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lunedì 13 aprile 2015

Sabatiadi taziee e principi di domenichiadi soavi

Sabato sera, drin giù al Vosco, fratello mandami in camera la Romilda e segnami un overnight con lei, la Romi arriva dopo mezz’ora, scusa un cliente, vestaglia di raso dell’HBH, calze nere velate con reggicalze vintage molto ben lavorato, tacco dodici, niente mutande, reggiseno a balconcino spara tette in su, la accolgo totalmente nudo con canna accesa in bocca e canna scaèppellata sotto, lei sorride, si toglie il raso HBH, si toglie le scarpe e accetta di tirare una boccata e io osservo quelle ditina dei piedi ben fatte e destabilizzanti, sotto la calza nera velata e trovo che la scelta di un rouge-noir, seppur da supermercato, sia vincente. Mi siedo accanto a lei sul bordo del letto, mi ripassa la canna e così, a mani libere, comincia a giocare col mio Obelisco di Carne di Puro Porco, sortendo rapidi effetti, specie quando, con destrezza consumata, con uno snap si toglie quella ridicolaggine di reggiseno, che le sue poppette son già così belle che coprirle è sacrilegio.

Io non amo la lingerie, lo sapete benissimo, ma ieri sera mi ha messo uno sturbo particolare, vuoi la canna, vuoi il rompimento di coioni della giornata, vuoi le settecentosettantadue seghe che mi ero tirato per accoppare il tempo, vuoi che lei non sarà la regina del bordello, ma é comunque una gran gran gran figa dagli occhi neri magnetici e, spesso, sensualissimamente sinistri. L’ho succhiata e leccata come se non avessi mai leccato una figa e un buco del culo prima in vita mia, inginocchiato sul pavimento a bordo letto, mentre lei giaceva a gambe ultraspalancate ad offirmi quella liscissima papaya odorosa e quel litchi culeo che arrossato pulsava e si introfletteva ed estrofletteva e io ci andavo matto.

L’ho fatta venire di bocca quattro volte e poi, rifiutando il pompino di rito, l’ho montata come un operaio della FCA di Detroit: con perizia, decisione, efficacia ed efficienza, venendo con lei la seconda volta che, come mi accade quando sono veramente infoiato, è senza soluzione di continuità con la prima, cadendo poi stremati sul letto dopo ore due e diciassette minuti di catena di montaggio ininterrotta. E allora doccia assieme limonando lentamente lavandoci i sessi a vicenda, puoi fuori ad asciugare e altra canna, vodka, carezze, baci, flirt leggerissimo entrambi nudi, poi musica, balliamo, canna, vodka e poi a letto, altro ritmo, altro stile, altro afflato, altri orgasmi e poi, entrambi cotti siam caduti tra le braccia di Morfeo, avvinghiati, nudi sotto il piumone, pelle su pelle, ma cazzomerda, ‘sta moldavina moretta è gradevolissima assai, che bello e che bella.

Ore otto e lei scatta, ma dove vai?, è finito il turno, ma vuoi andartene?, credo che io deve, no tu deve se vuoi, ma quelli, ma checcazzo e io chi sono?, tu sei diverso da loro tu sei buono, ma allora siediti e ascolta, ti va di farti la domenica con me? Scendi e chiudi l’overnight, poi sali coi tuoi vestiti civili e ci rimettiamo a letto a dormire fino a mezzogiorno, poi usciamo e camminiamo verso parco Folimanka e per strada ci fermiamo a mangiare quelle salsiccione con la senape e poi comperiamo una bottiglia di vodka e andiamo al parco a svaccarci al sole e a farci due canne e a dissetarci di vodka e poi vediamo. Come ti sembra?

Sorride timida e luminosa e dice "belo, mi piace".
Ma che bella domenica alle porte.
Ha!

martedì 7 aprile 2015

Aggiornamenti di sistema

Ho finito adesso di prepararmi la valigia e ora mi dedico a voi, dato che devo riposare per bene che domani ho un lungo viaggio verso l’ospitale Bucarest (manco dovessi andarci in bici).
E vi scrivo per microparagrafi numerati, che è una cosa che mi diverte da matti.

.1 Venka e la carne

Ecco, l’argomento potrebbe essere bello che definito e finito così, pezzo completo. Serata piacevolissima, abbiamo mangiato molto bene (carne davvero ottima), bevuto del vino che parliamone, discusso e condiviso mille idee, ma poi io non ce l’ho fatta raga, scusatemi, ma non è colpa mia. E’ che non si è svegliato il Taziosaurus Fucks, niente urlo dalla caverna, niente femore di dinosauro, ma non perché lei non sia sozzamente attraente, ma perché io ero distratto. Bucarest, il Ruggi, il disastro che succederà giovedì sera, i pensieri sulla Milly, le folgorazioni su come ritrovarla, i uazzappi, casino insomma.
Signorile bacio guanciale della buona notte dopo il riaccompagno a casa in taxi e morta lì.
Artemisia, se in ogni caso tu volessi procedere a prescindere, io un bel pompino letterario da te lo gradirei eccome.

.2 Ruggi e Bucarest

Un messaggino mi avvisa di alcune cose: cosa a) il Ruggi ha prenotato la suite più suite delle suite dell’albergone lussuosissimo in centro pieno: piano base più soppalcato, due matrimoniali, salotto, tre bagni. Cosa b) il Ruggi ha già organizzato gli elementi della festicciola: io e lui e sei letamaie pronte a tutto, farina doppio zero, origano, digestivi Antonetto e numerosissime bottiglie di soluzioni medicinali a base alcolica annessi e connessi. Colgo l’occasione per salutarvi ora dicendovi che vi ho sempre amati, perché il rischio di non tornare più dalla festina c’è eccome.

.3 Rintracciare la Cattiva

Ieri, con l’occasione delle feste pasquali a cui io sono tanto devoto, mi è scappato da telefonare a Renè e alla Silvana (la Coppia Bestia, per chi se lo fosse dimenticato). Ma dai, ma sì, ma giù, ma che bello, ma come stai, ma come state, la madonna sin lì a Praga! e poi, dopo una mezz’ora buona di eiaculazioni involontarie di Renè dal piacere di sentirmi, riesco a circondare l’argomento La Casa, cogliendo l’occasione di dire che ho comperato la mia, di casa, a poche centinaia di metri dal Tempio dell’Ossessione. Ma tu pensa, ma sì, ma che bella la piazza, ahbehbeh, fatto bene Tazio, grazie Renè, ma senti Arrenè (Arrenais), della Milly hai notizie?
No, non le ha le notizie (merda), sa che per un periodo faceva la prostituta a Piacenza (lo so lo so) e poi zaff telefono irraggiungibile, utente inesistente. (Rimerda). Poi però il mio bel Renè chiappedichiffon riflette e dice che, in ogni caso, essendo rimasto in contatto con alcuni del giro, poteva provare a sondare il terreno e, nel caso, ad avvisarmi. Baci, se salgo a Praga ti chiama, sìsì certo, chiama chiama che vedrai che bene che ti troverai se ci incontriamo.
Vedremo.

.4 Costato in stato avariato

Ieri pomeriggio, dalla ridente e rilassata Calabria mi chiama il Costa, che si stava fumando una cannetta nudo sul letto, mentre la Cuccina era in doccia a “lavassi la spurra che c’ho shkizzato” e io sono ghiotto di questi dettagli, sia per l’immagine raffinatissima che mi si materializza nella mente, sia per il godimento intimo che provo nel pensare che il dì di Pasquetta la Cuccina TP (Troia Parossistica) ha piantato a casa il Gornudazzo per andare a farsi montare dal verro di razza CostaBrave.
“Zend Tà, io ci ho penzat na cosa per il noshtro bisness.” – e sento pfffffff del fumo - “Dimmi”
“Lovvuoi sape cos ci mang annoi lacciù?” - che a dire il vero sarebbe “lassù” ma tirem innanz – “Dimmi”
“Ah nnoi ci mancano le necre, cazzomerda Tà”.
Eh beh.
Visto con occhio manageriale attento ed esperto è esattamente l’UNICO microdettaglio che ci manca, quello delle necre, ma per non fare la figura del provincialotto sfigato, ci do dentro del mio.
“E delle nane? Cosa ne dici?” – “Delle nane necre dici Tà?” – “Ma anche bianche Cos, ma soprattutto che ce ne siano alcune di mutilate” – “Che gi mang le camp o le pracc dici? Minghia Tà ma ti zei fumato il lucittotashcapp?” - “Sì, nero testa di necro, ottimo. Ma ne parliamo meglio quando torni, che ho delle idee anche su delle albine paralitiche. A proposito, CostanteMente, quando cazzo torni?”  - “Difficile a diss gumbà, che qua finghè ‘sta zoccola che c’ho guà sul lett bell e pulita ti toccia condinua a farmi gotere come uno stronz chi se ne sale chiù, è vvero mignottazza bottana sucaminghie di papà tuo, è vero?” e una risata grondante incesto fa da controcanto e io chiudo lì la conversazione, ma con una considerazione una.
Trascuro il “godere come uno stronzo” che è un concetto più grande della mia testa.
Vorrei concentrarmi solo su questa stuppendarrelazione.
Fosse amore, non avrei niente da dire, quello è cieco e vabbè. Ma è solo luridume e lordura e qui mi imbarazzo: a Costaaaaaaaa! c’hai un bordello pieno zeppo di mignotte fighe ultraterrene da Attacco degli UltracorpidelleUltrafighe che te ne farebbero della ogni gratis, sole od in gruppo o anche tutte quante assieme (visto che tu sei il Pappamanager) e ti incarognisci con la cugina irsuta, cessa, stronza e sposata? Costantinellobello, guarda che tu non sai leggere, ma i giornali sono pieni di episodi di morte violenta per cose di molto minor conto lì a casetta tua, perché tue te lo sei dimenticato, ma al calabrone cornuto ci viene un carattere dimmerda (e non è che gli do tutti ‘sti torti, in ogni caso)
Boh.

.5 Uozzappi live mentre diariavo

“Dormi?” – “No, ma fra poco sì che domani vado a Bucarest”
“A Bucarest?”
. Chissà che parte di “Bucarest” l’aveva posta nel dubbio di non aver capito.
“Io sono tornata ieri sera da Roma” e finalmente delle notizie interessanti, cazzo!, che non se ne può più delle solite guerre, crisi, pianeta morente e la CuccinaTP.
“Da Roma?” chiedo io dopo pausa interminabile, perché picchiettavo il post.
“Sì, non te l’avevo detto che ero a Roma?” – “Sì sì” – “E lo stupore da dove viene allora?” – “No è che magari venivi da Firenze” – “Da Firenze??” – “Vabbè, ci sei passata no?” – “Sì, ma di che cazzo stiamo parlando?” al che di dentro mi è venuto un “porella” e ho emoticato uno che fa le linguacce ridendo.
“Non ti chiedo nemmeno cosa vai a fare a Bucarest” – “Solito import delle troie, è il mio lavoro, che amo” – “Vabbè buonanotte, fatti vivo quando hai cazzi di parlarmi” – “Ok buonanotte”

.6 Perle di confusione

“Romilda, vado al tuo paese mercoledì” - “Al mio paese?”
“Sì vado a Bucarest”
– lei ride – “Bucarest è in Romania, io sono Moldava”
Sintesi finale: Gema la rumena è in realtà Romilda la moldava. Considerazione a margine della sintesi: il Costa è un vero coglione, non un attore.
Quando torno me la ingroppo, chissà che a furia di dai e dai non impari a chiavare.
Noi Bordel(r)manager lo chiamiamo training-on-the-(blow)job.

A prestissimo gente adorata, a prestissimo.

domenica 5 aprile 2015

Miss Mandorlina

Sabato Santo, interno notte.

“Lick” mi intima la bellicosa mistress asiatica indicandomi col frustino le sue stupende dita dei piedi dalle lunghe unghie laccate di nero, leggermente ricurve, sbordanti dal paradossale zatteroneplatformfuckmyassholeshoes.
E io lecco, devoto, nudo, sudato, puzzolente, arrapato, ventre a terra, col cazzo di ferro che sfrega sulla pornografica gomma rossa del pavimento del suo budoir allestito per pervertiti come me.
Lecco e lei si siede sui talloni, spatasciandomi la sorca lucida di lubrificante davanti al naso, insultandomi in inglese con voce forte, ferma, acuta.
Il suo clitoride è grosso come una nocciolina, scappellato e turgido, una poesia visiva.
E lecco mentre lei mi passa il frustino tra le natiche, chiamandomi “fuckin’ bitch”.

Godo.
Godo di sottomissione, anche se questa dominazione ha commerciali tinte teatrali, ma io godo lo stesso, mi sento Tazia, mi sento porca, ho voglia.
Godo quando mi fa alzare la testa tirandomela in alto per i capelli e mi inonda improvvisamente la faccia con una pisciata rovente nel corso della quale, causa posizione, il suo ano si estroflette seducente, sibilando uno sgraziato peto erotico. Ingoio, annuso, muovo il bacino sul pavimento e godo, godo, godo.

Ogni tanto ci vuole, amici.
E’ educativo essere riposizionati, resettati, aggiornati nel sistema operativo, ricondizionati per poi essere riconsegnati alle proprie (dis)funzioni con rinnovato vigore.
 
“Spread your ass faggott” ordina, mentre senza tante cerimonie quel grosso strapon lubrificatissimo mi pompa il budello a fondo, con ritmo battente, abilmente manovrato dalla sensuale asiatichina. Certo che lo spalanco padrona, voglio che tu veda quanto troia sono, pompami che non ne ho mai abbastanza nel culo, sodomizzami, umiliami, sottomettimi che sbavo di piacere. Fottimi, fottimi, fottimi di brutto e senza pietà, inculami a sangue.

E mentre le sue anche ondeggiano per incularmi, la sua mano guantata di PVC strozza il mio grancazzo anellato, viola dal desiderio e lei mugola soddisfatta segandomi sgraziata.

Delizie.

Piacevoli delizie anche se non così sofisticate come le vorrei, come quelle che ho avuto da Maestre Sublimi che mi hanno chiavato il cervello prima che il culo e che ora più che mai, mentre sborro urlando col cazzo dolorosamente piegato all’indietro sapienteente strapazzato da Madame Mandorla, ricordo con un dolore nel cuore.

Ogni gesto della Mandorlina ha avuto un paragone blasonato che l’ha relegata al ruolo di prostituta, di classe ok, ma pur sempre una qualsiasi prostituta che anziché vestirsi da scolaretta troia, ha scelto di mettere autoreggenti di latex e di destreggiarsi (con diginitosissima abilità) lungo gli irti crinali del bdsm.

Chissà Miss Milly dove sarà.
Chissà.
E mentre torno al mio albergone di ultralusso, lasciando il bordello di ultralusso che non è l’Humble Brothel and Hotel For Italians Sfigat, penso che oggi, allo stato attuale, con le potenzialità attuali, potrei, potrei e potrei questo e quello e disegno col gessetto grigio nel cielo nero di mamma Praga scenari che mi agitano e sento il bisogno di ritrovarla, la mia adorata Miss Milly, ma non so da che parte cominciare.
Anche se…


venerdì 3 aprile 2015

A ciascuno il suo

Il Costa dopo breve pausa nella bassa per sfoggiare il suo traghetto americano è ripartito per il villaggio ed ora è inserito, con tutti gli onori del caso, nel Consiglio dei Saggi della Tribù.
E’ arrivato colà alla volta di ieri sera, sanosano, che con quella “vettura” non sembra neanche di aver fatto tutti quei pochi duemila chilometri.
Ieri sera prima abbuffata tra la più ristretta cerchia di consanguinei, stasera un paio di anelli di estensione, domani sera un altro paio e domenica e lunedì trionfo panoramico di ogni grado di parentela, amicizia, semplice conoscenza con ammissione al desco anche dei “nonciconosciamomapassavodiqua”.

La Cuccinattroia è in calore animale liquescente da lunedì ed è calda e pronta all’uso in qualsiasi luogo, modo, momento e quantità alla faccia di quel “grancornutazzo” di suo marito, che pare non avere minimamente fiutato l’approssimarsi dello tsunami di sborra che travolgerà la sua irreprensibile consorte ad opera incestuosa del cuccinodipraca.

Tempo previsto di rientro del bardo: non prima del prossimo weekend, vuoi perché la strada è la strada, ma vuoi anche che la fica della cuccina è una tangenziale trafficabilissima, per cui già che è di mano, perché non sollazzarsi la nerchia a dovere  tra i fetidi pelazzi suini della meridionale verace? Ebbeatoallui, minghia.
L’ho rassicurato sull’andamento del fior di bordello che ha lasciato qui a malincuore e l’ho aggiornato che i primi transfughi italiani stanno sopraggiungendo a frotte ad impreziosire l’acustica del locale con le imitazioni più fedeli dell'urlo dell'orango in arrapamento irreversibile.

“BBenebbene, Tà, chemmidici lo facciamo bbene il biznez astapasqua allò?”
Lo facciamo da dio, Costaminchia, pur essendo io totalmente estraneo alla gestione, molto presente alla riscossione e, a tratti sporadici, alla fruizione gratuita.
A ciascuno il suo.

martedì 24 marzo 2015

Bentornato, Tazietto

"E allora Tà, ghe mi raggonti? Te le sei sbudellate le bottane lacciù?”
Una di notte, viaggiamo comodi e silenziosi su un enorme coso americano nuovo di zecca che puzza di plastica e nylon e occhieggia dagli strumenti una luce azzurrina diffusa che rende la faccia del Costa simile a quella di Kirk nei momenti più impegnativi. Sono stanco morto, il viaggio è stato una merda. Mai più da Bologna, mai più.

“Mi sono sbudellato solo la tua ex morosa Susy, che le altre manco mi hanno cagato di striscio a parte un ‘oh ciao, che bello’ “
“Minghia Tà pure tu che cazz t’haspettav il tappet rozz? So tre secoli che non di fai biù vedere allà. E la bottanona come shta? C’ha sempr fame di minghia ah? Che maiala bottana troia porcoddio, ahahahahahahaha” e ride ride ride, ride sereno, proiettato a velocità da sedia elettrica sulla strada che dall’aeroporto porta a Praga.

“E qui? Novità?” chiedo interessato.
“Maaaaaaaaaah niend di ghe, due crucc che avevano rotto il cazz la settimana scoss che erano fatti come delle bbestie e allora il Vosco e i racazz li hanno spaccati, impacchettati e sbattut fuori, poi niend, la Galina va fortizzim, gettonatizzim, chiava come na macchin da cuerr santalamadonnasantissim, mai la camera vuota che faccio fatica a farmi fare un bombino alle tre del pomericc, mentre quella rumena, quella come minghia si ghiama, dai quella piccoletta mora coi capelli lunghi, pallidissima con le minnette piccole, vabbè non imbord vafangulo, quell proprio non funziona Tà. Ci devi parlare tè Tà che se no la dobbiamo mandare via che ci fa rimettere”

“Si chiama Gema”
“Ecco Gema vaffanculo porcoddio proprio lei, parlaci Tà”
“E ci parlo, ma mica sono uno psicoterapeuta mago, se non ci sa fare, non ci sa fare”
“Teh parlaci gumba, fammi questacottesia”
E te la farò ‘sta cortesia, cosa devo dire. Tanto parla in italiano.

E poi arriva Praga e le luci e noi ci fiondiamo dentro come dei rapinatori a velocità mostruosa, che il Costa guida come Driver l’Imprendibile, anche se nessuno ha intenzione di prenderci.
Come mi sento integrato in questo mondo di classe e in queste attività raffinate, come mi sento estasiato da questo lessico ricercato da queste figure retoriche, insomma, mi sento proprio in famiglia.

“Costa cosa fai a Pasqua?” chiedo mentre dribbliamo ogni cosa che si muove nelle vie più storiche della città.
“Maaaaaah io gi bensavo di farmi una discesa a casa per rilassarmi quacc ciorn ma non ho ancora decis e tu?”
“Io la solita minchia Costa.”
“E allora prendiamo e ce ne andiamo ammare assieme Tààààà e ci sbattiamo i goglioni eddai Tà”
Controllo sul telefonino: piove a cannone a Pasqua laggiù, minima 12 massima 16, ma che cazzo andiamo ammare? Andiamo ammare con Schettino se lo avvisiamo.

Poi, finalmente, arriviamo.
Porta sul retro, ci sediamo a tavola, vino rosso, salame calabrese “che questi cazz di cechi fanno di manciare merda schifos, mancia, mancia gumba che è robbabuon” (tutto vero) e facciamo una merendina così, mentre Costafrate rolla le mie pastiglie per dormire.

Ci poteva essere accoglienza più familiare e calorosa?
No, credetemi.

No.
Casa.

sabato 21 marzo 2015

Morbido sabato taziale

Ecco qui.
Scaloppina al limone e insalatina anonima, un quartino di rosso, caffè, conto.
Ecco il pranzo taziale, del sabato taziale che precede la sera devastante taziosusiale.
Inspiro a pieni polmoni, seduto al tavolino davanti al barristorantepizzeriapasticceriaforneriatosatoriacaninaassisstenzatvradioriparazionebiciclettedacorsa,  dove ho consumato il mio sobrio e saporito pasto, sorseggiando un Campari doppio che ci sta sempre.

Inspiro a pieni polmoni e considero cose molto adulte, molto serie e dolorose, come la constatazione dell’assenza totale (e ribadisco totale) dell’abbandono del collant nell’esercito femminile che mi transita innanzi. Niuni leggins con ballerina a pelle e sudore, niente. Certo, la stagione, certo. Ma secondo me c'è dell’altro che non so definire e che mi turba e preoccupa.

La mia odalisca bovina quest’oggi si fa toelettare dalla sua estetista di fiducia e mi ha chiesto il permesso di avere il pomeriggio libero, ma certo amore sconfinato, prenditelo pure, che so che è un investimento proficuo assai.
Questa sera astici e champagne in un posto strano che so io e poi armageddon tra le coltri, inalando coni ripieni di mariagiovanna che arde e che alla mia odalisca piace moltissimo.

Mi sento rilassato, primaverile, tiepido e positivo.
Il ritorno in Repubblica Ceca mi piace, mi ispira, mi stimola e mi mette allegria. Praga è bellissima amisgi, fidatevi. E’ un posto delizioso che accarezza gli occhi e induce tuffi nella storia che sono davvero belli.

Mi lascio trascinare da una deriva fantasiosa e intarsio una situazione deliziosa in cui mi vedo a Praga nelle molteplici vesti di alunno di ceco e russo, minuto gallerista raffinato e socio tenutario di un bordello piccolo e grazioso, poliedrico uomo d’affari che trascorre tempo amabile là e ritorna qua di tanto in tanto ad inzaccherarsi di lurido sublime tra le cosce miracolose della Sua Bovina Premiata. Una situazione davvero paradisiaca, dovrò lavorarci sopra con minuzia e precisione.

Inspiro a pieni polmoni, inspiro una cannetta stavolta.
Bello qui ai bordi del capoluogo di provincia taziale. Qui di giorno fa caldino come a Praga, con la differenza che là di notte si trema dal freddo e, per questo e per mille altri motivi, una coperta umana femminile di vera pelle è assolutamente necessaria.

Quattordici camerette del piacere, con quattordici selezionatissime donatrici di piacere. Niente di più. Tre piani dedicati alle morbide sozzure situati in una bella palazzina residente in una pulitissima via assolutamente vicina al centro: due piani del sesso più un piano per così dire “tecnico”, nel quale a vario titolo stabuliamo noi dello “staff”. E poi, accanto, l’alberghetto convenzionato, pulitissimo, con cucina italian style, sempre nostro de noialtri. Che sopraffina imprenditorialità, che classe, che nobile business. Mi considero un uomo arrivato e per tutto questo non ho che da ringraziare il mio Costafrate, che tanto ha insistito perché io entrassi a far parte di questa grande famiglia, ed io ne sono ora parte con orgoglio calabrese autentico, pur non essendo calabrese di nascita, ma oramai di adozione. Perfezionerò le H a breve.

Sarà la cannetta, sarà il Campari, sarà l’ascesi che mi ispira, ma a tratti del mio sublime meditare vedo la Susy inserita come prostitutona là dentro, strappandola così dalla salmonella pericolosa e inserendola nel suo elemento naturale: il cazzo. Ci penserò, mediterò, mi consulterò, valuterò, vedrò.

Che bel sabato taziale, amisgi.
Bellassai.

TransTazionale

Lunedì ore 15:00 partenza verso aeroporto.
Arrivo aeroporto, consegna macchina.

17:20 BOLOGNA MARCONI - 19:50 AMSTERDAM SCHIPHOL
20:50 AMSTERDAM SCHIPHOL - 22:20 PRAGA RUZYNE

Uscita approssimativa dall’aerostazione: 23:00
Costataxy pronto, trasporto verso bordelletto, ora di arrivo: mezzanotte circa.
Cena, doccione, nanna.
Todo molto bien.

(Prossima volta volo su Milano, che ci metto la metà)