La Betta viene a farmi firmare un’emorragia di danaro e così si siede
davanti a me e io firmo.
Firmo e mi sento di dirle una cosa, la prima cosa con un senso compiuto
attorno a questa sorta di flirt salumaio che abbiamo e che, sicuramente, non
porterà a nulla, ma è bello anche flirtare per non andare da nessuna parte.
“Betta, non ne posso più, sai?”
“Di cosa?”
“Mi manca da morire guardarti i
piedi, che tu c’hai dei piedi che sono una poesia”
“I miei piedi??”
“Sì. Ti penso ancora con quegli
zoccoletti fottimifottimi e mi commuovo…”
“Mo Dio Tazio, ma te ce l’hai qua
eh” mi dice con un accento che se Fellini fosse vivo l’avremmo già persa e
mi fa il signorile segno della vagina con due dita, appoggiandole alla fronte,
come un terzo occhio.
“Sé” dico io, sdrammatizzando
“per fortuna non ce l’ho lì, sai che
nervosone ad averla e non riuscire a leccarla?” chioso con grazia
dialettica e signorilità culturale, proseguendo poi sul tema “e comunque non parlavo di patacca, parlavo
di piedi, signora”.
“St’estate vengo a lavorare con
gli stivali di gomma, guarda” mi dice dispettosa la Bella Carnazzona
Sessuale. E io compongo un pensierino attorno al profumo serale che preferisco
mantenere privato.
“Se tu fossi buona me li faresti
vedere, Betta” aggiungo con serietà insostenibile.
“Sé, te li faccio vedere, che se ci
vedono ci ricoverano al manicomio tutti e due”
“Non ci sono più i manicomi
Elisabetta”
“E lo so! E che ce ne sarebbe
TANTO DI BISOGNO! ce ne sarebbe!” mi dice con l’occhio da pazza
riferendosi, evidentemente, a me.
Poi mi saluta e torna al pezzo.
Medito.
Poi prendo il parlàfono e compongo un messaggino.
Destinatario: Domi.
Testo: “Amore, ho il demonio
nelle mutande oggi”
E poi guardo fuori dalla finestra lo skyline del paesone della bassa
grassa e maiala. Incantevole.
Dopo un minuto il parlàfono vibra di piacere, causa messaggino entrato
nello sfintere.
Mittente: Domi.
Testo: “Amore, resisti. Stasera
ti faccio un esorcismo molto potente che vedrai funzionerà. :-)”
La Domi.
Le leccherei le ovaie.
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