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mercoledì 4 gennaio 2012

Accomodati pure


Esegui e rimani solamente con la maglia nera e il golfino marron glacé, nuda dalla vita in giù.
E ti avvicini come ti ho chiesto.
Sbottono i pantaloni e lo tiro fuori, mentre tu ti inginocchi tra le mie gambe, convinta di essere chiamata a succhiarmelo. E invece no.
Lo scappello, mentre guardi.
“Annusa” ti dico con voce ferma e tono basso e calmo.
E annusi. Senza toccare. Sono io che ruoto e sposto, offrendoti i punti che voglio che annusi.
Sei di una bellezza sconvolgente. Ti chiedo di cosa sa e mi rispondi “di cazzo”.
E annusi visibilmente eccitata.
Ti chiedo se lo sei e mi rispondi di sì.
A domanda rispondi che l’odore di cazzo ti eccita e lo fai diretta, seppur con l’aria timida.
La tua lingua scivola fuori e io ti ammonisco.
Devi solo annusare.

Ti guardo, mentre rossa in viso schiacci il tuo naso sulla cappella annusando rumorosamente e in quel preciso momento vorrei che nel tuo passato vi fosse ogni sorta di porcata estrema e sfrenata, perché se ci fosse ti renderebbe molto più predisposta a comprendermi, mentre invece nel tuo passato c’è solo normalità e le novità, seppur piccole, seppur banali, che vivi con me ti fanno sentire talmente audace che non comprenderesti mai il perché di mie eventuali chiavate clandestine estemporanee.

Ma questo problema va risolto in un altro momento, con maggiore calma e lucidità.
Ma una cosa voglio dirtela.
“Sai, non ci credo mica che in tutta la vita tu non abbia mai fatto la troia una volta… capisco e condivido che tu non ne voglia fare un biglietto da visita, anzi, stimo la scelta, ma che una ragazza figa da urlo come te non si sia mai divertita a fare la troia una volta mi è difficile da credere…”

Sì, una sorta di trappolone da fagiani, perché in realtà io ci credo benissimo che non hai mai fatto niente e la mia è solo una ricognizione, una ricognizione disperata alla ricerca di un po’ di sozzura agognata.

“Fammi leccare…” mormori, guardandomi con i laghi verdi.
“Prima racconta…” mormoro sorridendo appena.
E sospiri affranta, appoggiando la guancia al cazzo, guardandomi dal basso quasi a chiedermi pietà, ma a questo mondo la pietà non esiste e io ti guardo senza dire niente e tu chiudi gli occhi e mi racconti un pezzo di commedia sexy all’italiana, estendendo la verità su quel bagnino della riviera romagnola su cui a tutt’oggi ricami ancora sozze scenette pecorecce.

Avevi diciassette anni e la coscienza di essere un organismo pluricellulare sessuale e la riprova era negli sguardi spermatozoici del pover’uomo che hai volutamente tormentato, tormentato, tormentato eccitata dalla risposta positiva di costui, ponendo soluzione al quesito adolescenziale “ma io sarò arrapante?” sino al giorno in cui, esasperato di erezioni, ti ha finalmente ingroppata nella cabina degli attrezzi, masturbandoti e facendosi masturbare, leccandoti e facendosi leccare e per te è stato il picco del godimento, dopo aver tanto covato quel desiderio di sozzo tra le dita, stesa nuda sul lettino pomeridiano della pensioncina balneare. Per te è stato il battesimo della femmina che scuote ormoni a tutte le età e ce l’hai messa tutta perché lui capisse che non si stava facendo una ragazzina, ma una giovane femmina spregiudicata e gli hai fatto tutto quello che ti sembrava potesse comporre un accettabile serio ingroppo tra persone adulte ed è stato di un’intensità sudicia che al momento ti ha portata alle vette della secrezione ormonale, facendoti però poi pagare in rimorsi e sensazione di essere sporca per mesi.

Ti guardo. Mi guardi con gli occhi supplici e colpevoli.
Ti faccio alzare e sedere in braccio, stringendoti.
“Ti avevo chiesto di raccontarmi un episodio in cui hai fatto la troia”
“E questo ti pare poco?”
No, non mi pare poco, non mi pare poco affatto e mi pare anche (lo so che cadrete dalla sedia dal ridere detto da me) moralmente esecrabile, dal lato del bagnino di merda.
Ma questo non è fare la troia, questo è crescere. Normalmente.
Questo è un ricordo buio di una bambina pulita oggi come allora.

“Non hai fatto la troia, Domi. Hai fatto la ragazzina di diciassette anni, avevi diciassette anni cazzo, vuoi darti un’attenuante generica dettata dall’affaccio alla vita? Chiedo non sia ammessa la prova agli atti”
“Ma tu cosa intendi allora con ‘fare la troia’ ?”
“Non te lo dico Domi”
“E perché?”
“Vai mai a sapere che ti viene la voglia di provare” e rido e ridi e dobbiamo sdrammatizzare e chiuderla qui, perché questa sera ho paura ad avventurarmi lungo questo tema e poi tu Domi mi piaci proprio perché sei diversa da quelle inette che sanno solo fare le troie, tu c’hai dei contenuti, un’anima, un cervello, una grazia unica ed è per questo che ti adoro.

“Tà?”
“Dimmi babez”
“Vuoi essere il mio bagnino sporcaccione?” e mi lecchi il collo.
“No Domi, voglio essere il papà sporcaccione della tua migliore amica” e mi guardi con una sfanalata  di laghi verdi e un sorrisino seguito da un mugolio.
“Buongiorno signor Tazio, c’è la Roberta?” mormori al mio orecchio.
“No, ma accomodati pure Domi, che la aspettiamo assieme qui sul divano”

Incredibile Domi.

2 commenti:

  1. Ma non era meglio fare il postino e "suonare" due volte?
    Anche perché, capisco che sei uno probabilmente precoce, ma a quanti anni avresti dovuto concepirla questa "figlia"?
    E già che rispondi CON CHI?
    In alternativa, molto British, l'uomo del latte, ti ci vedo bene con il il solo camice a consegnare pinte con cremina il tutto appena munto per l'Oxfordshire!

    k

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  2. Libera la mente amico mio, non aggrapparti agli schemi anagrafici, librati, alleggerisciti, esprimiti, CREA!

    :D

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