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martedì 19 maggio 2015

Ah, la Raffa

Ah, la Raffa!
La spio da dietro alle imposte a gelosia dalle quali mi appare a righe la piazza maestra con lei operosa  che serve ai pochi tavoli pigri, vestita degli stessi shortissimi shorts di ieri e della stessa maglietta azzurra senza maniche di ieri e delle stesse nere infraditone dalla suolona grossa di ieri e io sono eroticamente nudo che spio, tormentandomi sensualmente il cazzo che scappello e incappello dilatando con la punta dell’unghia il buco del glande.

Ah, la Raffa!
Mi dimeno pensando di annusarle l’ano appiccicoso e sudato tra quelle muscolose natiche porno e di leccare quelle ascelle carnose che immagino, a mio uso e consumo, ruvide di peli in ricrescita e odorose di sudore di femmina ormonica e sporca, sentendo ben presto il freddo del muro sulla cappella, data l’elongazione erettile rapidissima della mia Règia Minchia Randagia, sulla quale campeggia ancora il rossore doloroso del piacevole morso donatomi ieri sera dalla mia commercialista cannibale e pervertita, ed il ruvido muro sul frenulo mi masturba senza grazia facendomi sentire troia e depravata.

Ah, la Raffa!
Godo suino delle immagini vere e di quelle della fantasia, pensando di fare la lotta cattiva con lei, mascolina e arrapante, che mi sopraffà fisicamente chiamandomi ‘schifosa troia frocia’ e premo il cazzo forte cosicché il ruvido del muro mi bruci di più, piacevole, eccitante, piccolo dolore stimolante che ben s’accoppia al pensiero di sodomizzarla senza pietà mentre mi succhia vorace il cazzo col buco del culo, così come ho insegnato ieri sera a quella deviata violenta ossessiva della Lidia urlante, schiaffeggiandole sonoramente le mammellette appuntite di voglia, arrossandole a dismisura e rendendole sensibili al soffio prima che al tatto.

Ah, la Raffa!
Prima avrei voluto dire alla Anto che, giacché era qui per lamentarsi di miei comportamenti, che si spogliasse e mi desse il culo pieno di merda per farselo chiavare e sturare a fondo, legittimando così il suo ruolo di lamentante, ma il rischio che me lo desse per davvero era troppo elevato, maledetta troia inespressa e repressa che fa della sua nullità una virtù, ma che se solo fosse una figa pari alla metà della odiata (odiata, ma tu pensa) Emy, la fica la spammerebbe via email per farsela chiavare dal mondo, puttana dimmerda.

Ah, la Raffa!
Che afrore sublime deve avere sotto quelle lunghe dita dei piedi sudate di gomma ed erotiche e, perché no, anche in mezzo alle lunghe e muscolose gambe da porca e mi fa buon gioco ritenere che, assieme a shorts, maglietta e flip flop, essa indossi anche le stesse mutande di ieri o ieri l’altro, inspessite di dolce muco bianco e umide tracce di urina odorosa e, al pensiero di queste delizie da veri intenditori raffinati, mi aggrappo saldo come un orango alla cornice della finestra e spingo sul muro, grugnendo rabbioso un orgasmo bestiale  prodotto col solo movimento del bacino.

Ah, la Raffa!
Come mi urge, come mi urge, come mi urge, come mi urge.
Come fare, come fare, come fare, mio Dio come fare.

Ah, la Raffa.
Già, proprio lei.

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