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lunedì 27 aprile 2015

Cazzo di qua, cazzo di là

Cazzo se piove. E fa anche freddo.
L’unica nota di rilievo positivo è che mi dicono che oramai da qualche mese la Solita tiene aperto sempre. Sempre. Per cui anche di lunedì, infrangendo l’antico assioma lunedì > Osteria quella Nuova e/o winebar. Il winebar poi è morto, per cui La Solita, asso pigliatutto, vince a cappotto ed il banco perde. Che si strafoghino di paella karaoke all’Osteria quella Nuova. Dozzinali.
Chissà quanto cazzo ci vuole a rimettere in piedi il winebar. Che poi bisogna pensare che se ha chiuso è fallito e se è fallito ci sono i debiti e che se è fallito per i debiti la gente non c’andava, boh, non so, ma mi viene salomonicamente da dire checcazzomenesbatte che c’ho altro per la testa.

Cazzo se piove.
Mi soffermo meditabondo ad osservare dalla finestra l’asfalto picchiettato di gocce di pioggia mentre comprimo il glande nudo tra pollice ed indice, chiedendomi con curiosità scientifica se la Maggie anche oggi avrà il sandalo porconudo oppure andrà calzando deprimenti scarpe antipioggia. Mah. Certo che se avessi il suo numero di cellulare glielo potrei anche chiedere, ma sull’onda anomala della grigliata convivialasessuataamicale non mi sono sentito di chiederglielo. Certo, basterebbe rivolgersi all’Antonella ed il giuoco sarebbe fatto, ma preferisco che la voglia sozza mi salga oltre il livello di guardia e i muretti di contenimento, in maniera da liberare il Taziosauro Bestiax in tutta la sua impetuosa ed irrinunciabile violenza eroticiselvatica.
Soffrire per poi godere come cinghialibestia, ecco l’assioma.

L’Antonella, santa donna. Sopportare quel gran puttaniere distratto del Sa-aaarti ci vuole proprio della gran pazienza, anche perché la distrazione nei truschini ficcaioli può risultare oltremodo offensiva per la parte lesa, che si ritrova sì cornacea, ma senza nemmeno l’onore delle armi, poiché il Sa-aarti agisce senza cura dei dettagli nascondenti.
E se la fica rumena stradale gli fa ‘sto effetto, che cosa ci si deve fare?

Cazzo se piove.
Mi son piallato di seghe oggi, nove per l’esattezza, tra il pensiero delle bombe ipertrofiche e sbarazzelle della Nadia, tra il pensiero fugace di un momento culaceo dell’Antonella piegata a novanta a prendere il pane e diverse angolazioni della mise fottimidurodibruttocazzomerdachenoncelafacciopiù della Maggie.
Ho ritrovato i piaceri della felpa black block con corallo sopra e nudo sotto, la mia condizione naturale di segaiolo in clima fresco. Che meraviglia.

Domattina banca, chissà che anticipiamo i tempi, cosa che mi aggraderebbe parecchio. Penso si possa fare, visto che è da un po’ che ci smanazziamo di sopra e oramai ho consegnato anche fotocopia del campione delle mie feci. Vedremo.

Nessun uozzappo allieta il mio display; forse è ora di farla finita coi film in cinemaschizzoscope e tirare innanz, facendo magari prua verso il bar della Sudiciona Siusy in orario di chiusuraoreventi, togliendomi le vogliette sozze e contro natura che l’aria di casa mi mette a mazzetti, oppure virando verso la palestra dell’ardimento nella quale inchiodare al muro la proprietariAle abusando del suo ano strettissimo fottendomene dai suoi dolori (chechiccazzosenesbatte), oppure  approdare ad un randevù al tennisclebb con la Gran Maestra del Grande Culante d’Italia Adele dolce Fiele, ammesso che il suo carnet sia provvisto di un posto minchia per il sottoscritto.

Cazzo se piove.
Cazzo che voglia.
Cazzo che bello.

venerdì 20 marzo 2015

Premiazioni

Ti premio.
Ci sei stata come se non fosse passato un giorno e io ti premio, mia Vacca.
Ti premio indossando i Paramenti Sacri della Premiazione, mentre ti tormenti allupata e sbavante la Gran Sorca Sozzissima, osservando e mormorando “oddio”: indosso l’anello sotto la cappella, poi indosso il triplo anello che mi strozza la base del cazzo e mi gonfia i coglioni, mi ungo d’olio il Bastone Imperiale mentre esso comincia a divenire scurissimo, viola e intarsiato di vene sublimi, perché il premio prevede che tu sia battezzata dalla mia bestia in veste devastatrice e disumanamente devastante.
Ti premio, quindi, ficcandoti quell’arma letale di carne da sesso nei tuoi buchi slabbrati.
Assegnandoti il premio a prescindere dalle tue urla di dolore, perché vai premiata ovunque.
E il premio ti va assegnato selvaggiamente, come se fossi sordo e cieco, esattamente come lo hai sognato tu, Regina della Stalla e io, Gran Fattore Imperiale delle Vacche Sozze.
Ti premio per ore, orgoglioso di glassarti la faccia di sborra urlando blasfemo, rimanendo comunque mostruosamente  duro e sensualmente deforme, pronto per rientrarti nel culo ferito e assegnarti premi minori, inzaccherandomi di liquide feci del piacere.
Ti premio sudando, godendo della tua fetida sporcizia animale.
Ti premio sino ad esalare l’ultimo rantolo di piacere, a quel punto, abbracciato al tuo untuoso corpo lurido, lasciando che lentamente il fenomeno ultratererreno riassuma fogge umane.
E a conclusione della premiazione brindiamo, dapprima urinandoti in bocca io, gioendo di come ingoi il Millesimato di Gran Vescica Imperiale che ho riservato per te, Vacca delle Vacche, Regina della Fiera della Bovina della Sborra, secondariamente bevendo avido i diversi schizzi di piscia rovente che mi spari in gola tenendo aperta la tua carnosa farfalla odorosa.

***
Torni dal cesso, mentre io giaccio sublime sulle tue coltri, fumando.
“Mi fa sangue il buco del culo” mormori assestandoti due pieghe di carta igienica tra le chiappe.
“Vieni qui” dico io, Padre e Padrone, Toro Loco e Montone, accogliendoti sotto il mio braccio, consentendoti di accoccolarti.
“Come mai niente smalto?” chiedo placido osservando quelle dita dei piedi sublimi da cui sorgono cresciute unghie giallastre, non per questo senza il loro fascino sensuale da favelas merdosa, anzi.
Fra poco Taz, fra poco che arriva la primavera. Ma se te resti anche domani!...” e ridi.

Resto?
Non lo so se resto Siusibestia, è complicato, ma sii certa che se resto tu lo saprai.
Sei la Regina, la Premiata, la Bovina Campionessa, per cui sì, mettiti lo smalto.
E mi rilasso inalando l’acre profumo di ascelle, sessi, piscia, sborra e merda, beato di beatitudine, commosso di accoglienza.
E un po’ in colpa di aver, nel passato, tanto bistrattato quella Donna che, alla fine, si è dimostrata l’unica persona che tiene a me.
E io non posso che ricambiarla con tanto, tanto, tanto amore.
La Susy.
Ha!

mercoledì 18 marzo 2015

Considerazioni sane e ipotesi ben equilibrate

Bonjour.
Che ore travagliate. Ovviamente ieri sera non c’è stata nessuna Ale e nessuna Ade, come da copione. Ho mangiato una pizza da solo e poi ho camminato.
Sono passato sotto La Casa, che dista dalla mia casa poche centinaia di metri.
Buio totale, con addirittura il campanello schiacciato dentro sino ad affondare nella bottoniera. Evidentemente qualcuno s’è rotto le palle di un via vai carbonaro di nullo effetto. Per cui nessuna possibilità, nemmeno quella illusoria di potervi sussurrare l’Ex Corde Fortitudo nella speranza di sortire il “clack” della serratura, come un tempo.

E così i pensieri sono divenuti malinconici e sono andati aggrovigliandosi in ordine sparso: la Milly dov’è, la Frank dov’è, dov’è Alcyator, dove sono tutti. E da lì le “strategie di recupero”: potrei ricontattare la Coppia Bestia per avere delle notizie della Milly, forzare il Costa a scoprire dove si rintana la Frank a Milano, ma fortunatamente la mia parte razionale (seppur atrofizzata) mi blocca e mi dice: e poi?

Il passato è passato e di lui rimangono solo i ricordi, non c’è niente da fare. Questa discesa nei luoghi del paesello me lo sbatte in faccia ad ogni piè sospinto ed io, oramai, credo di aver ceduto ed essermene fatto una ragione. Nessun alloro per il ritorno del Taziol Prodigo, nessun vitello grasso da accoppare per magnarselo, nessuna festa, niente.

Certo, potrei andare a ravanare nel fondo del filtro melmoso dello scarico e andare a buttare una sarda marcia alla Siusiporno per vedere cosa succede; ma se non succede niente? E se anche lei mi assestasse un sonoro due di picche? Credo che a volte sia più saggio tenersi lontani dalle delusioni, ma poi mi insaggisco ancor di più e mi dico che può anche essere interessante saperle ridimensionare e ricollocare nel loro ruolo di ininfluenti illusioni. E lungo questa saggezza plutarchica si sviluppa il ricordo di quella cula dallo spacco giallastro che mi infoia e mi spinge ad andare a sorbire nel pomeriggio un caffettino al Paradiso del Vibrione Colerico e si vedrà.

Al telefono, prima, la Ade mi dice che “al 90%” sabato sera facciamo il seratone e io le comunico che il 90% non mi basta, al che lei si secca e mi dice che per lei, invece, assicurare il 90% è già uno sforzo notevole, sicché io la sgravio dallo “sforzo notevole” e la rilasso dicendo che che sabato sera ci riteniamo liberi, lei si incazza, io pure, nessuno dice niente e ci si saluta.

E allora metto in moto il cervello e considero che avendo in mano tutta la documentazione che attendevo ed essendo in possesso di una simpatica Yaris a noleggio, se per questi giorni non imbastisco una letamaiata satanica degna di tale nome faccio prua verso il Guglielmo Marconi e mi praghizzo.

Però stavolta faccio sul serio, non da cazzone.
D’accordo che vivo nel bordelletto, d’accordo che ne sarò socio, ma io devo mettermi in regola seria e costruttiva: voglio iscrivermi ad un corso per imparare bene sia il ceco che il russo, per essere così agevolato nel 70% dell’est europeo. Voglio integrarmi in Praga come dio comanda, pensando (perché no?) di aprirmi una piccola galleria d’arte moderna, riservata ai locali e ai turisti, nella quale (perché no?) ricominciare a dipingere e ad esporre (perché no?).

E tutto questo mi tranquillizza e mi energizza, senza nulla togliere ai progetti spermatici odierni di un caffettino al paesello e di uno spompinazzo alesco al palestrello e di una bella puttana stradale per il dopocena.
Mi pare di essere ben savio, o no?

martedì 4 giugno 2013

Sulle note degli ex coniugi Bano

Bonjour, come va?, come va?, tutto ok?, tutto ok?
Ah, la saggezza delle parole di Cara terra mia degli ex coniugi Bano.
Come va. Eh, come va.
Va che lavoro come un animale, rivestendo il ruolo ingrato del direttore creativo senza account executive, ossia occupandomi della produzione e anche facendo da cuscinetto para colpi tra un cliente molto importante e molto impossibile ed una squadra sveglia e skillata, che alla ventiquattresima modifica richiesta comincia a dar di matto, non senza ragione.

Per il resto è tutto brodo grasso. Come fringe benefits vivo in una palazzina ristrutturata di recente in pieno centro storico, in una mansarda molto fica arredata con scelte discutibili, ma comunque fica. Ho un cortile interno molto verde dove parcheggio la Fiat 500 blu metallizzato con interni di pelle grigia in dotazione. Due piani sotto ho anche una GILF single, sui sessantacinque, molto sexy, sulla quale faccio sogni erotici e mi tiro seghe furiose, anche un po' sulla scorta delle memorie sulla Marisozza.
[Mi corre l'obbligo di segnalarvi che non sono a Milano, ma nel capoluogo di provincia taziale, just to mention.]

La vita rimane distribuita in cloud tra uno scatolone a Parigi, alcune cose a Dakar e un ex ufficio-residenza-formale a Taziopoli, ma ho deciso di congelarla così com'è, nella speranza di ritornare ad essere Tazione l'Africano al più presto, non appena concluso questo incubo di lavoro molto ben pagato. Nelle sere in cui mi armo di take away cinese alle 23:30, appena uscito dall'agenzia, mi conforta baloccarmi con Internet e ipotizzare un viaggio di sola andata Milano - Dakar. Sì, mi conforta molto.

Sabato scorso, senza alcuna volontarietà, mi sono preso cura della mia vita sessuale.
Sono andato nell'ex bottega taziale, attualmente ridotta come una merda abbandonata, nella quale trova ricovero l'ammasso delle mie povere cose, obiettivo recupero abiti.
Al termine sono sceso e sono andato a salutare la Siusy, prendendo un caffè al Salmonella Bistrot di sua proprietà. Nel fotogramma successivo era sera, avevo mangiato una buona frittura e la Siusy cavalcava il mio Femore di Dinosauro che neanche John Wayne in Giubbe Rosse.
Mi ha fatto godere moltissimo, un po' che c'aveva una voglia di cazzo che era oltre il limite rosso del patologico, un po' perchè va detto che le africane sono passionali e sono ultrafiche, ma non sono mai troie. Sono natura che chiava, travolgenti, coinvolgenti, estasianti, ma se vuoi troiaggine distillata allo stato puro devi chiavarti una bianca, sozza e lurida come solo la Siusazza sa essere.

Ed allora ecco che diviene armonico ed appassionante come uno standard di jazz sgusciarle involontariamente dal buco del culo ed osservare che la maialona tutta pieghe, curve, mammelle e piedi da Nobel si gira di scatto come un Velociraptor, abboccandomi l'uccello per succhiarlo con voracità, incurante del tanfo di intestino che fluiva dal buco del culo ancora spalancato e, ragionevolmente, del sapore della sua merda sulla pelle del mio cazzo. Molto tecnica, molto seducente, specie considerando la volontarietà studiata dell'atto di cui, durante lo sbocchinamento sonoro, i suoi occhietti misuravano il grado di arrapamento generato in me. Il from-ass-to-mouth ha sempre il suo raffinato fascino. Brava Susazzona, dieci e lode.

Rieccomi in provincia, rieccomi nell'Emilia dalle ferite indelebili in fase di lentissima guarigione per automedicazione, dove risulta insopportabile che medici che non hanno prestato  alcuna cura vengano ad autocelebrarsi addosso la perizia del loro inesistente ospedale.
Un tempo una di Varese, sghignazzando, mi chiese che cazzo mai ci fosse qui da me da rendere così ricchi alcuni ricchi, considerando che siamo "in mezzo alla campagna".
Spero abbia appreso dai telegiornali che PIL produciamo e che eccellenza industriale abbiamo.

E questo, vi dirò, è anche uno dei motivi per cui tiro notte fonda per dare il meglio di me a chi ha bisogno di qualcosa di veramente tosto per tirarsi in piedi di nuovo.
Baci.

martedì 4 dicembre 2012

Costatherapy

"Cosa fai stasera?", mi sussurra di soppiatto piazzando la tazzina del caffè ed io riesco a farmi cogliere dalla vertigo di quel Canale di Suez arcinoto, ma sempre nuovo, perchè questa è la magia delle prime cento volte in noi maschi spermatozoicopatologici. Cosa faccio? Cosa faccio? Tu chiedi a me cosa faccio? Azzardo, rischio, allargamento, sconfinamento, sacrilegio e profanazione. Cosa faccio io? Io faccio qualsiasi cosa, stasera, qualsiasi, ma non ti chiavo, no, non ti chiavo manco se mi scoppiasse la vena grossa del cazzo, perchè io ti conosco, mascherina, sei fatta a stampo in Cina e vieni via con quattro centesimi, ti conosco, tu sei la mansueta, docile, adattabile, duttile, accondiscendente e adorante serpentella che lentamente si guadagna strada nelle pliche della mia vita e questo non è nel contratto, anche perchè non c'è nessun contratto cherie, ma non ci sono nemmeno pliche esplorabili, belladipadella, che credi di poter essere della competizione, credi di poter gareggiare per un posto già assegnato e questo è definitavamente ilare e ci penso lucidando il mio fido badile, quello col manico di frassino, quello con cui ti assesterò una mortale mazzata tra coppa e collo, ma una mazzata silente, non dettagliata, non accompagnata da discorsi, proclami ed editti, io ti anestetizzerò con l'oblio dell'assenza incomprensibile e ti farò accomodare nella fossa che sta lì, delle tue dimensioni, scavata da tanto tanto tempo ed io ti ci farò adagiare e ti coprirò con alcune badilate di terra, seppellendo di te il ricordo, il presente ed il futuro, perchè chi si incastra sotto le ruote della motrice taziale viene risucchiato e muore.

"Stasera ho un impegno" e rimesto mentre asciuga compulsiva e sorride con un "ok" di quelli che si dicono tutte quelle come te fatte a Shangai, che accanto all'"ok" di ordinanza aggiungono nelle loro viscere un "poverino magari c'ha un'orrenda giornata, meglio che non dica niente, che lo assecondi, che domani è un altro giorno e in queste cose ci vuole pazienza e noi donne di pazienza ne sappiamo portare all'infinito" e invece no, no, no, sbagliato, errato, cortocircuitato, sopravvalutato e sottovalutato, vergogna, presuntuosa, ma pensi davvero che io cada nelle casalinghe spire di Terital tessute da una maiala alla buona come te, una di quelle che si acquistano in stock con dodicimila lire, perchè voi andate ancora con le lire, da quanto arcaiche e stucchevoli siete nelle vostre pietose strategie di ammaliamento.

E saluto, pago e esco, che fuori fa un freddo bastardo.
Domani sera a quest'ora sarò in viaggio per l'aeroporto e abbandonerò per un po' questo trogolo dimmerda, riprendendo fiato e precisione del pensiero accanto alla donna sbalestrata quanto me, forse più di me, che amo e mi ama e che vorrei ingravidare e farle partorire centinaia di figli, frutto del paradiso del nostro amore tossico.
Via, devo andare via, sono al limite della sopportazione, sono in pressione totale, sono irrequieto, infastidito, nervoso, acido ed insopportabile.
Sto lì a pippare dalla mia sigaretta elettronica, avvolto nel cappotto a gelarmi, che potrei fumare ovunque che quella non fa odore, che d'un tratto scende il Costa, che è come un fratello per me e mi vede e capisce, perchè tra fratelli ci si capisce al volo.

"Oh Tà, che minghia di suggete occ? Sei shtrano, nevvoso, cazzocè?"
Cazzocè, cazzocè, Costafrate, c'è che alla fine, di riffa o di raffa io con la testa mica ci sto tanto e mi capitano giornate dimmerda come questa.
"Ehhhhhhhhhhhh e quantolaffai lunga Tà, chi non gi gapida una ciornataemmerd, che sarà mai?" e mi assesta una sberlazza sulla spalla che deve avere sbloccato la valvola di decompressione, perchè mi giro e lo guardo, che con le mani giunte oscillanti avanti e indietro fa la faccia da guascone e mi viene da ridere.
"Vaffanculo Costa, non ci si puà neanche dedicare alla rotazione scrotale che arrivi tu a fare il pirla"
"Oh Tà, nvece di peddere dembo con 'st' strunzate sappia che miacuggina se ne sale sana sana veneddì sera"
"Sono a Londra fino a domenica Costa"
"EhhhhHHHhhhhHHHhhhhMmmmmmmminghiaoh ma sei probrio da rigovero Tà! Miga se ne dorna accassa quandarriva! Quella se ne resta ammeno una settimana sana sana!"
"Ma le hai accennato che…"


Solenne movimento del capo dall'alto verso il basso con sorrisetto sozzo e occhi chiusi.
"E lei?"

Mi prende sotto il braccio e passeggiamo, fuori campo visivo della Siusy, che qua la faccenda si fa seria.
Passeggiamo e il Costa, tenendomi come la sua fidanzata (non lo sono forse?) scruta davanti e di dietro e poi mormora sghignazzando sotto voce.
"Cioddett che tieni na mingchia danta Tà e quella faceva che non ci credeva e io cioddett che non facesse la fubb che quando te lo vede ci viene lo svenimento e cad in cinuocchio a invocà la Madonna Decavvario e quell se ne esc con 'Staremo a vedere che io di cazzi necri ne ho ciappresi chetticcred'" e ride che a momenti si snarocchia sul bavero del piumino e poi continua "mecchio, ciò dett a quellazzoccol, che quello cozì non fa fatica ad alluncardelo nel gulo" e mi fa il segno internazionale dello sfilatino al prosciutto, con relativa risata.

Che classe, che cultura, che finezza, che Uomo.

Il Costa è come un fratello per me, sì. E' il fratello che non ho mai avuto e la Cugginattroia è la cugina troia che non ho mai chiavato. Sto assorbendo per osmosi la genealogia costense e ne sono entusiasta e fiero, oltrechè onorato, perchè mio fratello Costa mi ha cambiato l'umore.
"Oh Costa e se ci facessimo due pizze da te e un ripassino della cuginetta, stasera?" propongo così, in un mood spensierato.
"Ottomezzo da me Tà che adesso me ne devo scappare o il center mi chiude"

Vai Costafrate, vai.
Che stasera ti faccio una sorpresina che te la ricordi.
Tazia La Pazza si travestirà e ballerà per te.
Te lo meriti fratellone.

Grande Costaterapeutico.

giovedì 29 novembre 2012

Maschietto senza gloria

Che bel sedere, che bel sedere, che bel sedere, che bel sedere che c'hai e non riesco a smettere di dirtelo e di accarezzarti lieve quella pelle calda e liscia, mentre mi ipnotizzo dalla perfezione dell'immagine del mio cazzo venoso e lucido di umore appiccicoso che scivola dentro e fuori dalla tua fica mentre tu sorridi e emetti un "ahhh" di sollievo nel sentirmi nelle orecchie e nella fica, che bel sedere, che bel sedere e chiavo lento, scivolandoti sulla schiena per morderti il trapezio carnoso interrotto da quella plica sensuale e tu aspiri aria tra i denti mentre io affondo i miei, di denti, nella tua carne gustosa e scivolo dentro e fuori, duro come un masso, sussurrando che adoro chiavarti, perchè è dannatamente vero e il senso di colpa mi affligge, perchè dovrei violentarti trattandoti come un buco in cui sfogare il mio cazzo affamato e invece mi piaci, mi piace fondermi in te, mi piace il tuo odore di femmina, il tuo sapore, il tuo respiro, le tue reazioni dell'esatta intensità e nell'esatto momento in cui le vorrei, se potessi comandarle da me, ma poi, in fin dei conti, non le comando forse?, che bel sedere, che bel sedere e mi dici di scopartelo, mi dici che mi vuoi sentire nel sedere e io sguscio dalla viscida frittella di carne per infilare quasi senza sforzo il tortellino carnoso che cede, si apre, si schiude, mi strozza, lo forzo, tu mugoli addolorata e poi sfoci in un "sì" cupo e deliziato, un cupo sì di sollievo nel sentire che l'asta d'acciaio si infila risoluta nel tuo tenero intestino e stringi ritmica sentendo di più, facendomi sentire di più e incularti è la summa, l'arrivo, il traguardo, la corona, il trono, il soglio perfetto da varcare schiacciandoti sulle lenzuola che stringi tra le dita e le unghie mentre io mi assesto nel tuo retto con delicatezza assoluta, svangando e allargando quel buchino odoroso che diviene bucone bollente ed elastico e quando sento che l'aderenza è quella di un guanto di vitella, comincio il cammino profondo e la timida ritirata e guardo le tue unghie conficcate nelle lenzuola azzurrine a cui ti aggrappi persino con il morso dei denti che stringono in un sorriso estasiato ad occhi morigeratamente chiusi, mentre godo del calore del tuo budello erotico e ti palpo ovunque sussurrandoti che mi piaci da impazzire, che è vero, che è dannatamente e pericolosamente vero e tu forse ne godi più di quello che del paletto che ti conficco nella delicata morbidezza del tuo ano, sorridi, mugoli, ti aggrappi, mordi e il piacere ci scioglie come cera alla fiamma e spingo a fondo, facendoti mugolare, ti chiedo se godi e mi stordisci con un sì gutturale ed afono e io premo, sino in fondo, nei meandri, negli antri irrorati di sangue, negli anfratti glassati di feci del tuo tenero budello e abbandono i processi di relativizzazione delle circostanze e di paragone critico delle opportunità e dell'agire e ti chiavo felice, stoltamente gaudente, scriteriatamente attratto dalla tua carne bollente e liscia, vomitandoti nelle orecchie, con registro linguistico garbato e cruda scelta dei lemmi, che t'avrei aperto il culo appoggiata alla macchina del caffè, a pomeriggio, mentre tu in controcanto mi confessi che mi avresti fatto venire coi piedi, seduti al tavolino maestro e io spingo e tu gridi sorridente e gaudente a ogni colpo, supplicandomi di non venirti nel culo, poichè vuoi ingoiare il mio seme, proprio così, me lo dici con tanta delicatezza romantica che mi provochi una  scossa ferale, mortale, terminale, inopponibile e ti scivolo fuori dal culo facendoti male e ti giri di scatto, non ti curi da dove proviene quel cazzo rampante e lo ingoi affamata, dritto in gola, fondo da sforzo di vomito e io vengo e tu affondi le unghie nelle mie cosce e mi scopi la minchia con la più calda e stringente delle gole e io schizzo, nel tuo esofago, sussultando, per poi togliertelo dalla bocca e baciarti profonda a suggellare che lo sforzo supremo di ingoiare la mia minchia insaporita dal tuo culo più fondo deve divenire condivisione estrema e assaggio il tuo sapore amaro e il mio sapore dolce, abbracciati in ginocchio, stretti nell'odore e nel sapore proibito e poi crolliamo, separati, sudati, ansimanti, assorti e storditi.

"Vai a Londra venerdì?" mi chiedi in un soffio.
"No, scende lei domani sera, sino a lunedì" ti rispondo asettico come un bollettino meteo.
Accendi due sigarette e fumiamo, stesi, ammirando il soffitto, affiancati come pali del telegrafo.  
Che ci faccio seduto su questa polveriera, su questo attraente arsenale atomico, che ci faccio?
Faccio il maschietto, ecco cosa ci faccio.
Spero di rinsavire.
Domani sera, magari.
Sì.

mercoledì 28 novembre 2012

Bastardo al midollo

Scendo a prendere un caffè in un tugurio di bar ripieno di salmonella e mucoviscidosi ed una barista castana coi capelli alle spalle mi inonda di denti sorridenti, avvolta nella sua maglia marrone aderente, con le maniche lunghe, da cui spuntano anterioremnte gli abbozzi naturali dei capezzoli ipertrofici (marketing rulez, Seth prendi nota), fasciata da un grembiule nero in abbinata ton-sur-ton con la mini di maglina e la calza/collant coprente che spara diretta, come uno svincolo autostradale, nella ciabatta infermieristica bianca, lisa di grigio e di sozzo.
Mi accoccolo al banco in posizione centrale, accanto a Mohamed, Kassam e Yussuf e la guardo insistente, nè più nè meno di quel che fanno gli amici magrebini dall'abbondante tempo libero.
All'altro capo del banco una scrofa di razza Durock li apostrofa volgare, trattandoli male, sbattendo sul banco le tazzine dei loro caffè, come se questi esseri alieni ed assai discutibili fossero tanto diversi da lei, mignotta inespressa e redditualmente improduttiva, se valutata lungo la sua vera vocazione meretricia.

Guardo la Susy che mi spia sbattendo manette e mi sussurra sorridente e bambina "Caffè?" ed io annuisco guardandola perchè, grazie al taglio renewed and reshaped, le si scopre una plica tra il collo e la spalla nella quale si annida la sacra catenina col Cristo sottile, probabile reliquia della Cresima o della Prima Comunione e ciò è estremamente estetico, estetico sino ai confini dell'erotismo seducente.
Sarà il contrasto del colore della pelle col marrone della maglia, sarà la capigliatura davvero graziosa, ma dal mio cuore plasmato nella merda più fetida si compone un sentimento umano non calcolato a tavolino e, mentre la rinnovata donzella appoggia la tazzina sul piattino, favorisco l'uscita di una frase che mi conforta udire pronunciata dalle mie labbra: "Ma sai che stai davvero bene? Ti valorizza il viso e gli occhi, proprio azzeccato il taglio, sei ancor più carina" che è un piccolo capolavoro di diplomazia che evita pas-faux del tipo "Ma sai che sei diventata bellissima" a rimarcare che prima non lo era affatto, oppure "Mamma mia, perchè non l'hai fatto prima" ad evidenziare un disgusto sopportato appena, dal quale l'intervento tricologico ha posto, finalmente, sollievo. Tutte verità omettibili.

Bastardo, Tazio, lo fai solo per chiavarla stasera e, tutto questo, è facile come rubare in chiesa.
D'altra parte la capponcella non è certo di difficile seduzione né, tantomeno, disdegna il Salamone Intrufolone, ma il punto focale non é certo questo. Il punto focale è lo sfruttamento superficiale di ignote emozioni di fondo. Emozioni sì ignote, ma desumibili, non fosse altro per il fatto che la capponcella genitale si guarda bene dal dichiararle, blindandole dietro ad un apparentemente maturo e robusto "Cazzi miei, me la vedo io" pronunciato più o meno così nell'ultima giunzione carnale del fine settimana.

Bastardo, Tazio, con la fila di Signore Puttane che stanno fuori a inumidirsi le ossa in attesa di un pubblico pagante con auto riscaldata, proprio oggi che il tuo Home Banking ti ha strizzato l'occhio e si è passato la lingua sulle labbra ammiccante al numero in basso a destra non più a tre cifre, ma a cinque, proprio oggi che è il giorno prima di domani che arriva la tua Troia Diletta gonfia di ormoni e voglie selvagge, proprio oggi, Taziobbastardo , non sai resistere alla voglia di vedere che effetto ti fa metterla a novanta, inculandola, con quei capelli castani corti.
Sei un bastardo, Tazio, la pagherai più cara di quello che costa.

"Ti va di mangiare qualcosa assieme, stasera?" le mormori appena, bastardodimmerda, con la cappella umida e odorosa che ti sguscia dal prepuzio, fottendone del Costa e dei ragazzi a cui hai detto che saresti uscito con loro, pezzodimmerda.
"Volentieri" risponde la capponcella, passando la lurida spugna sul lurido banco.
"Devi passare per casa?" chiedi inutilmente, pezzodimmerda, sapendo che la cappona è munita di cambio scopaiolo.
"No" e sorride, senza nemmeno curarsi di cosa, dove e quando sarà la fantomatica cena che, come nella più sozza delle conclamate tradizioni scopaiole di bassa corte, si tramuterà in una pizza a domicilio e, presto, appena avrai il tempo di fare una cazzo di spesa, in una pizza congelata, bastardo.

Sei un bastardo, Tazio. Ricordatelo. La pagherai cara.
Falla almeno stare bene per due ore.
Lei se lo merita.
Tu no.

lunedì 26 novembre 2012

Pizza colta con polvere di George Michael compilation

Piazza Armageddon con tutto e la Susy in accappatoio rosa confetto, coi capelli bagnati, mi confessa che domani la parrucchiera interverrà sulla spaghettata inguardabile rendendola nuovamente del colore originale, nonché apportando un sostanziale reshape all'haircut e io annuisco cosciente che non me ne può fottere di meno.

George Michael compilation che tossisce la polvere della sua anacronistica collocazione stilistica e la Susy cavalca selvaggia con le mammelle ipnotiche che dondolano pericolosamente, al punto di farmi temere che in quel sussultare paradossale, una possa strapparsi dalla pelle e floppare sul pavimento come un sacchetto ripieno di ricotta.

La stringo a me e sbatto di bacino sentendola gemere, zuppa come una zuppa inglese, profumata di bagnoschiuma aroma therapy viola che l'ho visto nella doccia andando a pisciare e mi piace chiavarla, così carnea e così calda e liscia, non posso negarlo, non posso trincerarmi dietro al disprezzo, ma devo essere onesto intellettualmente, me lo impongo, forse un po' glielo devo, lo devo a lei che si prodiga a farmi godere e ci riesce in una maniera sublime e considero che scappare a Londra necesse est, perchè questa porca suprema mi fa troppo godere e potrei passare settimane a letto con lei a condividere l'odore dei nostri liquami, anche se stasera è profumata come l'aria di montagna.

Pizza colta.
Assenza di discorsi, perchè la Susy non è stupida ed ha capito che il suo essere brillante mi urta i nervi ed allora tace, sussurra cose basiche, sussurra gentilezze, si spinge nel più e nel meno prediligendo il meno e io le lecco estasiato i piedi menandomi il cazzo e mi corre l'obbligo di ricondurle la memoria a quella volta, la prima che ci vedemmo, quando io le feci i complimenti per la bellezza rara dei suoi piedi e lei mi rispose con un assurdo pistolotto antifetiscista e lei mi risponde che sì, che se lo ricorda bene e che quella fu una reazione, una reazione spontanea, perchè in realtà di avere dei bellissimi piedi lo sapeva eccome, ma da me, che le ero piaciuto tantissimo da subito, avrebbe desiderato solamente che le dicessi che era bella lei e non solo i suoi piedi.

E aveva ragione.
Pizza molto colta.

Domenica, pulizie

Intensa domenica di bozzetti, disegni, prove, scelte colore, ridisegni, esperimenti, idee, ma se facessi, no meglio di no, così assomiglia troppo alla roba di, eccoci, eccoci, sì così, c'è da lavorarci, ma mi piace, con sotto la giusta musichetta, caffettini, caldino, fuori è merda, bene così, poi skype con la Skiz, oh guarda qua cosa dici, dico che, hai ragione, come stai?, benino dai, reggi che fra qualche giorno salgo, ti amo, anche io, poi si fanno le quattro e mi rompo i coglioni e dico che basta e chiudo la baracca che son qui dalle nove e scendo, sereno, rilassato, dinoccolato, molto fico, anzi bellissimo.

Scendo e svolto a sinistra, che la Mirzidis l'ho parcheggiata laggiù e l'occasione mi porta davanti alla vetrina del Vomit Paradise dove, stranamente, le tapparelline sono giù e la luce dentro è accesa e allora busso, ma poi mi pento, metti che è dentro con qualcuno, metti che dentro invece c'è la Sognasugna che non la voglio incontrare nemmeno se mi pagano e mentre mi pento e mi dolgo si apre la porta e mi si para davanti la Siusycleaning, in una mise davvero bizzarra, Crocs, leggins, camice azzurro e capelli arrotolati col forchettone sulla sommità del cranio, come è di moda servire gli spaghetti oggi, che me lo dice sempre Alessandro Borghese.

"Vieni dentro che ti faccio un caffè" e la guardo e cedo, ispirato dal trend ultracool del momento che vede Razzo Cambrillo in testa alla hit parade degli sturbi del momento, con la spazzona segaiolopompinara albanese e quel camice mi ricorda pure un role play di una notte con la Frank e mentre lei scula verso l'apertura del banco la placco e con la voce di Freddy Kruger le dico che io, adesso, mi vado a fare un giretto di dieci minuti e quando torno la voglio trovare solo col camice spazzone addosso e guai se si rinfresca anche solo un lobo auricolare e lei si intorbidisce e dice che va bene e io, col cazzo già scappellato, esco e passeggio, nell'umido padano autunnale e conto i secondi come un paranoide in piena crisi e chi dice che poi, alla fine, io non lo sia per davvero.

Va detto col suo nome, va detto senza poetica licenza volta a definire l'entità con parole gentili, va detto con la crudità propria del momento erotico bizzarro, va detto senza vergogna, va detto con chiarezza nitida che la Susy puzzava, puzzava di sudore, di piedi, di culo e di fica pisciata, puzzava intensa, le ascelle africane acide, puzzava intensa, quasi soffocante, a tratti rivoltante persino per me, feticista del puzzo di femmina, puzzava di bestia e di stalla e il cazzo mi tirava talmente da colorarsi di viola e abbiamo chiavato come animali, nudi, nel bar vomitevole, le ho leccato ogni luogo puzzolente, fottendola come meritava e come sognava, piegandola ovunque, dietro al banco, sul banco, sui tavoli, per terra, ficcando come un maglio metalmeccanico maschio, sbattendo come l'onda quando il cielo è scuro, impastando le carni maiale, sbavando con lei, condividendo saliva, gocce limpide di cazzo, muco filante e dolcissimo, viscido sudore fetido tra le dita dei piedi, sborra e umori anali.

Suprema chiavata.

***

Nudi, al tavolino in pole position, sorbiamo un caffè.
Lei siede come se fosse vestita, le gambe accavallate, il piede divino che penzola e le dita che, qui e lì, si muovono in una ola spontanea.
Non parliamo di nulla, che è un compromesso fantastico.
"Che programmi hai?" le chiedo accendendo una Marlboro.
"Devo pulire qui, che sono indietrissimo adesso" sussurra quasi umana, fiaccata.
"E dopo?" incalzo che non so nemmeno io il perchè.
"Vuoi che prendiamo due pizze e le mangiamo da me?" mi chiede pleonastica.

Perchè no.    
A me la pizza piace molto, d'accordo.

domenica 25 novembre 2012

Il sabato della consapevolezza

Il profilarsi di un sabato sera qualunque, probabilmente noioso, sicuramente corto, di quelli da passare veloci, tracannando un paio di bicchieri di vino per poi schiantarmi su un canale turco dai bei colori non mi spaventava affatto, poichè sono permeato ed intriso di rotte e mete e, quindi, la tappa contingente non assume più il sapore essenziale di un tempo in cui erigevo il presente a risultato finale.

Ore ventidue e trentasette, nel winebar affollato mille facce note e meno note, ma poi arriva il Costa, che è come un fratello per me,  accompagnato da due improbabili bimbeminkia dall'appeal sessuale pari a quello della falciatrice del Guazzaloca, che mi invita ad un appuntamento infernale in una discoteca discarica ed io dico no, no grazie Costina del mio cuor, ma anche il Tazio ha un punto di arresto e vai tranquillo, ci sentiamo domani e lui, con la sua corte dei miracoli masticante caucciù alla fragola radioattiva, si incammina verso i paradisi artificiali promessi dalle due bambi di peluche cinese tossico che la danno via come se non fosse manco loro.

Staziono e leggo il Carlino nell'angolo dei dimenticati, che di per sè è pratica ardua in mezzo al tumulto della gioventù spensierata, quando d'incanto, materializzatasi probabilmente dal bidoncino del rusco sotto il bancone, mi si para innanzi la Siusy in tutto lo splendore della spaghettata aglio e olio versata in testa, avvolta in una ecopelliccia leopardata da cui spuntano le gambe ignude terminanti in due stivaletti del cazzo lasciati aperti, palesemente ubriaca, o drogata, o tutte e due le cose.
"Ciao bell'uomo cosa fai?" mi chiede melliflua come il Sobrepin Tosse ed io la osservo ed in un lampo il manager spietato che è in me fa due conti e si dice che una troia quella sera sarebbe un costo puro, indetraibile ed indeducibile e non inscrivibile tra i cespiti ammortizzabili e poi, considerata la ristrettezza di liquidità, sarebbe immorale destinare dei fondi alla ficcagione nel momento in cui si sacrifica la salita al paradiso londinese, fermo restando che la ficcagione, per quanto insoddisfacente, si pone sempre ad un livello superiore alla segagione e quindi, applicando le regole base del problem solving, individuo nella Siusytroia la soluzione low cost e così, nel fotogramma successivo, le sto mangiando il buco del culo sul mio letto, con lei che si dimena e gorgheggia piacere animale.

Odore, odore di genitali, di ano, di intestino, caldi e dilatati, odore di corpo, di carne, di sudore controllato, di lurido, calda pelle liscia, volgare, oscena, con quella macchia blu di una botta sulla coscia, la pelle gialla delle piante dei piedi, il muscolo scuro luccicante di saliva, la ricrescita sciatta dei peli del pube, odore, piacere, calore, le dita dei piedi nodose e robuste, la carne tremula intarsiata di rassicurante cellulite sensuale e materna, i capezzoli crespi e sparati di fuori, le sporte carnose e morbide, liquide, i capelli disposti a shangai ovunque, l'arco di schiena erotica proteso a spingere in fuori l'area sacra che cela i buchi destinati al dio cazzo, le entro dentro e mi scotto l'uccello dal calore sublime che sprigiona la sua pubblica fica gonfia di voglia animale e vengo percorso da un brivido mitragliante che mi corre dalla cappella sin sotto i coglioni e si spara nel nervo spinale e mi percuote la nuca e mi inonda il cervello ed appena è passato lo sballo iniziale, che le impasto la cula divina chiavando come un porco affamato, rivelo a me stesso, con sincera ed apprezzabile onestà intellettuale, che quella vacca schifosa, quella disprezzabile nullità esistenziale, mi provoca piaceri sì intensi da mandarmi nell'orbita esterna del pianeta Zitrone e mentre sento l'uccello scivolare nel viscido muco delizioso mi appiccico alla sua schiena palpandole le mammelle di scrofa nutrice e le mormoro all'orecchio sozzure e complimenti assai più elevati ed estesi di quanto sia l'effettiva realtà e godo dei suoi denti bianchi che spuntano dal molle sorriso e le chiedo di dirmi quanto le piaccia prendere il mio cazzo ed è un trionfo, un florilegio di semplici luride frasi piacevoli e sento il cazzo duro sino alle vertebre lombari, mentre mi rivela elementari voglie improvvise che la colgono nel vomitevole bar quando entro, la voglia di farsi chiavare davanti a tutti, mortificandoli, sferzandoli dicendo loro che è inutile, perfettamente inutile, che cerchino di chiavarla, perchè lei è adusa al massimo e non sa che farsene dei loro meschini e tristi cazzetti, perchè è la mia la Minchia Suprema che la fa godere e mentre la lascio vomitare le sue appetitose e turpi fantasie, le piazzo nel culo il Grancazzo, spingendo forte, facendola urlare di dolore e poi di piacere e l'odore, il profumo del culo aperto, l'odore di stalla e di bestia e lei mi dice che sente che viene e io la voglio schiacciare nella mortificazione e nel fango e le chiedo, le impongo, le ordino di bestemmiare quando viene e la cosa la sublima, la esalta di lercio, la arrapa da bestia e di lì a poco sgorga il porcodio vengo, ripetuto, reiterato, variato in diocane, modulato in porcamadonna, che mi soddisfa, non tanto per l'offesa sacra, che è tema avulso dal contesto e di mio nullo interesse, quanto per la perdita di ogni controllo e ciò è semplicemente sublime per la bestia che dentro di me sente l'esigenza di sfamarsi dello sfascio morale della Susy, sfascio che non proviene dal prendere mille cazzi alla volta, ma dall'abbandonare ogni ormeggio sicuro per navigare nel mare procelloso fidandosi di un capitano pazzo e forse pericoloso.

***

"Susy, tu lo sai che sono fidanzato vero?"
"Sì, con quella ragazza coi capelli ricci, giusto?"
"Sì, esatto. Te ne parlo perchè vorrei che tutto fosse chiaro, mi capisci?"
"Beh lo so da un pezzo, cos'è che deve essere chiaro?"
"Deve essere chiaro che, se a un certo momento, questo gioco dovesse farti del male, io non voglio fartene"
e mi chiedo perchè cazzo mi inerpico lungo questo inutile cammino faticoso che contiene nella sua essenza la più grande vigliaccata maschile.
"Tazio, veh che io, nonostante tutto quello che si dice in giro, che lo so eh cosa gira, non sono mica una troia che va con tutti eh. Te a me mi piaci un casino, ma son cazzi miei gestire la faccenda, per cui dormi sereno, va bene così, non ti preoccupare." e mi bacia sulla guancia ed io mi ripulisco la mente e mi dico che sì, che è un'oggettività, una concreta realtà, una precisa circostanza ed un aspetto non trascurabile il fatto che io sono, senza tema di smentita, un gran pezzo di merda.

venerdì 16 novembre 2012

Bangbang

Ore venti e quarantacinque, sosto in corallo nel soggiorno taziale, drrrrrr, campanello, plonc e lei sale, sale nella tana del Divincazzo, nel mio lurido budello dimmerda, ciao amore, smacksmack, amore sto cazzo mi dico di dentro, mi devo fare una doccia prima però, ah sì? una doccia? e come mai? ma manco lo chiedo, lurida pantegana in calore, vieni qui troia, la placco, la stendo, la sbatto sul divindivano e la spoglio, si contorce, sorride, no Tazio, la doccia, zitta troia, la doccia sto cazzo, la spoglio, la lecco, la annuso, identifico i punti cruciali e li lecco, li assaggio, mi infoio come un Pitonegalattico e la chiavo, la chiavo di brutto, bam bam bam bam bam bam bam, che faccia da troia, bambambambambambambambambambambambambambambambam, che odore intenso tra le dita dei piedi, bambambambambambambambambambam, che goduria la ricrescita sull'ascella acida e dolciastra, bambambambambambambambambambambambambambambambambambambambambam, urli puttana?, urli che vieni?, e allora eccoti servito l'invito a venire bambambambambambambambambambambambambambambam, stramazzi la testa all'indietro con la vena sul collo e le guance violastre, i capelli scomposti e mi dici di venire, assurdo, tu a me dici di venire, va bene, sguish, esco, vieni troia, lavorami il tronco di ceppa rampazza e tu agisci, bravissima, sucksucksucksucksucksuck e tosto ti omaggio di una maschera rivitalizzante agli aromi taziali e poi.

Stop.

La doccia, a quel punto, diviene uno spreco di tempo e energie, rollo una porra, tu frughi nel frigo, raccatti una birra, fzzzzz che culo che c'hai, in tutti i sensi, ma nello specifico, che culo che c'hai ad aver trovato una birra e vieni e ti siedi all'indiana sul divino e mi guardi che completo sapiente il cannoncino frizzillo rollroll e lo accendo e te lo passo e in cambio mi passi la birra, molto bene, l'obiettivo è stonarsi da subito al fine di generare l'alibi a te, per le cagate che dici in continuazione, e di generare la forza in me di sopravvivere alla tua stupidità, per cui fuma, puttana, fuma e bevi, sballati da subito, che sarà una lunga serata, poi un'idea, un'esigenza, masturbati che ti voglio guardare e non ti fai assolutamente pregare e ti spalpugni i bargigli carnosi e arrossati che si stagliano sulla pelle bianca punteggiata di peli in riscrescita e io mi occupo del tuo sublime piede di destra, fetido, caldo e perfetto e guardi la mia bocca, non c'hai più la filosofia del cazzo della prima volta che t'ho vista, vero troia?, anche perchè leccando e annusando sdeng! la minchia si impala pennona e guardo la tua mano, le dita, due e poi tre, struscio la cappella sotto le dita, vomito ogni sorta di immondizia sessuale al tuo riguardo e guardo, quattro dita, ti contorci, sollevi la tetta e ti succhi il capezzolo, che brava, infilo la cappella tra alluce e illice, che dolore eccitante e sguish, la manina scivola nella patonza usatissima, ti fisti, che bello, sembri monca, eccitante, con quel buco del culo carnoso, scuro e estroflesso, ti metti seduta per premere dentro di più, ma sei una dea, la dea ultrasozza del pianeta randazzo e sento il motore che staziona al minino tumba tumba tumba tumba e ti zompo addosso e ratatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatata ti strachiavo come meriti e stragodi straurlando e strarivenendo e mi prendi la faccia e mi dici che ti faccio morire.

Ok.

Ti schizzo sulle dita dei piedi. Tu porti il piede alla bocca e le lecchi. Sei porno.
"Mai fatto un film porno?" - "No. Cioè sì, ma robe in casa non un film film"    
"Lo faresti?" - "Se mi pagano bene sì". Sei porno e prostituibile.
"E se ti pagassero bene, ti prostituiresti?" sorriso lurido e mi guardi "Quante domande, signor Tazio".
Giusto, hai ragione.
"Succhiami il cazzo che intanto io ordino due pizze. Che pizza vuoi?"
"Pomodorini e bufala"
e ti dedichi alla pompa on demand.
Sei piena di qualità, Siusy, davvero davvero.
Continua il tuo sucksucksucksucksuck, che voglio che apri nuda al ragazzo delle pizze, lo farai?, se vuoi sì.
Sucksucksuck.

Brava.

giovedì 15 novembre 2012

Scrittini tra loro slegati e, per questo, cuciti a mano nel post

Back
Ma pensa te.
Questa proprio mi ha lasciato di sasso. A mezzogiorno siamo andati a pranzo io, il Costa, l'Umbe e lo Zack, che il Loca era al doppiaggio a Bologna. Beh si chiacchiera, si sbraca, si fa e a un certo punto salta fuori che il Loca e la Emy si sono rimessi assieme.
Chiedo se va tutto bene e lui è contento e il Costa, fine osservatore dell'indole umana, mi dice "Tà te lo sai com'è guella, una shcassacazzi, miga ci credevamo che si era gambiata, però al Loca vabbene e allora pure ammè vabbene".
Certo.
Tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio, ci mancherebbe. Su questioni di fica, poi, vale il doppio.
Però ci rimango, perchè quella io la conosco meglio di tutti loro, credo.

Entrepeneur
Il Ruggi è a Bordeaux. Pare che voglia concludere quella faccenda del bed and breakfast, ma secondo me vuole intubare il culo alla francese, che non mi ricordo come si chiama. Anche qui vale la regola del Costa: se al Ruggi vabbene, pure ammè vabbene.

Mietta
Ho chiamato la Gipsyqueen. Ah che piacere sentirla al telefono, davvero, quella donna è un portento.
"Oh mo zident, bentornato eh!, pensavo che non tornassi più, pensaavo"
"Ma no dai, sono stato via solo tre settimane"
"Diocanta! Solo! Solo tre!"
e ride e ridiamo, che finezza, che intercalari ricercati, che donna interessante.
Sabato sera ci facciamo un pizzone ignorante assieme.
Speranza di entrare nei suoi sacri fori pari a zero.
Voglia pari a duemila, con scala 0-10. 

Diarrhoea Queen
Scendo a prendere le sigarette al Vomit Paradise e la Siusy mi saluta molto calorosamente: in un vortice di capezzoli e mammelle bovine che dondolano si precipita a stringermi nell'abbraccio della sorellona zoccolona e io faccio scivolare la mano tra le sue gambe e le palpo la fica senza lasciare nulla all'immaginazione degli astanti. Lei non se ne cura, lascia lì la mano e poi chiude i festeggiamenti zoccolando come una vacca gravida dietro al bancone, luogo da cui mi chiede "Cosa ti faccio?" che suscita il ghigno segaiolo del pubblico pagante.
Considero rapido, come solo un ex ufficiale dei parà ultra addestrato come me sa fare, considero che ieri sera la Lorena non mi ha risposto al telefono e che mi sono dovuto arrangiare da solo, considero che con 'sta crisi personale, meno spendo e meglio è, considero che quella troia di merda mi fa stratirare il cazzo e chiudo la somma chiedendole cosa facesse stasera e lei mi guarda col sorriso da mutanda zuppa, ammesso che la portasse, rispondendomi che esce con me.
Molto bene.

venerdì 21 settembre 2012

Samba du Vomitao Paraiso

Bonjour!!! Bonjour!!! Bonjour!!!!
Che delizioso venerdì luminoso e fresco, dai colori sgargianti dell'autunno incipiente, che meravigliosa giornata stupenda ed incredibile, non trovate anche voi che sia uno dei giorni più assolutamente stupendi della storia dell'umanità?
Pensate, amisgi che numerosi mi seguite da cassa, che questa sera alle venti salirò a bordo della mia automobile e mi andrò a fare un giro fino all'aeroporto di Bergamo, così, in un impulso di turismo sessuale che male non fa eh.
E no e no e no.

Stamattina ho fatto colazione al Vomit Paradise dove era in atto una festa brasiliana selvaggia, con samba di capodanno a palla, che la Sonjasugna è ritornata dalle vacanze, bella abbronzata come una cacca ed euforica come una tossica di chetamina e mi sono permesso di chiedere cosa cazzo c'entrasse la samba, visto che è stata alle Canarie e la scienziata mi ha risposto piccata "Cazzo vuol dire? Là mettevano su sempre la samba".

Ed è giusto, stupido me che chiedo cose sciocchine.
Però l'offesa è durata un secondo e la bella baiadera di razza Duroc ha ricominciato le danze, scuotendo le mammelle assieme all'altra Large White mammellata, entrambe vestite di top sopramammellari che, birichini, (ma che seccatura!) necessitavano di continui richiami a salire e non a scendere come (ma che seccatura!) pareva fosse il loro istinto.

Poi sono salito al ritmo di Mi amigu Charlie Brown, Charlie Brown e ho incrociato la Betta, bella, seSuale, irraggiungibile e le ho chiesto se avesse dormito bene, con un sorriso sornione da gagà di periferia e la cosmica Betta mi ha freddato rispondendomi che aveva dormito "come una putta" e la cosa mi ha fatto sgorgare una risata dal cuore, brava, bella e bellebbrava e bravebbella e bravebbellaebellebbrava, che io oggi voglio vivere così, col sole in fronte e felice canto beatamente, che questo incanto non costa niente. 

Boooooonjoooourrrrrr!!!!!
Oggi è il venerdì della sgioia, amisgi, e sonu felisge, che vedo tutu belu e tutu è sgioia.
E' venerdì e oggi arriva la mia Skizoide adorata.
Skizu vola areoportu, ma fae vilosge ammmoreeee.
Bonsgiur.

martedì 11 settembre 2012

Io valgo

Bonjour.
Ho fatto colazione al Vomit Paradise Lounge perché volevo vederla in faccia. E vi garantisco che è stato bellissimo, vederla in faccia. Borse scure sotto gli occhi, faccia gonfia di sonno, un vistoso succhiotto sul collo che, con questa stagione, mica lo si può avvolgere in una sospetta sciarpina della pietà. E poi la camminata. La camminata da vacca gravida corrisponde al piatto del buon ricordo della piacevole serata. Io so gran bene perché cammina così, anche se magari i ratti fognari al banco non la notano, la camminata, avendo fisso il teleobiettivo sulle mammelle. Peccato, peggio per loro, perché la camminata è veramente un pezzo di rara bellezza per chi, come me, ha il culto del trash.
Ci siamo scambiati brevi grugniti corrispondenti al rapporto avventore barista, senza accenni, senza riferimenti. Che ce lo diciamo a fare? 

Diciamo che la piacevole serata la si poteva già intuire dalle premesse. Una volta sceso e girato a sinistra all'ora pattuita, che era già quasi buio, mi sono trovato davanti una mammifera vestita in maniera diversa, china a fissare i blocchi della saracinesca. Sabot infradito neri che un bel dodici lo facevano di sicuro e poi un corto vestitino nero, blusante, come forse direbbe mia nonna, allacciato dietro al collo, schiena vertiginosamente nuda, capelli raccolti in uno chignon disordinato, occhiali da sole in testa, collanona di bigiotteria, mazzi di braccialetti, grande borsa a sacco di pelle nera a spalla. E io che credevo di ritrovarmi davanti quei fetidi hot pants. Stupidino, questa è naffiga.

Non c'è rosa senza spine però, perché la mammifera chiavaio quando ha la bocca libera da cazzi parla, parla, parla, narrandomi del suo insignificante mondo, annullato e da annullare, come se si trattasse della più straordinaria delle esperienze sulla crosta terrestre, parla e si atteggia daffiga, ride per cose che mi fanno cadere il buco del culo per terra, diventa scaltra e intelligente rivelandomi verità ritenute non scoperte da nessuno se non da lei, genio a cui non la si fa e poi io, a un certo momento, cogliendo un suo buco di silenzio dovuto all'ingestione di una forchettata di frittone, con voce calma e tono quasi montiano, le descrivo con dovizia di particolari che trattamento le riserverei, lì nella trattoria, se non vi fosse incombente il pericolo dell'arresto.

E la riporto, così, nel suo habitat naturale, la Selva Scura del Cazzo Duro, dove non vi sono spazi per altri discorsi che non siano strettamente attinenti alla monta in tutte le sue sfaccettature, sfumature e varianti. E così iniziamo un giochino in cui si scopa a parole usando il condizionale, descrivendo per filo e per segno a quell'altro che attenzioni si riserverebbero se solo si potesse e poi arriva il momento in cui mi fa piedino, rossa e torbida in faccia, con la scritta lampeggiante "sono in calore" in piena fronte, mi fa il piedino e mi dice che mi farebbe una sega coi piedi e questo la riqualifica, la ricolloca, proprio lei che mi ha frassinato i coglioni a suo tempo deprecando delirante il feticismo a me tanto caro. Per cui, godendo delle sue dita che tormentano la mia caviglia, sottolineo che, a quel punto della conversazione, due e solo due erano le possibili strade: o andare nel cesso a chiavare o chiedere il conto e andare.

Missione missionaria, nel tetro Miramonti che è perfetto teatro operazioni, specie considerando che alla fine della monta se ne andrà agevolmente a piedi senza arrecarmi cagature di cazzo. Missionaria fantasy, dicevo, reggendole alte le gambe con salda presa alla caviglia, ficcando come un porco là dove il triangolo bianco dell'abbronzatura mancante indica il drill point, la zona perforazioni, il pozzo senza fondo, la Fossa delle Marianne, la Fessa della Susanna tutta panna, che sembra panna, ma panna non è.
Fa brrrrr con le labbra della bocca mentre la Trivellamannara scava impietosa la carne famosa che risponde a tono, emettendo un allegro squelch squelch che fa il controcanto al bang bang del letto sul muro e questo Manifesto Fottorista ha un suo equilibrio, un suo perché e, a tratti, anche un suo percome.

Peccato, peccato Zozza Zuzzy che tu ti sia toelettata nel lurido pisciatoio del tuo vomitevole bar, usando qualcosa che ha reso i tuoi piedi, il culo, la fica e le ascelle anonimi e non riconoscibili, dissimulandone il profumo naturale, spersonalizzando le location al punto che, mentre suggo, allappo ed esploro i tuoi buconi come un famelico lepidottero, mi corre alla mente l'aroma del WC Net Tavoletta Ocean Fresh, che è sì la mia preferita tra tutte da sempre, ma nella tazza del cesso, seppure qualche analogia tra i tuoi buconi e la tazza del cesso la si possa agevolmente trovare.

Bang bang, brrr brrr e squelch squelch, ti giro di pancia e ti sputo nel culo, ci premo la Minchia Rampazza Tarella Randazza e spingo, così, disinvolto, disincantato, epicureo e ti inculo a tirone unico premendoti i coglioni contro la fica mentre urli, ma è solo l'entrata perché poi ti imbruchisci sollevando il bel culo da manza e mi vieni incontro mentre affondo, perché il tuo culo è affettuoso e non resta fermo lì ad aspettare il mio Cazzoturbo, ma gli corre incontro a fargli le feste. Bang bang, grooowwlllll e a volte anche prot che, quando sguscio fuori per errore, il tuo intestino sfondato protesta in uno degli unici due modi in cui sa protestare, scoreggiando adombrato per l'assenza dell'amico finemente venato.
Mi ricopro di un velo di lucido sudore mentre ti strapazzo il retto come merita, in tutte le posizioni, a tutte le velocità e in tutte le lingue del mondo, mentre mi guardi con gli occhietti drogati e la faccia lucida con i capelli tagliatella incollati sulla fronte ed io considero che ora sì che ci siamo, ora che nell'aria accanto al profumo del WC Net Tavoletta Ocean Fresh si aggiungono i miasmi fecali provenienti da quell'ano dilatato a dismisura che tutto vuol fare fuorché richiudersi se, per errore, sguscio fuori d'emblée.

Ti inculo per ore, senza venire, ti inculo compulsivo, autistico, ripetitivo, schizofrenico, platonico, armonico ed onirico, provando piacere nella tua trasmutazione da donna bestia a femmina bestia primate parzialmente evoluta, mentre mi esorti bavosa a sborrare, mi indichi persino che vuoi che ti sborri sui piedi, brutta puttana bastarda, falsa e manichea che mi lisci il pelo compiacendomi senza trarne piacere ed allora ti sorprenderò, perché se sborro non sarà finita e struscio l'uccello lordo di te su quelle incantevoli dita che Madre Natura, errando crudele, ha deciso di darti e le ricopro di glassa mentre leggo nei tuoi occhi il sollievo per la fine della maratona del cazzo, ma invece NO, perché sono così infoiato che ti apro le gambe e ti entro di dentro fottendoti abbracciato a te, fottendoti con rabbia, godendo al midollo, sentendoti venire con un urlo che ai nonni gli saranno saltati i tappi del contatore e torno a venire ficcando, sguazzando, mentre le tue unghie si conficcano nella mia schiena sudata e tremi epilettica gorgogliando ritmata una lettera "a" di nessun comprensibile significato per me.

"Cristo" bofonchi spostandoti i capelli dalla faccia, tentando di alzarti visibilmente sgangherata ed abusata, ma io son clemente, oltre che Tazio, e ti passo la citazione religiosa.
Rimani inginocchiata facendoti aria con la mano soffiandoti sul petto bagnato di sudore, trattenendo i capelli gialli con l'altra mano.
Non dico niente, ti guardo e sei bella, cazzomerda, ridotta così alle quattro del mattino sei proprio bella e penso che il bar lo apri alle sei e godo a dirtelo, seppur assumendo una falsa espressione empatica.

"Non mi importa" mi dici soffiandoti e facendoti aria. "Nessuno come te" aggiungi poi trasognata e ti alzi e vai verso il cesso dichiarando, contessa, che stai per pisciarti addosso e fai passetti da capretta in punta di piedi e scompari di là. Poi torni spingendo in fuori la pancia, tenendo chiuse le chiappe con entrambe le mani, sorridendo prognata e sussurrando "Me l'hai sfondato….".
Mai più senza, amici, mai più senza.

Nessuno è come me, nessuno.
Lo dicono gli esperti.
Devo valorizzarmi di più.
Devo lavorare sulle mie qualità, altro che intristirmi per la lontananza che, si sa, è come il vento e fa dimenticare chi non s'ama.
Nessuno come me.
Parola della Siusy.
Rendiamo grazie alla Siusy.

lunedì 10 settembre 2012

Tradizioni da recuperare

Passo la pausa pranzo al telefono col Loca, che lui e la ciurma, composta dai soliti guasconi, mi sono a Bari per un servizio. Sicché dai che ti ridai mi si fanno le due e mezzo che mi arriva l'appuntamento, chiudo coi guasconi e prendo rapido un caffettino placa fame e poi il personaggio arriva, ci sediamo, altro caffè, vai di menate e mi si fanno le tre e tre quarti. Poi il personaggio schioda che c'aveva daffà e io finalmente posso ingurgitare qualcosa, che ieri sera sono andato di panino aeroportuale britannico che non ve lo racconto nemmeno. Faccio ciao ciao con la manina alla Betta e scendo e quando sono all'ultimo scalino mi ricordo che è oggi è il cazzo di lunedì del cazzo e il cazzo di Bar Centrale del cazzo è cazzo chiuso cazzo, cazzosissimamente chiuso, chiusissimamente cazzo.
Per cui, volente o nolente, anziché girare a destra giro a sinistra ed imbocco la porta di quell'allevamento industriale di salmonella e coli fecali che è il Vomit Paradise Lounge della Sozza Siusy, in arte LaBaristadallatettalunga.

Per ragioni varie da parte mia e per ragioni precise del Costa e della Ciurma, qui al Vomit Paradise Lounge non ci siamo praticamente venuti più. Però io con lei non c'ho nessuno scazzo e quindi, essendo cliente pagante, accedo con la spensieratezza leggiadra di una scorreggia mollata nel vento dei Caraibi.
"Chi non muore si rivede" esordisce la putrida donzella da dietro al banco.
"Mogli e buoi dei paesi tuoi" rispondo tentando con fatica di parificarmi al livello culturale di cui è intriso quel piacevole bistrot.
"Come stai?"
le chiedo accoccolandomi sullo sgabello fuori linea banco, vicino alla porticina di legno d'entrata e uscita del medesimo, afferrando il Resto del Carlino e cominciando una squadratura sommaria della bovina laida che, al di là, sculava mammifera servendo caffè.

"Ah io bene eh! Sempre bene qua! Tu piuttosto? Ti sei sposato?" e ride cogliona, ignara del pericolo reale di recisione dei capezzoli, dato il bel lunedì che c'ho.
Poi i ratti seduti al banco escono per infilare nuovamente la condotta fognaria da cui erano usciti e la Mucca arriva da me asciugandosi le mani con un putrefatto asciughino di color isabellino, che pare sia la tinta ufficiale lì dentro.
Ai piedi infradito da bancarella color malva con stampati dei fiorellini microscopici sulle bretelline di plastica lucida, hot pants di jeans tagliati in casa da cui escono le tasche, canottierina gialla con spalline a filo e budella di panza che esce dal bordo di sotto della canottiera per andare a fagocitare, come un novello Blob, la cintura dei pantaloncini hand made (cut). Lurida, putrida, dozzinale, sciatta e mortalmente attraente.
Soppeso qualche embrione di pensiero, rallegrandomi con me stesso che qualche forma di schifosa vita è ancora presente nelle matasse di inutili dendriti del mio sistema nervoso.

"Mi metti su un toast?" le chiedo smorzando qualsiasi esordio pseudosmart della brachicefala, la quale si arresta, scimmiotta un dietro front parodiato, squittendo stridula un patetico "agli ordini!" per andare ad immergersi nel lurido banco da cui pesca l'arma batteriologica che bramavo per pranzo.
"Da bere?" - "Birrino" e lei comincia a spinare, sbilanciando il peso sulla gamba destra, con conseguente estroflessione dell'anca che comporta una invero gradevole asimmetria destra del sensuale culo maiale a chiappa lunga, facendolo diventare ancor più interessante grazie alla curvatura concava della schiena dovuta alla spinta in avanti della pancia suina, mentre nel contempo la gamba sinistra si ripiega appena, appoggiandosi alla destra ed il piede (il superbo piede, vorrei ricordarlo) scivola fuori dalla dozzinale infradito inguardabile, per posare le dita (le superbe dita, vorrei ricordarlo nuovamente) dalle lunghe unghie smaltate di un bel rosso scarlatto brillante, steso certamente di recente, sul bordo della ciabattina cinese, cinese nella più deprimente delle accezioni.

Ripiego il Carlino e odo levarsi dagli anfratti cavernosi dell'inospitale steppa del pianeta Urethron un roco grido della Bestia, del possente Taziosaurus Rex, provandone io stesso paura. Ma anche sorridendo sollevato, poiché la Creatura è viva ed è qui con me. Considero, nel contempo, che oggi è lunedì e alla Casa ci si va di martedì, perché di lunedì non ci si è mai andati alla Casa e mentre riverso sui miei neuroni indolenziti questi saggi spunti di riflessione, la osservo che incede verso di me col birrino in mano, birrino scortato posteriormente da due sporte vuote di carne sessuale dondolante che mi generano un istante di commozione.
Si ferma e lo appoggia su uno strapuntino d'acciaio vicino alla macchina del caffè e io traccio un quadro d'unione ultrarapido, un MiniBridge che mi collega diversi oggetti del desiderio torbido: pelle abbronzata, sudore, sporte, cula, piedi, smalto, cavigliera, puttana carnivora cannibale insaziabile e, mentre Wagner infuria nel mio cervello, le agguanto una tettazza impastandone la mollezza casearia, mormorando con tono da maniaco sessuale "A che ora stacchi stasera?" con l'occhio spermatozoico ed un accenno di bava sulle labbra.

Sortisco un sorriso più lercio della discarica di Malagrotta e, mentre inattendibili ed improbabili tentativi di allontanarmi dal suo petto da zoccola si susseguivano molli ed inutili, la voce sibilante mi comunicava, con le esce scesciuali "Lo sciai, eshco alla sciolita ora, alle otto e mezza che chiudo". Mi affretto a sganciare la presa causa avventore e le dico "Allora aspettami qua davanti che andiamo a mangiare assieme" e provo un inturgidimento della minchia che mi ridona il buonumore, perché stasera io non c'ho bisogno di raffinati merletti erotici, io c'ho bisogno della maiala porcazza sporca e puzzolente che mi fa entrare in tutti i suoi deliziosi viscidi buchi maleodoranti per donarmi il sommo piacere della depravazione laida e antigienica.

Trangugio il toast, scolo il birrino, chiedo quant'è, mi risponde "a posto", chiedo sommesso se siamo d'accordo, mi strizza l'occhio sorridendo ed esco felice, felice di aver ritrovato  gli antichi sapori delle tradizioni proletarie da recuperare.
Ha! 

martedì 19 giugno 2012

Taziopensieri sparpagliati di fine giornata


L’appuntamento al Circolo Milliano
E’ più di un mese che non metto piede là dentro. Anzi, per voler essere pignolini gni gni gni, come dice la Chiaretta, da mercoledì 16 maggio, ossia da trentaquattro giorni. Mi sembra di più, comunque. Con la Milly ci siamo sentiti e strasentiti, ovviamente. E stasera si riappiccica questo tassello di normalità, anche se qua la macarena non smette, perché anche se non trema un cazzo noi sentiamo il tremone. E vabbè, passerà.
Spero ci sia un po’ di gente, stasera. La Coppia Bestia di sicuro, mi hanno messaggiato prima. Poi ci sarà Habana, il fine serata, la Milly, insomma ho proprio voglia di andarci.

Il terremoto abbatte quel che stava in piedi per errore
E così anche per le persone. Questo terremoto ha abbattuto molte sovrastrutture che venivano vestite da persone attorno a me. Il Ruggi è cambiato, per esempio. Certo, ho avuto l’occasione di dargli giù le penne imponendogli la riflessione, ma in lui secondo me qualcosa sta cambiando. Ha abbandonato il suntuoso progetto della casa nel Bordeax e adesso sta qua a trafficare per dare una mano, fare, aiutare. Gli farà bene. La Emi si è riavvicinata al Loca. Niente lingua in bocca, ma si sentono e si vedono. Il Costa che è un buonone ha subito chiamato la Siusy. Insomma, sono crollate delle strutture ed è emerso quello che c’era sotto e questo, secondo me, non è male.

La libertà che imprigiona
Sono trentaquattro giorni che io e la Skizza condividiamo lo stesso letto e la stessa casa. Non sempre nello stesso posto, ma mai uno ha dormito separato dall’altra. Come chiamare questa cosa? Chiamiamola la cosa più sgangherata e strampalata del mondo, perfettamente in sintonia col mio stile. Convivo, nessuno ha affrontato l’argomento, nessuno sta male e quindi bene così. Nemmeno la Troiamadre si è accorta che la figlia non abita più là. D’altra parte se nemmeno lei è in quella casa e se i rapporti viaggiano via 3G come fa la Troiamadre a saperlo? La Chiara dice che vuol vedere quanto mette ad accorgersene. Io dico che sto bene lo stesso anche se non se ne accorge, anzi.
“Skizza, stasera sono fuori a cena e poi vado al Circolo”
“Ah, ok, allora io esco coi ragazzi e mangio fuori”
Ecco, fine. Un’amica dice che è paracula e che mi dà esattamente ciò che sa che voglio.
Se è come dice la mia amica, potrei anche sposarla.

Radio Elettra
La Betta è come un emettitore di onde radio. E’ sempre uguale in tutte le situazioni, ma io quando comincia ad emettere la sento lontano un chilometro, perché io sono un ricevitore di onde radio. La Betta mi comunica con le dita dei piedi. Un giorno ve lo spiegherò meglio, ma posso preannunciarvi che ho la vibrante sensazione che la sua passera voglia incontrare il mio fagiano in tempi brevi, scopo incrocio di razze. L’incrocio è la salvezza delle popolazioni animali e io mica voglio metterle in pericolo.
Non sono mica matto, io.
E no.

Diagnosi dolorose
Questo pomeriggio alle ore quindici, la retro della mia Marzedes non è più entrata. Ricoverata d’urgenza presso il meccanico ufficiale, le è stato diagnosticato un brutto male. Cioè lo è stato diagnosticato al mio già emorragico portafogli, più che altro. Attendo nella mattinata di domani il bollettino medico, ma sono già psicologicamente preparato al decesso. E’ incredibile, dopo soli sedici anni e soli due milioni di chilometri.
Le fanno che si rompono a comando secondo me.

Fine dei taziopensieri. Vi auguro una serata esplosiva e ci sentiamo duman.
Basgi, amisgi.

giovedì 19 aprile 2012

Trashabbestia


Meeting davanti alla Solita, ci siam tutti, poi arriva anche il Costa con la Siusy e vabbè, cazzo c’entra dico io, ma oramai siam qua e si va. Entriamo e la Marghe ci prepara il tavolone là in fondo, serata tranquilla, ci si siede, vino, acqua e via pedalare. Siam lì che aspettiamo che dalla porta vediamo entrare il Max col Cecio, padri effettivi della ristrutturazione della grossa realtà che è il mio stimabilissimo studio. Saluti, saluti, saluti, oh raga prendete due sedie che ci stringiamo, ma no, dice la Marghe, dai che aggiungiamo un tavolo, tanto non è che c’è ressa, dai raga sedetevi, quando ricapita, ok.

Si comincia a mangiare del pane e a bere del vino, si ride, la troja imbecille attira le luci della ribalta su di sé e le battute si sprecano sin dall’inizio, i doppi sensi fioccano grevi e gretti e lei se ne bea, primo tra tutti quello della Marghe, a cui la Siusy deve stare sul culo un bel po’, che quando chiede “qualcuno vuole un contorno?” ed elenca quel che c’ha e la Siusy la guarda e dice “per me piselli”, con l’aria da porca arrapata, e la Marghe prende il blocchetto e scrive declamando distratta altri piselli per la signora, speriamo che ce ne abbiamo abbastanza” ed è stato il boato e la stura ad ogni sorta di sozzeria avente come soggetto primario la Siusy-La-Barista-Troja.

Mangiamo, beviamo, beviamo, beviamo, poi il Loca le dice “oh Siusy non ti spaventare se ti gira la testa, è il testosterone, che qui ce n’è a fiumi” e lei, facendo ballonzolare a destra e a sinistra quelle sporte nude sotto la camicia, replica grugnendo “c’ho tutti gli ormoni in subuglio anche io con tutti questi maschioni” e procediamo sozzamente nella cena trashabbestia che a voler ben vedere è proprio divertente, oh beh se lo è.

Due giri di Sambuca, pago il conto, mi attiro gli insulti di tutti che non dovevo pagarlo, poi il Costa sapiente dice “oh raga il digestivo ce lo metto io a caza mia” e in molti capiamo, anche se non in tutti, c’è qualche resistenza, ma viene dissuasa dal cedere e cede.
La Siusy è elettrica, sorridente e maiala, si para nella mia mente l’opportunità di una gangbang appiccicosa e sudata, a chi non si è parata, diciamocelo. Però io declino l’invito. Sono le undici e va bene così. Mi attiro altri insulti, ma no raga, un’altra volta, dai, sono stanchissimo. E li lascio andare nella notte promettente porno dal vivo.

***
Mi stendo sul divano, nudo.
Mi prendo in mano l’uccello e comincio a strozzarlo. E penso. Penso a ieri sera, mi tempesto di mille frammenti, la schiena della russa sinistra, lo spacco del culo della Milly, la Donnabestia che gode col Wand, le sporte dondolanti della Siusy uccellaia, la Betta sulla credenza e ce l’ho duro di marmo.
Me lo meno lentamente e penso.
Penso al culo della Squinzy mentre indossa quell’erotico buttplug e penso alla Squinzy in generale, alle sue tettine, alla fica, ai piedini, al suo odore di sudore e di fica e di culo, al camerino, ai costumi e poi alla sua bocca e poi ancora al suo buco del culo gonfio, palpitante e svangato, quando si toglie il buttplug.
E vengo.
Mi schizzo sulla pancia, senza un fiato, senza un rumore, sedotto dall’impugnare il mio cazzo durissimo, sentendomi erotico, felice, arrapato e appagato.

Che magnifica serata.
E oggi è già giovedì.

giovedì 12 aprile 2012

L'astinenza dalle lisce cosce


Quasi all’una varchiamo la soglia di casa della Susy. Sono in balia del Costa, non riesco a dirgli di no.
La missione si chiama “andiamoci a darci un salutino e a berci quacchecosa e poi si va a nanna”.
Ma quando cazzo dorme questa?
Poi imparo il perché. La Sugna fa l’apertura domattina. Eh già. Sono socie. Mi viene da vomitare.
Ci apre la porta in una mise che mi fa pentire di non avere con me la macchina fotografica.
Pianelle di stoffa scozzese.
Felpa col cappuccio grigia su cui campeggia la scritta CHAMPION. Lo so io che campionessa sei e di cosa.
E poi basta.
Culo nudo e gambe nude. Capelli appiccicaticci. Faccia da sonno.
“Stavo per farmi il bidè. Costa fai gli onori di casa.” e scula suina verso il cesso.
Gli onori di casa. Onore. Una parola che sta a noi e a questa casa come bontà sta ad Assad.
Sul divano, coperto da una coperta patchwork dissestata, giace un vibratore bluette, di plastica.
Ecco spiegata l’esigenza del bidè.
Il Costa versa tre vodke, la Siusy arriva nella stessa mise di prima, ma con asciugamanino rosa in mano.
Totale assenza di pudore.
Degrado totale.
Perfezione.
Puntando il piede destro si asciuga ancora una volta il culo, poi depone l’asciugamanino sulla sedia accanto alla mia, ci siede sopra e solleva il bicchiere.
Prosit.
Aria da sozzo lupanare.
Allungo una mano e le accarezzo la coscia nuda, fresca.
Apre le gambe senza smettere di parlare assonnata.
Accarezzo l’interno coscia, liscio.
Si abbandona sullo schienale, scivolando un po’ in avanti, favorendo qualsiasi cosa abbia voglia di fare.
Cioè niente.
Niente può rendere più perfetto l’insieme.
Buona notte, io vado.