Il Salotto Verde è dominio della Coppia Bestia e del Giovanotto Solitario.
Silvana, la Donna Bestia, lo cavalca lentamente, col vestito arrotolato
sulla pancia.
Culo nudo, seni nudi, gambe nude, slipper argento ai piedi. Si
accoppiano sul divanetto, lui seduto, i pantaloni e i boxer arrotolati alle
caviglie, lei sopra, saldamente impalata sul cazzo.
Alle spalle di lei, sull’altro divanetto, siede Renè, il Marito Bestia.
Che osserva quello scorrere lucido e quel culo ondeggiante. Che ascolta i
gemiti e il rarefatto fraseggio osceno tra i due.
Mi siedo accanto a lui. E guardo assieme a lui.
D’istinto allungo la mano palpando il gonfiore duro nei suoi pantaloni.
Con un cenno degli occhi mi indica che non vuole.
E io ritiro immediatamente la mano, con la bocca che si asciuga
dall’acquolina che l’aveva invasa.
Ma Renè non vuole che si sappia.
Non vuole essere visto.
Vuole mantenere intatta la sua rispettabile reputazione di Marito
Bestia Cornuto Guardone.
“Scusami per prima Tazio” –
mi dice in separata sede più tardi – “ma
preferisco che certe cose rimangano in un più confortevole privato
circoscritto, spero potrai capirmi”
“Certo, non preoccuparti
minimamente” – lo rassicuro – “anzi,
perdonami tu per l’impulsività. Quando vorrai aprirmi le porte al tuo
confortevole privato circoscritto, ne sarò onorato”.
“Ma sono sempre aperte, Tazio, ci
mancherebbe. Troviamoci al di fuori di qui, qualche volta. Sarebbe un grande
piacere per noi se ci frequentassimo”
Che persone squisite, davvero. Ne approfitto per confidarmi con loro
sul mio desiderio di presentargli la Skizza, sul cui piacere, però, nutro un’unica
riserva relativa alla mia personale necessità di non far trapelare in alcun
modo della Casa e del nostro passatempo, poiché vorrei mantenere quel posto un
mio privato campo di gioco e Renè e la Silvana mi rassicurano, dicendosi onorati
di conoscerla, rassicurandomi che in alcun modo verrà fatto cenno alla Casa,
attestandomi piena comprensione in merito ai miei desideri di riservatezza.
Che persone squisite.
“Ventiquattro anni, Tazio,
immagino che splendore sarà” dice Silvana con aria di congratulazione.
“E’ deliziosa, davvero”
rispondo con eccitazione.
“Ha mai ‘giocato’? Sai se le potrebbe
piacere?” mi chiede Silvana ed io sento il masticare delle sue piccole
labbra.
“Ha giocato, con me e con altri l’anno
scorso, ma ne serba un ricordo sgradevole” rispondo veritiero.
“Non è obbligatorio ‘giocare’, in
ogni caso.” aggiunge lei guardandomi negli occhi.
“No, non lo è, effettivamente”
Domani sera, ci confermiamo in giornata.
Una cena in zona neutra.
Mica è obbligatorio giocare,
no.
E’ solo una cena.
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