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lunedì 1 giugno 2015

Venerdì sera dalle belle prospettive

“E--ah—ah—ah—ah, ma tu guarda chi c’è, ma come ti trovo di.vi.na.men.te tesora, no, no, no, scherziiiii???? Ma vorrei io essere così come sei te e—ah—ah—ah—ah” e candundio come mi mancavano queste cene cauntriscic con la gente che conta a cui, diciamocelo, la Lidia appartiene da ben che mò che mò che mò.
Ci sono gli OoooOooooUUUUUuzzzzz che ci vedemmo anni or sono e mi hanno cancellato dai neuroni col Cif, poi riconosco anche la lei dei PfffFFFaaaAAAAAmmmm che con quegli alluci valghi a squadra schifo mi faceva e schifo mi fa, c’è la Grandissima Caparezza che oggi stazza come una portacontainer indonesiana e fa finta di non vedermi e mai mi caga per tutta la sera, ma poi, fortunatamente, compare la Chelli che meriterebbe una Laurea in Ornitologia Honoris Causa per quanti uccelli ha preso in vita sua, ‘sta cappellaia pazza, ‘sta invereconda minchiaiola col pruritino sempre birbante, ma almeno estremamente simpatica.
Cinquantadueanni e non sentirli, o meglio, cinquantadueanni e sbattersene i coglioni e comportarsi ed atteggiarsi da zozza ben più zozza di quella luridissima zozza di sua figlia Agnese, non presente alla serata poiché (con grande probabilità) impegnata a deglutire il maggior numero di cazzi marocchini possibile (visto che corre voce che la giovinetta abbia passioni magrebine da crisi di nervi che neanche con gli One Direction).

“Hoi Chelli, come ti butta? Ti vedo sempre gran figa” esordisco col mezzo tono del non impressionato dall’ambiente, che dà sempre i suoi frutti.
Biondo ramata, chioma leonina, begli occhi verdi e boccona ampia iper rossettata, abbronzatura da uovo di Pasqua, ingioiellata come la Madonna del Prepuzio e mezza nuda come Mowgli del Libro della Giungla, fisicata alla grande dal personal trainer tutti-i-giorni che, por(c)ello, si applica a OGNI tipo di ginnastica con la Signora, ma devo dirlo senza scherzi ora: il fatto che lei se ne chiavi del tempo che passa e che continui a interpretare il ruolo della sorella minore di sua figlia ventiquattrenne, la rende di una figoneria tutta sua, di un puttanazzo esoterico a metà tra l’Ammiraglia della Tangenziale e la tenutaria ancora sulla breccia (per goloseria orgasmica) di un bordello costoso, ma con una cultura vasta, un acume singolare e corrosivo e una capacità critica di rara intelligenza nei confronti di quel carro bestiame di teste di cazzo che assiepano le “feste ammodo”, doti che la rendono una compagnia estremamente gustosa per chi, come me, prova erezioni imponenti di fronte alla volgarità trash.

“Tazio amore, dio se sei bello e quanto mi ti farei. Prendi qui uno sciampagnino che sembra piscia della mia micia (quella vera). Sei la mia salvezza amore, ci ubriacheremo assieme per sopportare questo geriatrico di anfetaminizzati e poi andremo a scopare nel granaio che così finiamo quello che abbiamo in sospeso dall’epoca di Esaù. Dicevi che mi si vede la gran figa? Eppure giurerei di averlo messo uno straccetto di mutanda!” e ride volgare, sguaiata, odiata da tutti per quei modi estremi, ma la Chelli è ricchissima e quindi fa il cazzo che vuole. Viva la Chelli per sempre!

Che belle ‘ste feste obbligatorie del comparto industriale che comanda. Le adoro da vomitare. Anche la Chelli le adora da vomito, ma d’altra parte dovrà pur pescare carne umana da qualche posto o no? Dovrà pur manovrare anche lei qualcosa di diverso da un cazzone duro?
Alla Lidia, invece, le feste sono sopportabili ed addirittura piacevoli, mentre la Chelli viene da lei etichettata come “quella lurida troia di merda insopportabile” che me le rende ancora più attraenti entrambi, Lidia e Chelli.

E su quest’onda allegra passa serena la serata dei veleni radioattivi, che quando la Chelli capisce che sto con la Lidia divento subito un bersaglio da centrare in tempo zero, con tanto di bigliettino fatto scivolare nella tasca della mia giacca e commento raffinato “sei tu che per far godere la puttana hai imparato le maniere ultraforti oppure è la puttana che si è tranquillizzata e si gode rilassatamente questa bella minchia miracolosa” e mi strizza di sottobanco l’uccello.
Sì, perché dovete sapere che molti anni or sono, quand’ero ancora maritato, io e la signora Chelli abbiamo avuto un furioso ingroppo romantico all’aroma di nafta nel garage di una villa che, guarda caso, ospitava una di queste festicciolone di cui anche la mia Vale ci andava pazza (veramente) e mi ha tirato un succhione con l’ingoio di grande perizia e sprezzo del pericolo di cui entrambi serbiamo un romantico ricordo nel cuore.

“Vero Tazione? Cos’era? Un Mercedes?” [l’auto addosso alla quale mi tirò il bocchinazzo soffocone]
“No Chelli, un Range Rover”
“Gli inglesi c’hanno due coglioni pelosi così in fatto di auto, poco da dire”
“Vero”
e le accarezzo una natica molle senza farmi vedere.
“Và che voglio che mi chiami prima con la ‘M’ e dopo con la ‘V’ eh?”
“Giuraci, porcona”
“Mi fai tirare i tre pisellini se mi chiami così”
(direi sublime questa Signora no?)
“Buona che arriva la Lidia”
“Buona quella sì. Telefonami in settimana, montone, che ho già tutti i buchi in larghissimo preallarme”
“Te li tranquillizzo io per bene, non ti preoccupare”
“Mmmmmmh ci conto Cazzione. Anche se mi sa che ci vediamo domenica.”
“Domenica??”
chiedo io stranito.
“Chiedilo alla tua puttana se ha accettato l’invito del Bonne Soleil a casa della Marzia.”
Il Bonne Soleil. Da quanto non ne sentivo parlare.

Che splendido venerdì sera, però e che Signora la Chelli.
Son belle cose che tirano su. Anche il morale.
Eh beh.

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