Dovete capire che mi si sono spappolati i coglioni a far
questa vita dimmerda, su e giù come un cazzone e poi otto, dieci, dodici,
QUATTORDICI ore a menar il torrone con le tomaie per un pugno di dollari al
mese, è una follia, è anestesia, è dislessia, è narcolessia, aerofagia,
dispnea, cacofonia, cacotuazia, defecopenia, ecco sì, è soprattutto quella, che
mi sono cagato la beca abbestia di ‘sta vita di merda qua, che lì dentro
nessuna me la dà, ma nemmeno me la presta che poi gliela lavo e gliela do
indietro e il capo che capa e che tento di riportare nella dimensione terrestre
e lui mi spiega (a me, lui, spiega) che non va, che non può funzionare, che ne
parleremo, ma adesso andiam a lavorare le tomaie, l’erpice, le pliche anali, le
ragadi, le efelidi, le supposte di aria compressa e i divaricatori vaginali per
i cincillà, tutti giù alla filanda, dai Tazio, dai.
Ma in che cazzo di buco dimmerda di agenzia sono?
Non va Internet? Massì dai, ragazzi!, facciamo come al
solito, e come cazzo si fa di solito?, con gli stoppini alati che il capo li
spara col culo fuori dalla finestra e essi si librano, cullati dalla brezza e
entro il mese arrivano a Domiziopoli col loro agio, che è un attimo, che son
solo dieci chilometri.
Un attimo.
E’ un attimo che mandi tutti affanculo.
E senza Alice.
Quella se va, me la metto giù a pecora.
Se va eh. Se no stoppini.
O stoPino che nel culo vostro esso pigna.
Ma cazzomerda.
A vag a cà.
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