Inattesa, a mezzogiorno, arriva la telefonata del Ruggi. Rimango
stupito di saperlo in zona, lo facevo ad Acapulco con un mojito in mano. Mi
chiede se pranzo con lui, una cosa alla buona, al tennisclebb, che ce la
raccontiamo un pochino. Accetto e vado.
Sarò sintetico.
Il Ruggi e la Ade hanno chiuso, per sempre. Lui è qui perché questa
mattina è andato dall’avvocato della Ade a firmare la separazione. Quella vera,
stavolta. Vera senza possibilità di recupero, perché nessuno dei due è
interessato a un recupero. Lei non c’era dall’avvocato, stamattina. Ha firmato
ieri l’altro. Separazione consensuale, senza drammi e senza urli. Si sono
accordati, lui ha sganciato, adesso aspettano l’udienza.
“Sai cosa costa il giocattolo Ade
all’anno, escluse le macchine? Non bastano centocinquantamila. Di vestiti,
scarpe, profumi, estetista, parrucchiera, palestra, droga, gigolò
professionisti, cene, pranzi e regalie, perché la Adelina con i miei soldi ha anche
fatto la benefattrice verso spiantati che se la chiavavano” mi dice insaccato
nelle spalle, ruotando con due dita lo stelo del calice di vino.
Lo so bene, lo so. Sono stato uno di loro, ho goduto della beneficenza,
sono venuto qui a pranzo oggi a bordo di quella beneficienza. E’ che io mi sono
limitato a una Marzedes del 1998 del valore di duemila euro. Bazzecole.
E rimango lì ad ascoltarlo, intervenendo giusto per fargli capire che
lo ascolto. Non lo definirei disperato d’amore spezzato, non lo definirei
incazzato, né distrutto. Lo definirei amareggiato. L’amarezza di sapere che,
stante che l’amore non c’era più (ammesso che vi sia mai stato, aggiungo) e
stante che stava tutto assieme perché foderato di banconote, vederla andare via
ha persino svilito il denaro che lui poteva spendere.
“Nemmeno i miei soldi andavano
bene, alla fine. Le mie cartone da 500 euro valevano meno di quelle del tizio
che la mantiene adesso” commenta con un sorriso, per l’appunto, amaro. D’istinto
impongo al mio cervello di non chiedersi e di non chiedere. La Ade ha mollato
tutti, alla fine. Me compreso.
Poi cambia repentinamente, tanto per non perdere la fama di eclettico
uomo che padroneggia tutto, sia che la sorte sia buona, sia che la sorte sia
cattiva.
“Alura, Tazietti, come vanno le
cose? E la casa? Ti trovi? Ti piace? Ti sei trasferito finalmente?”
stringendomi l’avambraccio e scuotendomi. Ne approfitto per esporre il mio
disagio. La casa non è mia, vale una fortuna che non ho, non c’è un cazzo di
straccio di contratto d’affitto e suggerisco di sistemare bene le cose, perché per
trasferirmi vorrei che le cose fossero in ordine per entrambi.
Ci pensa, mi chiede una sigaretta e poi china la testa, come se fosse
schiacciato da un peso enorme.
“Tazio, non ti devi preoccupare.
Facciamo come ti fa sentire meglio. Certo che per me pagare l’IMU anche su
quella casa è una bella rottura di cazzo. Venderla non la venderò MAI se non a
te, perché chi è il pazzo scatenato che spende quel che sarebbe giusto chiedere
là in mezzo al niente? Per me alla fine è solo una rottura di coglioni e un
costo. Calcola che io sto qui un po’ per sistemare delle cose per quell’avventura
deficiente del Relais Resort Relax, che con un colpo di mano incredibile sono
riuscito a piazzare a… vabbè non importa a chi e come, volevo solo dire che
sono qua per un po’ e se ti va ci possiamo rivedere e io ci penso a come fare. Perché
io, Tazietti, quando ho sistemato un po’ di cose, non tutte perché tutte non le
sistemerò MAI, io evaporo, puf, via, andato. Me ne vado nel Bordeaux, mi compro
una casa lì e ci rimango”
Una volta si apriva un bar ai Caraibi. Adesso si va nel Bordeaux. Dopo
aver smantellato e svenduto le fortune accumulate sino ad oggi.
Massì Ruggi, vediamoci, ci mancherebbe. Sarà gradita l’occasione per
dirti quanto pezzo di merda sei stato con me nel passato, sarà gradita l’occasione
per spaccarti la faccia a pugni e sarà gradita l’occasione per metterci, dopo,
una pietra di sopra e tornare, forse, ad essere gli amici dei vecchi tempi
sani.
Perché, che tu ci creda o no, a me, contrariamente a quanto hai fatto
tu, di saperti solo e mandato costosamente affanculo, mi fa stare male.
Per cui ok, vediamoci quando vuoi.
A essere stronzi si potrebbe dire, senza alcuna comprensione delle amarezze altrui, anche i ricchi piangono (quasi), ma credo che sia troppo facile infierire in questo modo banale, più che altro mi domando se quel tipo di persona dopo una mazzata del genere sia ancora propenso all'ostentazione anche delle persone o se poi si cambia un po' la visione della vita.
RispondiEliminaMa forse si cambia, se tu stesso hai scritto di vecchi tempi sani.
(Ho un momentaneo lapsus riguardo alle sembianze della banconota da 500)
Io credo che il Ruggi abbia subito una batosta personale piuttosto pesante, perché quando si è abituati ad ottenere tutto (anche per spiccate abilità che classifico come qualità individuali) “fallire” a quel modo e per quei motivi è abbastanza incredibile. Il “giocattolo Ade” era per l’appunto un giocattolo, con un prezzo d’acquisto ed un costo di manutenzione. Manutenzione che lui ha fatto con precisione millimetrica e per questo (e per il fatto che pecunia non olet), farà una certa fatica a capacitarsi di ciò che è successo.
RispondiEliminaIl quesito che poni è assai difficile.
Non ne ho idea se cambiano le persone come il Ruggi.
E mi riferisco a cambiare in meglio, smettendo di essere il peggio in cui è cambiato quando era migliore.
Non lo so.
la 500 euri è viola, l'ho visto su Internet....Non credevo che l'Ade costasse meno di un Cayenne, sai che affare ha fatto il Ruggi. La sconfitta è morale e di immagine e per lui penso sia tanto, anzi forse tutto. Buon venere, cielo grigio, qui minaccia Pioggia. GQ
RispondiEliminama se dici che aveva un fondo di buono, magari batoste come queste lo aiuteranno a scrollarsi di dosso la superficialità dovuta ad una vita troppo materiale e incentrata sui soldi.
RispondiEliminaio comunque una volta l'ho vista una banconota da 500... esistono, lo giuro! ;)