglia, che superbo traghettatore delle fogne sono, riesco a patinare di merda ogni situazione, riesco a condurre allo sfascio ogni buon proposito di comportarsi a modo e allora dai, accelera Tazietti, manetta pieno gas in avanti e mi alzo dicendo "Cazzo! Sì cazzo! Adesso ci fate vedere una dimostrazione da gara" e il Costa si ingalla, ma si ingalla anche la Luciana che ha perso il controllo mentre la Franca, leggermente più sobria, fa presente all'amica/o che sotto il top arancione lei non c'ha il reggipetto e allora VIA! mille cose travolgenti: le tette di una donna le abbiam già viste, al mare ci vanno sai Franca?, che la Luciana non riusciva a tenere a bada la bestia dentata che c'ha in mezzo alle gambe dalla volta del porno, ma che musica ci va? chiede il Costa ravanando nello stereo, anche techno va bene e le due Tirannosaure si denudano in un battito di ciglia, rimanendo una (la Franca) in uno slippino di cotone culeo e una (la Luciana) in un tangazzo da mignottona che era commovente.

I cazzi, ragazzi, due fisici da allucinazione, cominciano a tirare, schiena, braccia, gambe, trapezio, tricipite, quadricipite, pentacipite ed endecacipite e via sul divano sudate come delle orche, che il Tazietti aveva già rollato l'integratore e il Costa stava versando la Grappa della Morte, quella fatta dalla nonna cirrotica, quella che fa centosettandadue gradi e non puoi lasciarla fuori dal congelatore altrimenti col caldo la bottiglia esplode.

Che bella situazione di sudore e nudità estiva, di origano spesso che galleggiava alla luce del lampadario Incubo dell'architetto Ornello Perazzoni di Brisighella, che bel palponare con la scusa di posso sentire e mentre la Luciana tendeva il bicipite il Costa le palpava il culo di marmo.

E ci siamo ingroppati.
Il Costa in camera da letto con Hulka e io sul divano di scai del soggiorno con la Franca fatta come un copertone.

E vorrei dire grazie. Grazie a chi ha inventato gli anabolizzanti e grazie alla santa stupidità delle culturiste che li prendono come fosse Fiuggi.
Grazie perchè, seppur vero che non provo particolare attrazione per le muscolose a quel punto, posso dirvi che la sorca della Franca, dio benedica gli anabolizzanti, una volta schiusa ha lasciato libero un clitoride di dimensione surreale del quale distinguevo senza alcun dubbio un prepuzio ed un glande, del quale apprezzavo l'indurimento progressivo man   mano che lo succhiavo con indomito ardore e debbo dire che è stata di sfolgorante effetto la frase, mormorata dopo che a lungo la stavo spompinando "Quanto ti piace il mio pisellino eh?".

Santa Franca.
Santo il suo pisellino.
Santo l'odore acre del suo sudore modificato ormonalmente.

Grazie Costamico.
Riesci sempre a rendermi migliore, ogni giorno di più.

Praga! Arriviamo! 

domenica 28 aprile 2013

Senza titolo

Sei bellissima, saliamo, fumiamo un caccolone di hashish così e sei sorridente e gentile e tenera e poi ti spogli e sei figa da urlare, che bei piedi, che bel culo, che bella fica rasata e calda, ti lecco, mi lecchi, ti voglio, ma senza, niente gomma, voglio pelle e ci stai e sorridi e ti chiavo e godiamo assieme, ansimi, godi, godo, la fica che sguazza, sei fradicia, poi quell'olio e nel culo, che bello il mio cazzo bianco che scompare nel tuo culo nero odoroso, che bello sentirti venire e poi schizzarti sul pube e vederti spalmare e succhiarti le dita con una piccola risata.
Grazie, Nina.







martedì 16 aprile 2013

Nelle sudicie pliche della Casablanca peccatrice

Due natiche monumentali, scure, che si inseriscono nella schiena creando due sensuali piege profonde che si dipanano lungo i fianchi, lasciando il depresso solco spinale a correre verso il collo piegato e inondato di mossi capelli nerissimi e lucidi.
La mia concubina occasionale ha più di quarant'anni e due occhi che da soli basterebbero a farsi una sega.
Adoro il contrasto tra il candore del mio cazzo incappucciato e la scurezza quasi nera del suo ano dilatato e teso a ciucciarmi la minchia. Adoro la sua carne di femmina, morbida, rotonda, le sue mammellone pesanti, piene, con quei capezzoli quasi neri che mi fanno perdere la testa. La sua bocca, perfetta, con quei denti candidi e gli occhi sozzi, luridi di lussuria, la pancia generosa e morbida, l'ombelico, la ficona pelosa, le sue ascelle calde e profumate, i suoi piedi asciutti, secchi, duri, callosi, eccitanti.

Otto giorni.
Sono otto giorni che sono qui. Ho superato la febbre egregiamente, mi sono introdotto nelle pliche anali viscide della Casablanca che fa godere, adoro le donne marocchine, mi eccitano da impazzire i maschi marocchini, il fumo è fantastico, l'idea che tutto è possibile è intrigante.

Ieri pomeriggio Massoud è salito nella mia camera. Aveva voglia del mio culo e io gliel'ho dato, come si conviene ad una puttana obbediente. Massoud ci sguazza in questa situazione in cui io aspetto da lui l'auto per andarmene. E mi fotte come la sua puttana e io ci godo anche. Però Massoud non mi conosce. Non sospetta minimamente che il mio programma si è già formato e che io scomparirò definitivamente dalla sua vita salendo su un aereo domani sera per raggiungere Dakar nel cuore della notte di dopodomani, in regola col mio librettino delle vaccinazioni, in regola con tutto quello che serve per corrompere e comperare.

La mia Puttanona marocchina è stata uno spettacolo. Bellissima ed economica. E la trattativa è stata eccitante al punto che me lo sentivo indurire mentre le parlavo, in strada. Chiedere il culo senza mezzi termini a questa signora insospettabile, sentirsi rispondere che non c'era problema e poi seguirla lungo quella scala buia e angusta e dopo averle cagato i 1.000, ritrovarmi aggrovigliato sulla sua pelle, in piedi, contro un muro della sua camera, nudi, scoprendo che sotto il suo vestitone nero era già tutta nuda, pronta a farsi palpare, frugare lurida, stupendo. Inginocchiato ai suoi piedi a leccare quella ficona grossa, carnosa, pelosa, odorosa, mentre le sue dita inanellate tendevano la carne per aprire l'ostrica e farmi spompinare il cazzetto duro e scappellato che sporgeva nel mezzo di quella foresta selvatica.

Lascio un po' il cuore a Casa, vi dico la verità.
Poi per uno metodico come me, rinunciare al certo per l'incerto è sempre una forzatura.
Ma questa volta va fatta. Assolutamente.
Certo, il culo di queste donne è un'esperienza mistica. Vedere come lo prendono, come se lo fanno mettere, come se lo infilano da sole nel culo è estasi pura.
Le Puttane marocchine sono stupefacenti. Potrei innamorarmi stregato di una di loro solo per  come prende in bocca il cazzo, solo per la devozione che ci mette nel succhiare.

E domani sera volo via.
Volo nell'Africa Nera. Mi eccita da farmi una sega questo pensiero. Non vedo l'ora di scoparmi una gazelle. La voglio nera come il carbone, setosa, liscia. La voglia sudata, odorosa come piace a me. L'Africa Nera. La fica nera. E pink bright di dentro. Il massimo.

Che femmine le nordafricane. Calde, appassionate, sensuali, seducenti. Tutte. Hanno degli sguardi che mozzano il fiato, delle occhiate che ti fermano il cuore e con Dalila, la mia Puttana Matura, non è stato diverso di certo.
Le ho schizzato sulle tettone dopo avergliele chiavate e lei le strizzava offrendomi quelle falangi di carne dura che sono i suoi capezzoloni scuri. Che femmina, che femmina.

Penso che oggi tornerò a trovarla.
Non posso sopportare l'idea che qui le più gettonate siano le ragazzette e che monumenti di sesso e carne come Dalila non trovino molti sozzi porci maniaci appassionati come me.
E' un'ingiustizia che devo colmare.
Almeno sin che sono qui.

domenica 14 aprile 2013

Piacevoli sorprese

Verso le diciannove scendo nella opulenta hall per bere qualcosa prima di andare a cena e al banco c'è l'ottimo Massoud che sta chiudendo il turno.
"Ti vedo pensieroso, qualcosa non va?" mi chiede in maniera discreta, con tono ed espressione che rientrano nella cortesia ammessa, se non obbligatoria, verso un ospite di quel megastellato hotel.
"Niente di che, Massoud, solo il rammarico di non poter fare ciò che vorrei." rispondo enigmatico e Massoud non insiste e mi versa il bourbon che avevo chiesto.
Poi si sposta e serve dei francesi alla mia sinistra.
Poi torna.
"Se ti va ti porto a rilassarti in un hammam e poi andiamo a mangiare qualcosa e ne parliamo, magari ti aiuto a trovare la soluzione" mi sibila in un soffio. E a me mi va eccome. Perchè per certe cose basta uno sguardo.

L'hammam è un micro chiostro benedettino, con un colonnato perimetrico e al centro, in luogo del giardino benedettino, una piscina piastrellata.
E' sciolto nella medina vecchia, è piccolo, è caldo, è gay.
Nell'angolo opposto al nostro, sotto il colonnato, in pemnombra, due ragazzi nudi si attorcigliano per la lingua, palpandosi e segandosi sinuosi e sensuali.
Sediamo e abbandoniamo gli asciugamani. Massoud ha un bel corpo, appena peloso, magro, muscoloso. La vista dei due cerbiatti in calore mi eccita, ma non da erezione, non subito. Massoud guarda loro e guarda me. Mi guarda il cazzo, soprattutto. Poi mi dice, piacevolmente sorpreso, che non immaginava fossi tutto depilato. Gli chiedo se la cosa gli piace o meno e lui, senza mezzi termini, mi dice che lo eccita e mi accarezza il pube. 
Gli pizzico un capezzolo, lui ride e ci infiliamo le lingue in bocca, toccandoci, accarezzandoci. E lì il mio Gigante svetta in pochi secondi.
Massoud non ha il cazzo grosso, ma ha un bel culo. Ci tocchiamo, ci seghiamo, poi lui si china e mi fa un pompino. Succhia bene, è un bravissimo pompinaro.
Faccio scorrere il mio dito tra le sue natiche toccandogli l'ano carnoso, poi gli accarezzo la schiena, poi la nuca, poi gli ispidi capelli ricci.
Delizioso.
Sublime.

Mi trovo di pancia sulla panca di pietra, con sotto di me gli asciugamani arruffati e Massoud sulla schiena che mi lecca il collo mentre mi sfrega il cazzo duro nello spacco del culo. Mi mormora che mi vuole inculare e io gli dico che mi sta bene, ma solo col preservativo e lui mi dice ok, si alza col cazzo duro e si dirige verso l'entrata, dalla quale ritorna in un secondo con una manciata di preservativi dalla confezione argentata e quadrata.
Ne strappa uno e mentre armeggia mi lecca il buco del culo. Piego il cazzo duro all'indietro e mi godo la sua lingua. Si fa strada con un dito insalivato, poi con due, poi sento la cappella e mi rilasso e mentre lui spinge in dentro, io spingo in fuori e lo sento entrare. Spingo il culo all'indietro, andandogli incontro mentre lui affonda e la cosa lo eccita. Mi sculaccia, mi fotte, mi chiama troia, mi piace. Mi tocca e mi lecca, poi sguscia fuori e mi fa girare di schiena. Apro le gambe, lui me le alza, mi mormora sensuale che ho un cazzo stupendo e, mentre me lo impugna, mi infila di nuovo il suo nel culo. I due cerbiatti si danno da fare, strapresi, manco si sono accorti di noi, secondo me. Uno siede in grembo all'altro, saldamente impalato sulla minchia dell'amichetto. Massoud mi sbatte forte, grugnendo. Gli mormoro sozzo che dopo glielo allungo io nel culo e lui mi dice di no con la testa, sottolineando che la troia sono io e lui è il mio maschio. E a dire questo si sovraeccita e mi viene dentro al culo e a me piace vedere come perde il controllo. Poi sguscia fuori e, sarà pure vero che io sono la troia e lui il mio maschio, ma si getta di bocca a spompinarmi finchè non gli svuoto i coglioni in gola. Ci facciamo una doccia e poi ci ammolliamo nella piscina.

Questo è il Marocco, monsieur.
E non è per niente male.

mercoledì 13 febbraio 2013

Eccessi infernali

Tutto ci dice "Benvenuti all'inferno", a partire dalla musica altissima, rappaccio suburbano, martellante, distorto, poi la bolgia, il carnaio, la gente che urla, sudata, pressata, odore di canna, duemila pusher che strattonano, caldo, umido, caldissimo, le luci, i gruppi dalle facce indemoniate che si uniscono in grida bestiali che non riesco a capire, trascino la Skizza, voglio andare al banco a bere, mani, braccia, corpi, sudati, umidi, due vodke, pago cash, in tasca c'ho solo i soldi e nient'altro, niente anelli, catenine, niente, dò la vodka alla Skiz, tracanniamo, ti piace?, figata!, mi urla a bocca aperta e poi si mette a ballare nei suoi venti centimetri quadrati di spazio e io ordino altre due vodke, cheers, tracannate, poi le tipe strafatte si inerpicano sul bancone, scalze, che qui tutto è viscido e cominciano a ballare tra le urla bestiali degli amici della parrocchia del Sacro Cuore di sicuro, comincia la gara a inzupparle di birra e queste si spogliano e in cinque minuti ce ne sono altre due nude sul banco che ballano, oddio ballano, traballano sarebbe più corretto e sudiamo come maiali e tracanniamo vodka a cannone, poi ci spostiamo, c'è un'altra saletta di là, dove c'è un capannello urlante e capiamo che in mezzo al capannello sta succedendo qualcosa e allora ci accapanelliamo anche noi e tra le fessure del capannello vediamo che un pezzo di manzo di colore lo sta allungando di brutto a una tizia bruttina che gode come una bestia, prendendolo a ritmo di musica, col capannello che incita, che è quasi meglio di andare allo stadio, peccato non avere una prima fila, ma pazienza, poi giriamo un pochino, strusciandoci addosso a quell'umanità bestiale di cui noi facciamo parte in piena regola e con pieni requisiti, la Skizza mi urla ridendo che la palpano a cannone e poi vediamo che là c'è una scala che porta di sotto, scendiamo, mica facile, che ci son due fiumane che transumano una verso il basso e una verso l'alto e di sotto non c'è un cazzo, è l'anticesso, dal puzzo di piscia intenso e un caldo infernale che ricorda una stalla, c'è una tizia appoggiata al muro che si spara una spada nel braccio, chiavandosene di tutto, mentre dentro alle cabine dei cessi qualcuno si fa e qualcuno si incula o si sbocchina, c'è chi sniffa sui bordi dei lavandini, sull'orlo della tazza del cesso, c'è un nero enorme che vende a mulino e a noi viene una voglia bastarda di farci e chiedo alla Skiz cosa vuole provare e lei mi dice la coca e io compro dal nero, poi ci troviamo un lurido millimetro tutto nostro e compiamo la liturgia e ci infariniamo ed è un bel botto, il nerone ce l'ha buona, la Skiz si esalta e torniamo di sopra a ballare, impallati come fanali, balliamo e ci slinguiamo e lei mi dice che ha voglia di chiavare, qui, ora, trova un posto Taz, la tiro, la porto, contro il muro, sbottono la masturbo mi tira fuori l'uccello e la gente è ovunque e tutto si amplifica e la giro e la premo sul muro, sudati come se ci fossimo fatti i gavettoni, le abbasso i jeans quel tanto e glielo infilo nella fica e di fianco c'è un tizia così piena che manco capisce che me la sto chiavando, oppure capisce e non le fa sega e credo per la prima volta in vita mia di averle schizzato di dentro appena ho sentito il caldo del suo buco bagnato, ma nonostante lo schizzo ho continuato a chiavarla finchè non ho sentito che veniva anche lei.  

Che serata meravigliosa.

lunedì 14 gennaio 2013

Dammi una mano a tingere la luce di sole

Dammi una mano, Tazietto amore, non mi dire di no, dimmi di sì, che bella mano che c'hai, liscia calda e che bella grossa, spingi amore, sì spingo, mettici un altro dito, svangami, e mi guardi con l'aria drogata di sesso da troia coi ciuffetti di ricci che ti cadono sul viso sudato e muovi il bacino, tenendomi il polso, chiavandomi le quattro dita fino alle nocche e col pollice ti strofino il cazzetto arrossato e tu sbavi e sbrodoli e autoritaria mi dici di mettere dell'altro olio e io eseguo e tu spingi, poi piego il pollice nel palmo e ti chiedo se sei sicura e mi chiedi se l'ho già fatto e ti dico di sì e tu sorridi e sorridendo lurida mi dici che figurarsi se non l'avevo già fatto e io ti torno a chiedere se lo vuoi veramente e tu mi dici che vuoi sentire male e godere e allora io ruoto e sento la carne tesa che sembra che si laceri e ti guardo e tu mi dici indemoniata di non fermarmi e sbatti la testa all'indietro muovendo il bacino arrapata e allora io ruoto, ruoto e scivolo dentro mentre lasci andare un urletto roco e la fica si richiude attorno al mio polso e dentro sei tenera come una vitellina e io chiudo il pugno e ti stantuffo lievissimo, mentre mi guardi con gli occhi sbarrati e la bocca aperta piegata in un micro sorriso e ti lecchi le labbra buttando la testa all'ìndietro, respirando profonda, spalancando le gambe, brontolando che ti piace di essere sfondata da me e io pompo e tu ti torturi le tettine appuntite e io ti scopo la fica col pugno chiuso di dentro e sei liscia, liscissima, bollente e godi, godi da pazzi e ti scappa un piccolo goccio di piscia e ti muovi, dando pugni sul materasso e mi dici che ti senti scoppiare di dentro e schizzi piscia di nuovo e godi e con l'altra mano ti massaggio col polpastrello del pollice il buco del culo e mi guardi terrorizzata e mi dici di non farlo e io non lo faccio, anche se l'idea di pomparti nel culo e nella fica con entrambi i pugni mi arrapa e tu mi dici che arrapa anche te ma hai paura e io aumento le pompate e tu ti metti quasi seduta e mi prendi il braccio e mi spingi dentro di più e scorreggi e io ho il cazzo di acciaio triplex, dritto come un pennone e ti masturbi il clitoride duro, schizzando piscia di tanto in tanto e mentre ti pompo, sudando, sollevo il tuo delizioso piede di destra e ti annuso sotto le dita, dopo tutto quel camminare di oggi e sei fetida, pesante, ammorbante, deliziosamente puzzolente e ne godi, sozzamente sorridente e io mi schizzo lungo una coscia senza nemmeno toccarmi e tu sbavi e a me resta duro e ti tolgo la mano da dentro, lentamente e con cura e poi mi infilo col cazzo nella caverna slabbrata della tua fica sfondata, fottendoti come un animale.

Ti fotto di brutto e parliamo, ci diciamo che ci amiamo, ti dico che non posso vivere senza di te e mi tiri i capelli, mi stropicci la faccia, mi mordi, mi lecchi, grugnisci, poi ti sento venire che schizzi dappertutto e piangi e io continuo e tu ti plachi e io ti dico di un fiato, ti chiedo in un lampo, ti sussurro in un respiro, ti chiedo di sposarmi, di essere mia moglie, la madre dei miei figli, la donna della mia vita e tu resti basita e poi mi baci, mi succhi, mi mordi le labbra e mi dici sì, sì, sì, sì, sì.

E la luce si tinge di sole.

sabato 10 novembre 2012

D-Chubby and S-Slim

E allora decidiamo che andiamo a quel club swinger, su a Kentish Town, di cui sono diventato socio assieme ad altri quattromilaseicentosedici club non open door, come dicono qui e la Skiz approva e si tira da guerra come l'altra sera, calze, reggicalze, zeppone di camoscio nero, vestitino di lurex, culo, fica, tette e basta e io mi vesto da becchino, tutto in nero e chiamiamo un taxi e andiamo, prestissimo, come si usa qui.
Serata smorza, molto buio, molto casino, molto volume e poi, a un tratto, veniamo raggiunti da una coppia, lei rossa e pienotta, alta, che forse non arriva a trenta, lui smilzo e bruno, alto, che sicuramente arriva a quaranta e si chiacchiera e lei, che chiamiamo Chubby, ha modi autoritari-sorridenti, che sono molto sexy, mentre lui, che chiamiamo Slim, è evidentemente il sottomesso e la cosa mi attrae, mi piace la situazione, che è evidentissimo che Chubby è attratta dalla Skiz, che smignotta con lei che è un piacere e Slim osserva, sorridente ed elegante, parlando poco.

"Qui fa schifo, stasera. E' pieno di gentaglia che viene a Londra il venerdì per sballarsi e cercare sesso gratis. Vi andrebbe di venire a una festa privata?" ci chiede la Dom Chubby e io e la Skiz ci guardiamo e diciamo di sì, annotando che siamo a piedi, ma D-Chubby and S-Slim c'hanno la macchina, quindi nessun problema. E partiamo, maschi davanti e femmine dietro, che per me è la prima volta che salgo in una macchina a fianco del guidante che mi guida a destra, fa impressione, ma lo saprete di sicuro. Di dietro si consuma il flirt spinto, la D-Chubby intervista la Skiz e mentre lo fa, che l'ho saputo a casa, la palpa e le accarezza le cosce, scoprendo che è senza mutande e la cosa l'ha mandata in sollucchero.

Viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo, verso nord, nella notte, Slim chiacchiera poco, ma si informa cortese su di me, su di noi, faccio lo stesso con lui, mentre dietro le due pitonesse si spalpazzano e si fanno nel buio della BMW odorosa di pelle nuova che impedisce a me, cane da fiuto, di apprezzare il fetore delle fiche cannibali che si scaldano a dovere.
Poi si giunge alla casa, borghese, signorile, molte auto, si entra, una fiumana umana, musica, arredamento in stile, lampadari in stile, qualcuno sta fumando una canna, incrocio un paio di tettine bellissime, al vento, appuntite, mascherina carina che mi sorride, ma che bello, mi dico, mi piglia, mi dico, beviamo, brindiamo, arrivano amici, si baciano, che bello, mi dico, ma quanta carne esposta, mi dico, che clima vagamente fetish, mi dico, che inteso profumo di ormoni femminili, che odore di fica, ma che bello conoscere Londra (saremo ancora a Londra?) dalla parte dei londinesi, mi dico.

Poi si balla e si beve, si palpa random e si viene palpati, la tizia è di latex, il tizio peloso con le braghe di pelle, le mani che corrono, il ballo è questo, toccarsi e farsi toccare e poi D-Chubby ci prende e ci porta di sotto, "Non so se incontra i vostri gusti" ci dice e arriviamo di sotto che la tizia è legata alla croce di S.Andrea e l'altra le cola della cera nera bollente sui capezzoli e tutti in cerchio a guardare, morsetti, paletta, canna di bambù, segni rossi, urla, Yes Madam, com'è sexy la Mistress, con le calze con la riga e poi la figata è che lei comanda alla sua assistente i lavori più faticosi ed urla, urla, urla comandi e insulti e poi la tizia viene tappata nel culo con un butt plug generoso, viene legata ad una specie di cavallina e masturbata a sangue con un Magic Wand nero e devo dire che il tutto è mostruosamente eccitante, compresa la manina della Skiz che saggia il livello di vetrificazione, di tanto in tanto, tra le mie gambe.

Poi la sessione finisce, applausi a scena aperta, la Miss è sorridente, ma che bella, la Sub anche, seppur stravolta di quattordici orgasmi consecutivi, si inchina, così come l'assistente, mentre Chubby ci spiega che quelle tre sono assieme, nel senso di coppia di tre e sono realmente nel life style, sono molto famose e fanno spettacoli D/S alle feste, perchè qui il D/S è molto diffuso e poi prende per mano la Skiz e la porta di sopra e io chiedo a Slim se possiamo seguire e lui mi dice sì certo e saliamo di sopra.

Chubby ci porta in una camera da letto e ci dice che vuole mostrarci una cosa e fa un cenno col capo a Slim che senza indugi comincia a spogliarsi e ci rivela la più straordinaria e stupefacente delle sorprese. Bianco come latte, ricoperto da una mappa di nei, staziona al centro della stanza con il cazzo ingabbiato in una gabbietta di metallo scintillante, chiusa da un lucchetto, che ben si accompagna con le autoreggenti nere che gli fanno le gambe molto sexy, ma la cosa straordinaria è che Slim indossa i due capi intimi, gabbietta e autoreggenti, sotto l'abito grigio da business man in libera uscita, superbo.

"Vogliamo giocare, cherie?" Chubby chiede alla Skiz, che ha una faccia di troia infoiata che sarebbe da ritrarre e la mia piccola depravata per risposta si sfila l'abito da sopra alla testa e Chubby ha una scintilla sinistra nello sguardo e comincia ad accarezzarla, mentre la Skiz reclina il capo all'indietro stroppicciandole i capelli ed io decido che è il momento di una Marlboro e mi siedo sul divano, godendo della situazione e delle chiappette sode di Slim che sosta al centro con le mani dietro alla schiena, mentre le due bisce nude si attorcigliano sul letto.

Bello qui, mi dico, tutto è più semplice ed estremo, mi piace e osservo la fessurona luccicante di Chubby, carne bianca con falde e capezzoli rosati che si staglia sulla carnagione più scura della Skiz, la mia proporzionatissima bambolina erotica latineggiante, con quei ricci indomabili e quei piedini di fata. Si sbranano le fiche, si torturano con la lingua, mugolando come due leopardesse in calore, mentre Slim soffre cane un'erezione impedita dalla gabbietta e la cosa mi eccita porco e sento la minchia che preme, ma aspetto, aspetto un invito, perchè mica siamo lungo la motorway a raccattar camionisti turchi, ci vuole stile. E si dedicano ad una forbice deliziosa, fica su fica, sfregando invasate, che la sborrata della Skizza è vicina e mi immagino che sorpresa deliziosa per Chubby ed infatti, di lì a poco, così è, con la Skizza che bramisce l'orgasmo da cerva troia sublime ed inonda la ficona carnosa della bianchissima rossa puttana che dopo poco viene anche lei, quasi in un pianto, ma poi scivola tra le gambe della Chiarella a leccare la sborra di femmina e si infoia come una porno aragosta e si gira e mi guarda e mi sferza chiedendo alla Skiz "Tuo marito ce l'ha un cazzo tra le gambe od è un frocio come il mio?" e Slim osserva lobotomizzato, composto e io mi alzo minaccioso mentre la Skiz, accarezzandole una spalla con un sorrido lurido le sussurra "Ce l'ha eccome" e mi spoglio rapidamente, andandole davanti con il mio Cacciatorpediniere Ursus mezzo duro e scappellato, impugnandolo alla base per poterle schiaffeggiare una guancia e la Skiz vanta la sua potestà prendendolo in bocca per prima, ecco, ora puoi succhiarlo anche tu, Chubby.

Bello qui, mi dico, mentre sbatto a pistone la minchia gommata nella sorca anglosassone della pienotta più attraente che mai, godendo dell'urlo straziante di godimento rampante della Miss di Stocazzo, baldracca infoiata, minchiaiola invereconda, frociona imperiale, che gode e gode abbracciata alla Skizza che si masturba a mulinello e mi parla in inglese chiedendomi se godo a chiavarla e io sudo e pistono, gettando qui e lì un'occhiata pietosa alla statua di Slim che, in evidente esperienza extracorporea, cerca rifugio nella chiesa Anglicana ed anche in quella Battista. Chiavo a martello, chiavo sbregando, sbracando, sfondando e sbattendo e la porto all'orlo del precipizio e la spingo e lei vi finisce dentro tremando e urlando il suo orgasmo squassante, ennesima vittima dell'InterTazionale Ceppa Di Minchia.

La mollo. Mi sguanto, mi addresso, mi conficco violento nella sorca bollente della mia pornotroia, che mi abbraccia i fianchi con le gambe come sa che mi piace e la chiavo, serrato, atletico, aerobico, offrendole la qualità, l'eccellenza, la potenza nucleare del mio Sommergibile Tazius III e le snodo alcune miglia di lingua in gola, assaggiando i residui della sua cena sul vellutato fondo del suo erotico stomaco e chiavo, mentre Chubby libera il povero Slim che si appecorona sul letto e viene munto da quelle mani sapienti che si fanno strada nel buco del culo, che strizzano i coglioni, li tirano e mungono, mungono la povera capra di razza Culattona che gode a guardarci, che chiaviamo come due ornitorinchi sozzi e poi lui schizza in mano alla sua allevatrice preferita che, raggiante, lo insulta spalmandosi la sborra coniugale sulle tette e la pancia e io sento aprirsi lo squarcio, sento che il canale di Panama dà la clearance alla sborra e chiedo alla Skizza dove la vuole e lei mi dice di dentro, generico, indefinito e allora mi abbandono, Sultano d'Oriente, lascio che il ritmo contrasti la lentezza della salita e sento le sue unghiette e capisco che c'è quasi e vengo, vengo, vengo e non smetto, anzi, accelero e lei schizza calda sui miei coglioni e tutto questo è sublime.

***

Nella notte una signorle BMW sfreccia silenziosa lungo la motorway.
"Che lavoro fai, Slim?" chiedo, anche per mantenerlo sveglio.
"Mi occupo di finanza, Tazio. E tu?"  
"Io mi occupo di comunicazione, Slim"

"Interessante" replica con signorile cortesia ed eleganza.
Dietro una rossa pienotta diventata di una bellezza rassicurante, ora che il demone se n'è andato a dormire, regge la mia piccola porca che è caduta tra le braccia di Morfeo, accoccolandosi sulla tetta dell'amante perversa.
"Dorme" mi sussurra con un sorriso delizioso.
E scorriamo silenziosi nel profumo di pelle nuova, mentre gli elegantemente gentili Chubby e Slim ci accompagnano sin sulla porta di casa.
"Ci farebbe piacere rivedervi" dice la placida Chubby.
"Anche a noi" e ci scambiamo santini e strette di mano e baci.
Metto a letto la mia bambina.
Bello qui, mi dico.
Molto bello.

giovedì 8 novembre 2012

Serie riflessioni sul futuro in una sera di pioggia mentre il camino non si può accendere perchè c'è la TV davanti

"E insomma c'ho 'sta strana sensazione perchè io, sostanzialmente, quello che dovevo fare l'ho bello che finito e loro non è che mi han passato a qualcos'altro, che se non fossi io che do una mano a questo o a quello sarei con le dita incrociate dalla mattina alla sera e sono già dei giorni che 'sta cosa va avanti."

Brutto segno, sì. E' il segno di qualcuno che non la vuole mettere su niente di specifico perchè aspetta che la naturale scadenza del contrattino arrivi, per dirle ciao ciao.
D'altra parte, però, agli inglesi non occorre ridursi a questo, poichè ogni venerdì è buono per pagare e licenziare quindi, francamente, non capisco.

"Dai curricula spediti nessuna novella…" constato pensieroso.
"Zero spaccato" mi dice arruolando il cono aromatico della fratellanza cosmica.
"Speriamo si muova qualcosa prima di Natale…" riconstato pensieroso.
"Se va male farò la calling girl finchè non mi sistemo" mi dice sudicia con un sorriso sporco. La calling girl. La marchettara squillo. Mille rivoli di liquame erotico si dipanano dal mio cervello marcio e la penso a far marchette e mi eccito.

"Ci sono un sacco di agenzie, poi tu sei italiana, esotica in un certo senso" rintuzzo.
"Ah beh da trovare ce ne sono ad eptazzeffe, non è mica un problema" e accende e poi passa.
"Ma tu lo faresti veramente?" chiedo con trepidazione.
"Beh, se fossi costretta sì. Il problema non è quello di "fare" la puttana, il problema è quello che c'è dietro: maniaci, assassini, sbandati…" e fissa un punto sul muro davanti, affossandosi nel divanorrore.

"Beh, potresti sempre farlo in uno di quei bordelli clandestini camuffati da salone massaggi. Lì c'è tutta la reggenza del bordello e problemi di sicurezza non ce ne sarebbero" considero falsamente tranquillo, mentre le mani mi sudano al pensiero di lei mezza nuda che scula nel bordello con dietro il cliente che la segue.
E poi un po' di silenzio.

"Quanto può prendere una puttana?" mi chiede vagamente assorta.
"Dipende dalla prestazione e dal tempo. Diciamo da un minimo di 200 sterline all'ora sino a 2-3.000 sterline per una nottata" rispondo, fresco di siti specializzati.
"Mi prendi per il culo?" mi chiede, sollevandosi dall'affondamento per guardarmi in faccia.
"No, se vuoi ti faccio vedere dei siti di agenzie e di saloni massaggio" rispondo.
"Cazzomerda è una valanga di soldi, cazzomerda. E una può lavorare, diciamo, solo di pomeriggio?"
"Beh non esiste un contratto nazionale delle zoccole, Skiz, credo che siano accordi con i reggenti la tenuta bordellante, ma penso di sì"
"Mapporcatroia, potrei lavorare diciamo dalle due alle otto, cioè sei ore che se mi va di lusso mi puppo 1.200 sterline!"
"No, no, amore. Dimentichi un dettaglio. La reggitura della tenenza bordellaria ti applica una over più la quota spese. Diciamo che delle 200 orarie è ragionevole ritenere che te ne rimangano 80-100."
rispondo dall'alto della mia esperienza di gran puttaniere.
"Ok, giusto. Però attimo, facciamo due conti. Mettiamola giù di merda. Posso lavorare solo tre settimane al mese, per via del marchese, quindi diciamo quindici giorni lavorativi. Metti che faccio un solo cliente al giorno e metti che quelli si intascano il 50% beccherei 1.500 sterline lisce, cioè 200 in più di quelle che becco sgobbando come una schiava e lavorerei solo tre settimane e solo al pomeriggio, cazzomerda" ed è evidente che la canna comincia a salirle, ma non mi va per niente di fermarla e allora la incito.

"Tieni conto anche che tu saresti una puttana full features: ti fai le donne, te lo fai mettere nel culo, i triangoli e le orge non ti fanno paura, tutti elementi che potrebbero portarti ad una fascia alta di prezzo" e la guardo e sento le rotelle che, lubrificate dal THC, scarrocciano trascinate da mille pensieri.
Poi si alza e si siede sulle mie ginocchia, palpandomi il cazzo. Mi lecca il collo e mi sussurra all'orecchio: "Quanto ti fa tirare il cazzo il pensiero che vado a fare la puttana?"
Le agguanto le chiappe aprendole il culo e le grugnisco all'orecchio "E' il mio sogno segreto" e lei sorride sozza, scivola in ginocchio, mi sbottona i jeans e comincia a farmi un pompino guardandomi negli occhi lurida.


Io la adoro questa donna qui. 

mercoledì 31 ottobre 2012

Zipperless, senza cerniera

Oggi a pomeriggio mi è tornata alla mente Erica Jong ed il suo bestseller "Paura di volare". Mi è tornata alla mente per via di quel termine da lei coniato, zipperless fuck, la scopata senza cerniera. Ed allora, di ritorno a casa, ho cercato le sue precise parole, che vi incollo di seguito.

[...] La scopata senza cerniera è assolutamente pura. Non ha motivazioni recondite. Non ci sono giochi di potere. L'uomo non "prende" e la donna non "dà". Nessuno sta cercando di far cornuto un marito o di umiliare una moglie. Nessuno sta cercando di provare qualcosa o di ottenere qualcosa da qualcuno.  [...]

La trovo di un'attualità sconcertante e la approvo con una pienezza totale. Zipperless. Che poi lei lo riferiva al rapporto più complesso, quello eterosessuale, perchè nei rapporti occasionali omosessuali la Zipperless Philosophy è un requisito base che viene col pacchetto, è built in. Mi chiederete: "Ma perchè cazzo ti è venuta in mente la Jong e 'sta pippa?" e io mi appropinquo a far sintesi del mio pomeriggio, che vi aiuterà assai a capire il perché.

Ricordate che ieri ero entrato in possesso di quel meraviglioso Book guide to the best gloryholes in London? Beh, oggi l'ho testato per vedere se corrispondeva al vero. Ne ho selezionati quattro, vicini, nel tentativo di non rendere vano lo spostamento: se non ne funziona uno, mi sono detto, scaltro come uno stercorario, a giro ce ne sono altri. Ed in effetti, nei bagni del primo non c'era nessun buco e così mi sono fatto una passeggiata sino ai bagni del secondo dove, invece, c'era eccome e anche bello largo, come piace a me.

Ho passato un pomeriggio delizioso, devo dirlo. Ho dovuto aspettare un pochino, all'inizio, chiuso nella cabina del cesso, ma ne ho approfittato per masturbarmi un po'. Poi è arrivato qualcuno. Un ragazzo giovane, jeans e giubbotto. Ha pisciato, ha tirato l'acqua e poi ha buttato un occhio bel buco. Io mi sono inginocchiato e lui ha iniziato a menarselo un po'. Un bel cazzo, bianco, con cortissima peluria rossa. Gli ho fatto segno col dito di metterlo detro e lui l'ha fatto. Gliel'ho fatto rizzare con le mani, una sega lenta e piacevole per entrambi, con quella bella pelle vellutata e la cappella piccola in cima all'asta grossa, rivolta all'insù.

La cosa magnifica di quel posto è l'assenza totale di rumori. Nessuno dice una parola, persino i mugolii sono controllati e trattenuti. Si sentiva il lontano traffico della strada e la pioggia sui vetri. Ogni tanto il mio amico si ritirava e questo è il segnale convenzionale worldwide (io l'ho imparato all'America nfatt) che lui vuole che tu infili il tuo. E io l'ho infilato, sentendo una bocca calda e una lingua esperta che faceva con sapienza un pompino di elevatissimo livello. Poi mi sono ritirato e lui ha spinto dentro il suo. Il bello del buco largo e che hai accesso anche ai coglioni, con le dita. I suoi erano molto belli, increspati di rughe, glieli avrei presi in bocca volentieri. Invece mi sono accontentato di succhiargli il cazzo, lentamente, sentendolo respirare più forte.

Era molto eccitato, lo sentivo da come respirava, sentivo che si era indurito al massimo, segno che stava per schizzare e così mi sono alzato, sfregando il mio cazzo sul suo, impugnandoli entrambi, segandoli tutti e due e in breve lo schizzo caldo mi ha bagnato i coglioni, davvero eccitante. In fretta e furia, poi, se ne è andato, velocissimo. Ed io mi sono messo comodo, assumendo il dress code dei cessi gay: Doctor Marteen's ai piedi, camicia a quadri con le maniche rimboccate, aperta senza niente sotto e basta.
E mi sono nuovamente seduto sul water a menarmelo, ma non volendo venire.

Ho atteso un quarto d'ora, circa. Poi altri passi e l'umano è arrivato diretto al mio box, provando ad aprirlo, ma io mi ero, ovviamente, chiuso dentro. E', allora, passato immediatamente a quello a fianco, infilando un dito nel buco come per chiedere "ci sei?". E io mi sono alzato dal cesso e ho infilato il Tarello, duro da panico, nel buco. Ho sentito un "my God" sussurrato appena e poi la sua mano e poi la sua bocca. Un altro bocchinaro di assoluto pregio, devo dirlo. Mi strizzava la cappella con la gola, una goduria per le orecchie e per il cazzo. 
Questo amico, però, non era per il mutuo sostegno. Lui è un succhiatore e basta. Non saprei definire l'età, di lui ho visto solo un dito per un secondo. Ma era un succhiatore serio, che mi ha lasciato venire in bocca, in un rantolo che ho tentato di soffocare. Sublime.

Zipperless fuck. Nessuno è bello o brutto, alto o basso, magro o grasso, ricco o povero, cattolico o anglicano, bianco o nero, gay o etero. Tutti si è lì per godere e per far godere, che è tutto quello che, alla fine, conta se si fa sesso random e non l'amore con la tua donna.
Zipperless fuck.
Stasera farò un dettagliato resoconto alla Skiz.
Obbligatorio e fondamentale.