Sabato Santo, interno notte.
“Lick” mi intima la bellicosa mistress asiatica indicandomi col frustino le sue stupende dita dei piedi dalle lunghe unghie laccate di nero, leggermente ricurve, sbordanti dal paradossale zatteroneplatformfuckmyassholeshoes.
E io lecco, devoto, nudo, sudato, puzzolente, arrapato, ventre a terra, col cazzo di ferro che sfrega sulla pornografica gomma rossa del pavimento del suo budoir allestito per pervertiti come me.
Lecco e lei si siede sui talloni, spatasciandomi la sorca lucida di lubrificante davanti al naso, insultandomi in inglese con voce forte, ferma, acuta.
Il suo clitoride è grosso come una nocciolina, scappellato e turgido, una poesia visiva.
E lecco mentre lei mi passa il frustino tra le natiche, chiamandomi “fuckin’ bitch”.
Godo.
Godo di sottomissione, anche se questa dominazione ha commerciali tinte teatrali, ma io godo lo stesso, mi sento Tazia, mi sento porca, ho voglia.
Godo quando mi fa alzare la testa tirandomela in alto per i capelli e mi inonda improvvisamente la faccia con una pisciata rovente nel corso della quale, causa posizione, il suo ano si estroflette seducente, sibilando uno sgraziato peto erotico. Ingoio, annuso, muovo il bacino sul pavimento e godo, godo, godo.
Ogni tanto ci vuole, amici.
E’ educativo essere riposizionati, resettati, aggiornati nel sistema operativo, ricondizionati per poi essere riconsegnati alle proprie (dis)funzioni con rinnovato vigore.
“Spread your ass faggott” ordina, mentre senza tante cerimonie quel grosso strapon lubrificatissimo mi pompa il budello a fondo, con ritmo battente, abilmente manovrato dalla sensuale asiatichina. Certo che lo spalanco padrona, voglio che tu veda quanto troia sono, pompami che non ne ho mai abbastanza nel culo, sodomizzami, umiliami, sottomettimi che sbavo di piacere. Fottimi, fottimi, fottimi di brutto e senza pietà, inculami a sangue.
E mentre le sue anche ondeggiano per incularmi, la sua mano guantata di PVC strozza il mio grancazzo anellato, viola dal desiderio e lei mugola soddisfatta segandomi sgraziata.
Delizie.
Piacevoli delizie anche se non così sofisticate come le vorrei, come quelle che ho avuto da Maestre Sublimi che mi hanno chiavato il cervello prima che il culo e che ora più che mai, mentre sborro urlando col cazzo dolorosamente piegato all’indietro sapienteente strapazzato da Madame Mandorla, ricordo con un dolore nel cuore.
Ogni gesto della Mandorlina ha avuto un paragone blasonato che l’ha relegata al ruolo di prostituta, di classe ok, ma pur sempre una qualsiasi prostituta che anziché vestirsi da scolaretta troia, ha scelto di mettere autoreggenti di latex e di destreggiarsi (con diginitosissima abilità) lungo gli irti crinali del bdsm.
Chissà Miss Milly dove sarà.
Chissà.
E mentre torno al mio albergone di ultralusso, lasciando il bordello di ultralusso che non è l’Humble Brothel and Hotel For Italians Sfigat, penso che oggi, allo stato attuale, con le potenzialità attuali, potrei, potrei e potrei questo e quello e disegno col gessetto grigio nel cielo nero di mamma Praga scenari che mi agitano e sento il bisogno di ritrovarla, la mia adorata Miss Milly, ma non so da che parte cominciare.
Anche se…
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