Pagine

sabato 9 novembre 2013

Tappa uno di diludendo spinge avanti Tappa due

Ex capannoncino industriale, molto discreto, ma individuabile, ampio parcheggio, ampia security, arredamento Biedermeier ovunque nelle aree pubbliche, tentativo di "modernità di desaign" nelle camere, un vero guazzabuglio dove tutte le luci erano sbagliate ed il clima freddo da clinica sterilizzata, ma pazienza. Cento zucconi l'entrata, nei quali è compreso un buffettino non male, molto aviolinea, accompagnato da un "vino del Reno" generically speaking, che secondo me era Merlot.
Mentre mangi vieni assalito dal querulo andiamo andiamo delle ragazze che, ho scoperto in seguito, non fan parte del locale, ma sono delle free-lance che pagano al locale l'uso delle infrastrutture.

Non ce n'era UNA di austriaca: rumene, polacche, ungheresi, ceche, slovacche.
In compenso di austriaco c'era il gruppone dei boscaioli altoatesini che parlano fortissimo, pronunciano una parola di 178 lettere lentamente, con gli amici in lievitazione sospesa, parola seguita da una sganasciata furibonda, nel mezzo della quale uno con voce sottile ne aggiunge un'altra da 69 lettere ed è il trionfo dell'ilarità.

"Andiami belu?" mi chiede un'estiva completamente nuda, prendendomi la mano.
"Ma andiami dove?" chiedo con interesse e ritrosia.
"Sopra fare amore"

Troppo impegnativo amica mia, troppo impegnativo. Fare l'amore è un casino.
E poi io sono stanco e lo spezzatino è duro da alienare, ciao.
Passeggio nel nulla organizzato e poi salgo in albergo e mi schianto di sonno.
Un tantino diludendo, ma forse anche no.

Sicchè ho rimodellato la mia roadmap.
Niente giorno a Innsbruck, che tra l'altro piove. Finito qui faccio su i ferri e vado a fare colazione. Poi scalderò il Merzedezone, farò casollio, collegherò AUX il mio iPhonno all'impianto, selezionerò Dave Brubeck e farò prua verso Stoccarda, comodissimo e caldissimno per 319 tranquillissimi Km di libidine e bontà.

venerdì 8 novembre 2013

Tappa uno

Trolley(s) fatti, borsa fatta, mac ok, doccia fatta, barba fatta, abiti invernali ok, look da nero misterioso puttaniere ok, gasolio, olio, acqua, tergi, gomme, catene, ok. Tutto in perfetto ordine di marcia, per la partenza pomeridiana verso l'Alto Adige cuminato e crautato, nonchè saporoso di altre sostanze non biotipiche, ma ubiquitarie: fica, bocca e culo.

L'organizzazione teutonica di questa gita è stata talmente rigorosa che potrei partire anche tra mezz'ora, ma siccome avevo detto che partivo dopo pranzo, partirò dopo pranzo.
E' sempre essenziali attenersi a regole astruse, rende serio il comportamento.

Il clima, qui al campo base, è nebbioso-piovigginoso, ma non freddo. Non genererà nostalgia, ne sono certo. Questa mattina passerò in banca per alcune formalità, poi pranzerò leggerissimamente alla Solita e, sul fare delle tredici e trenta, salirò su quel confortabilissimo gioiello di fabbricazione tedesca e mi avvierò, nel silenzio del suo abitacolo, verso il vicino casello dell'autostrada, autostrada che lascerò solo quando sarò in territorio austriaco e, quindi, pressochè a destinazione.

Il primo giorno è facile, è di riscaldamento.
Domani sarà già di riposo, con altra serata relax.
Mi piace questo programma, mi piace.
A presto amici, buon weekend.


mercoledì 6 novembre 2013

Trasvolata solitaria: il Tazio va in gita (forse)

Avendo ricevuto la telefonata numero seimilaquattordici del Costa che continua a chiedermi, autistico ed alienato, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, mi sono soffermato a meditare su che grancazzo c'ho da fare qua a Taziopoli e, considerato l'incasso di una tranche intermedia per i miei servigi di inutile ed inascoltato "consigliere di desaigner", mi sono pragmaticamente chiesto: ma perchè minchia non salgo a Praga?

Bene, questa la premessa.

Valutando che, per esperienza,  la salita in una tirata a Praga è alquanto faticosa e a tratti potenzialmente mortale, ho deciso di fare il turista con tutto il tempo che voglio in tasca.
Per cui ecco che l'itinerario praghiano si snoda lungo le seguenti tappe di massima:

Giorno uno, venerdì 8 novembre:
Partenza da Taziopoli nel pomeriggio e raggiungimento di Innsbruck. Circa 300 Km. Pernottamento la notte dell'arrivo, stazionamento giorni uno, altro pernottamento e partenza domenica 10 novembre.

Giorno tre, domenica 10 novembre:
Partenza da Innsbruck al mattino, direzione Stoccarda. Circa 300 Km. Pranzo a Stoccarda, pernottamento della domenica, stazionamento il lunedì e pernottamento lunedì notte.

Giorno cinque, martedì 12 novembre:

Partenza da Stoccarda al mattino appena sveglio, direzione Praga. Circa 500 Km. Ma tanto io arrivo quando arrivo e se mi stanco mi fermo e dormo nel mio carro funebre di ultralusso, come fanno i trafficanti rumeni.

Giorno otto, venerdì 15 novembre:
inizio del ritorno non organizzato. O tutto un lento tiro, o tappe casuali.

Condizione generale: NON avvisare il Costa che arriverò a Praga, onde evitare forzate convivenze con lui e Dimavosco in chissà quale topaia di merda. Alloggerò, quindi, in pieno centro in Hotel a **** molto borghese, lasciandolo solo per "le zeratone" che il mio Costafrate organizzerà non appena gli telefonerò da lì, dandogli la lieta novella.

Vispi ed attenti come siete, vi chiederete come mai non taglio per Monaco di Baviera accorciando i 2.100 Km di gita e invece mi spingo a Stoccarda passando per Innsbruck. La risposta, forse intuibile, è comunque molto semplice: le puttane e i bordelli, nudisti e non.
Non dubitate, vi darò conto di queste mie signorili avventure non lesinandone di certo i dettagli.

Costo stimato dell'operazione, al netto della carne umana viva: circa 800 euri, tra lattisel, l'autostrada e gli alberghi (tutti di elevato lignaggio per davvero, stavolta).
Insomma, alle ore 17:58 di oggi mi pare un piano geniale.
Ma adda passà 'a nuttata.

martedì 5 novembre 2013

Ubir il Tartaro di Astrachan

Questa è la storia di Ubir, Tartaro di Astrachan dell'etnia del Volga, ultimo discendente della nobile stirpe che occupò la vasta area che si estendeva dalla Romania sino all'Oceano Pacifico.
Ubir è un omone enorme che di professione fa il boscaiolo e, l'ultimo martedì del mese, si reca puntualmente a Mykolaiv a vendere il suo legname.
Al termine della vendita, sul far della sera, Ubir mangia alla solita taverna e, dopo cena, è aduso accompagnarsi ad una meretrice.
Una sera egli incontrò Irina, una giovane biondina dall'esile fisico e, dopo un delicato negoziato, la seguì nella sua abitazione e lupanare.
Quando Ubir si denudò, già in avanzato stato di erezione, Irina osservò il suo membro e disse: "Ciccio dove pensi di andare con quel paracarro? Vai in bagno, dove troverai unguenti viscidi che gioveranno alla bisogna" e Ubir eseguì.
Quindi tornò nella penombra rossastra del talamo del peccato e lì si accoppiò con la giovane.
Dopo circa ventisette minuti in cui Ubir stantuffava come un pistone di un'Alfa 75 Twin Cam, la giovinetta prese a preoccuparsi, pensando tra sè e sè "Ma costui quando eiaculerà?".
I minuti si fecero settantadue e Ubir reggeva come un reggimento di giubbe rosse, pistonando e sudando, ma senza alcuno schizzo definitivo.
La giovinetta prese a sentire dei dolori e dei bruciori, sopportò per altri diciannove minuti e poi urlò un "Fermati!!!!!" dettato dallo spirito di conservazione della specie.
Ubir sgusciò dalle sue pudenda gonfie e la giovinetta, a quel punto, vide che il penone dell'omone era ricoperto da una patina bianchissima.
"Ma Ubir!" esordì stupita la giovinetta "ma cuslè sta roba chi?" e Ubir, un tantino spaesato, rispose che era uno degli unguenti viscidi da lei consigliati, che avrebbero dovuto giovare alla bisogna, porgendo alla giovinetta il tubo dal quale tale sostanza bianca proveniva.
E la giovinetta lesse sul tubo: "Sbiancodent - Elimina la carie e non fa venire il tartaro".

domenica 3 novembre 2013

Tazio e le relazioni "normali"

Comincia tutto martedì sera che lei mi piaceva un bel po' datasi la vaga somiglianza con la Cuddy del Dr.House e poi si scambiano paroline cortesi e morta lì sino a mercoledì in cui ci si saluta e presenta, Tazio, Martina, chiacchierami Tazio, ma sì Martina, si beve, ma senti, domani sera un boccone qui che ne dici? perchè no, ma non ti prometto, son presa col lavoro, tranquilla vediamo domani e domani si è visto, al tavolinetto da due laggiù, un antipastino, un primino, chiacchiere serie, raccontami di te Martina, che errore pazzesco, lei attacca blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah che se trovavo un pusher avrei attaccato con l'eroina riserva cuvee imperiale, ma mi piaceva, la Martina, che mentre mi infarciva di sfighe noiose io ripassavo la solita check list, come c'avrà i piedi? e i capezzoli? la brogna se la rapa? lo prende nel culo? e così, aggrappato alla fede, supero quella serata allucinante, ma sono recidivo, perchè a mezzanotte le dico 'magari ci vediamo domani sera' e lei, che usualmente a quel punto viene mandata a menare cazzi neri, sorridente mi dice 'ma certo, ci vediamo qui' e tornando a casa mi coglie la perplessità di essere un tantino giù di mano con le no pay, ma memore di fasti lussuriosi mi incaponisco e giovedì son presente all'appello, che farebbero due volte e il pompino premio si andrebbe anche configurando, anche perchè dopo due Chardonnay la Cuddy mi chiede di passeggiare e lì attacca di nuovo per ventisette miglia con blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah e io reggo, ex paracudista, ufficiale, massiccione e tengo la botta come un'incudine di Kriptonite e come da copione ci scappa il bacetto della buonanotte e io mi illudo, dicendomi 'certo, capiscila, è appena separata, è confusa, fragile, addolorata e spaesata, giù di mano' ma certo, ma è così e allora le dico 'senti, ma domani sera?' masochista coglione, perchè la Cuddy sorride estasiata nell'aura della bella matura che sta trovando l'amore e mi dice un 'sì' sussurrato e scompare nella notte, dandomi modo di guardarle il culo e iniettare nuova speme nelle mie membra fiaccate e si fa venerdì, winebar, ma che caso, si cena e si chiacchiera periferici e tangenti, ma poi la gravità ci riporta lì come un proiettile e la bella ricciuta morbida attacca la minchia blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah e io voglio morire, materializzando immagini BDSM cruente che mi aiutano a sopportare, perchè a quel punto mollare è da idioti, dopo tutto quel patire mi merito la brogna addolorata e reggo, stoico, come un Navy Seal, concedendomi una piccola scivolata scorretta, dicendo che purtroppo l'indomani la sveglia sarebbe suonata alla cinque e la Cuddy, in tackle, mi spara un ' domani sera sei impegnato?' a cui rispondo solerte un 'no, ti va se ti preparo una cenetta nella mia topaia leptospirotica?' e lei ride e mi dice di sì, così ieri mi prodigo alla preparazione di piatti semplici e la attendo, ore otto e puntuale mi arriva sull'uscio con in mano una Vedova infiocchettata ed è aperitivo, musica, magia, cena, risate, che mi pareva quasi che il vomitare fosse terminato, ma poi sul divindivano, sorseggiando Armagnac le scappa la mano e allora blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah fino alle due, stivaletti che giacciono attoniti sulle tavole Maxiane e lei in fantasmini neri, jeans neri, maglionone nero a celebrare la litania del fallimento supremo, sinchè non mi si stracciano i coglioni con un botto apocalittico e la ingroppo selvaggio, spogliandola come un mulinello e cazzo sì, figa è figa, la brogna se la pela sì, i piedi son belli, fa dei pompini da schifo, chiacchiera con tono da bar anche mentre succhia la minchia, o impermeabile o morte, ripete cento volte che ce l'ho troppo grosso, ma poi quando lo prende assume l'aria di Bernardette Soubirous che ha visto la Madonna, buco del culo tassativamente off limits, leccata di piedi avoided perchè soffre il solletico, pompino con l'ingoio figurati, totalmente inodore come una garza sterile e mi sgommo e le sborro sull'ombelico, ritirandomi in bell'ordine a coccolare il mio fallimento di target.

"C'è qualcosa che non va?" mi chiede spettinata e molto nuda mentre ansimo sul Divino.
"No Marti, tutto a posto" rispondo con l'aria menzognera di chi asserisce che Renzi è di sinistra.
"A me non sembra" incalza incauta.
"Ti dico di no"
"Dai sputa il rospo"

E lì mi viene in mente una sapidissima gag di Aldo, Giovanni e Giacomo più Marina Massironi, quando Aldo si propone personalmente di dire a quest'ultima, con garbo e savoir-faire, che aveva stancato.

"Dai Tazio, parla"
"Ok, niente di personale Marti. Sei parecchio figa e mi piaci, ma scopi da schifo e mi hai rotto i coglioni a dismisura col lamentario sulla tua separazione. Però, a parte questo, nessun problema."

E la furia si veste, stizzita, mentre io penso a dove ho messo quell'erbetta residua e lo slam della porta lo si sente per quattro isolati e tracanno dalla bottiglia l'ultimo goccio di Vedova e tiro un sospiro di sollievo.

Peccato, figa era figa.
Da oggi troie free o troie pay.
Esperimento fallito.

lunedì 28 ottobre 2013

Etologia

The L world
Per oggi basta.
Ho scartavetrato, lavato, spostato, smontato, colorato, pitturito e pitturato e la mia colombaia comincia ad assumere sembianze terrestri.
Adesso vado a farmi una bella docciona, senza sega che sono finito, che poi sulle venti e trentadue scendo al winebar, che magari incrocio LaMorelli e ci si fan due penne assieme.
Non con la Vespa, due penne di pasta. Il formato, intendo.

Ieri sera sono arrivato tardi in questo paradiso dell'ormone selvaggio e mi sono accoccolato al bancone al mio solito posto, Carlino e Chardonnay, origliando ed osservando di sottecchi. E mi è venuta in mente quella vecchia serie tv dallo scarso successo, The L World. Chi l'ha vista sa a cosa mi sto riferendo, ma per chi non l'ha vista la faccio breve e significativa: c'era una tipetta lesbica che aveva disegnato un grafico su un gran foglione di carta dimostrando che, alla fine, in quel grande giro di lesbiche, tutte si erano fatte tutte. E il mostruoso intreccio di relazioni lo dimostrava con chiarezza.

Ecco, nell'evoluzione del target del winebar, ho la sensazione che presto capirò come tutti si siano fatti tutte, come molte si siano fatte molte, come molti pure e come taluni abbiano giocato a Quattro Salti in Padella in cui si mischiano gli ingredienti sulla base del paradigma ndocojocojo che è un po' il leit motif di questa rinnovata stagione del winebar.

E anche qui, come in ogni agglomerato sociale (ad eccezione del PD) esistono due grandi correnti, due grandi movimenti: il primo, che chiameremo I Pescatori, è formato da gente autenticamente rappresentante il ndocojocojo, delusi dai rapporti, stressati dall'età che avanza, con i coglioni rotti di lolite e toyboy, avvoltoi che si gettano sulle prede morte, Rodolfo Valentino de noantri che mirano al top score.
Poi c'è il secondo movimento, che chiameremo Gli Stercorari. Ciascuno degli Stercorari è lì per aborracciare il primordio della propria pallina di merda, per poi farla rotolare fuori velocissimo, non guardando più a nulla se non a un bel matrimoniazzo salvifico degli sprechi del tempo andato, incurante di cosa sia esattamente quella pallina di merda, se buona oppure no, chissenefrega, che io sarò pure Stercorario, ma lui/lei son palline di merda, intendiamoci ben da subito, che qui si deve fare il Big Kahuna, rapinare il jackpot, sconfiggere la vigogna.
Perchè gli Stercorari maschi sono assillati da un bisogno di prole e le Stercorarie femmine vogliono che tutto quel darla via come se non fosse loro, sempre tirate come delle scorregge, tutte le sere le due di notte, estate e inverno, mezze nude anche quando c'hanno il cimurro e magari sarebbero state meglio sul divano a vedere XFactor, insomma, che tutto questo faticoso troianesimo agè ne sia valso la pena.

Curioso questo nucleo sociale del winebar, davvero curioso. Io ieri sera avevo i cazzi miei begli arrotolati nella testa e nessuna mi ha cagato di strisciazzo. E questo perchè? Perchè non avevo l'aura scopiaola, perchè non vestivo la livrea degli amori dei Pescatori o degli Stercorari. E quindi ero out-of-order, out in tutti i sensi, bad mood, seratadimmerda e entrambi i movimenti, sulla carta, sembrano essere drama free and easy going.
Che non ci crede nessuno.

Speriamo di incontrare LaMorelli stasera.
Ha tanto di quel veleno in corpo da stendere un crotalo.
E conosce i cazzi di tutti.

Rileggo quest'ultima frase e mi rendo conto della sua sovrana ambivalenza.
Ha!

domenica 27 ottobre 2013

Lunghissima estrema sintesi domenicale

Hellow.
Via alla sintesi estrema: Cagnarie a puttane causa ripensamento compagni di merende, venduta la Smartdellammorrretttterrrrno, acquistato Mercedes-Vito-115-blue-metallico-ultrafornito-modello-rumeno-ricco-trafficante-anni-5-garanzia-anni-due-un-affarone, magari solo per il ladro sorridente, trovata minicasa in affitto su palazzo decrepito, canone ridicolo-comico, probabilmente senza agibilità, ma c'ha tutto e poi il Max mi mette i tavoloni di legno per terra da due metri di quelli antichi e c'ha pure una terrazzona da più di settanta metriquadri, acquistato abito Canali modello ultraslim color antracite più abito Zegna ultraslim color blu scuro, scoperto che il winebar è diventato un ritrovo pluriprovinciale per cougar e MILF separate o single o cornificanti patologiche che ivi incontrano sfigatoni over 40 che fanno ancora i fighetti del liceo, in un clima trendy, molto kewl e solo apparantemente up-to-date.

Ho operato una sanguinosa azione di pulizia etica e mi sono reiniettato con cattiveria quasi animalesca nella newextazioagency, creando millanta mila problemi a quel goldone bucato del d.c., che oltre a direttore creativo è un fantastico acronimo per la locuzione estremamente ricorrente nelle mie incursioni di verifica. Se non ti apprezzano e prezzano per le tue innegabili geniali qualità, scassa la minchia perchè ti prezzino per toglierti dai coglioni, che di solito si prende di più.
E io il diritto di sfracellare scroti ce l'ho, perchè sono socio, cazzodellamerda.
Attendo reazioni dei soci di maggioranza.

Rifrequento il winebar da pochissimo e ho conosciuto LaMorelli, Patrizia Morelli detta Pattymorelli, ma più diffusamente Lamorelli, che è una cinquantenne dalla voce roca per le seimila sigarette al giorno, la pelle abbronzata come un biscotto Saiwa e la voglia di cazzo che la si vede da miglia dalla costa, seppur io ancora non abbia fruito della sua rugosissima pantegana cannibale, ma solo per una questione di coincidenze non collimanti.

Al winebar, l'altra sera, ho offerto sessantasette bottiglie di Chardonnay ad una quarantaquattrenne che manco mi ricordo più come si chiama, ma mi ricordo quanto mi è costata di vino, perchè invecchiando le troie bevono come delle idrovore e tu devi essere rapido a calcolare il break even point tra costo del vino, costo del tempo e risultato, perchè tante volte ti conviene andare a troietroie che costa meno e godi di più. Ci vorrebbe una app e c'è da meditarci su. Fortunatamente la Noname, ubriaca come una scimmia putrefatta,  mi ha fatto una signora pompa (senza ingoio) nel lusso sfrenato del mio Mercedes Vito 115duemiladuetuppottieselcentcinguandcaffall, mentre io mi curavo attentamente di non macchiare i sedili di alcantara inperfettostatodiconservazionepraticamentemaiusati.

E' un vero troiaio il winebar, zoccole mascherate da ultrazoccole, carni incuranti del clima, voglie incuranti dell'età, età incurante della decenza e se, con sofisticate apparecchiature, si filtrano le armoniche voce del brusio, sulle frequenze basse si ottiene un tracciato che recita chiaramente "vogliadicazzovogliadicazzovogliadicazzovogliadicazzo" come un glandiano mantra incessante e quasi pauroso, evocativo del mai dimenticato Marasma Glandi.

Il Costa da Praga mi dà, seppur espressamente non richieste, sue notizie quasi quotidiane e mi comunica che ormai è ricamato nel tessuto sociale ceco, a parte il sorvolabile dettaglio che lui non parla nessuna lingua, compreso il ceco. Taziosalitaziosalitaziosali e io mi vado a vedere Googlemaps ed effettivamente sì, per andare a Praga dovrei salire, ma mi pesano già i sei piani di scale del mio condominietto decrepito, figuriamoci salirne altri per andare a Praga.

Ieri mattina, previo preavviso, è arrivato Dimitri Voscovich, detto Vosco o anche Dima, a ritirare quel gioiello della meccanica e del design automobilistico made in Italy dell'Ulysse del Costa, per tentare di portarlo nella ridente Praga.
Ma chi è Dimitri Voscovich detto Vosco o Dima? Un Polacco? Un ceco di Praga? Un russo ex KGB passato alla mala ucraina in Kosovo?
No.

E' un operatore video triestino di origini montenegrine da parte di bisnonno, tanto che lui non solo non c'è mai stato in Montenegro, non solo non sa dov'è sulla cartina geografica, ma sino a qualche anno fa era convintissimo di discendere da un bisnonno produttore di amari.
Il Voscodima è alto otto metri e pesa novecentotrenta chili, ha ventisei anni, rasato e tatuato e tutto ciò contribuisce a conferirgli quell'elegante allure da delinquente croato allevatore di Pittbull da combattimento.
Il Vosco e il Costa, rivisitazione trash di Bibì e Bibò, che se ne potrebbe fare una serie a fumetti che spacca, che se eravamo ai tempi di Primo Carnera editore si faceva il culo a Ranxerox con una rivista intitolata Zanussi.
Questa arriva a pochi, ma pace.

Insomma ecco.
Per dirvi che sono ancora vivo.
Baci ai genitali e all'ano di tutti e tutte.
Vi amo.

martedì 15 ottobre 2013

Tazioperator

Proficua giornata da tour operator, interrotta solo da una chilometrica telefonata del Costa (a scrocco da un posto in cui sta lavorando) che mi comunica che chullichazzi che torna: ha da lavorare, la gnocca la devi parar via con la racchetta da tennis e il suo amico è grandioso troppofottestotippahttazzz. Gli servirebbe la macchina. Non hai che da venirla a prendere, Costapraga, pensavo che me la potevi apportavi the Taz, non mi sogno nemmanco, è tua e sta qua.

A parte questo, proficua giornata da tour operator.
Le Cagnarie sono zeppe, ve lo dico eh. Però il Tazietti, scaltro come lo stercorario, ha rammendato una situazione very kewl as accomodation, ma un'odissea come viaggio. Sei ore. Minghiaoh, come direbbe in ceco Costakowitz, manco dovessimo andare a Nuova York, che se salgo sul Pirellone la vedo, la Gran Cagnaria.

I miei partner dicono don't worry, stasera si cena assieme ed io espongo.
Molto bene, dico io, qua rinresca e io improvvisamente ho voglia di caldo e compagnia.
Ha!

Non capisco, ma mi adeguo

Allora adesso vi racconto una cosa davvero curiosa.
La settimana scorsa si è tenuta una riunione tra me, la Ade, il magnaccia puttaniere e l'architetto. La Ade deve aver talmente rotto i coglioni che il vecchio marchettaro, pur essendo uno spaccone ganassa dai metodi di merda, ha accettato la mi richiesta.
Per  cui ora cosa succede?
Succede che io traccio a grandi linee colori, loghi un look and feel in generale, ne discuto con l'architetto e questo, dopo aver discusso con me, fa esattamente il cazzo che vuole lui, fottendosene di quello che avevo detto io.
E presenta al marchettaro puttaniere.
Il quale, penna alla mano, stravolge il progetto dell'architetto, dice lui come vanno fatti i loghi e il resto e l'architetto torna a casa e ridisegna.

Mi corre l'obbligo di una telefonata alla Ade, a quel punto. Tanto per capire se d'improvviso il marchettaro si sveglia e dice di sbattermi fuori dai coglioni.
"Ma sei matto cicccciiii? Và che te gli servi un casino eh? Te sei la base che stimola le sue idee."

Ottimo.
Comincerò a spruzzar puttanate a gogo, tanto poi l'architetto le ignora e il ganassa scarabocchia.
Bello, così.

lunedì 14 ottobre 2013

Villeggiatura antiquaria

Bonjour bonsgiur.
E allora si stavano facendo le due del pomeriggio di venerdì quando il parlàfono rabbrividisce e io con lui, a lungo dibattuto se rispondere o meno, ma poi ho detto cazzossì rispondi coglione, non puoi essere così merda che è la sessantaquattresima volta che ti chiama e allora vai di verde.

Era Renè, il marito della Silvana, la coppia bestia formata dal marito bestia e dalla moglie bestia, ve li ricordate?
Beh che festona che mi fa, non mi cazzia affatto, io tento di scusarmi ma lui è un signore e chiosa dicendo che se non ho risposto avrò avuto i miei motivi e così si discorre.
Si discorre della Milly desaparecida, di Inquieta morta, del vecchio giro che si è dissolto nei rivoli dei mille privè fognari e via così, gli affari, la salute, la famiglia, l'amore, gli astri, i tarocchi e dopo quasi un'orata buona il bel Renè mi dice: "Oh ma mangiarci una pizza ignorante? Dici che sia sbagliato?" e io dico che no, che non è sbagliato e ci accordiamo per sabato sera.

Ah la Silvana, che sozza creatura tentatrice e meretrice, rivederla è stato un piacerone. Però io mi ero prefisso una cosa marmorea: si pizza, ma non si fotte. Perchè io mi ci devo riabituare alle persone, dopo tutto questo scollamento dalla realtà.
E loro, che sono persone intelligenti, non hanno forzato nulla e quando s'è fatta mezzanotte hanno aggiornato, così come ho fatto io.

Però a tavola, mentre accennavo sommariamente al mio percorso Italia-Inghilerra-Francia-Canarie-Marocco-Senegal-Italia la Silvana, che è persona di cultura (non scherzo, anche se non c'entra un cazzo a questo punto della sintesi) esordisce dicendo: "Certo che farci una bella settimanina alle Canarie che là ci sono ancora trenta gradi e i prezzi son crollati, non sarebbe male".
E quindi si attacca su quel fronte, che io lo so bene perchè la sozzona vuole andare alle Canarie, dico la mia su quel che so, dicono la loro su quel che sanno e poi il bel Renè mi dice "Dai che facciamo Tazio, sei dei nostri?"

Quindi mi si è prefigurato il seguente scenario: una coppia di tre si sistema in una camera da tre e tutti e tre si disperdono tra le dune sborraiole a cercar cazzi e fiche random aged and random random.
E vi giuro, per la prima volta dopo tanto tanto tempo, mi è venuto un pizzicorino al perineo che mi ha corroborato.
Per cui ho detto di sì, son dei loro.

Andiamo alle Cagnarie.
Un po' di vacanzina me la merito.
Ebeh.

lunedì 7 ottobre 2013

Il massimo

Beh.
Il Costola è andato.
Ce l'ho accompagnato io all'aeropuerco, ieri.
E lui, col valigione, è partito, ieri.
Poi io sono rientrato, ieri, a bordo del suo Ulysse rossobordòmetallizzato.
E ho selezionato alcuni capini invernali dall'ufficio-deposito, che qui si gela.
E poi sono anato a troie, alla sua salute.
Mi sono inchiavardato una cinquantenne niente male, con delle tettone enormi, che posso azzardare una settima, vagamente somigliante a Tina Anselmi. Bravissima eh.
E poi con un corpo tozzo, ma proporzionato. Una ficazza da mercato, mi capite?
Piedi anonimi.
Gran culo.
Puttanissima e a km zero.
E' di Palata Peppoli.

IL Costa scommette sul suo destino.
Bravo.
Complimenti.
Lo invidio.

Anche la puttana di Palata Peppoli lo fa: si depila la ficona adiposa.
Concorre con le Barbie, la stimo, la invidio.
Alla fine c'ha ragione lei: io l'ho caricata. Cento zucconi e una sborrata niente male.
A cazzo nudo, sulla sua pancia.
La concorrenza è drammatica.
Il rischio è necessario.

"Ti chiamo quando arrivo"
Ma manco per il buco della piscia del cazzo, Costa.
Se voglio sapere delle tue merdate ti chiamo io, testicolo.
Sono tua madre, forse, insulso coglione?

La puttana di Palata Peppoli aveva mangiato della roba con troppo aglio.
Ma succhiava il cazzo da dio e senza sforzo.
Lo spacco del culo mi arrapava e ho sborrato guardandoglielo.
Le ho sborrato in bocca.
Forse le ho migliorato l'alito.

Piove.
E io c'ho l'accappatoio corallo sotto il quale mi penzola la minchia randazza scappellate e vogliosa. Ho voglia di tirarmi una sega violenta, schizzando ovunque.

I piedi anonimi, l'aglio, il culo peloso del Costa e due maccheroni al ragù dalla Gelsima a Fecazzone che di lunedì è aperta.
Aperta come il suo culo da settantenne vacca.

Cosa posso volere di più?

mercoledì 2 ottobre 2013

Extra ordinarie

Per dei giorni non succede un cazzo e poi arriva il giorno in cui succedono ben due (2) cose extra ordinarie e io non sono abituato a gestire il succedersi di due (2) cose extra ordinarie.
Su Taziopoli calavano le prime ombre della notte quando il parlàfono, che da immemore tempo non sentiva entrare nel culo una telefonata, inizia a squillare e a lampeggiare una scritta ADE che un po' mi ingolosisce sempre.

"Ciacciao Cicci amo, come staiiii?"
Vecchi ricordi, antichi ani, puttaniadi e stupidiadi, che tenerezza.
La Adelina squittiva nel mio orecchio perchè il suo "ragazzo" (ergo un magnaccia delinquente e puttaniere di sessantacinque anni, proprietario di un naitclebb) ha comperato un nuovo locale che deve venire una figata toppissima da paura. E allora lei, che è ganza come un salmone, le ha detto che il nuovo naitclebb potrà venire una figata da paura toppissima solo se sarò io a fare il "consulente di designER".

"Cosa dici Cicci? Ti intrippa l'idea? Dai, dai, dai che ti sento che sei già lì giù a spada con la testolina intelligente che c'hai! Dai lo fai il consulente di designer per la tua Adelina che così lei ti fa anche i giochini sozzoni che ti fanno tirare il pisellone bellissimo?" e sguazza una risata saponosa.
"Gratis?" chiedo io che oramai sono pronto alla dissoluzione nella toposfera di Omega16.
"Maccchegraaaaaaatis Ciccciiiiiiiii! Ma ti pareeeeee? Senti facciamo una roba ganza: la setti prossi vieni qui al locale che Alfredo ritorna da Cuba (…) e ci mettiamo al tavolino e discutiamo di tutti i dettagli eh Cicci? Eh?"

Eh.
E discuteremo di 'sti dettagli.
E già qui poteva essere bastevole. E invece no.

Sul far delle nove rientra il mio fidanzato e ci mettiamo a mangiare quel che avevo preparato con sapiente perizia e squisita creatività. Egli grufola nel suo troguolo e, al termine della razione suina, si netta la bocca impreziosita di sugo divino e, ancora masticando l'ultimo boccone, declama.

"ZentTazz, io e te ci doviamo fare un bel dischorsett da amici fraterni."
Minchia, mi dico, mi sta sbattendo fuori di casa, ma invece no.
"Io atte non lo zo che hidee giai sulla biznez di Praca, ma ioqquà sto finhendo i sodd e non so come minghiaffà. Peccui io te lo dhico angora: vieni a Praca con me che ci proviamo a vedere cosa si può ffhare."

Al che io mi sono sentito di partecipare con sincerità al dischorsett da amici fraterni e gli ho detto che no, che io a Praga non ci vado, a meno che non sia un puttantour pagato che allora cic-ciac pronti via.

"Taz però io hattè ti devo essere zingero. Io a Praca ci vado l'hostess. Indando per qualche temp per chapire se gè dripp peggatt o se non ze ne fa minghia. Tu resht qquà dranguill la casa è atua disposizione gi mangherebb TTazz, però nun ti ingazzare che io gi devo provare."

No peloso porcone minchaiolo e busone, non mi ingazz.
Nom mi ingazz perchè ciòchedicch è ragionevole.

Lui parte e va in esplorativa, io resto qui a scrocco, uso la sua macchina perchè gli pago personalmente l'andata e il ritorno in aereo, meglio di così si muore.
Poi abbiamo fatto i piatti, ci siamo fatti la doccia assieme che ci accende sempre la voglia maiala e siamo andati a troie a Sciangai.

Mi spiace che vada e sono anche preoccupato.
E' così che deve fare una fidanzata no?

lunedì 30 settembre 2013

La mandorla e la fava

L'impero dei culi con gli occhi
"Minghia Tà ma come cazzo è ghe si gghiamava?"
"Cazzo ne so, non capisco un cazzo dei loro nomi. Chiamala Troia e basta"

E lui ride assestandomi una manata sulla scapola.

Sì perchè dovete sapere che col Costa, che è come un fratello per me, abbiamo avviato un task davvero proficuo ed intelligente: attraverso delle altolocate entrature del mio frate, siamo stati ammessi, nella vicina Sciangai, in un bordelletto sommerso dagli occhi a mandorla.
Per cui, dato che entrambi siamo attualmente in attesa che un'occupazione degna del nostro lignaggio ci supplichi di lavorare, trascorriamo le giornate a dormire nello stesso letto nudi e le notti a chiavare puttane del far east.
Che hanno il loro perché. Cioé, ne hanno tantissimi dei perché.

Innanzitutto costano poco, cosa che ci consente un'assidua frequentazione. Secondariamente c'hanno tutte dei bellissimi piedi. E poi dei culini quasi maschili, cosa che per entrambi  ha un significato particolare, belle tettine sode, bei capezzolini neri, la pelle della fica scura, solcata da micropiegoline che ricordano nobili tagli di chateaubriand sul quale la salsa bernese ce la mettiamo noi. Accettano quasi sempre di farlo senza guanto, se lo fanno facilmente mettere ne culo, si fanno schizzare in faccia e non si lavano tantissimo. Insomma, rasentiamo la perfezione.

Quindi le nostre serate raffinate si articolano come segue: io chiavo e il Costa mi filma, nudo a cazzo ritto e quando io vengo prendo la telecamera e filmo lui che chiava. Talvolta ci sbizzarriamo in acrobatiche auto riprese mentre la chiaviamo in due.
Insomma, debbo dire che i contenuti della nostra esistenza si stanno elevando verso vette irraggiungibili per molti, ma non per noi.

Concordemente abbiamo attestato la nostra preferenza verso le filippine, gran gnocche e gran porche, poichè ridono, sono solari, vengono e non fanno alcuna storia. Una sera abbiamo portato in camera una del Laos, una stronza patentata, per cui al momento il top sono le Filippine e il bottom è il Laos.

Ora abito dal Costa, perchè quella topaia di merda nel capoluogo di provincia taziale mi stava dissanguando e, al momento, non vi è alcun motivo di vivere là.
Quindi sto tentando una reintegrazione sociale a Taziopoli, senza particolare entusiasmo.
Il nostro lato omosessuale si sta accentuando in maniera marcata e vi sono momenti, durante la pigra giornata nudista a casa, in cui ci saltiamo letteralmente addosso succhiandoci le lingue e aggrovigliandoci arrapati come tacchini.
Forse la cosa dovrebbe farmi meditare, ma al momento non vi è nulla in grado di indurmi la meditazione.

Il Costa, che forse è più un fidanzato che un fratello al momento, ha la deprimente pretesa di mettere a punto piani di uscita dalla nostra crisi, partorendo idee da incenerire sul nascere.
E martella incessantemente con la Repubblica Ceca dove, a suo dire, c'è uno spazio inenarrabile nel business del porno. Il tizio facciadimerda lo ha pagato e si è anche detto estremamente soddisfatto del lavoro che ho fatto. Un dramma questo, perchè il Costa ora ha un ritornello che fa "te lo havevodett Taz, è uno zerio" e, acclarata la serietà di testadimerda, insiste nel dire che attraverso di lui potremmo mettere in piedi una piccola casa di produzione orientata al web e allo scambio di coppia.
Due maroni così.

La mia vicenda giudiziaria con quei budelli merdosi si è conclusa con una transazione.
Semplice.
Vi faccio due conti: mi dovevano 150.000 euro, abbiamo transato a 10.000 e ritiro delle querele, l'avvocato me ne ha pompati 5.000.
Per cui, ora i 5.000 che mi rimangono ho deciso che li investo in ottima erba, ottimo whisky e ottime puttane mandorline, assieme al mio amico Costafrate.

Almeno sino a quando non tirerò su una scimmia pesante e mi sveglierò a Praga, col Costa sulla schiena che me lo allunga nel culo.
Che è sempre un bel pensare, comunque.

mercoledì 18 settembre 2013

Sollevante

E niente, stavo seduto lì ad aspettare il treno che da Milano mi riportava a casa che c'era 'sta tipa asiatica, scosciata all'inguine, con ai piedi due scarpe che dire assurde è dire poco, che scartabellava compulsiva nei suoi sacchetti pieni di carte e io sudavo dal caldo, che le stazioni e i treni li ho sempre digeriti pochino.

Perché il Ruggi ha fatto “un blitz” su Milano ed io dovevo assssssssolutamente esserci e allora, siccome c'ho solo quel cadavere di Smart del cazzo, mi sono prenotato il mio bel trenone e sono venuto a Milano dove dovevo asssssssssssolutamente essere presente.
E la mia inderogabile presenza era finalizzata a una cenalusso con due “fighe da urlo”, che il Ruggi aveva imbastito dalla Francia non so nemmeno come cazzo, però devo dire che c'aveva ragione: le fighe erano veramente da urlo, ma non nel senso che viene in mente subito, ma nell'altro.

“Tipo immaginati la scena: questo che dice 'sta cosaaaaa no? e io e lei che ci guardiamo tipo allucinaaate [risata vacua] MA TI RENDI CONTO? [risata vacua] allucinaaante!”
Il modello “coppiadifighesimpaticissime” si snoda lungo questo odioso cliché, spargendo vuotezza penetrante, ammorbante, rivoltante e nauseante, capace di coprire ed annullare qualsiasi tratto di chiavabilità (e sulla carta, credetemi, ve ne erano a quadrizzeffe) trasmettendo la sensazione che, prima o dopo, il virus sarebbe penetrato nel tuo corpo, trasformandoti in un mostro neorealista postmoderno preapocalittico.

“Il tuo amico starà dicendo 'ma dove le ha trovate queste due pazze furiose'?” chiede una al Ruggi, con una formula interrogativa che, palesemente, prescindeva dalla mia presenza. E io zitto, osservato da tutti e tre che mi guardavano ghignando. Già.
Perché il template “coppiadifighesimpaticissime” è quasi sempre disponibile anche nella versione “coppiadifighesimpaticissimetotalmentepazzefuriose” che fa più simpatia e più il da ridere di simpatia mista a eccitazione.
Secondo loro.

E mentre stavo lì a sudare aspettando 'sto cazzo di treno dimmerda, l'asiatica si toglie le scarpe dimmerda e, indaffarata a scartabellare, fa prendere aria ai piedi sudati. Cristoddio.
Perchè a me i piedi delle asiatiche attizzano da morire. In particolare quelli ornati da unghie più lunghe di qualche millimetro del dito del piede e smaltate di rosso nero finto Chanel, il famoso rossonero Chinael. Diossantissimo, quella ginnastica stretching piega le dita in giù, piega le dita in su, apri le dita che l'aria passi in mezzo ad asciugare, chiudi, piega in giù, piega in su, accompagnata da una voglia pazza di annusarglieli, ha avuto un effetto di vasodilatazione che ha modellato nelle mie mutande una ceppa di minchia randazza randella che meritava una sega istantanea.

Altro che le cadaveriche “fighe da urlo”.
“Cosa ne dite, ci facciamo quattro salti al Pincopallo che la Nicòl e già là?” dice una mimando l'atto della dance. No, la dance no. E poi 'sta Nicòl (che non so chi cazzo sia) mi evoca pericolose eventualità mostruose che non voglio manco scrivere. Per cui si schiude in me la contessina Tazia, meravigliosa sissy stagionata che, con eleganza, declina adducendo motivazioni relative ad un'improvvisa cefalea, sotto lo sguardo al laser del Ruggi.
Ma fottiti, tu e le tue troie inutilmente costose. Basta che paghi, coglione. Non ti servo io, ma soldi e bamba e ti fanno pure il numerello lesboscicc.

E così torno in albergo, a carico del Ruggi, dove compro film porno sat, a carico del Ruggi, mi bevo il frigo bar, a carico del Ruggi e accoppo il cazzo strangolandolo ripetutamente fino a farlo vomitare.
E poi, la mattina dopo, prendo il sedere e lo metto in un treno.

Con 'na tronca di marmo così, causa piedi asiatici.
E questo apre nella mia testa di puttaniere incallito un nuovo task filed under “Sollevante” folder, che trovo un naming molto smart. Ve lo spiego?
Nah, dai. Lo capisce anche K.

All'interno del mio delizioso loop depressivo mi ritrovo invecchiato ogni giorno molto più di quel che la fisiologia mi riserverebbe. Stagnazione, déjà vu, tritoeritrito, ETA sempre più breve, rottura di coglioni perenne, incapacità di concentrazione, incapacità di immaginazione, assenza di spunto, assenza di stimoli, rifiuto del passato.

E il treno va e mi riporta a casa.
Che anche questo è un modo di dire che dovrei rivedere.

domenica 15 settembre 2013

Om

Hey tu, tipa un po' freak con le ballerine un po' trash e la gonna un po' grunge, ti posso offrire un giro un po' smart? Ma certo tipo un po' old con la faccia da cool che hai bevuto too much, offrimi 'sto giro un po' smart che poi vediamo l'outlook.
Marcella, Taziello, ma chiamami Taz, che visto che c'ho la faccia da cool c'ha il suo perchè  nel segmento bathroom.

E si chiacchiera.
E si beve.
L'outlook ci diceva bene e allora vai, altro giro altra corsa.
Oh tipa, che ink ti sei fatta sulla spalla di left che quando ti slippa la shirt si vede l'upside? E' un ink che si chiama Om, che è un mantra buddhista, capisci? Capisco Marcella, ma quand'ero giovane io se lo facevano i cannaioli e si chiamava bambulè che, allora come oggi, non ho mai capito che cazzo volesse dire, ma ciò non mi ha mai impedito di farmi le canne sino a questa sera. Ma fumi erba allora? Ma sì. Ma dai? Ma sì. Ma sai che sei proprio un bel pezzo di cool, tipo un po' old? Grazie tipa un po' freak, senti che dici se ci facciamo l'ultimo giro e poi ci rolliamo un bel joint? Dico che mi pare molto smart come plan.

E allora, nella penombra dell'arco storico rollo 'sto joint con la tipa un po' freak, cercando di accelerare i tempi verso la fuck, che era quella che maggiormente mi interessava.
Molti giri di rosso e un bel cannone purino senza nemmeno l'ombra di tabacco ci riducono come due idioti che ridono e barcollano, poi la tipa barcolla troppo e mentre sta per cadere la salvo agganciando la mia lingua alla sua e di lì si comincia a limonare duro, nella penombra dello storico arco. Divento una dea Kalì e la palpo a sterminio, mentre lei diventa una polipa che mi palpa a sterminio e il randello si intosta e la tipa lo avverte e ride sbrodolosa e mi dice “ti va di scopare?” e io mi sento un coglione a rispondere di sì, perchè mi pareva un'ovvietà da non sottoporre a ulteriore verifica.

Mi prende per mano e ci facciamo sei viuzze e poi apre un portone messo male e entriamo in un androne puzzolente di muffa e poi, da lì, infiliamo una porticina e entriamo nella sua topaia, metaforico preludio all'entrata nella sua topa. Via le scarpette, piedini non male, via le braghette, via qua, via là e patatam: la tipa un po' freak vive con tre marmotte un po' wild, due accasate sotto le braccia e una in mezzo alle gambe, che resto di stucco che tutto quel pelo su una donna sola non l'avevo mai visto, ma forse neanche su tre. Si stende sul letto e si accarezza i peli guardandomi sozza quel femore di giraffa duro che puntava a Saturno, scappellato, perchè il mio cazzo randazzo è un signore e, davanti a una donna, si scappella sempre.

Ed è subito tafferruglio.
Bella, morbida, capezzolacea e culacea, biancacea, ma soprattutto odoracea, che quando mi dedico all'ispezione linguale delle dita carucce, un aroma di Camembert mi giunge alle nari, ma d'altronde si sa, la ballerina a pelle fa suonare il piedino. L'entusiasmo cresce quando, incuriosito dalle marmotte ascellari, le avvicino per un bacino di bonsuar e l'ascella mi accoglie con un delizioso profumo di sudore che mi manda in bestia animale e il porco mannaro esce, con le sembianze del Taziosaurus Penis che non ritrovavo più da tempo. Per un punto non facciamo settanta, entrambi dediti alla suzione genitale dell'altro e la Marcella, cazzo di quella merda, tira delle pompe selvagge e si incaponisce a volerlo prendere tutto in bocca, infoiata come una scrofa lituana, emettendo dei suoni di vomito che mi spaventano un po'. Lecco la pantegana irsutissima con indomita passione, godendone l'odore ed il muco biancastro che gocciola da quelle carnose labbrone un po' scure e sento che la giovine mi gomma e capisco che è aria di monta.

Monta suina sublime, sudati e infoiati come calamari alla griglia, la Marcy galoppa come Mae West e sbatte in basso quel culo da troia, piantandosi nella cervice uterina la Mazza Taziale, tormentandosi le flaccide tettuzze, ansimando in calore ultraterreno.
Le allargo le chiappe e cerco il buchino dianzi leccato e mi sollevo a sedere con lei che cavalca e le grugnisco sozzo che la voglio inculare e lei mi sorride con quella bocca bellissima e quei denti stupendi e mi chiede “ah mi vuoi inculare...” e io rispondo “sì mi ti voglio inculare...” e lei mi dice scanzonata e sorridente “ti piacerebbe incularmi eh...” e io dico “p******o sì...” e lei mi afferra la testa posando la fronte sulla mia e seria, sozza e violenta sancisce  “fammi venire e poi te lo faccio mettere”.
Benedetta sia l'erbetta, vieni qui tipa un po' freak, che adesso ti faccio fare il giro delle sette chiesette, di lato, di sopra, di dietro, a rovescio, trivello come un texano e la Marcy gode come due troie, viene e riviene e non osa interrompere quell'opera mineraria all'interno della sua ficona, mi lascia fare, lascia che il Taziello ari, fresi, dissodi, estirpi, ranghini ed erpichi, accogliendo con mugolii vicini all'urlo del maiale sgozzato, cotanta dedizione ai suoi punticini sensibili.

Son lì che la pompo alla chiocciola e mi viene da prenderle i piedi e premere le luride piante sulla mia faccia e l'aroma caseario mi fa scivolare il controllo e sento che il getto birichino sale di corsa e mollo tutto e mi sgommo e lei capisce, ma che brava, e si tuffa a spompinare con una foga esemplare che mi prende il tremito e grugnisco e lei rapida se lo toglie di bocca segandomi a palla, dirigendo gli schizzi su quelle mammellette un po' flaccide dai capezzoli rosei, impreziositi di perle di sborra direttamente munte dalla Mazza Randazza Rampazza.

E si giace ansimanti.
Poi la Marcella va in cesso a pisciare e a sciacquarsi le tette e la fica, torna e si stende.
E mi dice che per essere un tipo un po' old con la faccia da cool, c'ho un gran bel pezzo di cock, ma above all, lo usare da god.
Trovo il coraggio e le chiedo da quanto non si shavva le armpit e la cunt e lei mi risponde da tre anni. Mi dice che si shavva solamente le gambe per via del lavoro, ma che se è on vacation manco quelle, perchè lei è fatta così, lei è wild.
E rolla una canna.

Fumiamo tranquilli nel suo monolocale semiinterrato con le finestre ad altezza soffitto che danno sul cortiletto interno. C'ha tutto. C'ha il clima la TV, il frigo i fornelli e la lavastoviglie.
Tutto stipato in un buco microscopico che visto d'impatto pare una cantina con ammassate delle cose e invece tutto c'ha un suo senso.

“Mi devi un'inculata” le rammento scappellando ed incappellando il randello mentre ci passiamo la canna, nudi e odorosi. Lei sorride, che è bella di viso, soffia il fumo e mi dice che sono un gran porco e, seppur convenendone, mi permetto di sottolineare che nemmeno lei è una santa e giaciamo scomposti a fumare l'hashish nel limbo dei nostri pensieri.

Poi mi chiede se sto con qualcuna o qualcuno e io le dico che sono campione di solitudine e lei si affretta a dirmi che sta con una tipa, ma che adesso la tipa è a Glasgow e quindi lei si dà da fare sì, ma non è possibile null'altro. Un monito a non innamorarmi di lei, che accolgo, aggiungendo in ogni caso che l'assfuck non si shifta. E lei ride, chiedendomi inutilmente se mi piaccia veramente così tanto il suo culone e io non le rispondo nemmeno e la metto di pancia leccandole il peloso buco del culo, mentre lei finisce la canna.

Quanti cazzoni avrà preso la tipa un po' freak, dall'aria un po' grunge e dall'odore molto wild, per poter prendere il mio col solo ausilio della saliva?
Poi penso a quella sfigata a Glasgow, convinta che la sua tipa stia a casa alla sera a guardare Piazza Pulita, mentre invece fa piazza pulita di ogni tronco di minchia che le si presenti dinnanzi.

E mi sento un po' triste per lei.
E anche un po' per me.

Però questo non mi impedisce di venirle nel culo quando lei, masturbandosi, viene.
Perché sono una persona adulta e so dominare le emozioni, quando occorre.