Ho passato la giornata a pensare cosa voglio.
Non c’è che dire,
questi ultimi giorni sono stati entusiasmanti sotto il profilo della
scoperta, della tentazione. La Frank è un mondo inesplorato che offre la
promessa del raggiungimento di livelli crescenti, è una giovane femmina
piena di impulsi e potenzialità, ed è bellissimo osservarne gli
embrioni.
E poi c’è stato quel magnifico flashback della Casa,
l’odore della polvere, i suoni, le voci e i volti di un passato remoto,
per quanto prossimo.
E’ una bella tentazione quella di salire
sul palco, magari anche solo per fare il presentatore, seguendo lo
svolgersi dello spettacolo. Sì, è una bella tentazione. Quell’ambiente è
tentatore, con la sua seducente crudezza e crudeltà, così denso di
stimoli cerebrali e così privo di remore morali.
Ed è per questo che ho passato la giornata a pensare.
E poi alla fine mi sono deciso a confessarmi la verità. Ma sì, va detta la verità.
La verità è che io sono Tazio, sono il Tazio di provincia, il
sempliciotto che si arrapa per un paio di flip flop, il vitellone che
punta la sposona formosa, io sono il maialone ruspante, sono quello che
si divide la vecchia troia con l’amico di sempre, che mangia alla Solita
ed è disturbato di lunedì perché è giorno di chiusura.
Io non sono
portato per sottili giochi cerebrali, io sono per la leccata di culo
sotto la vigna, per la sega in compagnia col film porno, io non so quasi
nemmeno come si scrive mentore e ancor meno che cosa significa.
Mi sono detto, concordando con me stesso, che già questi pochi giorni
di libertinaggio oscuro mi hanno provato e che ho bisogno di iniezioni
di grassa stupidità, come mostrare la forma della biscia alla Rita o
menarmelo coi film dell’Imperatrice del finto Sasha Grey. Io viaggio su
una Mercedes arcaica del valore di 1.500 euro, mangio pesce il venerdì e
gnocchi il giovedì, io non sono tagliato.
Lo dirò alla Frank,
questa sera. Le dirò che il Tazio non è disponibile ad accompagnarla
lungo i percorsi che da idiota le ha mostrato e che il Tazio si ritira.
Lei dovrà prendere le sue decisioni, seguire l’istinto, senza dover
sacrificare nulla, perché la password la sa e la Milly la conosce.
Massì, massì, io c’ho il bar Centrale, gli amici e la salama da sugo. Se
vorrà andare dovrà farlo, perché la colpa di averle aperto la finestra è
mia ed ora non posso certo pretendere di convincerla che è pericoloso,
proprio mentre stava per entrare a vedere se lo era davvero.
Massì, io sono una barca che va, più lenta o meno lenta, a seconda di
come tira la corrente, io non reggo l’ormeggio e l’ormeggio, molto
spesso, non regge me.
Io son di campagna, son semplice, sempliciotto, ed ho bisogno di ritornare alla stupidità di sempre.
Da solo o in compagnia.
Tanto, di compagnia se ne trova sempre, al Dark Motel.
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