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domenica 17 maggio 2015

Chill out

E capisco cosa mancava alla ex casa Reguzzoni perchè diventasse totalmente Tazietti: mancava la figa, la figa fresca, la figa giovane, la figa nuda, la figa sfacciata, sregolata, senza limiti, perfetto elemento collante tra scampoli già perfetti dati dal Divindivano nuovamente in blasonata auge, dalla libreria ricercatamente librante, lo stereo suonante, un nuovo Sony da 50 pollici porneggiante senza audio, le luci studiate, il pavimento di legno antico e segnato, la bossa accarezzante che ben si accosta al mugolio di noi due cervi in accoppiamento che trombiamo assassini in un furor di stupende tette terremotanti e poi il whisky barricato, il bong rimesso in uso, l'erba deliziosa, l'MD della mia concubina, le righine timide che batte con la carta di credito e le nasatone forti, tirate da nudoni come ci piace stare.

Finalmente un po' di umanità vera, di sincerità, di sentimento, di profumo corporale, di ascelle carnose e bagnate, di sotto alluci intensamente odorosi, di ani polposi anch'essi dolciastramente odorosi, di carni lucidate da lubrificanti commestibili, di capelli arruffati, cappelle prossime all'esplosione violacea, di occhi gonfi e serissimi, quasi sinistri per il sensuale trucco crollato, di bocche ansimanti, di blasfemie, di azzeccate induzioni al turpiloquio che, liberatorio, diviene irrinunciabile componente della monta sguaiata, siglata a due firme in fondo alla pagina “Ho bisogno di chiavare vigliaccamente” e tutto ciò è, finalmente, reale.

“Dimmi che per te sono una chiavata e via, una delle tante” - le chiedo piantandole con foga la minchia nel buco fradicio marcio della fica - “ti eccita vero? Vorresti tanto che fossi una troia che la dà in giro a tutti vero?” - “Sì, da impazzire, ma dimmi che lo sei” - “Sì lo sono, sono una gran troia, ma tu figlio di puttana bastardo scopi così bene con questo cazzo mostruoso che dovrei essere pazza a farmi dare una sola botta e via” e si gode, si sguazza, si ficca, ci si gira, si sniffa, si beve, si beve, si beve, si fuma dal bong che “me lo infilerei tutto nella figa dalla voglia che mi metti” segando il tubo da cui sciama il fumo, sbracando, perdendo l'ormeggio, lo spazio, il tempo e la morale, gioendo di quelle ditina dei piedi scimmiescamente abbarbicate alla mia fava violacea mentre la sua ficona aperta, pelata e inscurita dal sangue mi guarda tenera e allora giù, dentro, sbattendo, di fianco, tenendole sollevata la gamba - “ti potrei inculare da messi così” - “perchè non lo fai?”, stretto forellino che cede e la fava inzaccherata di fica, saliva e KY entra nel budello della merda non certamente vergine, ma proprio per nulla vergine e pompo nei suoi rochi urli animali di piacevole dolore, ricamati di gutturali neoclassici “mi stai spaccando il culo pezzo di merda”, dispersi nel mare del vuoto ed è così che deve essere cazzo, troia che mi fai godere come un alce frocio, altro che notti emiliane e grilli e pigiami dimmerda foderati di finzione calcolata, altro che sussurri di 'sto cazzo e rotoballe di maria a lubrificare il nulla, ecco la figa assoluta, amorale, sguaiata, vogliosa di cazzo e orgasmo, disponibile, lurida, decorativa, imprescindibile, porca e, soprattutto, dannatamente giovane.

“Se vuoi ho un'amica arredatrice che ti può aiutare con la casa al capoluogo” - biascica spompata che è ormai l'alba - “ma è troia quanto te? Si fa chiavare subito come te?” - chiedo succhiandole le dita dei piedi puzzolenti di guerriglia - “Sì, anche se sono più porca io, ma lei ci sa fare bene” - “e allora presentamela subito che ci  facciamo una porcata a tre” - e si ride, perchè è sveglia, furba, falsa, senza sentimenti, un numero, una sera, un niente, un nulla fatto di carne da sesso stupenda ed è questa la mia donna obiettivo, altro che amicizie deludenti e offensive mascherate da Dame di San Vincenzo, this is my church and this is my religion, mi ripeto mentre lei appunta che - “appena torna da Roma usciamo tutti e tre” - “ma allora ti piace anche la figa” chiedo bavoso e un sorriso con sospiro bovino chiude con un sussurrato “a me piace tutto quello che mi fa venire” e a me viene un po' in mente anche la vecchia fattoria dove c'è il cane, il maiale e il cavallo e questo è verismo, onestismo, obbietivismo, sincerismo e vaffanculismo  degli scalini e vaffanculo soprattutto me che ho doti sublimi che mi consentono di convincerla a sussurrare sozza un artistico - “chiavami ancora porcoddio” - che è estetica di rarissima fattura oscena, apprezzabile visceralmente solo da una ridotta minoranza di minorati sessodipendenti sbandanti come me di cui lei, se mi frequenterà, diverrà parte integrante con meriti ed on(d)ori, anche se io so già che non la cercherò MAI più perchè, cari amisgi, dovete sapere che una sola era, è e resterà l'imbattuta originale e le altre sono tutte copie cinesi e io mi sono rotto i coglioni di aver capito COSA dovrei fare, cioè affrontare con fatica immane mille e mille e mille volte la strada modenese al termine della quale mi verranno sbattute in faccia porte, portoni e portali senza nessuna garanzia di rianimare il passato così com'era anche nella più rosea delle eventualità, e così chiavo la Sara come una bestia, porcoddio, perchè voglio che venga da svenimento e voglio diventare, domani, l'argomento della piazza del capoluogo, nella buffa e infantile convizione di costruire una fama che mi possa precedere, dimenticando lucciole, grilli, erbe, cazzate, prese per il culo e strumentalizzazioni dimmerda.

Più figa ci vuole in questa casa, più figa, tanta più figa no pay e tutta giovane.
Più troianesimo estremo, estetico, arredante e lenente, impreziosente e soddisfacente, disimpegnante e, soprattutto, non illudente.
Con le illusioni ho dato abbastanza, direi.
Sì mi sento di dire di sì.

2 commenti:

  1. Dopo un matrimonio di gran classe, così ben frequentato, mi sembrava necessaria una seratina di livello!

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