Sì, ci sono andato da solo.Perché genera dipendenza.
Appena sono entrato nel salottino, per guardare una Sorella che era
affaccendata a farsi frugare da un canuto settantenne accompagnato da un amico
anch’egli esplorante, lei si è alzata invitandomi a ballare.
La donna qualunque, la donna anonima.
Assai gradevole di fattezze, pacatamente elegante, oltre la quarantina.
Sorridente, trasognata, come se vedesse in me lo sfolgorante amore della sua
vita. Il quale amore della sua vita,
invece, sedeva sul divanetto guardandoci ballare.
“Vieni spesso qui?” le
chiedo, tanto per umanizzare una situazione assai prevedibile.
“Un paio di volte alla settimana,
sì” mi risponde senza mutare lo sguardo adorante.
“A lui piace guardare”
aggiunge in fretta, tanto per chiarire la situazione, se mai ce ne fosse stato
bisogno.
“E a te piace farti scopare
davanti a lui” puntualizzo oziosamente, piazzandole una mano sul culo
mentre lei annuisce con un sorriso a bocca aperta dalla quale spunta una
linguona che tocca l’angolo di destra.
Di tanto in tanto il suo sguardo guizza verso il divanetto, quasi ad
assicurarsi che l’amoresuobellissimo
fosse conscio che stava per cominciare ciò che entrambi volevano. O almeno così
pareva.
“Gli tira ancora?” chiedo
gretto, volgare. Perché è sempre necessario capire dall’inizio se si è
coinvolti in una situazione di sordida umiliazione o in un raffinato gioco di
estetica.
Perché se si vuole essere nel pieno dell’azione bisogna sapere come ci
si deve comportare.
“Poco” mi risponde, senza
manifestare turbamento per la domanda diretta.
E balliamo strettissimi, strusciandoci, palpandoci.
Non esitando a colmare i vuoti della conversazione con profondi baci in
gola.
Perché farsi scopare la propria donna davanti agli occhi è una delizia
sopraffina. E più passa il tempo e più questo desiderio si fa strada
prepotentemente nella stanza buia dei miei desideri. Tanto da farmi provare
invidia per quel cornuto calvo, uno dei pochi calvi che non si rade in capelli
di lato divenendo totalmente calvo, quel cornuto dai lineamenti duri, quasi
tedeschi, con quegli zigomi spigolosi contratti dalla tensione e gli occhi
gonfi di sozzo che si rimpiccioliscono dietro agli occhialini.
Mentre lei, bella ragazza invecchiata, latina, mora, coi capelli mossi
tagliati a caschetto, prende in bocca il mio cazzo mugolando umida meraviglia
per le mie dimensioni , avendo cura di porsi sempre a favore del suo sguardo.
Sublime. La sfinge seduta là, la porca assatanata che succhia qua.
Chi è il carnefice e chi la vittima? E’ il Tedesco che la forza a farsi
fottere dal primo che capita davanti a lui o è lei che gode ad umiliarlo
scopandogli di fronte col primo che capita?
Una frase ha dissipato ogni dubbio “Finalmente
un toro come dio comanda” quasi rabbiosa, cattiva, guardandolo negli occhi,
per poi dedicarsi al pompino, fatto con una discreta abilità di lingua.
Infierisco. Perché fa parte del godimento. Mio e del Tedesco. E della
Vacca, anche.
“Ciuccia bene il cazzo la tua
troia” sancisco guardandolo negli occhi, per poi rivolgermi a lei con “Chissà quanti ne hai ciucciati” – “Tanti”, con un sorriso porco, ed il
Tedesco deglutisce sotto la maschera facciale contratta e la sommità del cranio
lucida che riflette la luce della applique
sopra la sua testa.
Bel corpicino, minuto, le tettine piccole, il culo ben formato, la
pancetta morbida e sensuale, la figa pelosa, i piedini piccoli velati dalla
autoreggenti nere d’ordinanza che rivelano lo smalto rosso scarlatto. La
riempio di cazzo fino alle palle e la scopo sollevandole le gambe sino ad
appoggiarmele sulle spalle. Un modo intimo, da amanti, un modo che consente di
baciarsi e sussurrarsi finto amore, un modo che consente le carezze.
“Lo sapeva che eri così troia
quando ti ha sposata?” chiedo assecondando quell’atmosfera violenta.
“Mi ci ha fatto diventare lui
così troia e adesso mi tiene come sono” risponde sprezzante, sporca.
“Si sarà pentito” aggiungo
sorridendo, mentre affondo il bastone nella sorca bollente.
“Io no, mi piace fare la troia e prendere
i cazzi” incalza cattiva, quasi da copione.
Le sborro sulla lingua che lei spinge in fuori più che può e lui si
avvicina col busto per vedere bene.
La fronte imperlata di sudore, sovraeccitato dall’assistere ad un
simile degradante spettacolo.
Poi ci baciamo a lungo, nudi, in piedi, sussurrandoci paroline e io lo
so che quello è il godimento maggiore.
“Dammi il tuo numero di telefono”
le sussurro facendomi sentire.
“Perché?” mi chiede
sorridendo.
“Perché ti voglio scopare senza
di lui” e lei si rannicchia, guardandolo e sorridendo.
“No… lui non vuole questo… “
e mi bacia il petto, controllando il cornuto e le sue reazioni.
“Dai…” insisto, guardandolo.
E lei, con un sorriso da puttana, quasi nascondendosi inizia a dirmi “334…”.
Mi rivesto, mentre lui concitato, ma sottovoce, le chiede incalzante se
mi ha dato il numero, ma lei non risponde.
Farsi scopare la propria donna davanti agli occhi è sempre una delizia
sopraffina?
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