Esegui e rimani solamente con la maglia nera e il golfino marron glacé,
nuda dalla vita in giù.
E ti avvicini come ti ho chiesto.
Sbottono i pantaloni e lo tiro fuori, mentre tu ti inginocchi tra le
mie gambe, convinta di essere chiamata a succhiarmelo. E invece no.
Lo scappello, mentre guardi.
“Annusa” ti dico con voce
ferma e tono basso e calmo.
E annusi. Senza toccare. Sono io che ruoto e sposto, offrendoti i punti
che voglio che annusi.
Sei di una bellezza sconvolgente. Ti chiedo di cosa sa e mi rispondi “di cazzo”.
E annusi visibilmente eccitata.
Ti chiedo se lo sei e mi rispondi di sì.
A domanda rispondi che l’odore di cazzo ti eccita e lo fai diretta,
seppur con l’aria timida.
La tua lingua scivola fuori e io ti ammonisco.
Devi solo annusare.
Ti guardo, mentre rossa in viso schiacci il tuo naso sulla cappella
annusando rumorosamente e in quel preciso momento vorrei che nel tuo passato vi
fosse ogni sorta di porcata estrema e sfrenata, perché se ci fosse ti
renderebbe molto più predisposta a comprendermi, mentre invece nel tuo passato
c’è solo normalità e le novità, seppur piccole, seppur banali, che vivi con me
ti fanno sentire talmente audace che non comprenderesti mai il perché di mie eventuali
chiavate clandestine estemporanee.
Ma questo problema va risolto in un altro momento, con maggiore calma e
lucidità.
Ma una cosa voglio dirtela.
“Sai, non ci credo mica che in
tutta la vita tu non abbia mai fatto la troia una volta… capisco e condivido
che tu non ne voglia fare un biglietto da visita, anzi, stimo la scelta, ma che
una ragazza figa da urlo come te non si sia mai divertita a fare la troia una
volta mi è difficile da credere…”
Sì, una sorta di trappolone da fagiani, perché in realtà io ci credo
benissimo che non hai mai fatto niente e la mia è solo una ricognizione, una
ricognizione disperata alla ricerca di un po’ di sozzura agognata.
“Fammi leccare…” mormori,
guardandomi con i laghi verdi.
“Prima racconta…” mormoro
sorridendo appena.
E sospiri affranta, appoggiando la guancia al cazzo, guardandomi dal
basso quasi a chiedermi pietà, ma a questo mondo la pietà non esiste e io ti
guardo senza dire niente e tu chiudi gli occhi e mi racconti un pezzo di
commedia sexy all’italiana, estendendo la verità su quel bagnino della riviera
romagnola su cui a tutt’oggi ricami ancora sozze scenette pecorecce.
Avevi diciassette anni e la coscienza di essere un organismo
pluricellulare sessuale e la riprova era negli sguardi spermatozoici del pover’uomo
che hai volutamente tormentato, tormentato, tormentato eccitata dalla risposta
positiva di costui, ponendo soluzione al quesito adolescenziale “ma io sarò arrapante?” sino al giorno
in cui, esasperato di erezioni, ti ha finalmente ingroppata nella cabina degli
attrezzi, masturbandoti e facendosi masturbare, leccandoti e facendosi leccare
e per te è stato il picco del godimento, dopo aver tanto covato quel desiderio di
sozzo tra le dita, stesa nuda sul lettino pomeridiano della pensioncina
balneare. Per te è stato il battesimo della femmina che scuote ormoni a tutte
le età e ce l’hai messa tutta perché lui capisse che non si stava facendo una
ragazzina, ma una giovane femmina spregiudicata e gli hai fatto tutto quello
che ti sembrava potesse comporre un accettabile serio ingroppo tra persone
adulte ed è stato di un’intensità sudicia che al momento ti ha portata alle
vette della secrezione ormonale, facendoti però poi pagare in rimorsi e
sensazione di essere sporca per mesi.
Ti guardo. Mi guardi con gli occhi supplici e colpevoli.
Ti faccio alzare e sedere in braccio, stringendoti.
“Ti avevo chiesto di raccontarmi
un episodio in cui hai fatto la troia”
“E questo ti pare poco?”
No, non mi pare poco, non mi pare poco affatto e mi pare anche (lo so
che cadrete dalla sedia dal ridere detto da me) moralmente esecrabile, dal lato
del bagnino di merda.
Ma questo non è fare la troia, questo è crescere. Normalmente.
Questo è un ricordo buio di una bambina pulita oggi come allora.
“Non hai fatto la troia, Domi.
Hai fatto la ragazzina di diciassette anni, avevi diciassette anni cazzo, vuoi
darti un’attenuante generica dettata dall’affaccio alla vita? Chiedo non sia
ammessa la prova agli atti”
“Ma tu cosa intendi allora con ‘fare
la troia’ ?”
“Non te lo dico Domi”
“E perché?”
“Vai mai a sapere che ti viene la
voglia di provare” e rido e ridi e dobbiamo sdrammatizzare e chiuderla qui,
perché questa sera ho paura ad avventurarmi lungo questo tema e poi tu Domi mi
piaci proprio perché sei diversa da quelle inette che sanno solo fare le troie,
tu c’hai dei contenuti, un’anima, un cervello, una grazia unica ed è per questo
che ti adoro.
“Tà?”
“Dimmi babez”
“Vuoi essere il mio bagnino sporcaccione?”
e mi lecchi il collo.
“No Domi, voglio essere il papà sporcaccione
della tua migliore amica” e mi guardi con una sfanalata di laghi verdi e un sorrisino seguito da un
mugolio.
“Buongiorno signor Tazio, c’è la Roberta?”
mormori al mio orecchio.
“No, ma accomodati pure Domi, che
la aspettiamo assieme qui sul divano”
Ma non era meglio fare il postino e "suonare" due volte?
RispondiEliminaAnche perché, capisco che sei uno probabilmente precoce, ma a quanti anni avresti dovuto concepirla questa "figlia"?
E già che rispondi CON CHI?
In alternativa, molto British, l'uomo del latte, ti ci vedo bene con il il solo camice a consegnare pinte con cremina il tutto appena munto per l'Oxfordshire!
k
Libera la mente amico mio, non aggrapparti agli schemi anagrafici, librati, alleggerisciti, esprimiti, CREA!
RispondiElimina:D